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L’OCM VINO? UNO STRUMENTO POTENTISSIMO, SOPRATTUTTO PER LA PROMOZIONE DEL VINO ITALIANO NEI “PAESI TERZI”, CHE DA QUI AL 2013 METTE A DISPOSIZIONE DELLE CANTINE TRICOLORE 200 MILIONI DI EURO. A SPIEGARLO SILVANA BALLOTTA (“BUSINESS STRATEGIES”)

Italia
Silvana Ballotta, a capo di Business Strategies di Firenze

L’Ocm vino? Uno strumento potentissimo a supporto del vino europeo, e anche italiano, soprattutto per la promozione nei paesi terzi, misura che assorbe il maggior numero di risorse appena dopo la ristrutturazione e conversione dei vigneti. E se la dotazione per il 2011, per l’Italia, ad esempio, era di 49,4 milioni per la promozione e di 88,4 per la ristrutturazione, nel 2012 la distanza si ridurrà, 82,3 milioni su 103,6, per quasi annullarsi nel 2013, con 102,1 milioni per la promozione, sui 104,3 della ristrutturazione. Segno che, anche per l’Unione Europea, a lungo termine, la promozione del vino, conta quasi quanto la produzione e gli investimenti per migliorarne la qualità.
Una dotazione di risorse imponente, e che “l’Italia, una volta tanto, è brava ad utilizzare”, spiega a WineNews Silvana Ballotta, a capo di “Business Strategies” di Firenze (www.bsnstrategies.com), studio specializzato nel supporto delle imprese sulle politiche europee e sull’internazionalizzazione, che ha curato tanti progetti, tra cui quello del Consorzio “Le Famiglie del Vino” (www.lefamigliedelvino.it), alla posizione n. 2 della graduatoria nazionale 2011 del Ministero delle Politiche Agricole.
Ma cosa vuol dire presentare progetti di promozione con l’Ocm? “Vuol dire poter fare investimenti importanti in cui si può ottenere un contributo a fondo perduto di circa il 50%. In particolari casi alcune regioni hanno incrementato questa quota con un ulteriore 20%. Le principali attività ammissibili possono andare dalla partecipazione ad eventi alle degustazioni, dai tasting alla pubblicità, da iniziative promozionali come corner nei punti vendita della gdo, a elementi nuovi (e sempre più apprezzati) come di “charity”, legando degustazioni a raccolta fondi per beneficienza, per esempio”.
Tra le attività, le principali voci di spesa sono: l’affitto degli spazi, le spese di viaggio del personale, le hostess, le traduzioni e così via; per le attività su internet, dalla costruzione di un sito specifico per il paese target alla realizzazione di banner pubblicitari, dai costi per la registrazione del dominio a quelli della grafica; per la voce “pubblicità”, si va dalla realizzazione di filmati e campagne stampa alla produzione di materiali informativi e spot televisivi.
Certo, non tutti i progetti che vengono proposti sono accettati dalle autorità, e vanno presentati e messi in campo con estremo rigore, perché i paletti delle verifiche e delle rendicontazioni sono molto rigidi. Tutto il materiale promozionale, per esempio, deve essere preventivamente autorizzato dal Ministero.
“Presentare “aria fritta e priva di contenuti” non paga - aggiunge Ballotta - il valutatore che legge il progetto deve percepire subito la concretezza di quello che ci si propone di fare, con un linguaggio che deve essere chiaro e trasparente, con idee chiare e trasferibili, e con importi richiesti che devono essere sensati e proporzionati al progetto ed ai valori di mercato . L’idea progettuale, non deve lasciare spazio al “tanto a questo poi ci pensiamo”, che era la mentalità con cui si chiedevano i vecchi incentivi “a pioggia””. Un messaggio chiaro, anche in vista del prossimo bando, che dovrebbe aprirsi tra gennaio e febbraio 2012.
Dove sarà da vedere se lo schema adottato sarà lo stesso degli anni scorsi, “dove - continua Ballotta - la maggior parte delle Regioni hanno semplicemente riproposto il bando nazionale su scala locale, mentre altre, come per esempio Toscana, Piemonte e Veneto, territori in cui il vino è parte essenziale da sempre dell’economia del locale, e dove anche la pubblica amministrazione ha una forte consapevolezza dei bisogni reali, i bandi sono stati rimodulati nei parametri da seguire (livello di export sul totale prodotto delle cantine, importi minimi cofinanziabili e così via) per sostenere maggiormente le specifiche esigenze della filiera regionale”.
Già, perché non sono solo i produttori a poter richiedere e beneficiare dei fondi Ocm: possono farlo le organizzazioni interprofessionali di filiera, le organizzazioni professionali che abbiamo come scopo la promozione di prodotti agricoli, i consorzi di tutela e le loro associazioni e federazioni, le organizzazioni di produttori, i soggetti pubblici, purché abbiano una comprovata esperienza nel settore e, last but not least, le associazioni temporanee di impresa fra questi soggetti che possono nascere proprio con il fine di rispondere a questo bando. “E se i soggetti richiedenti insistono tutti in una stessa regione - precisa Ballotta - il progetto va presentato alla regione di competenza. Progetti che possono avere una durata che va da 1 a 3 anni”.
E nel 2010/2011, nel complesso (dati Agea), sono stati approvati 161 progetti, di cui 12 nazionali, per una spesa totale di 87,5 milioni di euro, di cui 42,2 milioni di euro di fondi comunitari e 2,8 di fondi regionali. A livello regionale, invece, le più attive sono state la Toscana (24 programmi di promozione nei Paesi terzi), seguita a ruota da Piemonte (23), e poi da Sicilia (18), Umbria (16), Abruzzo (14), Veneto (13).
Certo, non è detto che, solo perché i contributi potenziali sono tanti, tutte le imprese del vino siano in grado di utilizzare bene la misura Ocm. “I produttori più grandi devono far da traino ai più piccoli - spiega Ballotta - che, a volte, da soli, non ce la fanno o fanno fatica. E a volte è meglio far capire alle aziende che non sono pronte. Fare internazionalizzazione vuol dire saper valutare i mercati in tutta la loro complessità, lo sforzo delle aziende per adeguarsi, avere target di prodotto diversi e chiari. E poi non si può essere dispersivi, ma concentrati, constanti e perseveranti. Molti all’inizio hanno puntato su mercati già maturi come gli Stati Uniti, dove gli emigranti hanno contribuito a formare palato e gusto alla ristorazione e al vino italiano, che ormai è una realtà più che solida. Ora tutti guardano alla Cina, e bisogna investirci davvero perché le potenzialità ci sono tutte per ottenere grandi risultati. Ma lì serve prima di tutto uno sforzo di “education learning”, di educare, formare consumatori ed professionisti a quello che è il vino italiano, e senza troppe differenziazioni e particolarità, per ora, ma facendoci conoscere prima di tutto come “Italia” in generale. Il mondo vino ha bisogno di terziario avanzato, perché vive un momento di verifica e di sfida: il produttore che guarda avanti ragiona su come da prodotto agricolo, il vino deve diventare prodotto “fashion”. E soprattutto le cantine medio-piccole, che sono la stragrande maggioranza in Italia, in questo percorso hanno un po’ bisogno di esser prese per mano”.

