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TRA I FILARI

La vendemmia delle bollicine italiane, dal Piemonte al Veneto, tra chi è in chiusura e chi aspetta

Le prime stime da Asti, Alta Langa, Franciacorta, Oltrepò Pavese, Trentodoc e Alto Adige, mentre il “mondo” Prosecco è ai blocchi di partenza

In un anno così particolare a livello climatico, per capire davvero quanto eventi meteorologici e malattie in vigna impatteranno davvero su quantità di uva in cantina, rese in mosti e qualità, si dovrà necessariamente aspettare ancora. Ma, intanto, dopo i primissimi grappoli caduti già ad inizio agosto in Sicilia e in Franciacorta, la raccolta, almeno per le basi spumante, sta entrando nel vino soprattutto nel Nord Italia, dal Piemonte dell’Asti e dell’Alta Langa al Trentino, passando per la Lombardia dell’Oltrepò, fino all’Alto Adige, e guardando più ad Oriente, tra Veneto e Friuli, dove si aspetta ancora per la Glera che darà vita a Prosecco Doc e Docg, come raccontano dai loro diversi osservatori Consorzi e cantine.
Partendo dal Piemonte, si vendemmia, da qualche giorno, tra Asti e Alta Langa. Tra i filari astigiani dove nascono le più celebri bollicine dolci d’Italia che prenderanno vita nelle “cattedrali sotterranee” di Canelli patrimonio Unesco ed in tante cantine, tutto sommato, ci si aspetta una resa in linea con gli anni precedenti, e qualità ottima. Secondo le elaborazioni dal Consorzio Asti Docg, le uve Moscato bianco si presentano in buone condizioni fitosanitarie con una pressione contenuta degli agenti patogeni quali peronospora e oidio che non ha particolarmente influito sul livello produttivo. Sul fronte quantitativo la produzione dovrebbe attestarsi intorno al milione di quintali (da cui dovrebbero nascere 750.000 ettolitri di vino), un valore simile a quello raggiunto negli anni precedenti per un corrispettivo di 100 milioni di bottiglie. Per il vicepresidente del Consorzio Asti Docg, Stefano Ricagno, “il 2023 è stato un anno complesso dal punto di vista metereologico, caratterizzato da periodi di caldo estremo e prolungata siccità alternati a fenomeni avversi come le grandinate di luglio e di agosto che hanno per fortuna colpito solo marginalmente la denominazione. Una complessità a cui però imprese e produttori hanno fatto fronte con tecniche sempre più raffinate che hanno contribuito a fronteggiare nel migliore dei modi le avversità del clima. Il potenziale produttivo resta in linea con gli scorsi anni con l’allegagione proceduta regolarmente tranne in pochi casi estremi dove lo stress idrico e il calo termico legato alle piogge di maggio e giugno si è fatto sentire”.
Ancor prima, però, era iniziata la vendemmia in Alta Langa, con i primi grappoli di Pinot Nero raccolti il 17 agosto, tra i vigneti delle province di Asti, Cuneo e Alessandria, ed è ora nel suo pieno svolgimento interessando anche le uve Chardonnay. “Se l’inizio di agosto è stato caratterizzato da un’importante escursione termica tra il giorno e la notte che ha favorito lo sviluppo perfetto del grappolo”, spiega il Consorzio, il caldo particolarmente intenso dei giorni scorsi ha accelerato rapidamente la maturazione delle uve Pinot nero e Chardonnay alle diverse altitudini. Anche nei vigneti più in quota, dove nelle scorse settimane l’invaiatura non era completata, si sta assistendo adesso a una veloce maturazione. Le uve risultano sane e con un’ottima pigmentazione, e si registra una lieve flessione quantitativa, dovuta alla diminuzione delle precipitazioni estive e ad alcuni episodi di maltempo, in particolare la consistente grandinata che nel pomeriggio del 6 luglio scorso ha interessato i vigneti delle zone tra Neviglie, Benevello, Borgomale e Lequio Berria. “La nostra - ha commentato la presidente del Consorzio Alta Langa, Mariacristina Castelletta - è una denominazione speciale e in crescita. Aumenta la base dei soci e, grazie all’apertura del bando, il nostro vigneto si amplierà in modo importante nei prossimi anni. Dal punto di vista consortile, continuiamo a investire per accrescere e consolidare il valore della denominazione Alta Langa Docg. Uno spumante metodo classico che, anche per le regole del suo disciplinare (vini sempre millesimati e con 30 mesi minimo di affinamento in bottiglia), non può che essere un prodotto distintivo e di alta qualità. Le uve Pinot nero e Chardonnay che stiamo raccogliendo in questi giorni diventeranno eccellenti calici di Alta Langa solo all’inizio del 2027: è anche per questo che ci sentiamo così unici”.
