Meno quantità di vino venduto, ma per un “incasso” maggiore. Ecco la fotografia dei primi 6 mesi del vino italiano scattata da Ismea, Istituto Servizi per il Mercato Agricolo e Alimentare, che registra una tendenza che, per una volta, unisce tanto l’export che il mercato interno. Nel Belpaese le vendite nei canali della distribuzione moderna (ipermercati, supermercati, libero servizio), che oramai pesa per il 70% sul consumo nazionale, confermano la tendenza al calo dei volumi degli ultimi anni, e il primo semestre 2013 fa segnare un -6% in quantità, a cui fa da contraltare un aumento della spesa del 4%. E la stessa dinamica, seppur con numeri diversi, si riflette anche nell’export: giù le quantità (-2%) e su i prezzi (+1,7%), con gli sfusi che, in particolare, hanno registrato un -6% in volume ma un +26% in valore. Una tendenza che, peraltro, visto l’andamento del 2012, si prevede stabile per tutto il 2013, che a fine anno dovrebbe vedere segnare, per Ismea, un -2% dei volumi esportati, al di sotto dei 21 milioni di ettolitri, ed una crescita in valore del +6%. Fanno meglio gli spumanti, che hanno visto aumentare sia le quantità (+17%) che i valori (+26%), con la parte del leone recitata ancora, nonostante la formidabile ascesa del Prosecco, dall’Asti Docg. Il dato italiano complessivo, in ogni caso, è in linea con le tendenze mondiali, che hanno visto gli scambi internazionali di vini perdere l’1% in volume, e guadagnare il 4% in valore. Tra i mercati più importanti, bene la Germania, dove i vini confezionati registrano un -2% in quantità ma un +8% in valore, e con lo sfuso che registra un vero e proprio boom (+16% in volume e +60% in valore). Bene anche gli Stati Uniti, dove al, contrario, secondo Ismea, si registra un crollo degli sfusi, che rappresentano comunque una fetta non molto importante dell’export italiano, con i vini confezionati che fanno segnare +10% in volume e +12% in valore. Frenano, invece, Cina e Russia, per motivi diversi. Nel Paese asiatico sembra che il problema sia legato ad una saturazione delle scorte in mano agli importatori per cui c’è uno stallo nella domanda. In Russia, invece, pesano le tasse, specie sugli sfusi, mentre il confezionato perde il 5% in quantità ma tiene, sostanzialmente, in valore.
Focus - L’analisi di WineNews sul rapporto Ismea
Buone notizie, nonostante il clima di difficoltà economica generalizzato, per il vino italiano. Almeno stando a quanto rilevato dall’Ismea, l’Istituto Servizi per il Mercato Agricolo, che ha messo sotto la lente d’ingrandimento le tendenze interne ed estere del mondo del vino nel secondo trimestre 2013.
Ancora in atto sul mercato interno il lieve calo dei listini, soprattutto dei vini comuni, peraltro sulla scia di quanto accaduto anche a livello internazionale. Il lieve assestamento verso il basso, comunque, non ha impedito al dato cumulato dall’inizio dell’anno di segnare una crescita a due cifre rispetto ai primi sei mesi del 2012. Un dato che stigmatizza il fatto che gli aumenti dei listini all’origine sono stati trasferiti sui prezzi al consumo in modo abbastanza importante. Ed i consumi domestici, anche per questa dinamica, continuano a segnare il passo. Dopo le riduzioni registrate nel 2012 anche i primi 6 mesi del 2013 proseguono su questa china discendente in termini di volumi, mentre la spesa cresce sia per l’aumento dei listini al consumo che per il variare del paniere degli acquisti. Intanto, l’indice Ismea relativo al clima di fiducia dell’industria vinicola torna su terreno positivo. Gli ordini non sono all’altezza delle aspettative, ma crescono rispetto al trimestre precedente e ci sono migliori attese per la produzione della prossima campagna che sta per iniziare. In tema di costi di produzione l’indice Ismea mostra per il secondo trimestre del 2013 una leggera crescita mentre nel primo semestre del 2013 il rialzo è dell’ordine del 2% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima. Le dinamiche dei prezzi di vendita all’origine e dei costi di produzione hanno fatto sì che nel secondo trimestre dell’anno diminuisse leggermente la ragione di scambio, mentre il dato cumulato da gennaio è in netta crescita. Sul fronte del commercio con l’estero i dati Istat rilevati fino ad aprile 2013 confermano la tendenza già in atto dal 2012: meno volumi esportati accompagnati da un maggior incasso. Questa tendenza peraltro sembra, secondo le stime Ismea, delinearsi per tutto il 2013. I volumi si stimano al di sotto dei 21 milioni di ettolitri (-2%), mentre in valore la crescita è prevista al +6% in linea con quella stimata per l’intero comparto agroalimentare. In tema di produzione per il 2012 Istat ha diffuso il dato di 41,9 milioni di ettolitri, il 2% in meno rispetto alla vendemmia 2011.
