Pur in un contesto economico tutt’altro che brillante, e nonostante le guerre e le tensioni internazionali che di certo non spingono i consumi di un prodotto che è sinonimo di allegria e convivialità, l’economia del vino italiano tiene. Anche dopo un 2023 non esaltante, ma neanche drammatico, e in un avvio 2024 che mostra qualche timido segnale di ripresa, ma che di certo non vede volare consumi e fatturati. Eppure, la più grande preoccupazione del mondo del vino non è direttamente legata all’economia - anche se la possibilità che sui mercati, dall’Asia agli Usa, possano tornare dazi e barriere commerciali non lascia troppo tranquilli i produttori - e neanche alla gestione di una variabile determinante come il clima. Quello che preoccupa di più, in realtà, è un approccio definito proibizionista al tema “alcol e salute”, soprattutto da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, in vista del vertice delle Nazioni Unite sulla prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili nel 2025. Che il vino, italiano ed europeo, peraltro, si troverà ad affrontare con un nuovo Parlamento Europeo, uno dei tre cardini dell’Ue, con Commissione e Consiglio, che nel frattempo dovrà lavorare alla revisione della Pac, del bilancio a lungo termine dell’Unione, e non solo. Messaggio che arriva dall’Assemblea Generale Federvini, oggi, a Roma, alla presenza, tra gli altri, della presidente Micaela Pallini, di Paolo De Castro, decano della politica agricola italiana ed europea, prima da Ministro delle Politiche Agricole e poi da europarlamentare, di Nicola Verola, dg per l’Europa e la Politica Commerciale del Ministero degli Affari Esteri, e ancora di Elisabetta Bernardi, specialista in Scienza dell’Alimentazione, biologa e nutrizionista de Salvator Mundi International Hospital di Roma, del presidente Federalimentare, Paolo Mascarino, e del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.
“Il 2023 non è stato brillante ma neanche troppo negativo - ha sottolineato Micaela Pallini - le esportazioni di vino hanno perso meno dell’1%, ma le aziende hanno lasciato a terra tanti margini, perché nel 2022 i costi sono aumentati molto e non c’è stato ancora un vero recupero. Le aziende lavorano, ma serve che le istituzioni ci supportino e ci tutelino. Il settore del vino, degli spirits e degli aceti ha un saldo attivo di 8 miliardi tra export ed import, è uno di quelli più importanti in questo senso, parliamo di vero made in Italy, di legame con il territorio, facciamo crescere il turismo. Ci preoccupa molto il tema dei dazi, vediamo cosa succederà con la Cina, vediamo cosa succederà in Usa dopo le elezioni. In Europa ci sono tanti dossier aperti, la riforma Dop e Igp guidata da Paolo De Castro è stata importante e ci può aiutare tanto, ma i temi caldi, dalle etichettature agli imballaggi, sono tanti. Il convitato di pietra a questa tavola, però, è il tema “alcol e salute”. Ci sono istituzioni che hanno un atteggiamento proibizionista, si vieta invece di educare al consumo moderato e consapevole, come fa anche Federvini con tanti progetti. Crediamo che l’educazione, in generale, ad un consumo moderato, sia il passo più importante da fare. Oms e Onu nei prossimi mesi rivedranno le linee guida sulle malattie non trasmissibili, ovviamente c’è anche il tema di quelle alcol correlate, e dovremo stare attenti perché i fondi promozione sono a rischio. Dobbiamo portare avanti il tema della moderazione e della Dieta Mediterranea”.
“Esiste una geopolitica del vino come del commercio - ha detto Nicola Verola, del Ministero degli Affari Esteri - ed è difficile tarare delle politiche di lungo respiro perché gli eventi internazionali impattano immediatamente sui mercati, mentre la politica estera crea delle condizioni perché il commercio si svolga in maniera ordinata e crei ricchezza. Ed è quello che fa da sempre la diplomazia italiana. Il quadro è sempre complesso, sempre in movimento, ci sarà sempre qualche crisi, qualche stravolgimento con cui fare i conti. Serve capacità di reazione, è importante usare la nostra massa critica, l’Italia ha una capacità propria di incidere su certe vicende, ancora di più se lo fa insieme ai partner europei. La parola d’ordine sarà diversificare, è un tema fondamentale. Dobbiamo diversificare le fonti di approvvigionamento delle materie prime, perché nel vino la produciamo da soli, in altri settori no. E dobbiamo diversificare anche i mercati di destinazione. A chi mi chiede se in Usa, mercato fondamentale per il vino, cambierebbe qualcosa se vincessero le elezioni Biden o Trump, rispondo: Biden ha cercato di evitare il più possibile escalation tariffarie in questi anni, ha moderato certi istinti non dico protezionisti, ma muscolari, sul tema dei dazi. Ma alcune misure di produzione commerciale le ha introdotte, magari non sul vino. Capire cosa succederà è difficile, ma dall’esperienza è possibile dire che una vittoria di Trump porti questi istinti ad emergere di più. C’è poi lo scenario 2026, quando scadrà a livello internazionale la sospensione dei dazi doganali, dobbiamo guardare a quella data con molta attenzione. Guardando al prossimo rapporto Oms e Onu sulle malattie non trasmissibili, posso dire che l’Italia manterrà la barra dritta per evitare approcci ideologici e meccanicistici. Nel fare politiche pubbliche bisogna evitare di cadere in trappole e automatismi, non condividiamo questo modo di dividere in maniera manichea sano e non sano, buono o cattivo. Parliamo del cibo, come del vino: dobbiamo parlare di porzioni, di quantità, e di mix di alimenti, non si può prescindere da questo, altrimenti è una follia, come lo è il Nutriscore”.