Dal Piemonte, qualche passo verso Est ed ecco la Lombardia, dove si raccoglie già da tempo in Franciacorta ed Oltrepò. Tra i filari delle bollicine bresciane, dove nasce uno dei metodo classico più prestigiosi d’Italia, il grosso della raccolta, iniziata nella prima decade di agosto con il Pinot Nero è ormai in dirittura di arrivo, per tutte le varietà, dallo Chardonnay al Pinot Bianco all’Erbamat. A conclusione di un’annata che, spiega il Consorzio del Franciacorta guidato da Silvano Brescianini, si è differenziata notevolmente da quella 2022 per l’aspetto meteorologico: le piogge sono state abbondanti se confrontate con il clima caldo e secco dello scorso anno, i vigneti si sono presentati con un buon carico produttivo. “Dopo un inizio anno caratterizzato da piogge molto limitate e temperature superiori alla media che hanno determinato un anticipo dello sviluppo vegetativo della vite, con aprile si è assistito a un deciso cambio di rotta con un abbassamento delle temperature e un aumento delle piogge che è continuato anche nei mesi di maggio e giugno - sottolinea il presidente del Consorzio Franciacorta, Silvano Brescianini - il volume complessivo delle precipitazioni non è stato eccezionale, ma è importante segnalare che maggio si è caratterizzato per l’elevato numero di giorni di pioggia, 19 contro una media storica di 9 giorni: insieme al 2013, il 2023 è stato l’anno con il maggior numero di giorni piovosi in maggio rispetto alla media degli ultimi 25 anni”. A causa di questa particolare situazione la pressione della peronospora è stata molto elevata e i viticoltori sono stati impegnati in un attento monitoraggio della condizione sanitaria dei vigneti. “Fortunatamente i danni sono stati contenuti e non si sono verificati eventi estremi che hanno compromesso la produzione - continua Brescianini - con i temporali di fine luglio le temperature, che nei giorni precedenti avevano raggiunto valori particolarmente elevati, si sono abbassate e anche la disponibilità idrica è stata più che buona”. La Franciacorta, inoltre, arriva da un anno contrassegnato da traguardi importanti e con dati in positivo. Nel 2022 sono state vendute oltre 20 milioni di bottiglie e, sebbene il mercato interno rappresenti ancora oltre l’88% del venduto, l’export segna un tasso di crescita dell’11,5%, con Svizzera, Giappone, Stati Uniti, Germania e Belgio tra i principali mercati di sbocco. Anche i primi sei mesi di quest’anno fanno registrare risultati lusinghieri. Tenuto contro che i dati di vendita del primo quadrimestre del 2022 risultavano fortemente in crescita rispetto al 2021, il periodo gennaio-giugno 2023 mostra tassi di crescita positivi se confrontato con il 2021, il 2020 e con il 2019, nel periodo pre-pandemico. In particolare, rispetto al 2019, il primo semestre 2023 segna un +17,6% in volumi.
Ma tornando in vigna, e restando in Lombardia, la raccolta è in progresso anche in Oltrepò, dove si raccoglie da più di una settimana, a dare una panoramica positiva è la Conte Vistarino, una delle cantine storiche e di riferimento del territorio, con 100 ettari vitati, guidata da Ottavia Giorgi di Vistarino, secondo la quale l’annata 2023 presenta ottimi requisiti per portare un buon livello quantitativo/qualitativo di uve in cantina. I fenomeni piovosi non sono stati mai dannosi e anzi hanno mantenuto nel suolo un adeguato contenuto di acqua per lo sviluppo delle piante. “In vigneto - spiega Ottavia Giorgi di Vistarino - abbiamo adottato diversi accorgimenti: lavorazione del sottofila per accrescere l’assorbimento di acqua dal suolo; lavorazioni superficiali per evitare perdite per evaporazione durante la stagione calda e defogliazione della facciata del filare esposta al sole mattutino per permette di ridurre l’accumulo di umidità nella chioma”.
Anche in Trentino, terra del Trentodoc, si vendemmia da qualche giorno, all’apice di “un’annata particolarmente sfidante dal punto di vista meteorologico, con copiose piogge, ultimamente intervallate da giornate molto calde, dove sono state imprescindibili la competenza e la profonda conoscenza delle pratiche di viticoltura biologica del team di agronomi di Ferrari Trento”, spiega la cantina più prestigiosa della denominazione, delle famiglia Lunelli, con il vicepresidente Marcello Lunelli che parla di una vendemmia all’insegna della “resilienza”, con monitoraggi serrati ed una scrupolosa selezione delle uve. “La vendemmia 2023, tra le più complesse degli ultimi anni, ha come parola chiave resilienza. L’andamento stagionale ha richiesto numerosi interventi e tutta la nostra esperienza per giungere a una raccolta manuale selezionata, che possa incontrare i nostri elevatissimi standard d’eccellenza”, ha spiegato Lunelli.