A livello globale, il 2013 ha segnato per l’Emisfero Sud una lieve progressione delle produzioni di vino. Intanto sul fronte degli scambi internazionali il 2013 ha aperto, sulla scia di quanto accaduto nel 2012, con una lieve flessione degli scambi internazionali in volume (-1%), ma con un balzo in avanti del 4% della spesa corrispettiva, dovuta chiaramente ad un aumento dei listini medi internazionali ed anche ad alcuni aggiustamenti nel paniere della domanda che ha visto qualche decimale in più nella quota di confezionati e spumanti a scapito degli sfusi. Sul fronte del mercato la primavera e l’inizio dell’estate hanno portato aggiustamenti verso il basso dei listini internazionali che, fino a quel momento, però erano cresciuti forse oltre ogni aspettativa. Resta, comunque, particolarmente significativa la crescita dei listini della campagna 2012/2013 rispetto alla precedente. Nel secondo trimestre 2013 si è consolidata la lieve flessione dei listini all’origine vista già da marzo. Tale aggiustamento verso il basso, comunque, non ha impedito ai listini medi dei vini di crescere nei primi sei mesi del 2013 del 27%.
Focus - La produzione industriale italiana
L’indice Ismea relativo al clima di fiducia dell’industria vinicola torna su terreno positivo. Gli ordini restano inferiori rispetto al normale”, ma crescono rispetto al trimestre precedente mentre ci sono buone aspettative produttive. Da ricordare che la nuova campagna di produzione è alle porte ed inizierà il primi di agosto. Migliora, pur restando su terreno negativo, l’indice calcolato per l’intero comparto agroalimentare che passa da -15,3 del primo trimestre dell’anno a -6,8 del secondo. Migliorano infatti sia gli ordini che le aspettative produttive.
Focus - Gli scambi
Con i dati di aprile, diffusi dall’Istat, si conferma anche per i primi quattro mesi del 2013 un quadro piuttosto simile a quello visto nel 2012: esportazioni in calo sul fronte di volumi, mentre gli introiti salgono del 10% sullo stesso periodo dello scorso anno. Ed il copione sembra ripetersi anche nell’andamento dei differenti segmenti. A soffrire in modo particolare sono stati i vini sfusi che hanno perso il 6% in volume a fronte di un aumento del 26% degli introiti. Ma questo è legato all’aumento importante dei listini alla produzione ed in primo luogo quelli dei vini comuni che, nello stesso periodo, hanno fatto segnare un incremento del 34% rispetto ai primi quattro mesi del 2012. Per i vini confezionati, invece, la flessione è estremamente limitata in volume, mentre la crescita dei corrispettivi ha superato il 7%. Da sottolineare che in questo segmento l’incremento dei valori medi è pari al +9%, molto meno dirompente cioè rispetto a quello dei vini sfusi. Questo proprio perché aumenti così forti nella prima fase della filiera tendono ad attenuarsi e ad essere ripartiti tra gli stadi successivi della filiera per non essere scaricati completamente sul consumatore finale. Continua, intanto, il momento non particolarmente brillante dei vini frizzanti che, oltre al -6% in volume, sono gli unici ad avere il segno meno anche in valore. Si evidenzia, invece, la buona performance degli spumanti. In questo segmento a trainare la domanda estera sono sia l’Asti (il 21% del totale spumanti in quantità) che gli altri spumanti Dop (il 52% del totale degli spumanti in quantità), con incrementi in volume rispettivamente del 16% e 17%, mentre in valore la crescita è del 32% e 26%. Volendo analizzare la tipologie di vino seguendo la piramide qualitativa si evidenzia come una buona performance sia stata messa a segno dai vini Igp che, a una crescita in volume del 2%, accompagnano un incremento degli introiti del 10%. In calo invece del 2% le esportazioni in volume delle Dop a fronte però di un +6% degli introiti. Sul fronte import, invece, si evidenzia una flessione del 17% dei volumi acquistati all’estero, attestati a 906 mila ettolitri, a fronte di un +7% della spesa che in totale risulta pari a 90 milioni di euro. A subire la scure della domanda italiana sono stati i vini sfusi (-18%) anche perché il fornitore tradizionale è la Spagna che in questa campagna ha avuto una produzione non particolarmente abbondante.
