Un’estate “bollente”, con il clima che non aiuta il prodotto vino, ma che non riserva particolari sorprese dal punto di vista dei consumi, con i bianchi e la ricerca della “bevibilità” in testa, in quella che è la casa per eccellenza di un wine lover: l’enoteca. Ma non mancano, comunque, spunti interessanti, che guardano al futuro, perché i numeri dicono tanto, ma non tutto, soprattutto in un’ottica più ad ampio raggio. I consumi comunque tengono, anche se una leggera riduzione si avverte, e i vini bianchi (bollicine comprese) sono quelli che vanno per la maggiore, complice un caldo da record, ma anche seguendo il trend, sempre più consolidato, che vede preferire nei calici, vini di più pronta beva, anche se i rossi, quelli che per caratteristiche si adattano alla stagione, riescono comunque a ritagliarsi il loro spazio. I wine lovers spendono qualcosa meno, e la fascia media, per il prezzo di una bottiglia, è quella che sta soffrendo di più; i più giovani si affacciano timidamente al vino, ma c’è una fetta importante di popolazione, dai 25 ai 40 anni, che appare interessata e curiosa di scoprire le peculiarità di un vino, un aspetto, questo, che fa ben sperare e che può portare ad una crescita dei consumi a breve termine. Altro trend che si sta confermando nelle enoteche, e capace di orientare le scelte degli eno-appassionati, è quello del legame tra cantina e territorio, valutato sempre di più in un’ottica di sostenibilità. In un panorama complessivamente mutevole e ricco di proposte, la figura dell’enotecario rappresenta, pertanto, una garanzia di assoluta qualità per il cliente, perché capace di raccontare e spiegare il prodotto, servirlo alla temperatura giusta e nella maniera corretta, così come di fornire consigli e stimolare la curiosità. E nel grande e complicato mercato del vino, tra i volumi dell’export e quelli della grande distribuzione, c’è una fascia storica, un presidio del territorio importante che è quello delle enoteche. Enoteche che evolvono insieme alla figura dell’enotecario. Tra consumi, tendenze, mercato ed evoluzione di un mestiere che resta centrale per il mondo del vino, WineNews ha fatto il punto con Andrea Terraneo, presidente Vinarius, l’Associazione delle Enoteche Italiane, che rappresenta oltre 120 associati sull’intero territorio nazionale, e con Filippo Gastaldi, presidente Aepi, l’associazione degli enotecari professionisti italiani.
Riguardo alle tendenze nel calice, in termini di tipologie e territori, che stanno caratterizzando quest’estate, Terraneo cita il “ritorno del rosato e dei vini bianchi classici, perché fa caldo d’estate, ma un segnale interessante arriva anche dai vini rossi che sopportano meglio le temperature di questa stagione. Certamente stiamo parlando di vini rossi più leggeri dal punto di vista alcolico, 12 gradi e mezzo o giù di lì, in grado di sopportare anche un raffreddamento leggermente più intenso, intorno ai 16 gradi, anche 14 gradi in alcuni casi, perché dobbiamo ricordarci che il vino versato nel calice diventa subito più caldo, raggiungendo due gradi in più rispetto a quando lo abbiamo versato. Vini come una Schiava dall’Alto Adige, per fare un esempio, che sopportano il freddo, sono dei trend interessanti, mentre, dal punto di vista dell’enotecario, consiglio non solo il raffreddamento, ma anche l’uso del secchiello, perché altrimenti il lavoro di raffreddare una bottiglia di vino si perde in un minuto”. Il tema della gradazione alcolica, di cui si parla da tempo, sembra diventare sempre più importante, ma è davvero così per il consumatore che viene in enoteca? “Certamente abbiamo notato nelle nostre analisi, e nel confronto con il consumatore finale - continua Terraneo - un interesse maggiore, soprattutto in questa stagione estiva molto calda, a dei vini con una gradazione più bassa, perché facilitano l’approccio riuscendo comunque a dare soddisfazione al consumatore che può abbinarli a dei cibi. Ovviamente, tutto ciò, deve essere ponderato e responsabilmente bevuto. Gradazione bassa e sostenibilità del vino sono due concetti per cui c’è attenzione, ma la sostenibilità non è da affiancare, per