“La battaglia contro l’alcolismo la condividiamo - ha detto Paolo de Castro - ma facendo il distinguo tra uso e abuso, che nella nostra cultura esiste, e che in Nord Europa, invece, non c’è. Fino ad oggi, come Italia, abbiamo vinto diverse battaglie, come quella sul Beca, giocando in modo trasversale, come ricorda spesso il Ministro Lollobrigida. In Europa ora servirà un Commissario all’Agricoltura forte, che lavori insieme e non in contrasto alla Commissione Ambiente. In questi anni è mancato un Commissario forte capace di mantenere un equilibrio tra la dimensione ambientale, quella economica e quella sociale dell’agricoltura, abbiamo tamponato tante iniziative che avrebbero messo in crisi il sistema produttivo. Tutti vogliamo essere più green, usare meno fitomarmaci, ma dobbiamo dire anche come farlo. Siamo arrivati alle Tea, ma con ritardo, e il dossier passerà alla prossima legislatura, e speriamo che abbia continuità. Un altro tema fondamentale - aggiunge De Castro - sarà il regolamento sull’informazione al consumatore, che avrà tre capitoli: quello dell’etichettatura nutrizionale, che chiama in causa tutto il tema del nutriscore; le etichettature salutistiche, il “nuoce gravemente alla salute”; l’etichettatura di origine. Dobbiamo essere preparati, perché sul Nutriscore c’è grande pressione soprattutto francese, per farlo passare. Sul tema delle informazioni salutistiche, dobbiamo affermare che il modo di consumo incide. L’abuso va combattuto, non c’è dubbio. Ma se nel Mediterraneo si beve vino tutti i giorni con moderazione, in Nord Europa dove si beve due giorni a settimana, tutto concentrato, è sballo. Dobbiamo lavorare per affermare il nostro modello”.
“Anche perché nella letteratura scientifica - ha ribadito Elisabetta Bernardi, specialista in Scienza dell’Alimentazione - è ancora valido il principio che un consumo moderato ha effetti protettivi sulla salute anche rispetto all’astinenza, quello della “curva J”: quando c’è un consumo moderato si ha una minore incidenza di malattie cardiovascolari, prima causa di morte nel mondo, ma non solo. Ovviamente, se il consumo va oltre la moderazione, c’è l’effetto opposto. Ci sono tanti grandi studi con migliaia di persone e di dati che sostengono questo. Altri studi dimostrano che il consumo moderato ha effetti protettivi, al pari del non bere affatto, ovviamente in uno stile di vita sano e nel quadro della Dieta Mediterranea. Che è un modello i cui effetti su salute e longevità sono dimostrati, ed in questo modello c’è il consumo di vino moderato. Che vuol dire 10-50 grammi di alcol al giorno per gli uomini e 5-25 grammi per le donne, distribuiti nell’arco della settimana, e non concentrati in uno solo giorno. Dati ripresi dalle linee guida italiane, che vedono il basso rischio in 2 unità alcoliche al giorno per una persona adulta, 1 per una donna e per gli over 65, niente alcol sotto i 18 anni. Senza dimenticare che un calice incentiva la convivialità, che è un aspetto fondamentale della Dieta Mediterranea e della salute complessiva delle persone”.
In ogni caso l’allerta è alta, come ha ricordato il presidente Federalimentare, Paolo Mascarino: “a differenza del round del 2018, quando l’Italia scoprì che l’Oms avrebbe voluto presentare per gli alcolici qualcosa di simile a quanto avviene per le sigarette, spingendo i Governi ad imporre messaggi allarmistici per la salute, tasse fino al 300%, divieti di pubblicità e marketing e persino il divieto di vendere prodotti considerati “non sani”, in vista del 2025 non trapela nulla. Ma sappiamo che l’Oms lavora per spingere su una tassazione alta di zucchero, tabacco e alcolici, e ci preoccupa molto”.
Una tematica insidiosa e difficile, che le imprese, però non affronteranno da sole. “Il Governo sostiene le posizioni del sistema produttivo italiano nelle varie sedi internazionali, in Europa ma non solo. Nel vino - ha detto il Ministro del Made in Italy, Adolfo Urso - c’è cultura, sostenibilità e responsabilità. Che si coniugano perfettamente con lo stile di vita mediterraneo, che ha fatto dell’Italia il Paese d’eccellenza nell’agroalimentare. Il bello, buono e ben fatto che conquista il mondo ha nell’agroalimentare la sua avanguardia, ed il vino ne è la punta di diamante, ma oggi deve diventare sempre più anche sostenibile, dal punto di vista ambientale, sociale ed economico, per sostenere la transizione ecologica. In questo processo, l’affermazione della Dieta Mediterranea è fondamentale, perché supera quel concetto di prodotto buono o cattivo, di salutare o dannoso, seguendo la strada della giusta quantità e della moderazione”. Ma la partita, su questo piano, è ancora tutta da giocare.
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