Focus - La destinazione e l’origine degli scambi
Scendendo più nel dettaglio della domanda dei singoli Paesi clienti si evidenzia per la Germania una ripresa considerevole delle richieste di vino sfuso (+16%), con un aumento di quasi il 60% degli introiti. Da sottolineare però che lo scorso anno questo segmento aveva subito delle importanti riduzioni in volume. In flessione del 2% invece i quantitativi di vini confezionati ma con un aumento dell’8% degli introiti. Soffrono, intanto, le esportazioni italiane di spumanti alla volta del mercato tedesco e le flessioni dei primi quattro mesi del 2013 hanno coinvolto tutti i prodotti. Negli Stati Uniti, di contro, è cresciuta del 10% la richiesta di confezionati italiani con percentuale di incremento dei corrispettivi pari al 12%. Sono in netto crollo, invece le esportazioni italiane di sfusi che, comunque, rappresentano una parte non particolarmente importante del paniere. Bene gli spumanti: +10% in volume e +15% in valore. Le flessioni di Cina e Russia vanno imputate a situazioni diverse. Nel Paese asiatico sembra che il problema sia legato ad una saturazione, al momento, delle scorte in mano agli importatori per cui c’è uno stallo nella domanda ma bisognerà capirne l’evoluzione nei prossimi mesi anche alla luce dei recenti provvedimenti di antidumping sui vini comunitari presi dall’autorità di Pechino. In Russia invece sussiste il problema della tassazione per cui c’è una frenata delle richieste determinata, peraltro, anche dall’aumento considerevole dei prezzi dei vini italiani. Sono stati infatti i vini sfusi a determinare tale risultato negativo, mentre i confezionati perdono il 5% in volume e tengono in valore. L’aumento importante degli esborsi russi per vino italiano, invece, ha avuto origine per intero nel segmento dei frizzanti triplicati in volume rispetto al primo quadrimestre 2012 raggiungendo il 21% del totale della domanda russa di vini italiani. In crescita sulle tavole russe soprattutto i lambruschi vinificati in bianco. A gonfie vele anche gli spumanti che con 37 mila ettolitri raggiungono il 32% del totale italiano consegnato in Russia da gennaio ad aprile 2013, raddoppiano i volumi dello stesso periodo del 2012 e ne triplicano il valore. Passando ad analizzare i dati dell’import si evidenzia, come detto, la decisa riduzione della domanda italiana in Spagna. In totale, infatti, le importazioni dal Paese iberico nei primi quattro mesi del 2013 hanno superato di poco il mezzo milione di ettolitri (-33%) con un esborso sceso del 9% a causa degli aumenti considerevoli dei listini iberici. Gli sfusi, che rappresentano il 92% del totale italiano domandato in Spagna, hanno avuto un -34%. Sono aumentati solo i mosti attestati a 29 mila ettolitri. Da segnalare il clamoroso passo in avanti del Sudafrica che, stando ai dati del primo quadrimestre 2013, è il terzo fornitore italiano in volume. Fatta eccezione per poche centinaia di ettolitri di vino confezionato il resto delle spedizioni sudafricane in Italia è relativo a vino sfuso.
Focus - La domanda interna
I dati sugli acquisti presso la distribuzione moderna (ipermercati, supermercati, libero servizio) confermano la dinamica flessiva dei consumi di vino e spumanti. Anche nel primo semestre 2013, infatti, i volumi di vino e spumanti sono scesi del 6% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima, a fronte di un aumento della relativa spesa (+4%). I forti aumenti dei listini all’origine sembrano essere stati trasferiti sui prezzi al consumo in modo abbastanza importante. A fare le maggiori spese del calo della domanda sono stati i vini Igt, anche se questo è il segmento che, insieme ai vini comuni, ha visto crescere in misura maggiore il valore unitario. Lieve flessione per i vini Doc-Docg maturato interamente nel segmento dei vini rossi, mentre i volumi dei bianchi sono cresciuti del 2%. Questa è peraltro l’unica eccezione positiva in un panorama di flessioni più o meno importanti. I vini comuni, di contro, hanno subito una pesante riduzione degli acquisti in volume a fronte di un +17% dei prezzi medi di vendita al consumatore finale. Semestre molto positivo sul fronte dei volumi anche per gli spumanti, sebbene ci sia da considerare che, per motivi metodologici di suddivisioni delle settimane, i dati del primo semestre 2013 sono comprensivi delle vendite del 31 dicembre 2012.
