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POLITICA E CIBO

Nella “battaglia” delle etichette, Nutrinform “batte” Nutriscore 7 a 0. Ricerca Waste Watcher-Ipsos

I consumatori preferiscono il sistema proposto dall’Italia al “semaforo”. Il Ministro Patuanelli: “bollini a colori penalizzanti e pericolosi”
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Il Ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli

Il Nutrinform, il sistema di etichetta “a batteria” dei prodotti alimentari proposto dall’Italia (con informazioni legate anche alle quantità di consumo), batte il Nutriscore, la cosiddetta etichetta “a semaforo” (basata sulla percentuale di contenuto di zuccheri, grassi e sale in un prodotto, al di là della quantità consumata) proposta dalla Francia e rilanciata in diversi Paesi del Nord Europa, con il rotondo punteggio di 7 a 0: emerge dall’indagine “Le etichette fronte pacco in 7 Paesi: Nutriscore VS Nutrinform”, svolta dall’Osservatorio “Waste Watcher International”, assieme a Ipsos, Università di Bologna e campagna Spreco Zero e, in collaborazione, con Agrinsieme, Federalimentare, Federdistribuzione e Unioncamere, presentata oggi a Roma (Centro Studi Americani).
Come evidenziato da Andrea Segrè, direttore scientifico Waste Watcher International-Università di Bologna, i 7.000 consumatori oggetto dell’indagine in sette Paesi del mondo (Italia, Spagna, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Canada e Russia), chiamati ad esprimersi su tre tipologie di etichette, ovvero quella attualmente in uso, basata sull’indicazione delle quantità dei valori nutrizionali, il Sistema Nutrinform, che indica l’apporto percentuale di grassi, zuccheri e sali rispetto all’assunzione quotidiana raccomandata, e l’etichetta Nutriscore che associa ad ogni alimento un colore che ne indica il grado di salubrità, hanno dichiarato apprezzamento sia per la tabella nutrizionale attualmente in uso che per il Nutrinform, mentre hanno girato il pollice sul Nutriscore.
In cinque Paesi il gradimento è sceso addirittura pesantemente sotto lo zero, con picchi di -109 in Italia e -94 in Canada, gradimento minimo (6%) si è registrato in Spagna, e solo la Germania ha espresso gradimento a due cifre (35%). La ricerca evidenzia dunque che il Nutrinform piace a tutti i consumatori internazionali intervistati e, in particolare, piace ai canadesi, con un indice di gradimento di 102, e ai russi (71). Un tributo incoraggiante per l’etichetta di proposta italiana che si oppone ai bollini verdi, gialli e rossi dell’etichetta “a semaforo” “condizionanti e pericolosi”, come ha sottolineato il Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, oggi alla presentazione del Rapporto, assieme al dg Federalimentare Nicola Calzolaro, al presidente Copagri e presidente del Coordinamento di Agrinsieme Franco Verrascina, al direttore scientifico Ipsos Enzo Risso e al segretario generale Unioncamere, Giuseppe Tripoli.
Il Ministro Patuanelli ha rilevato come “non ci sia infatti criterio scientifico alla base dell’algoritmo che determina il colore dei bollini del Nutriscore e l’esempio lampante sono le patatine fritte che hanno colore verde scuro, perché l’algoritmo non valuta nel suo processo di calcolo la parte finale della cottura, ovvero la frittura”, con il Ministro che, anche in audizione davanti alle commissioni Agricoltura della Camera dei Deputati e Territorio del Senato della Repubblica, ha ribadito che “non ci sono cibi sani e insani in astratto. Esiste l’equilibrio nella composizione della dieta. Nessun cibo può avere un bollino rosso, questo è quello che sosterremo a livello europeo. Non si può criminalizzare il vino come elemento di per sè in assoluto negativo per la salute dell’uomo”.
Il Ministro ha espresso soddisfazione, ai microfoni Winenews, per il maggiore apprezzamento accordato dai consumatori internazionali al Nutrinform sul Nutriscore. “Sì - ha detto Patuanelli - il Nutrinform batte Nutriscore 7 a 0 e innanzitutto lo batte su un elemento fondamentale che è il fatto di avere una base scientifica solida, sana concreta, mentre il Nutriscore no. Il nostro sistema di etichettatura viene apprezzato per completezza di informazioni e facilità di lettura, tutti valori che abbiamo cercato di inserire quando l’abbiamo sviluppato al Ministero dello Sviluppo economico. Questo rapporto dimostra che dimostra tutte le nostre preoccupazioni rispetto al Nutriscore e le nostre aspettative sul Nutrinform sono basate anche su un elemento conoscitivo dei consumatori europei”. Nel suo intervento, Patuanelli ha sottolineato l’importanza di sostenere l’affermazione del sistema Nutrinform a livello comunitario anche in prospettiva del rischio di una fiscalità penalizzante se venisse privilegiato il sistema dei bollini a semaforo. “Difatti, visto che in genere l’Europa ha usato la fiscalità per porre un freno a cibi negativi per la salute o l’ambiente, se passasse il principio che basta il bollino del Nutriscore per determinare se un cibo è sano, allora il prodotto con bollino rosso sarebbe penalizzato su base fiscale e questo è inaccettabile, in quanto non c’è base scientifica dietro la determinazione dei colori del Nutriscore. L’obiettivo del Nutriscore - ha aggiunto Patuanelli - non è quello di informare ma di condizionare