“Per mantenere il paesaggio occorre che l’agricoltura resti attiva, che il contadino abbia un adeguato reddito e che il consumatore riconosca nelle uve Zibibbo e nel Passito di Pantelleria un assoluto valore qualitativo oltre che identitario”: è così che Pantelleria, nelle parole di Giacomo Rallo, fondatore e presidente della storica cantina siciliana Donnafugata, che da 30 anni investe e custodisce l’isola, portandone il nome nel mondo, insieme ad aziende vitivinicole come Dietro L’Isola, Salvatore Murana, Coste Ghirlanda, Marco De Bartoli Bukkuram ed Emanuela Bonomo, ma anche la Cooperativa dei Capperi di Pantelleria e gli olivicoltori, diventa “paradigma” italiano di quei paesaggio unici che è l’agricoltura a mantenere, ma che non può farlo da sola, senza coinvolgere l’intera comunità e, soprattutto, senza l’aiuto delle istituzioni. E che Pantelleria sia uno dei territori su cui l’Italia deve investire, in termini di innovazione, idee e risorse, è il messaggio lanciato dal Passitaly 2015, edizione n. 2, di scena dal 24 al 27 ottobre, della kermesse dedicata ai vini passiti e alla pratica colturale della Vite ad Alberello, gioielli di quel sistema rurale fortemente antropizzato, unico nel Mediterraneo, che caratterizza l’isola e che le è valso il riconoscimento Unesco e l’inserimento della Vite ad Alberello tra i Beni immateriali Patrimonio dell’Umanità. Proprio in occasione dell’evento, il Ministero delle Politiche Agricole ha emesso il decreto sulla gestione del riconoscimento individuandone anche i componenti del Comitato di gestione e le specificità tecnico-scientifiche.
A livello planetario sono 162 i territori che possono vantare un valore competitivo legato al paesaggio, alla sua identità e al lavoro dell’uomo, e, tra questi, c’è Pantelleria: isola vulcanica, fortemente antropizzata, tanto da diventare simbolo d’equilibrio tra uomo e natura, dove si pratica una viticoltura eroica, impegnativa perché in un ambiente mutevole e spesso impervio, caratterizzato da terrazzamenti e muretti a secco, dove protagonista assoluto è lo Zibibbo (Moscato d’Alessandria), che cresce ad alberello grazie alla mano sapiente del contadino pantesco, e dal quale si ottiene il tanto celebrato, in Italia e nel mondo, Passito di Pantelleria. “È un esempio di agricoltura eroica - ha detto Giacomo Rallo - che vive in simbiosi con il suo paesaggio, ovvero quel valore aggiunto che la fatica di generazioni di contadini ha saputo costruire nel tempo, strappando fazzoletti di terra alla roccia e utilizzando la pietra per costruire muretti a secco, giardini e dammusi. Qui a Khamma accogliamo in estate oltre 2.000 visitatori all’anno, mostrando loro la vigna centenaria ed il giardino pantesco che abbiamo restaurato e donato al Fai: un modo concreto, affinché gli straordinari elementi dell’agricoltura e del paesaggio di Pantelleria siano percepiti ed apprezzati”. Perché produrre il Passito a Pantelleria, ha detto Salvatore Murana, storico piccolo produttore dell’isola, “è qualcosa di ancestrale e Pantelleria è molto più di un’isola, che può incantare il mondo”. “La nostra missione è la salvaguardia del paesaggio e il recupero della terra, promuovendo Pantelleria e la sua pratica vinicola”, ha aggiunto Giulia Pazienza, alla guida di Coste Ghirlanda.
È per questo che quell’unicum che è Pantelleria deve aprirsi alla conoscenza, e il Comune di Pantelleria ha presentato l’itinerario sulla “Vite ad Alberello”, un circuito di 37 km per conoscere la complessità del contesto produttivo e il lavoro del contadino. “Pantelleria ha un valore aggiunto non riproducibile dalla concorrenza per le risorse naturali e umane dell’isola che le conferiscono una identità specifica - ha sottolineato Mauro Agnoletto dell’Università di Firenze - l’aspetto ambientale e la qualità della vita (al centro degli studi Unesco e del Registro Nazionale Paesaggi Naturali e Storici) deve essere motivo di sviluppo economico e di educazione culturale”.
Proprio “il riconoscimento Unesco della Dieta Mediterranea e dell’alberello pantesco hanno segnato una svolta epocale per la Sicilia e l’area del Mediterraneo - ha aggiunto Dario Cartabellotta, Commissario unico del Cluster Bio-Mediterraneo, tra i promotori del riconoscimento Unesco - l’agricoltura ha assunto il valore che riteniamo qualificante il nostro stile di vita, il nostro approccio al futuro che resta ancorato però alla nostra cultura e a ciò che la rappresenta”. Ma l’agricoltura non può essere la sola a svolgere tale compito, senza aprirsi all’innovazione: in un progetto pilota con il Politecnico di Torino, il Comune di Pantelleria, Enel Green Power e Wave for Energy, a Pantelleria è stato posizionato il primo dispositivo che, sfruttando il moto ondoso, genera energia elettrica, ed un più alto grado di sostenibilità sull’isola, con l’intento di riuscire a fornire, in un futuro non lontano, il 10% -15% del fabbisogno dell’isola.
Così come l’agricoltura pantesca deve essere sostenuta e tutelata. “L’esperienza di Pantelleria - ha detto Luca Bianchi, capo Dipartimento delle Politiche Competitive del Dipartimento Qualità del Ministero delle Politiche Agricole - partendo dal lavoro che abbiamo svolto insieme per arrivare al riconoscimento Unesco, deve poter proseguire nel tempo e su obiettivi precisi”. Per questo il Ministero delle Politiche Agricole ha emesso il decreto sulla gestione del riconoscimento individuandone anche i componenti del Comitato di gestione e le specificità tecnico-scientifiche richieste.
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