forza, ad un grado più basso: qui c’è un po’di confusione, ma è compito anche nostro e di chi ha a che fare con il consumatore finale, spiegare questa differenza tra la sostenibilità, che è un aspetto, e il grado alcolico, che è un altro”. Bianchi, rosati, ma le tendenze evidenziano anche che bere i vini rossi freddi non è più un tabù. Terraneo spiega che si tratta di “un trend interessante che sta tornando grazie al dialogo con il consumatore finale. Ovviamente, stiamo parlando di vini rossi con una struttura più leggera, di un grado alcolico in alcuni casi più basso, che possono sopportare quei 2 gradi di raffreddamento maggiore rispetto ai canonici gradi di temperatura di servizio di un vino rosso che sono i 18-20 gradi. Magari c’è un tabù che abbiamo, forse, già contribuito a sfatare, ma è bene ricordare che il vino rosso, come tutti i vini, va gestito a temperatura di servizio e, soprattutto questa tipologia, non va a temperatura ambiente, ma servita sempre a 18-20 gradi. Visto il caldo, vale il consiglio del frigo, di una temperatura più fresca, da gestire con un termometro per sapere a che punto siamo arrivati. Questo per un vino rosso sarebbe l’ideale”.
Per il mercato del vino, dal punto di vista delle enoteche, il presidente Vinarius Terraneo ammette che una leggera contrazione c’è stata, ma non è comunque una situazione allarmante. “Abbiamo raccolto dati, del quadrimestre e in alcuni casi anche del semestre, un po’ contrastanti, anche per la stagione che è partita fredda dal punto di vista del meteo, che non ha agevolato il consumo di vino, soprattutto nelle zone turistiche. Comunque, in linea di massima, possiamo dire che dalla nostra analisi viene fuori un dato leggermente in contrazione rispetto ad una stagione molto positiva che è stata quella del 2023, e potremmo parlare, in alcuni casi, di un -3-5% di contrazione delle vendite. Non è un segnale ancora allarmante, ma che spinge ad una maggiore attenzione da parte di noi enotecari alla gestione dei nostri acquisti e dei nostri volumi in previsione per il prossimo futuro, che è poi quest’autunno, e, soprattutto, per l’inverno, che con le festività per un’enoteca è una buona fetta del lavoro. Quindi, sicuramente, non siamo preoccupati, non siamo allarmati, abbiamo un campanello acceso, prestiamo attenzione e guardiamo alla prossima stagione cercando di calibrare, ove possibile, gli acquisti”.
Un mercato che “sfugge” ed in cui i numeri della grande distribuzione parlano di calo, quelli dell’export di crescita, ma nelle enoteche, che poi sono un po’ l’anello di congiunzione anche tra le aziende e gli appassionati, come è il “sentiment”? Il presidente Aepi, Filippo Gastaldi, afferma che “effettivamente, per quanto riguarda i numeri del mercato, stiamo confermando la dinamica generale, presente anche in altri canali, di una leggera flessione, ma rispetto agli ultimi anni post-Covid che sono stati un po’ anomali. Però, non è solo da qui che noi enotecari guardiamo le cose, ma anche dal punto di vista dell’interesse, dell’attenzione, della curiosità del cliente e del suo accrescimento culturale verso il mondo del vino, dove, invece, vediamo una grandissima crescita, soprattutto da parte delle nuove leve. Non parlo di giovani di 18-20 anni che si approcciano al mondo del vino, ma di generazioni potenzialmente più spendenti e interessate, dai 25 fino ai 40 anni, e dove c’è molto interesse, curiosità e anche voglia di avvicinarsi al mondo del vino dal lato della conoscenza. E noi, come enotecari, nei nostri luoghi, ma anche fuori, perché, essendo dei professionisti, facciamo consulenze o serate in ristoranti e in altri canali, siamo un punto di riferimento per fornire le giuste conoscenze e diffondere la passione ad un nuovo pubblico che si interessa, e soprattutto quello femminile che sta avendo una bella crescita. Quindi da una parte c’è il mercato con i numeri che sì, sono in leggera flessione, anche se in realtà i nostri luoghi sono molto stabili grazie a enoteche spesso storiche e di famiglia, e poi, dall’altra, c’è il mercato in un’ottica più “passionale” che invece vediamo fortemente attivo e positivo”.