Ed ha iniziato a raccogliere, tra le altre, anche una delle piccole griffe del Trentodoc come Maso Martis, dove ci si aspetta una vendemmia di qualità, ed anche più generosa del 2022. “La grandine in Trentino in questa stagione 2023 ha fatto purtroppo diversi danni, fortunatamente i nostri vigneti sono in una posizione riparata e non hanno subito grossi danni. Inoltre, rispetto al 2022, le escursioni termiche tra il giorno e la notte sono state perfette: condizioni, si sa, ottimali per le basi spumante. Temperature più calde di giorno e più fresche la notte permettono una lenta maturazione, una buona concentrazione delle componenti aromatiche dell’uva e un miglior bilanciamento tra acidi e zuccheri. In generale le condizioni meteo sono state migliori rispetto allo scorso anno in quanto nei mesi di maggio e giugno la pioggia ha preso il posto della siccità e ha cambiato lo scenario in meglio”, racconta Alessandra Stelzer, figlia dei fondatori e oggi amministratrice, con la sorella Maddalena, di Maso Martis.
Ed in questi giorni è incominciata anche in Alto Adige la raccolta delle uve per la produzione degli spumanti, con tempi “ampiamente nella media. L’estate nei vigneti, tuttavia, è stata umida e, pertanto, più difficile. Speriamo in un paio di settimane assolate e asciutte prima dell’inizio della vendemmia vera e propria”, afferma Andreas Kofler, presidente del Consorzio Vini Alto Adige. Rispetto all’anno scorso, quest’anno l’inizio della vendemmia nelle vallate si è spostato in avanti di circa cinque giorni, mentre la raccolta dei grappoli nelle zone più elevate addirittura di un periodo tra i dieci e i quattordici giorni. Si inizia con i grappoli per i vini spumanti (in Alto Adige Pinot Bianco e Nero nonché Chardonnay), tradizionalmente raccolti alcune settimane prima della vendemmia generale. “Il motivo di questo avvio anticipato è che i vini base per la produzione di spumanti necessitano di più acidi e di meno zuccheri, in modo tale che possano poi fermentare una seconda volta in bottiglia con l’aggiunta di zucchero”, spiega Kofler. Soprattutto per le settimane precedenti la vendemmia vera e propria, il presidente del Consorzio Vini Alto Adige si augura che le condizioni climatiche non riservino brutte sorprese, così come avvenuto durante l’estate. Anche se, almeno finora, non si sono verificate forti grandinate, Kofler esprime comunque un desiderio sul meteo fino alla fine della vendemmia: “L’ideale sarebbero scarse precipitazioni, notti fresche e giornate di sole”. Un desiderio perfettamente comprensibile tenuto conto dell’umidità persistente soprattutto in luglio, ma anche in agosto, che ha causato ai viticoltori tutta una serie di problemi, primo tra i quali l’elevata presenza fungina tra le viti. “Fortunatamente, i nostri coltivatori sono ben preparati e la consulenza funziona al massimo livello. Ciò permette di tenere sotto controllo la situazione anche in presenza di condizioni meteo problematiche”, sottolinea il presidente del Consorzio anche in considerazione della diffusione della peronospera, che in altre zone di coltivazione in Italia ha provocato massicce perdite di raccolto. Quest’anno, in Alto Adige, l’elevata umidità ha anche fatto sì che grappoli e acini siano ricchi d’acqua e quindi più gonfi. “Poiché la gestione della quantità di raccolto è una fondamentale misura di controllo della qualità, nelle ultime settimane è stato effettuato uno scrupoloso diradamento”, assicura Kofler, che non azzarda ancora previsioni sulla qualità dei grappoli. “È ancora troppo presto per pronunciarsi, anche perché il meteo degli ultimi giorni precedenti la vendemmia ha un’enorme influenza sul contenuto di acidi e di zuccheri”, spiega il presidente del Consorzio Vini Alto Adige, che aggiunge: “se avremo ancora un po’ di fortuna con il meteo, possiamo però sperare di avere un’altra buona annata”.