Focus - I prezzi alla produzione
Nel II trimestre del 2013, continuando quanto visto già da marzo, i vini comuni e le indicazioni geografiche hanno mostrato un andamento cedente. I listini, che fino a gennaio avevano avuto un trend univocamente crescente, dalla seconda metà di febbraio hanno iniziato a segnare il passo per scendere sia a marzo che ad aprile ed hanno continuato così fino a giugno. Visto nel suo insieme il secondo trimestre del 2013 evidenzia un prezzo medio dei vini comuni sia bianchi che rossi in lieve flessione rispetto al precedente. Nel complesso i vini sono scesi del 2% su base congiunturale e, peraltro, tale flessione risulta inferiore rispetto a quanto è accaduto nel totale coltivazioni (-5%) e nell’agricoltura nel complesso (-3%). Dall’indice Ismea dei prezzi si evidenzia, inoltre, che la flessione si è avuta interamente nei vini comuni e Igp (-3%), a fronte di un +2% dei vini a denominazione. Da sottolineare che le flessioni rientrano nell’intervallo atteso dal modello messo a punto da Ismea e sono quindi da ritenere fisiologiche a questo punto della stagione. Nel mercato appare ormai chiara da diversi mesi la difficoltà economica che continua ad attanagliare tutta l’Europa portando lentezza nei ritiri di prodotto già contrattato a causa di una sensibile mancanza di liquidità e un’incertezza generale, sia nazionale che estera, che porta la domanda ad approvvigionarsi con quantitativi limitati al fabbisogno di breve e brevissimo periodo. Da considerare comunque che i livelli raggiunti dai prezzi dei vini in questa campagna risultano talmente elevati da richiedere, probabilmente, una “pausa di riflessione” da parte del sistema anche in vista dell’imminente inizio della nuova campagna. Lo si è visto, d’altra parte sia per la Francia che per la Spagna. Decisamente positivo invece il confronto con i dati del secondo trimestre dell’anno prima. Qui i vini nel complesso volano a +24%, a fronte di un +17% del totale coltivazioni e del +10% dell’agricoltura nel suo complesso. In luglio i listini dei vini comuni e Igt hanno continuato a perdere qualche centesimo chiudendo la campagna 2012/2013 su fondo cedente. Quindi, sebbene con dati ancora parziali sull’ultimo mese della campagna si può affermare che quella che sta finendo ha segnato listini record. Nel segmento dei vini comuni sono state raggiunti mediamente i 5,72 euro l’ettogrado (+35% rispetto alla campagna precedente) con punte di 6,11 euro raggiunti a fine 2012. Il livello dei 6 euro l’ettogrado in media si è comunque mantenuto fino ad aprile, poi la tendenza flessiva ha gradualmente riportato i listini agli attuali 5,70 euro. Per avere un’idea anche territoriale dell’andamento dei prezzi si può portare il caso della Sicilia dove in febbraio è stata superata la soglia dei 5 euro l’ettogrado, mentre ora si è scesi a 4,40 euro. Anche per il bianco pugliese, dopo il picco a 5,48 euro l’ettogrado, a luglio le quotazioni si sono attestate a 4,91 euro. E’, invece, di 7,03 euro l’ettogrado il massimo toccato dai bianchi veneti e mantenuto per tutto l’inverno, per poi scendere a 6,78 euro l’ettogrado. Sono fermi a 6 euro, invece, i bianchi abruzzesi. Situazione analoga nel segmento dei rossi con una media di campagna pari a 5,46 euro l’ettogrado, il 34% in più sulla campagna precede dente. Nel Nord della Puglia si è raggiunto il massimo, 5,40 euro tra dicembre e gennaio, mentre a fine campagna si è scesi a 4,83 euro. In Emilia Romagna da novembre e per sette mesi i listini medi sono stati sopra i 6 euro, mentre in Veneto tale soglia è stata superata in ottobre e si mantiene sino alla chiusura della campagna solo con lievi aggiustamenti verso il basso. Il secondo trimestre del 2013 mostra qualche tendenza flessiva su base congiunturale anche per i vini Igp, peraltro meno generalizzata e meno significativa dal punto di vista della variazione percentuale rispetto a quanto visto per i vini comuni. Infatti, mentre ci sono dei vini che mantengono i livelli del trimestre scorso, altri mostrano addirittura timidi aumenti. Tutti positivi, come era facile aspettarsi, i confronti su base tendenziale. Spostando l’analisi dai trimestri alla campagna si evidenzia per quasi tutte le Igp rilevate una situazione simile a quella vista per i vini comuni. Incrementi tra il 38 e 43 per cento si evidenziano in Emilia rispettivamente per il Lambrusco bianco e per il Trebbiano, mentre i Lambruschi Igt della stessa zona crescono di oltre il 30%. E’ del +41% la crescita delle quotazioni medie del Sangiovese di Ravenna, mentre in Veneto il Merlot è cresciuto del 31%. Tra i bianchi è l’Igt Lazio a mostrare la variazione più importante, +47%, a fronte di un più modesto 19% del Pinot grigio del Veneto o del +11% sia dello Chardonnay veneto che del Pinot bianco. Anche per la Terre di Sicilia (ex Igt Sicilia) gli incrementi sono risultati pari al 23% nei rossi e del 35% nei bianchi con i listini fermi in media a 4,06 e 4,98 euro l’ettogrado. Nelle segmento delle Doc-Docg, come detto, gli andamenti sono meno univoci che nel segmento dei vini comuni e questo perché normalmente ogni denominazione ha una storia ed un mercato a sé. A livello di segmento complessivo, peraltro, nel secondo trimestre del 2013 i vini a denominazione sono cresciuti su base congiunturale trainati dal +3% dei rossi, mentre per i bianchi la crescita è stata piuttosto limitata. Al di là del confronto trimestrale se si analizza il dato cumulato dall’inizio dell’anno appare piuttosto evidente la crescita generalizzata di tutto il segmento dei vini al vertice della piramide qualitativa. Nei primi sei mesi del 2013, infatti, l’indice Ismea dei prezzi alla produzione indica un +14% complessivo suddiviso in un +16% dei rossi e +13% dei bianchi. Scorrendo la lista dei vini si evidenziano incrementi anche importanti quasi ovunque. Friuli Venezia Giulia, Lazio e Abruzzo sono le regioni che mostrano tutte variazioni a due cifre con punte di oltre il +50%. Pochi sono quelli che nel primo semestre 2013 hanno mostrato variazioni negative rispetto allo stesso periodo del 2012. In Piemonte, per la verità, si registra la concentrazione maggiore di riduzioni con Roero Arneis (-7%), Dolcetto d’Alba e Diano (-6%) e Barbaresco (-6%). Scende anche il Prosecco sia Doc che Docg, ma non si tratta di flessioni dovute alle dinamiche di domanda e offerta quanto al fatto che sono entrati in produzione nuovi impianti e le disponibilità sono cresciute a fronte di richieste, peraltro, sempre molto attive. Qualche problema di listini in flessione anche per il Chianti classico.
