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Le imprese del vino ideali per i minibond. Lo dice Crif Ratings. Sono ancora poche le Pmi food & beverage che puntano su obbligazioni. Negli ultimi anni si è però assistito in Italia all’emergere di forme alternative di finanziamento per le Pmi

Italia
Minibond ideali per le imprese del vino: così Paolo Bono, Crif Ratings

Con l’inasprirsi delle condizioni di accesso al credito bancario negli ultimi tre anni si è assistito in Italia all’emergere di forme alternative di finanziamento per le imprese di piccola e media dimensione, come il mercato obbligazionario domestico (cosiddetti minibond), ma “ad oggi restano numericamente poche le Pmi del settore food & beverage che hanno intrapreso questa strada”. Lo afferma Paolo Bono (Crif Ratings) nel sottolineare che “tutto ciò al cospetto dell’enorme potenziale di emissione per un settore, dove molte produzioni merceologiche sono oggetto di maturazione, invecchiamento e stagionatura, attività che sottintendono una rilevante immobilizzazione di capitale circolante e dove è forte l’esigenza di debito a medio lungo termine”. E perciò le imprese del settore vino si presentano come candidate ideali per puntare su questa forma di finanziamento.
“L’elevato valore di magazzino che contraddistingue alcuni segmenti dell’agroalimentare - sottolinea Crif Ratings - si presterebbe a forme innovative di garanzia, simile nel contenuto all’emissione, realizzata a gennaio scorso, della cooperativa modenese che a garanzia dell’obbligazione ha offerto le proprie forme di Parmigiano-Reggiano. Il candidato ideale è il settore del Wine che per diverse ragioni appare un segmento molto interessante per lo sviluppo di finanziamenti alternativi al prestito bancario”.
“In questo comparto - osserva ancora Paolo Bono - il tessuto imprenditoriale è costituito quasi esclusivamente da piccole e medie imprese; allo stesso tempo il posizionamento di prezzo e il livello dei margini unitari risultano positivamente correlati con l’offerta di vini invecchiati che alimentano il valore delle rimanenze e necessitano di una pianificazione finanziaria di medio e lungo periodo”.
Osservando le prime 15 imprese italiane per marginalità unitaria, per l’80% di esse il peso del magazzino sul fatturato è superiore al 50%, una circostanza che si spiega con la focalizzazione produttiva su vini affinati che, prima di essere veicolati sul mercato, alimentano il valore degli stock per più esercizi. La riqualificazione del portafoglio prodotti verso vini invecchiati ha un notevole impatto sull’equilibrio finanziario delle imprese e soprattutto sul ciclo di generazione di cassa, sottolinea Crif Ratings.
Un piano industriale che voglia perseguire questa strategia di crescita non può prescindere da una struttura di finanziamento a medio e lungo termine, sempre meno disponibile nell’offerta del sistema bancario. Da qui - conclude Crif Ratings - la valida alternativa del mercato obbligazionario. Tanto più se il valore del magazzino, che, per le 15 imprese considerate supera i 400 milioni di euro nei bilanci 2014, può essere utilizzato a “garanzia” del debito e, quindi, a riduzione del suo costo.

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