Politica, economia, curiosità e tendenze che animeranno il mercato enoico dei prossimi anni. Anche se è stata un’edizione a detta di molti sottotono, e che riflette a suo modo le difficoltà del mercato del vino, la ProWein 2024, che si è chiusa ieri sera, a Düsseldorf, di spunti da offrire ne ha lasciati. Se come abbiamo già raccontato su WineNews, molti produttori italiani hanno sottolineato una certa voglia di tornare a correre, anche da parte dei buyer (presenti in numero minore rispetto al passato, con l’Asia praticamente assente), le difficoltà di consumi in calo ed economie poco fiorenti un po’ ovunque, si fanno ancora sentire sul mercato del vino tradizionale, ad ogni latitudine.
Mentre sotto la luce dei riflettori, con buona pace della critica che non li apprezza, e di una normativa italiana che ancora non consente di produrli, a livello nazionale, la scena l’hanno rubata i vini no e low alcol. Che, nei primi 2 mesi 2024, secondo i dati diramati in fiera, hanno già fatto +91% sullo stesso periodo 2023, con una crescita del 7% annuo fino al 2026, secondo Iwsr - International Wine & Spirits Research, e di cui la stessa Germania è il primo mercato in volume, seguita da Spagna, Usa, Giappone e Uk. Un trend cavalcato anche da aziende italiane come Bottega, tra i nomi più importanti del mondo Prosecco, che da tempo ha lanciato sul mercato alcuni prodotti, riproposti anche a ProWein 2024, e che nel 2023, fa sapere Sandro Bottega, ha già venduto 200.000 bottiglie di prodotti “no alcohol”, a +8% sul 2022. Altro tema ricorrente, e sempre più impattante sul mercato, è quello della sostenibilità. Che se per molti continua a fare rima con biologico, per altri è un concetto più ampio, e che parte dalla bottiglia stessa. E tra le curiosità, in fiera, c’è chi, come Cantine Ceci 1938, tra i leader del Lambrusco, ha lanciato sul mercato la sua bottiglia in alluminio, leggera e riciclabile, ovviamente, nel quadro del progetto “For The Future Sustainability Project”, dopo aver presentato il concept a Vinitaly 2023 (come abbiamo raccontato anche in questo video). Voglia di novità, in genere, sembra essere una delle parole chiave, come testimonia anche Schenk Family Italia, che ha accolto ancora più visitatori da tutto il mondo rispetto al passato, con ben 1.800 assaggi (+12,5% sul 2023), presentando un’altra curiosità: una bottiglia la cui etichetta cambia colore a seconda della temperatura, dedicata al Primitivo Ice di Masso Antico, vino rosso pensato per essere bevuto fresco, altro piccolo trend che sta prendendo campo in un mondo del vino che vede cadere molti dei suoi “tabu”, soprattutto grazie all’approccio più leggero dei giovani. Nuove generazioni che le cantine cercano di coinvolgere sempre di più in progetti come quello del Gruppo Zonin1821, che ha condiviso il suo sapere con gli studenti, accogliendone suggerimenti su come migliorare, nelle Università italiane, e che in futuro, ha raccontato in fiera, sarà complementare alla Zonin1821 Academy, una “scuola interna” per formare collaboratori e partner commerciali. “Con Millennials e Gen Z, dobbiamo dialogare con temi complementari rispetto a quelli ai quali siamo abituati, centrati sulle sole caratteristiche organolettiche. E non con una comunicazione unidirezionale, ma invitandoli ad arricchire il settore e riflettere sul consumo responsabile, sul rapporto tra vino e salute, sulla sostenibilità, sulle attività sociali che facciamo e su novità come i ready to drink o i prodotti analcolici che si affiancano alle proposte tradizionali e possono essere oggetto di sperimentazione di consumo”, ha detto il presidente del Gruppo, Domenico Zonin. Anche Caviro conferma il sentiment cautamente positivo della fiera (alla quale ha partecipato con tanti suoi brand Tavernello, Vigneti Romio, ma anche con i suoi marchi più prestigiosi Leonardo da Vinci e Gerardo Cesari), e parla “di percezione del fermento di un settore che riserva - spiega Giampaolo Bassetti, dg Gruppo Caviro - ancora grandi opportunità nel futuro, con un export tra consolidamento e nuove espansioni, e la positività di un’accelerazione verso il 2025”. “Che sarà - continua Luisa Bortolotto, direttore export del colosso Caviro - all’insegna della qualità, dell’affidabilità dai clienti, della sostenibilità e delle confezioni a minor impatto, come quelle in Tetra Pak e dell’importanza del packaging, della bellezza della grafica e della riconoscibilità allo scaffale delle etichette. Con 175 milioni di litri di vino venduti ogni anno in Italia ed esportati in oltre 80 Paesi nel mondo, Caviro rappresenta la più grande cantina d’Italia, con un portafoglio di brand e prodotti nelle diverse fasce di prezzo, dal daily al vino d’annata, in Italia all’estero. Per farlo bisogna anche saper intercettare e cavalcare i nuovi trend di consumo: “Caviro non manca di osservare e studiare il mercato, dove bisogna essere capaci di offrire prodotti piacevoli e riconoscibili nei diversi segmenti. Tra i principali trend, quello del low alcol e del no alcol, trainati dalle specifiche legislazioni e dai cambi dei sistemi di tassazione: i clienti oggi hanno interesse ad avere in portafoglio anche questo tipo di prodotti, anche se la richiesta è ancora agli albori e la qualità lascia molto a desiderare”.