Focus - La ragione di scambio
Nel secondo trimestre del 2013, grazie alle dinamiche esaminate precedentemente relative ai prezzi all’origine ed ai costi di produzione, Il settore vinicolo ha registrato una flessione della ragione di scambio su base congiunturale. Da aprile a giugno, infatti, questo indicatore è sceso del 2% rispetto al trimestre precedente, mentre per il totale coltivazioni e per l’intero comparto agricolo la flessione è stata rispettivamente del 5 e 3%. Decisamente positivi, invece i confronti con lo stesso periodo dell’anno prima. Anche il dato cumulato da gennaio a giugno 2013 mostra variazioni positive rispetto allo stesso periodo dell’anno prima. Nel primo semestre, infatti, la ragione di scambio del settore vitivinicolo è salita del 25%, mentre il comparto coltivazioni ed il totale agricoltura, pur con crescite importanti, non hanno raggiunto i livelli del settore vinicolo fermandosi rispettivamente a +16 e +7%.
Focus - I prezzi al consumo
Continua la tendenza al rialzo dei prezzi al consumo dei vini, sebbene tale aumento risulti molto più limitato rispetto a quello registrato nella fase all’origine. L’analisi trimestrale dei dati rileva, infatti, che anche nel secondo trimestre 2013 si è intensificata la salita dei listini nei format della Distribuzione Moderna, con l’intero settore vini e spumanti che ha mostrato prezzi al dettaglio in aumento dell’8% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima. Sono stati soprattutto i vini comuni a trainare gli aumenti, ma anche negli altri segmenti si è assistito a rincari importanti. Il secondo trimestre del 2013, a fronte di prezzi all’origine del settore vinicolo in lieve calo, mostra una leggera crescita su base congiunturale, ampiamente contenuta comunque entro il +0,5%. La variazione dell’indice Ismea dei costi dei mezzi di produzione per il totale agricoltura e per l’aggregato coltivazioni è sostanzialmente in linea con quello della viticoltura. Su base tendenziale, invece, per quest’ultima l’aumento è del 2% mentre per il totale agricoltura è del 3% e per le coltivazioni dell’1%. Al di là quindi di un punto percentuale in più o in meno la tendenza è al rialzo. Dato che, naturalmente, si ritrova facendo il confronto tra il cumulato dei primi sei mesi del 2013 e gli stessi dell’anno prima.
Focus - Produzione nel mondo
La primavera 2013 ha fatto crescere di qualche punto percentuale la produzione dell’Emisfero Sud. Questo almeno dai primi dati ancora provvisori. In Argentina, dopo le cattive condizioni climatiche del 2012, le produzioni sono tornate a crescere portando la vendemmia 2013 a più di 12 milioni e mezzo di ettolitri. Più uva ma una resa leggermente inferiore a quella del 2012 potrebbe aver portato la produzione australiana di vino sui livelli dello scorso anno. Restando, invece, in Oceania si evidenzia l’ottima performance della Nuova Zelanda che, grazie, ad una buona annata dal punto di vista climatico può tornare su una produzione abbondantemente superiore ai due milioni di ettolitri candidandosi addirittura come la migliore annata di sempre. In Cile la produzione non dovrebbe discostarsi molto da quella dello scorso anno, anche se a livello regionale la situazione non è stata affatto omogenea. Nelle zone non irrigue del Maule e del Bio Bio ci sono state delle riduzioni importanti compensate però dalle maggiori produzioni ottenute in altre aree vocate del Paese. Nei Paesi dell’emisfero Nord, invece, è tempo di prime, timide previsioni per la raccolta 2013. E ad aprire le danze è, come tradizione, la Francia. Secondo quanto pubblicato da Agreste, infatti, al primo luglio la produzione di vino si stima di poco superiore ai 46 milioni di ettolitri, in crescita del 13% su quella del 2012 che, comunque, con 41,4 milioni di ettolitri ha segnato una delle peggiori performance transalpine di sempre.
