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IDEE DI TERRITORIO

“Orvieto, città del gusto e dell’arte”: il buono unito al bello nella culla del Rinascimento umbro

Tra imprese ed istituzioni, nasce il progetto che tra vino, cucina e patrimonio storico vuole riportare Orvieto ed il suo vino ai fasti di un tempo

Unire lo sconfinato patrimonio storico e artistico che trapunta l’Italia con la non meno variegata ed importante offerta enogastronomica è, a detta di molti, “l’uovo di Colombo” del Belpaese, e anche una strada quasi obbligata per la ripartenza post pandemia, e per il futuro a lungo termine. Obiettivo spesso annunciato ma in non molti casi centrato, e su cui ora punta forte Orvieto, capitale del “Rinascimento” dell’Umbria, e terra di un vino, l’Orvieto, che continua il suo percorso non solo di miglioramento qualitativo, ma anche di comunicazione, per tornare ai fasti di tempo, quando questo vino, che Gabriele D’Annunzio definì “sole d’Italia in bottiglia”, era già amato dagli Imperatori di Roma, e poi dai Papi, come Paolo III Farnese e Gregorio XVI, e che proprio grandi artisti rinascimentali come Pinturicchio e Signorelli chiesero come vitalizio tra la fine del Quattrocento ed il Cinquecento, nei lavori per gli affreschi del capolavoro d’arte romanico-gotico che è il Duomo. Nasce con i piedi ben piantanti nella storia, dunque, ma con lo sguardo al futuro, il progetto “Orvieto, città del gusto e dell’arte, il cui primo ciclo sarà di scena dal 27 settembre al 3 ottobre 2021, tra itinerari e passeggiate enogastronomiche e grande cucina stellata, ma il cui orizzonte è molto più avanti nel futuro, come spiegato da Dominga Cotarella, alla guida di Famiglia Cotarella, una delle cantine più importanti del territorio e tra le ideatrici, insieme al Consorzio dei Vini di Orvieto, al Comune, al Consorzio “Way of Life”, al Gal Trasimeno Orvietano e con il supporto della Coldiretti.
“Per noi non è un evento, è un progetto, ha il suo inizio, il 27 settembre 2021, ma ha un traguardo che va oltre, al 2023 (quando ricorreranno i 500 anni dalla morte di artisti come il Perugino ed il Signorelli, ndr). Parte da Orvieto - ha detto Dominga Cotarella - perchè è la nostra città, ma vuole andare a toccare i comuni del territorio e di tutto il Trasimento. Il Gal ha avuto un ruolo fondamentale di collante, è un progetto che vuole raccontare la bellezza, certamente legata all’enogastronomia, e ringrazio tutte le aziende ed i produttori di vino, ed il Consorzio dei Vini di Orvieto: hanno aderito 27 aziende su 30, ma il nostro obiettivo è il 100%, perchè è un progetto inclusivo, che crea rete, che va oltre ognuno di noi, imprese o istituzioni. Il nostro obiettivo è raccontare la nostra bellezza, passando dalla nostra ristorazione, che racconta l’agricoltura che tutela l’ambiente, ed è una ricchezza incredibile. Una ristorazione che deve essere tutelata, perchè è essa stessa una forma d’arte”.
Tre le cene stellate con cui si comincia: lunedì 27 settembre, con gli chef Riccardo Monco e Alessandro Della Tommasina di “Enoteca Pinchiorri” (3 stelle Michelin - Firenze), a seguire martedì 28 settembre sarà la volta di Anthony Genovese del Ristorante “Il Pagliaccio” (2 stelle Michelin - Roma), giovedì 30 settembre il protagonista sarà Franco Pepe, uno tra i migliori pizzaiolo al mondo con la sua pizzeria “Pepe in Grani” (Caiazzo); in ottobre, il primo week-end avrà come protagonista la passeggiata eno-gastronomica che darà visibilità alle piccole imprese locali e ai loro prodotti, legandoli alle bellezze paesaggistiche e artistiche di Orvieto: la formula è quella del pranzo itinerante che attraverserà le principali vie e piazze (dal Palazzo del Capitano del Popolo al complesso del San Giovanni, dalla chiesa di San Francesco e Santa Chiara alla chiesa di Sant’Andrea, con i suoi sotterranei, al Duomo, simbolo della città nel mondo).
“L’Italia è un Paese straordinario, ma spesso - ha sottolineato il presidente Coldiretti, Ettore Prandini - ne ignoriamo le potenzialità, soffermandoci solo sui problemi. E non capiamo che un territorio come Orvieto, ed una Regione come l’Umbria possono trasformare la bellezza e la bontà in opportunità economiche che devono ricadere sul territorio. Come Coldiretti ha fatto da tempo con “Campagna amica”, una rete che è nata per raccontare il territorio e quello che c’è dietro una bottiglia di vino o di olio. Oggi Campagna Amica vale 3,5 miliardi di euro, da opportunità a 12.000 imprese agricole di avere soddisfazioni che diversamente per le loro dimensioni probabilmente avrebbero chiuso. Dobbiamo ripartire con la consapevolezza di quello che il cibo può offrire alle nuove generazioni. Se parliamo di vino, poi, sappiamo che l’Italia è un Paese straordinario, il primo al mondo per vitigni autoctoni, ma anche di Doc e Docg, che spesso danno un carattere unico anche ai vitigni internazionali. Ed è la base di un racconto che affascina chi viene nel nostro Paese, e che deve creare quell’emozione, quel sentimento che deve far si che chi torna nel suo Paese ricerchi quei sapori e quei prodotti che poi, però, deve ritrovare. E per fare questo servono investimenti anche nelle