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LE MIGLIORI “GRIFFES” DEL VINO D’ITALIA? ANTINORI, GAJA, INCISA DELLA ROCCHETTA E BIONDI SANTI. L’AZIENDA PIU’ TRENDY? LA SICILIANA PLANETA. IL TERRITORIO PREFERITO, LA TOSCANA. COSI’ L’INDAGINE DI WINENEWS.IT

Italia
WineNews: Alessandro Regoli e Irene Chiari

Le migliori griffes del vino italiano? Secondo un’indagine di uno dei siti italiani d’informazione sul vino www.winenews.it (alla quale hanno partecipato 1258 “enonauti”), in testa ci sono Antinori, azienda-immagine dell'eccellenza enologica toscana nel mondo, ed il piemontese Gaja, il re del Barbaresco; a seguire, ancora due toscani, Incisa della Rocchetta, la famiglia che ha creato il mito Sassicaia, e Biondi Santi, che nell’Ottocento ha inventato il Brunello di Montalcino, ed un piemontese, Bartolo Mascarello, atipico ed eclettico produttore legato ai valori della tradizione vinicola italiana. La palma dell’azienda di vino italiano più trendy è invece andata alla siciliana Planeta, che ha preceduto il leader del Sagrantino di Montefalco Caprai e la Feudi di San Gregorio, protagonista di un vero miracolo economico in Campania. L’azienda di vino italiano “più proiettata nel futuro”, stando sempre all’indagine realizzata on line da www.winenews.it , è ancora Antinori, che ha avuto la meglio sullo “spirito innovativo” di Marco Caprai e sulla sorprendente Zonin, “che sta virando, sempre più con forza, verso la qualità nei grandi numeri”. L’indagine ha permesso anche di determinare le preferenze degli “enonauti” nei territori del vino: il 55% ha eletto la Toscana (i luoghi preferiti, in ordine, sono Chianti Classico, Montalcino, Bolgheri) come “perfetto mix delle migliori caratteristiche di un territorio del vino: suggestione dell’ambiente, del paesaggio e della cultura locale, l’atmosfera delle cantine e qualità dei vini, la gastronomia tipica dei ristoranti ed osterie, la ricchezza del patrimonio artistico e culturale, l’affascinante artigianato artistico e tradizionale …”. La Toscana è seguita da Piemonte (dove la leadership è delle Langhe) e dalla Sicilia.
Dall’indagine emergono anche giudizi critici e preoccupanti opinioni, che devono far riflettere il mondo del vino: “nei suoi giudizi la critica deve tener conto non solo della qualità dei top wine, ma dovrebbe occuparsi sempre di più dei vini “possibili”, dal buon rapporto qualità-prezzo-casse prodotte“; per molti “enonauti“ poi “i forti investimenti pubblicitari agevolano il successo delle critica: sfogliare le bibbie del vino d’Italia e del mondo per fare delle belle scoperte!”, per altri invece “sono una minoranza gli italiani che si lasciano influenzare nell'acquisto di una bottiglia dalle recensioni e dai voti delle guide”; ed ancora, “grandi e famosi produttori vincono premi in e fuori Italia, a volte prezzano le loro bottiglie quasi fosse platino, ma fanno un prodotto che, nel migliore dei casi, privo di personalità e di tipicità, omologato (a volte anche palesemente deludente)”. L’indagine rileva poi la necessità di “una maggiore valorizzazione dei territori e di nuove aziende emergenti, in modo da mettere vino e imprese in rete con gli altri elementi forti del made in Italy, d’intesa ed in collaborazione con le Istituzioni”, “l’importanza di fornire alle aziende uno strumento di comprensione del mercato: un momento di sintesi e di analisi sulle tendenze, sull'export, sui consumi, sul marketing” e l'esigenza "di attivare presto, per il mondo del vino (che però ha il grave difetto di essere troppo polverizzato) strategie di comunicazione e finanziarie, di formazione professionale, di sostegno all'export, di ricerca e d'innovazione”.
Ma le critiche più intense ed esplicite sono sui “prezzi impazziti del vino” e sul fatto che “il made in Italy del vino ha bisogno di una promozione complessiva”: sul primo punto, “i prezzi ed il mercato non facilitano la vita agli appassionati di vino ed i prezzi di alcuni vini stanno andando davvero troppo verso l'alto; lungi dal voler mettere sotto accusa riviste, guide, pr, degustazioni, eventi, classifiche, che svolgono un importante lavoro di comunicazione, bisogna ricordarci che il vino è un bene di consumo e che va bevuto. La speranza è che la tendenza al “caro prezzi” almeno si blocchi”; relativamente al secondo aspetto, è ormai evidente che “il made in Italy del vino ha bisogno di una promozione complessiva del sistema paese e di qualità, fortemente sostenuta dalle Istituzioni (come del resto avviene per gli altri Paesi, soprattutto in quelli emergenti), con poche manifestazioni importanti e ben organizzate (“in Italia, invece, troppo spesso e sempre di più, nel vino, il sonno della ragione genera mostre”).
L'indagine segnala anche la paura di molti appassionati circa gli effetti della spettacolarizzazione del vino, come del resto della spaventosa crescita dei prezzi delle etichette e della troppa finanziarizzazione di questo mondo: la preoccupazione è insomma quella che “il vino diventi un prodotto per pochi eletti: significherebbe snaturare e svuotare di significato il vino, che è e deve continuare ad essere calore, amicizia, arte, geografia, pace e democrazia”. Ma, tutto questo, riconoscendo anche l'importanza delle cifre del pianeta vino: 16.000 miliardi di business (di cui 4500 di export), 4150 miliardi di saldo attivo nella bilancia commerciale, la crescita del 37% del fatturato delle aziende vinicole negli ultimi 5 anni (cifre elaborate, nel 2001, dall'Ufficio Studi di Mediobanca per “Il Sole 24 Ore”).