Focus - Gli scambi
Il 2013 ha aperto, sulla scia di quanto accaduto nel 2012, con una lieve flessione degli scambi internazionali in volume (-1%), ma con un balzo in avanti del 4% della spesa corrispettiva dovuta chiaramente ad un aumento dei listini medi internazionali ed anche ad alcuni aggiustamenti nel paniere della domanda che ha visto qualche decimale in più nella quota di confezionati e spumanti a discapito degli sfusi. A rallentare sono stati, infatti, proprio gli sfusi che nei primi tre mesi del 2013 hanno raggiunto i 9,4 milioni di ettolitri, in flessione del 2% su base annua, ma in netta progressione rispetto ai due anni precedenti. Tale segmento, peraltro, ha visto i propri listini medi all’export salire del 15%. Stabili a 11,2 milioni di ettolitri i vini confezionati che, in valore mostrano una progressione del 3%. In leggero aumento i volumi scambiati di spumanti (+3%), con una progressione in valore del 4%. Mentre in termini di spesa si registra per quasi tutti i Paesi importatori un segno positivo, sul fronte dei volumi i comportamenti sono apparsi differenti. Fermandoci solo ai primi tre, che in volume sommano il 40% degli scambi totali ed il 41% del valore, si evidenzia il segno negativo per tutti in termini quantitativi, anche se per la Germania la flessione è molto limitata e per gli Stati Uniti è poco al di sopra dell’1%. Più pesante è invece la riduzione della domanda del Regno Unito, scesa del 9% sia in volume che in valore. Scendendo nel dettaglio dei tre principali Paesi importatori si evidenzia che in Germania, a fronte di un +5% della domanda diretta ai vini sfusi, che nei primi tre mesi del 2013 hanno toccato quota 63% del totale importato, si è assistito ad una flessione del 5% dei vini confezionati, mentre gli spumanti hanno perso l’11% rispetto al primo trimestre del 2013. La domanda tedesca di sfuso è aumentata nei confronti del prodotto italiano, francese (+11%), sudafricano (+7%), australiano (+7%), mentre ha perso l’1% quello spagnolo. Il vino iberico ha visto scendere del 10% anche le consegne in Germania di vino confezionato. Per quest’ultimo, più contenuta è la perdita dell’Italia mentre si registra il +6% della Francia, il +12% del Sudafrica ed il +9% degli Stati Uniti. La lieve flessione della domanda statunitense è imputabile per intero ai vini sfusi che, dopo la corsa del 2012, nei primi tre mesi del 2013 sembra aver un po’ rallentato attestandosi a 930 mila ettolitri, contro 1,1 milione dello stesso periodo dello scorso anno (-16%). E’ cresciuta invece del 7% la domanda di vino confezionato e del 15% quella di spumanti. A tirare decisamente i remi in barca sembra invece il Regno Unito. La flessione della domanda in termini quantitativi si è avvertita in tutti i segmenti del settore a partire da quello dei confezionati (-7%) che rappresentano il 63% del totale importato. A seguire si evidenzia rispetto allo stesso periodo dello scorso anno il -12% degli sfusi che, con 820 mila ettolitri, si posizionano comunque molto al di sopra di quanto non fossero nel primo trimestre 2011. Tempi difficili in suolo britannico anche per le bollicine: -9%. Considerando il dato complessivo, a perdere sono stati tutti i principali fornitori a partire proprio dall’Italia che al momento sembra cedere lo scettro di primo fornitore del Regno Unito in favore dell’Australia sebbene anch’essa abbia visto scendere le proprie consegne (-5%). Nel Nord America segna il passo anche l’import del Canada, mentre scendendo nell’America Latina al -9% del Brasile si contrappone il +10% del Messico. Bene anche l’Estremo Oriente, con Cina e Giappone che hanno incrementato la propria domanda rispettivamente del 12 e 4 per cento. In Cina per la verità sembrano soffrire le importazioni dalla Francia (-9%), mentre vanno a gonfie vele quelle dai Paesi del Nuovo Mondo a partire dall’Australia (+36%) e dal Cile (+15%). Del resto è ancora di forte attualità la problematica dei dazi alla quale, peraltro, si è aggiunta all’inizio di luglio anche la manovra antidumping messa in atto dalle autorità cinesi verso il vino comunitario. Scesa anche la domanda dei Paesi Scandinavi ad eccezione di quella della Svezia. Nelle Repubbliche baltiche si registra la progressione del 38% della Lituania, a fronte del -143% della Lettonia e del -18% dell’Estonia. In controtendenza rispetto alla pur lieve flessione del 2013 l’import russo che nei primi tre mesi del 2013 è salito del 7% in volume e del 10% in valore. L’incremento si è registrato per i