Una parte del lavoro dell’enotecario di oggi è anche quello di fare cultura del vino, ma al di là di questo e dell’aspetto più basilare, che è quello della vendita e della mescita, come sta evolvendo, più in particolare, questa professione che è una roccaforte, ma vive comunque in un mondo che cambia e quindi, di conseguenza, deve cambiare anche lei? Gastaldi conferma che si tratta di “un mondo che muta molto velocemente, perché il mercato cambia, e, uso un termine che non mi piace molto accostare al vino, le mode cambiano. Però ci sono delle tendenze, e, per esempio, in questo momento c’è molta ricerca di vini e vignaioli legati fortemente al territorio, di aziende agricole che, soprattutto, hanno rispetto dell’ambiente in cui lavorano. C’è un filone di interesse verso l’ecosistema e il lavoro etico, puntando, però, sempre sulla qualità, e che porta ad una ricerca sui “vini naturali”: una nuova nicchia di mercato dove il cliente sta trovando molto interesse e stimolo, forse per approcciarsi al vino da un altro punto di vista che non è, soltanto, quello del consumo, del puro piacere, ma anche del come è fatto un prodotto. E qui entriamo, molto, in gioco noi, perché facciamo da tramite tra il produttore, anche il più piccolo, e il consumatore finale, il quale si può interessare ed istruire anche da solo, ma che, sicuramente, con nell’esperienza e nei consigli di un enotecario, che lavora 365 giorni all’anno a contatto con il vino ed i produttori, vede un punto di forza”.
In merito ai segnali lanciati dal mercato, dai trend per le tipologie di vino fino ai prezzi delle bottiglie, Gastaldi sottolinea che “se guardiamo alla stagione estiva, sicuramente c’è una forte crescita sui vini bianchi fermi che, fino a poco tempo fa, soffrivano un po’ la concorrenza degli spumanti, e, chiaramente, dei rossi in un’altra stagione. I bianchi fermi quest’anno hanno, invece, riscosso un forte interesse, ed è vero che c’è più curiosità verso vini più bevibili, nonostante gli ultimi anni, a livello climatico, un po’ difficili e con delle gradazioni importanti, anche se l’esperienza, la tecnologia, il lavoro in cantina e in vigna dei produttori permettono di contenere il grado alcolico in maniera totalmente naturale, e di riuscire ad avvicinarsi alle richieste del mercato, dove, effettivamente, si cercano dei vini un po’ meno alcolici. Apro e chiudo una parentesi sul vino di basso grado alcolico, dealcolato o senza alcol; da noi questo mercato non è una realtà tangibile, però se ne parla per il futuro, per le generazioni molto giovani, che iniziano ad avvicinarsi al mondo del vino e dell’alcol senz’altro con molta responsabilità. Sarà forse un futuro che vedremo a breve, quello dell’interesse del mercato per il vino analcolico, ma non adesso. Come fascia di prezzo, sta un po’ soffrendo quella media, perché i vini di basso prezzo hanno sempre il loro mercato ed i vini pregiati, seppur comunque in lieve flessione negli altri mercati, hanno un bel consumo. Se devo dire un valore dei vini che vanno di più nelle enoteche, avendo fatto un consulto con enotecari di tutta Italia, siamo sulla fascia dei 12-15 euro”.
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