Manca ancora qualche giorno, invece, per la raccolta delle uve nel grande distretto del Prosecco, tra la vasta Doc e la Docg che cinge le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene patrimonio Unesco, passando per Asolo. E, pur con tutte le differenze territoriali, “credo di poter affermare che si tratti della vendemmia più difficile che io ricordi, quindi degli ultimi 40 anni, dovuta al maltempo, alle difficoltà a trovare personale, a fattori come poco zucchero a disposizione e bassa acidità e a una limitata produzione. Queste sono le caratteristiche della vendemmia che sta per iniziare”, commenta Sandro Bottega, a capo della famosa azienda e tra i brand più celebri del territorio. “Cercheremo di fare del nostro meglio e speriamo che tutti facciano come noi. Una delle soluzioni è la vendemmia a mano per raccogliere il meglio della pianta, poi non si dovranno stressare ulteriormente i tralci e dovranno essere raccolti solo i grappoli migliori. Ma il grosso del lavoro dovrà essere fatto in cantina; vale a dire la selezione delle uve e le tecniche enologiche che permettano di arrivare ai livelli qualitativi di sempre. Tra queste tecniche l’uso di legno per l’invecchiamento unito a lieviti capaci di dare il meglio da uve che hanno subito gli eventi e le escursioni climatiche. Infatti bisogna sempre considerare che lo scorso anno le piante sono state vittime dello stress idrico e non si sono ancora completamente riprese”. E nonostante fare previsioni sia più complicato che mai, secondo Bottega, “le uve precoci come Pinot Nero e Chardonnay saranno probabilmente quelle che permetteranno i risultati migliori, e di questo ne beneficerà il Prosecco Rosè, per esempio. Per quanto riguarda il Glera i test saranno sulla longevità dei vini che intendiamo dare grazie a produzioni ridotte che permetteranno, della poca produzione, almeno di elevarne la qualità”. E guardando al mercato, secondo Bottega, non solo il Prosecco, ma tutto il vino italiano, dovrà sapersi adattare ai nuovi scenari. “Dovremo essere all’altezza anche dal punto di vista dell’adeguamento della proposta, che per permetterci di sopravvivere dovrà elevare l’immagine di un prodotto che ha subito forti aumenti di costo, e che dovrà essere in grado di ribaltare, almeno in parte, nel mercato”, conclude Sandro Bottega.
Ma, in questo quadro così complicato, tra mercato e vigna, c’è anche chi sceglie una strada radicalmente diversa, tra visione del futuro ed una sorta di ritorno al passato. Come Bisol1542, un pezzo di storia del Prosecco, oggi sotto l’egida del gruppo Lunelli, che guarda alla “sfidante stagione 2023 mettendo in pratica quella che ha definito la “Vendemmia Originaria”, dedicata ai suoi Prosecco Superiore, dalla metà di settembre. E cercando il massimo della qualità, filare per filare, “per garantire alle nostre bollicine il loro ampio caleidoscopio olfattivo, il Team Tecnico di Bisol1542 definirà, Riva per Riva, il momento migliore di raccolta. Non solo in base a dati analitici, a controlli serrati e a buone pratiche di gestione agronomica, ma soprattutto attraverso l’analisi sensoriale degli acini, leggendo il dettaglio dell’ecosistema vigneto-territorio, sfumatura per sfumatura”. La “Vendemmia Originaria”, come la definisce Bisol1542, che spiega: “non si cercherà quantità né un grado di maturazione delle uve che punti alle acidità, ma si raccoglierà uva selezionata e gustativamente matura, per esprimere al meglio il corredo aromatico, territoriale e varietale della Glera, come si fa nei vini bianchi. In questo modo, si potranno amplificare nel calice le specificità generate dall’interazione tra suoli e microclimi locali, praticando un’enologia lieve. Quella che in passato era una necessità, non ricorrendo a determinati prodotti enologici, è oggi una scelta: questo è lo stile contemporaneo e “su misura” dei “vini sartoriali” di Bisol1542, fedeli interpretazioni dell’annata 2023”.
Inoltre, aggiungono da Bisol1542, “l’ultima visita nei vigneti di stamani e la raccolta dei campioni pre-vendemmiali ci trasferisce oggi la fotografia di una vendemmia qualitativamente molto difficile. Tralasciando i vigneti grandinati con riduzioni significative della produzione, negli altri i grappoli sani si alternano ad altri colpiti da peronospora, oidio e botrite.
Per Bisol1542, la selezione in vigneto avverrà separando dapprima i grappoli completamente sani da quelli affetti da patologie. A questa seguirà la successiva pulizia di questi grappoli, eliminando gli acini ammalorati, operazione essenziale per una vendemmia di eccellenza (come avviene a Trento per il Metodo Classico). Al tema sanità, si aggiunge il tema maturazione. Per combinare alla sanità , acidità e zuccheri, per un Prosecco realmente Superiore valutiamo l’ipotesi dei due stacchi nelle Rive più vocate e storiche che Bisol1542 e i suoi conferenti storici e rispettosi di un comune disciplinare messo a punto negli ultimi anni coltivano e custodiscono”.

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