confezionati (+14%) mentre segna il passo il vino sfuso (-7%). Vero e proprio exploit degli spumanti che da gennaio a marzo hanno più che raddoppiato i volumi dello stesso periodo del 2012. Scende, invece, in modo significativo la domanda in quasi tutto il resto dei Paesi dell’Est Europa dove si distingue solo il +4% dei volumi importati dalla Polonia, mentre Romania e Ungheria hanno quasi dimezzato le proprie richieste. Segni negativo anche pe Repubblica Ceca (-6%) e Slovacchia (-3%). Analizzando gli scambi dal lato dell’offerta, si evidenzia una decisa differenza tra i primi tre Paesi esportatori e quelli dell’Emisfero Sud. Dei tre grandi esportatori europei solo la Francia (+1%) ha incrementato, sebbene di poco, le consegne oltre i confini nazionali portandole a sfiorare i 3,3 milioni di ettolitri, con Italia e Spagna che hanno mostrato battute d’arresto. Il risultato negativo più significativo dal punto di vista “numerico” è sicuramente quello del Paese iberico (-21%) che ha proseguito quello già registrato dalla seconda metà del 2012. Nel primo trimestre di quest’anno gli sfusi hanno visto scendere la domanda estera del 25% a fronte di un +14% degli introiti dovuti all’impennata dei prezzi che ad inizio anno è arrivato oltre il 60% sui livelli dell’anno prima. Anche i vini confezionati hanno subito la scure delle richieste (-10%) con un +3% degli introiti. Peraltro anche i dati cumulati fino a maggio, diffusi da Oemv (Osservatorio spagnolo del mercato vinicolo), confermano tale tendenza, sebbene i volumi mostrino una perdita del 17% con un +8% in valore, con aumento del prezzo medio di vendita del 31% al litro. Di contro si registrano incrementi delle esportazioni per i principali i Paesi dell’Emisfero Sud. In volume la crescita più importante è quella registrata da Cile e Sudafrica mentre è decisamente più lieve per l’Australia (+3%). Decisa frenata, invece, per l’Argentina attribuibile al dimezzamento delle consegne di sfusi alla volta degli Stati Uniti. Da considerare che nel primo trimestre del 2012 gli oltre 300 mila ettolitri di sfuso destinato al mercato a stelle e strisce rappresentavano da soli il 35% delle esportazioni totali argentine. Quest’anno tale volume si è ridotto a 140 mila ettolitri.
Focus - Il mercato
Il secondo trimestre del 2013 ha confermato i primi segnali di cedimento generalizzato dei listini che già si erano cominciati a vedere dalla fine di marzo. Del resto, nei tre principali Paesi produttori mondiali i livelli raggiunti hanno fatto riflettere gli operatori soprattutto alla luce della crisi economica e della mancanza di liquidità che attanaglia il sistema. Partendo proprio in Spagna si evidenzia che, dopo un’impennata dei listini da agosto fino alla fine del 2012, già da dicembre si sono avvertite le prime tensioni al ribasso nel segmento dei rossi, mentre nei bianchi si è aspettato gennaio. In questa situazione più guardinga rispetto a quanto era accaduto fino all’inverno scorso, considerando il dato medio del secondo trimestre 2013 si evidenzia una flessione del 10% sia per i bianchi che per i rossi rispetto al trimestre precedente, mentre resta sopra il +35% il confronto con lo stesso periodo dell’anno prima. Ma al di là del dato congiunturale che, peraltro risente della fine della campagna c’è da fare una considerazione sull’evoluzione dei prezzi da agosto 2012 ad ora. Sebbene in attesa degli ultimi dati di luglio la campagna 2012/2013 chiude per i vini spagnoli con livelli record. I bianchi comuni hanno quotato mediamente all’origine 4,65 euro l’ettogrado con una progressione del 62% rispetto alla campagna precedente, mentre i rossi si sono attestati a 4,46 euro l’ettogrado (+44%). Da sottolineare che tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013 sia i bianchi che i rossi hanno superato la soglia dei 5 euro l’ettogrado: mai così in alto negli ultimi 10 anni. Altra cosa da evidenziare è che tale andamento consente ai bianchi di avere dei listini medi superiori a quelli dei rossi, situazione sicuramente anomala per il mercato iberico mentre è “consolidata” in quella italiana e francese. Sul fronte dei consumi entro le mura domestiche il mercato iberico ha archiviato un 2012 con un lieve aumento dei volumi accompagnato dalla flessione della spesa mentre i primi quattro mesi del 2013 hanno invertito questa tendenza. E’ infatti sceso il volume di vino consumato in casa a fronte di un aumento degli esborsi dovuto essenzialmente agli incrementi dei vini più economici (+13%), cioè i fermi