Focus - I progetti nazionali “top” per la graduatoria 2011 del Ministero delle Politiche Agricole (Graduatoria - Organismo - Priorità)
1 - Ati Asia Russia - A1
1 - Istituto Vino Italiano di Qualità (Istituto Grandi Marchi, presidente Piero Antinori, www.istitutograndimarchi.it, ndr) - A1
1 - Una Vini (“Unione Nazionale fra Organizzazioni di Produttori Vitivinicoli Società Cooperativa Agricola”, presidente Gianluigi Biestro, www.unavini.it, ndr) - A1
2 - Consorzio “Le Famiglie del Vino” (presidente Roberto Felluga, www.lefamigliedelvino.it, ndr) - A3
3 - Ati Campari Wines (Campari, www.camparigroup.com, ndr) - A5
3 - Consorzio American Export - A5 3 - Caviro Società Cooperativa Agricola (Caviro, www.caviro.it) - A5
3 - Nosio Spa (Nosio - Mezzacorona, presidente Luca Rigotti, http://www.gruppomezzacorona.it/nosio, ndr) - A5
3 - Consorzio Italia del Vino (presidente Ettore Nicoletto, ad Santa Margherita) - A5
3 - Comitato Grandi Cru (Comitato Grandi Cru d’Italia, presidente Vittorio Frescobaldi, Vicepresidente Paolo Panerai, www.grandicruditalia.it, ndr) - A5
3 - Gruppo Italiano Vini (Gruppo Italiano Vini - Giv, presidente Corrado Casoli, www.gruppoitalianovini.com, ndr) - A5
3 - Ati Schenk Italia ( Schenk Italia Spa, www.schenkitalia.it) - A5
Per questi progetti è ammesso un contributo complessivo di 47.799.820,77 euro, così ripartito:
2011/2012: 17.950.434,88 euro
2012/2013: 21.314.158,17 euro
2013/2014: 8.535.227,72 euro

Focus - Il confronto Italia-Francia-Spagna
Francia e Spagna sono i due maggiori competitors europei e mondiali dell’Italia del vino. Ma se la Francia, come spesso accade, è partita con più incisività nei programmi di promozione dei propri prodotti, la Spagna stessa, e soprattutto il Belpaese, partiti un po’ a rilento hanno praticamente colmato il gap, e sono destinati a superare i transalpini.
Se nell’esercizio 2009, infatti, la Francia ha speso 18,40 milioni di euro sui 4,87 dell’Italia e i 6,90 della Spagna, nel 2010 il “ritardo di spesa” si è notevolmente ridotto: 27 milioni di euro per i francesi sui 24,21 dell’Italia e i 23,40 della Spagna. Ma nel 2011 già è arrivato il sorpasso, con l’Italia che ha avuto ha disposizione 49,444 milioni di euro di contributi per la promozione (praticamente tutti utilizzati), sui 47 della Francia e i 40 della Spagna.
E l’incidenza della voce “promozione” nel budget complessivo Ocm dei prossimi anni sembra candidare l’Italia a “regina” della spesa promozionale, con 82,380 milioni di euro per l’esercizio 2012 e ben 102,163 per il 2013, sui 67 del 2012 e i 75 del 2013 per la Francia (i dati disponibili per la Spagna si fermano al 2011).

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