Le classifiche dELL’INDAGINE www.winenews.it
(le prime dieci posizioni)


Le migliori griffes (mix marchio, immagine, prodotti, qualità, azienda) del vino d’Italia
1 - Antinori (Toscana)
1 - Gaja (Piemonte)
2 - Incisa della Rocchetta/Sassicaia (Toscana)
3 - Biondi Santi (Toscana)
4 - Bartolo Mascarello (Piemonte)
5 - Caprai (Umbria)
6 - Masciarelli (Abruzzo)
7 - Ca’ del Bosco (Lombardia)
8 - Castello Banfi (Toscana)
9 - Ornellaia (Toscana)
10 - Livio Felluga (Friuli Venezia Giulia)
10 - Allegrini (Veneto)


L’azienda di vino italiano più trendy
1 - Planeta (Sicilia)
2 - Caprai (Umbria)
3 - Feudi di San Gregorio (Campania)
4 - Antinori (Toscana)
5 - La Spinetta (Piemonte)
6 - Ferrari (Trentino)
7 - Jermann (Friuli Venezia Giulia)
8 - San Michele Appiano (Alto Adige)
9 - Frescobaldi (Toscana)
10 - Dievole (Toscana)
10 - Le Pupille (Toscana)


L'azienda di vino italiano più proiettata nel futuro
1 - Antinori (Toscana)
2 - Caprai (Umbria)
3 - Zonin (Veneto)
4 - Castello Banfi (Toscana)
5 - Feudi di San Gregorio (Campania)
6 - Planeta (Sicilia)
7 - Castello di Fonterutoli (Toscana)
8 - Masciarelli (Abruzzo)
9 - Donnafugata (Sicilia)
9 - Bellavista (Lombardia)
10 - Ferragamo/Il Borro (Toscana)
10 - Renzo Rosso/Diesel Farm (Veneto)


I territori del vino preferiti
1 - Toscana (Chianti Classico, Montalcino, Bolgheri, Maremma, Colli Senesi)
2 - Piemonte (Langhe, Monferrato)
3 - Sicilia
4 - Alto Adige
5 - Trentino
6 - Lombardia (Franciacorta, Valtellina, Oltrepò Pavese)
7 - Friuli Venezia Giulia (Collio, Colli Orientali del Friuli)
8 - Umbria (Montefalco, Torgiano)
9 - Campania (Cilento, Irpinia)
10 - Marche (Conero, Verdicchio)

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