senza Dop o Igp. I mesi finali della campagna hanno segnato ribassi anche in Francia. Sia i bianchi che i rossi hanno evidenziato una riduzione rispetto al trimestre precedente del 5%, mentre risulta estremamente positivo il confronto su base tendenziale: +34% per i bianchi e +12% per i rossi. Questa differenza di crescita nei due segmenti si ritrova anche nei dati di campagna. Dall’agosto 2012 alle prime settimane di luglio 2013, infatti, i bianchi comuni attestati in media a 5,57 euro l’ettogrado sono cresciuti del 25% a fronte di un modesto +9% dei rossi i cui listini sono a 4,97 euro l’ettogrado. Da sottolineare anche la minor crescita delle quotazioni transalpine sia rispetto a quelle spagnole che a quelle italiane. Secondo i dati forniti da FranceAgriMer sono invece diminuiti i volumi contrattati durante la campagna che sta per finire, la 2012/2013, rispetto a quella precedente. A subire maggiormente sono stati i rossi che hanno mostrato flessioni in tutti i segmenti a partire da quello dei varietali mentre i bianchi varietali sono andati molto meglio mettendo a segno un +10%. Per i vini comuni da agosto 2012 a giugno 2013 le contrattazioni di vino sfuso sono scese del 7%. Nel segmento dei comuni il 68% è rappresentato da vini senza indicazione di vitigno. La differente crescita dei listini tra bianchi e rossi vista per i vini comuni senza indicazione di vitigno si ritrova anche nei listini dei vini con la menzione del vitigno anche se in questo caso è meno marcata: +135 per i rossi e +20% per i bianchi. Anche per gli Igp francesi, dopo un buon avvio di campagna, si è determinato un rallentamento delle contrattazioni di sfuso che ha attestato i volumi totali fino a giugno 7,6 milioni di ettolitri, l’1% in meno rispetto ai primi undici mesi della campagna precedente. Anche in questo caso a determinare il calo sono stati i vini rossi, mentre i bianchi hanno visto salire i quantitativi contrattati. Volumi in lieve calo ma listini in rialzo anche per le Igp francesi, sebbene le variazioni rispetto alla campagna precedente risultino ad una sola cifra: +6% sia per bianchi che per rossi. Situazione analoga nel segmento dei vini Dop, sebbene come accade sempre nei mercati dei vini a denominazione di origine, ci sono differenti andamenti a seconda del colore e dell’origine. Ad esempio i ribassi nei volumi contrattati dei rossi sono stati registrati soprattutto nel Bordeaux, nella Valle del Rodano, in Borgogna e nella Valle della Loira. Nei bianchi, invece, si evidenziano maggiormente in Borgogna e nella Valle della Loira anche in conseguenza di una scarsa vendemmia. Dando uno sguardo ai consumi o meglio alle vendite di vino della Grande distribuzione francese si evidenzia durante i primi 11 mesi di campagna 2012/2013 un lieve aumento dei volumi complessivi (+1%), accompagnato da un +5% dei valori. Il confronto effettuato da FranceAgriMer è effettuato sulla media delle due campagne precedenti. Nell’Emisfero Sud, intanto, a fronte di una buona vendemmia, le preoccupazioni maggiori sono proprio relative al mercato. In Argentina i prezzi non sembrano essere particolarmente remunerativi, tenendo anche conto dell’aumento dei costi, ma forse la situazione peggiore in termini di prezzi è in Cile. Secondo i dati Odepa i prezzi dei vini generici sono scesi del 27% nella prima parte del 2013 rispetto allo stesso periodo del 2012. La vendemmia del 2013, del resto, si è aperta con listini in ribasso già delle uve dovuto al livello record della produzione 2012 che ha creato problemi di giacenze, alla quale si è aggiunto un’altrettanto abbondante raccolta. Le esportazioni cilene, seppur in netta progressione (nei primi cinque mesi del 2013 hanno segnato un +31% in volume) non riescono a drenare totalmente la maggior produzione. Il mercato interno, del resto, per il vino cileno è un mercato meno importante di quello estero. Da tener conto che nel 2012 a fronte di 7,5 milioni di ettolitri consegnati oltre frontiera se ne sono consumati all’interno del Paese 3,1 milioni di ettolitri, peraltro in aumento del 4% su base annua. I consumi si stanno orientando verso i vini di maggior qualità e con un prezzo superiore rispetto al passato. Gli analisti di Odepa confidano che export e consumi interni continuino su questi ritmi. Solo così si permetterà alle giacenze di scendere e di dare maggior respiro già ai produttori di uve con la vendemmia 2014. Ma bisognerà vedere le evoluzioni dei prossimi mesi.
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