infrastrutture. Perchè dobbiamo essere consapevoli che l’agroalimentare - ha aggiunto Prandini - è il vero motore economico che l’Italia potrà sfruttare nei prossimi anni. Nel 2021 supereremo i 50 miliardi di esportazioni, per la prima volta, ma dobbiamo puntare ai 100 miliardi, che poi sono quello che già perdiamo per colpa dei falsi e dell’“Italian sounding”. Ed è un obiettivo che si può raggiungere facendo rete e sistema, copiando anche chi, come la Francia, con un sistema organizzato, ha saputo accompagnare le aziende nel mondo. Perchè non è vero che vincerà solo chi è grande, o chi ha un certo volume di produzione. La sfida è un’altra: è mettere nelle stesse condizioni le piccole, le medie e le grandi aziende di essere sui mercati internazionali e far conoscere l’Italia. Ed il turismo è un perno di questo processo. Chi viene nei territori capisce il valore dei nostri prodotti, capisce la differenza tra originale e falso, grazie al lavoro di ristoranti, agriturismi, grazie a contadini e chef stellati che danno vita al racconto del territorio della sua bellezza e vivacità. Se valorizziamo questo nessuno può competere con noi, ma dobbiamo esserne conviti, dobbiamo essere consapevoli che possiamo essere locomotiva del Paese. E anche in virtù di questo dobbiamo pretendere percorsi formativi diversi dal passato, e penso, per esempio, al settore alberghiero che è stato trascurato. Sono importanti i cuochi, ma anche i camerieri. Dobbiamo lavorare insieme, e non dobbiamo rischiare di farci ingolosire da possibilità speculative, e qui penso al Pnrr sulla transizione ecologica: dico a tutti gli amministratori di evitare che territori stupendi e unici vengano ricoperti di pannelli fotovoltaici, andrebbe contro ai nostri interessi e a tutto ciò che il territorio ci invidia”, ha sottolineato Prandini.
Tracciando per l’Italia un percorso di valorizzazione “del buono e del bello”, che è lo stesso che vuole percorre Orvieto, puntando sulle sue arti, quelle pittoriche, architettoniche e monumentali, e quelle del gusto. Partendo dal suo vino, perchè “se c’è un prodotto dell’agroalimentare che esprime l’arte, è il vino, che ha accompagnato l’uomo nella sua evoluzione, è cresciuto in qualità grazie ad enologi e produttori, ed ha lasciato una miriade di testimonianze della sua importanza, come raccontano i vinaccioli trovati nelle tombe etrusche, per esempio, o i mille esempi di pittura e scultura in cui c’è qualche riferimento al vino”, ha sottolineato Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi.
Come ha spiegato la sindaca di Orvieto, Roberta Tardani, “Orvieto città del gusto e dell’arte riprende e rinnova lo spirito e il brand di “Orvieto con gusto”, evento ideato dal Comune di Orvieto che alla fine del Novecento, grazie anche alla collaborazione con Slow Food, aveva dato una vetrina internazionale alle eccellenze enogastronomiche del nostro territorio. Allora era stata una bella intuizione e aveva anticipato un format, quello della passeggiata enogastronomica, che sarebbe stato poi ripreso con successo in tante altre parti d’Italia. Oggi, grazie all’interessamento attivo degli imprenditori del settore e alla rinnovata collaborazione da parte di questa amministrazione comunale, questo evento cambia pelle puntando sulla qualità. È di assoluta rilevanza che accanto alla tradizionale passeggiata, che ora sottolinea ancora di più l’abbinamento tra il cibo e le splendide location di Orvieto, si affianchi la novità introdotta dalle cene con gli chef stellati chiamati a esaltare i nostri prodotti tipici e soprattutto il nostro vino, tratto distintivo e di identità della nostra città. Ed altrettanto importante è il coinvolgimento dei locali e dei ristoranti della città che ne fanno un evento diffuso negli spazi e nel tempo ma che soprattutto dà il senso di fare squadra e di correre insieme verso l’obiettivo comune che è quello di promuovere il territorio e le sue eccellenze. A noi il compito di valorizzare questo settore, comunicandolo e raccontandolo con la sempre più necessaria collaborazione con le istituzioni e le associazioni di settore, e dandogli le gambe. Come? Con il progetto dei distretti del cibo, sul quale abbiamo puntato sin dall’inizio del mandato e che abbiamo affidato al Gal Lago del Trasimeno-Orvieto che su questo obiettivo sta facendo un grande lavoro di animazione e di coinvolgimento di un ampio territorio. E con il progetto del Palazzo del Vino e dei prodotti della terra nell’ex chiostro di San Giovanni ormai in dirittura di arrivo dopo tanti ritardi e lungaggini alle quali abbiamo cercato di trovare finalmente una soluzione”.
“Orvieto con Gusto è una formula rinnovata - ha aggiunto - Francesca Caproni, direttore Gal Lago del Trasimeno-Orvieto - con partner importanti e sono certa che faremo un lavoro importante e questo si sposa bene con gli obiettivi che dà l’Unione Europea al Gal, che vuole promuovere e comunicare il territorio proprio attraverso le sue eccellenze, quindi la bellezza, l’enogastronomia, i siti naturalisti, l’arte. Questa idea di mettere insieme arte e gusto è vincente, ma c’è ancora molto da lavorare”.

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