Tra le conferme, invece, la passione dei tedeschi e dei consumatori del mondo per il vino italiano, il più presente, seppur in maniera minore che in passato, con più collettive e qualche defezione tra le aziende medio piccole, in fiera, come già annunciato nei giorni precedenti alla kermesse (ma in netta contrazione, è stata anche la rappresentativa della Francia, che, in futuro, ridurrà ulteriormente la sua presenza puntando molto sull’evento “di casa”, Wine Paris & Vinexpo a Parigi, ndr). Perché, come ha ribadito Silvano Brescianini, presidente Consorzio Franciacorta, “la Germania è un mercato chiave e ProWein rappresenta un’opportunità eccellente per consolidare la nostra presenza in un contesto così dinamico e appassionante”. E, infatti, non sono mancati i top brand del Belpaese, da Angelini Wines & Estates a Caprai, da Romano dal Forno a Gini, da Umani Ronchi a Planeta, da Antinori a Banfi, da Bortolomiol a Cadis, da Albino Armani a Settesoli, da Carpenè Malvolti a Carpineto, da Zonin1821 a Mazzei, da Caviro a Cavit, da Cesari a Collemassari, da Cusumano a Donnafugata, da Cecchi a Frescobaldi, da Ferrari a Feudi di San Gregorio, da Fontanafredda a Fantini Group, da Berlucchi a Gruppo Italiano Vini (Giv), da Tenute del Leone Alato a Leone de Castris, da Lungarotti a Masciarelli, da Masi a Michele Chiarlo, da Pasqua Vigneti e Cantine a Piccini 1882, da Rocca delle Macìe a Santa Margherita, da Bellavista a Tedeschi, da San Felice a Speri, da Tenuta San Guido (Sassicaia) a Tenute del Cerro, da Terre d’Oltrepò a Tommasi Family Estates, da Tua Rita a Velenosi, da Venica & Venica a Vietti, da Vignaioli del Morellino di Scansano a Villa Sandi, da Zenato a Zorzettig, passando per i Consorzi come quelli di Brunello di Montalcino, Nobile di Montepulciano, Prosecco Doc, Bolgheri, Valpolicella, Franciacorta, Asti, Manduria, Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, Lambrusco, Lugana, Morellino di Scansano, Maremma, Doc delle Venezie, Doc Roma, Vini d’Abruzzo, Soave, Vini di Romagna, Chianti, Chianti Classico e Alto Adige, ed ancora Istituto Marchigiano Tutela Vini e Piemonte Land of Wine, e i grandi raggruppamenti di imprese come Italiana Signature Wines Academy ed Italia del Vino Consorzio. Una passione, che cresce anche nell’abbinamento dei nostri vini con il cibo made in Italy, come ha scelto di fare Ascovilo, che riunisce i Consorzi del vino di Lombardia, dall’Oltrepò Pavese al Lugana, dal Garda Doc alla Valtellina, dalla Valtènesi alla Valcalepio, insieme al Consorzio del Grana Padano.
Ma a ProWein 2024, sotto più aspetti, si è parlato soprattutto di futuro. Come ha fatto, per esempio, “Wine of Moldova”, che ha lanciato due vini, un rosso e un bianco, realizzati completamente sotto le indicazioni della AI (intelligenza artificiale) su varietà, vendemmia, vinificazione, assemblaggio, etichettatura e comunicazione dei prodotti. O come hanno fatto le 16 cantine dell’Ucraina, in fiera, per la seconda volta, in rappresentanza di un settore che, pur con i suoi 30.000 ettari di vigna soprattutto intorno ad Odessa ed a Kherson, con una produzione media di 66 milioni di litri all’anno, nel 2023 ha continuato a sopravvivere nonostante le bombe russe, ed è riuscita mettere insieme esportazioni per 9 milioni di dollari, secondo i dati di “Wines of Ukraine”, diffusi a ProWein.