e da questa indagine emerge che c’è un consumatore che si lascia condizionare facilmente”. Quanto sia importante il fattore etichetta - ha sottolineato Andrea Segrè - lo dimostra il fatto che “i tre quarti degli intervistati di dice d’accordo sul fatto che un’etichetta più esaustiva e precisa possa influenzare gli acquisti del consumatore”. Anche se la maggioranza dei sondati ha dichiarato espressamente di non farsi influenzare particolarmente dai colori usati nell’etichetta Nutriscore, rimane comunque una buona percentuale, pari al 40% circa della media, che cambierebbe le propri abitudini alimentari in ragione dei colori apposti sulle etichette, arrivando addirittura a ridurre i consumi di olio extravergine di oliva qualora venisse loro detto che a quest’ultimo corrisponde il colore giallo-arancione.
Il Nutrinform, secondo l’indagine Waste Watcher-Ipsos, riscuote un consenso più ampio e trasversale rispetto al Nutriscore per ciascuno degli elementi presi in esame per valutare il giudizio dei consumatori intervistati, andando in particolar modo a rispondere in maniera più puntuale alle richieste dei cittadini in materia di chiarezza, semplicità, utilità, consapevolezza d’acquisto e completezza di informazione. In particolare in Italia, rispetto al Nutriscore, il Nutrinform viene maggiormente apprezzato in termini di utilità (+23), informatività (+15), completezza (+13), consapevolezza (+12), chiarezza (+10). Buon apprezzamento su questi indicatori viene anche da Russia, Canada, Gran Bretagna e Usa, mentre Spagna e Germania (quest’ultima in particolare preferisce il sistema a colori per la chiarezza, +2) abbassano la media dei punteggi assegnati, ma il Nutrinform rimane comunque preferito all’etichettatura a semaforo. Sicuramente l’importanza dell’etichetta sui prodotti, a prescindere dalla tipologia considerata, è ben chiara e diffusa tra i consumatori è. La maggior parte dei consumatori intervistati ha dichiarato di apprezzare le informazioni presenti nelle etichette fronte pacco. In media, il 36% delle persone che hanno risposto ha spiegato che gradirebbe maggiori informazioni relative alla qualità dei singoli ingredienti, mentre il 49% vorrebbe più informazioni sulla loro provenienza (addirittura il 58% in Italia e Germania). Un’altra informazione a cui i consumatori sembrano prestare particolare attenzione è quella relativa alle informazioni nutrizionali (53%) e alle informazioni sugli ingredienti che possono causare allergie (51%). Emerge in modo chiaro come il consumatore dichiari di voler ricevere più informazioni sul cibo che acquista, soprattutto se queste ultime sono legate agli effetti che i prodotti potrebbero avere sulla salute. Altrettanto interessante è poi notare quanto minore risulti essere l’attenzione alla sostenibilità e all’impatto che il cibo può avere sull’ambiente negli intervistati del Nord America e della Russia, che considerano in maniera più bassa il legame esistente tra gli alimenti e la propria salute, in netto contrasto con i trend dei paesi Ue. “Come sappiamo - ha dichiarato Andrea Segrè, direttore scientifico Waste Watcher International-Università di Bologna - entro il prossimo semestre la Commissione europea dovrà esprimersi su un’etichettatura nutrizionale armonizzata nei Paesi europei. Importante, dunque, il nostro studio dove è chiaro il parere dei consumatori: lasciamo a casa i semafori, premiamo l’acceleratore per una corretta informazione, privilegiamo porzioni equilibrate e combinazioni di alimenti appropriate, sosteniamo la Dieta Mediterranea”.
“Spesso dietro queste etichette si celano interessi di interesse commerciale - ha osservato, ai microfoni Winenews, Nicola Calzolaro, dg Federalimentare - e noi, invece, riteniamo che al consumatore debbano essere date informazioni corrette, adeguate e giuste e che non vada obbligato a scelte di consumo in un senso o nell’altro, perché le scelte di consumo devono essere in funzione di un’educazione alimentare, di diete equilibrate e di scelte consapevoli”. “I rilevanti contenuti del rapporto presentato oggi - afferma Franco Verrascina, presidente Copagri e copresidente del Coordinamento Agrinsieme - ci aiutano a guardare con maggiore chiarezza e obiettività all’acceso dibattito in atto da mesi, a livello comunitario ma anche nazionale, sulle etichette alimentari, mettendo in evidenza due aspetti fondamentali della questione: il primo è che i consumatori sono molto attenti alle informazioni nutrizionali sui prodotti agroalimentari, tanto che vorrebbero avere a disposizione maggiori dettagli sulla qualità e sulla provenienza degli alimenti; il secondo, è che proprio per tale ragione i cittadini orientano le loro scelte di acquisto in base alle informazioni delle etichette nutrizionali, tenendo in grande considerazione il valore salutistico”. “Da tutto ciò - conclude Verrascina - si evince quanto sia importante avere un sistema di etichette, come ad esempio quello a batteria proposto dal nostro Paese, che sia allo stesso tempo puntuale e preciso, ma anche chiaro e di immediata comprensione, che non si limiti ad associare un colore a ciascun alimento, ma che al contrario vada ad accogliere le richieste dei consumatori per una maggiore e più ampia informazione”.

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