Ancora, aspettando che, a Vinitaly 2024, dal 14 al 17 aprile a Verona, come annunciato dal Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, si radunino i Ministri dei Paesi membri dell’Oiv - Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (che celebra i suo 100 anni), a ProWein 2024 si è riunita l’Arev, l’Assemblea delle Regioni Vitivinicole Europee, i cui membri hanno espresso le loro preoccupazione sulle prospettive del settore (come testimonia non solo il rallentamento del mercato, ma anche, per esempio, la forte crisi di Bordeaux, in Francia, soprattutto sui vini di basso prezzo, che spesso in questi mesi vi abbiamo raccontato), e che, anche in vista delle elezioni del Parlamento Europeo del prossimo giugno, ha esortato i partiti politici, “a meno di 100 giorni dal rinnovamento del Parlamento”, di “onorare i loro impegni in materia di viticoltura, chiedendo una reale volontà politica per invertire la situazione”, per un settore che vede la viticoltura europea davanti ad un “un bivio critico”. “La preoccupazione di Arev si estende anche al calo dei consumi in alcuni segmenti vitivinicoli e all’impatto devastante del cambiamento climatico sui vigneti. Sosteniamo soluzioni che adattino la produzione a queste sfide, promuovendo una stretta collaborazione tra regioni, paesi e Commissione Europea. Invece di cercare un capro espiatorio, l’Arev sostiene un approccio comune per trovare soluzioni sostenibili: in questo periodo pre-elettorale, chiediamo una mobilitazione senza precedenti di attori politici e professionali, invitando a lavorare insieme nella ricerca di soluzioni efficaci per garantire il futuro sostenibile della viticoltura europea”, sottolinea Arev.
Ma, come sempre, la ProWein 2024 è stata anche momento per un confronto tra le produzioni dei Paesi di tutto il mondo. Come, per esempio, nel tradizionale spazio del Concorso Internazionaler “Mundus Vini” firmato dall’editore tedesco Meininger, con in degustazione molti dei vini premiati nel recente “Spring Tasting”, insigniti con il “Grand International Wine Award” n. 34. Tra i vini di ben 45 Paesi produttori, il Belpaese ha trionfato su tutti, con 639 medaglie (12 Grand Gold, 370 Oro e 257 Argento), davanti alla Spagna (535), al Portogallo (352) e alla Francia (296), con il massimo riconoscimento ottenuto, tra gli altri, da cantine come Donnafugata, con il suo Ben Ryè 2021, Claudio Quarta Vignaiolo, con l’Anima di Primitivo 2021, o ancora, da Fattoria La Vialla, con il suo Vin Santo del Chianti Occhio di Pernice Riserva 2015, passando per Roberto Sarotto, con il Barbaresco 2019, ma anche per Fantini Group, con il Montepulciano d’Abruzzo 2022 e con il Messapi Negramaro di Puglia 2023, con la cantina del fondo Usa Platinum che, spiega “Mundus Vini”, nel complesso, è la più premiata d’Italia. E con i top brand del vino italiani saliti ancora agli onori delle cronache, anche con Planeta, eletta “Wine family of the year” dei “Meininger Awards Excellence in Wine & Spirit” n. 18, premio tra i più prestigiosi del vino tedesco, di scena a Düsseldorf, nei giorni di ProWein.
Spunti e frammenti da una fiera che, nonostante qualche perplessità espressa da diversi espositori (italiani e non, ndr), per gli organizzatori è stata soddisfacente, con 47.000 visitatori professionali da 135 Paesi, secondo i numeri ufficiali di Messe Düsseldorf: “nessun’altra fiera offre un’offerta così ampia come la ProWein ed a Düsseldorf sono rappresentate tutte le regioni vinicole internazionali. Siamo lieti non solo di registrare l’alta qualità da parte degli espositori, ma anche di vedere persone di prim’ordine recarsi a Düsseldorf da tutto il mondo, tra cui un numero crescente di dirigenti con poteri decisionali”, le parole del direttore Peter Schmitz, nel dare l’appuntamento alla ProWein 2025, dal 16 al 18 marzo.
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