Regole più omogenee con i competitor Ue sulla promozione, soprattutto Spagna, Francia e Portogallo, perchè l’Italia del vino sia davvero più competitiva nel mondo. “Perchè va bene come dice il Ministro Martina, aver speso il 99% delle risorse Ocm, ma poi va valutata anche la qualità della spesa, e su questo c’è da migliorare, perchè spendere in maniera inefficace soldi pubblici e privati (al 50%) vuol dire sprecare risorse o rendere vani gli sforzi”. A chiederlo, dal forum “wine2wine” (Verona, 2-3 dicembre www.wine2wine.net), sono Sandro Boscaini, presidente di Federvini, e Silvana Ballotta, alla guida di Business Strategies, uno degli studi di consulenza sull’internazionalizzazione delle imprese più importanti d’Italia, nel convegno “Ocm Promozione Vino: lo stato dell’arte e le prospettive future”. In sostanza, quello che lamentano Ballotta e Boscaini, è l’avere una normativa più farraginosa, tra bandi nazionali, regionali e graduatorie (spesso in ritardo) rispetto ai più importanti competitor europei, con ripercussioni decisamente negative e concrete.
“Gli importatori, per esempio, hanno spesso prima, e più chiara, la programmazione di francesi e spagnoli, che gli consente di pianificare meglio azioni ed iniziative, mentre noi arriviamo sempre dopo. Dobbiamo essere messi nelle condizioni di spendere bene i soldi a noi destinati - ha proseguito Boscaini - così come lo fanno Francia, Germania, Spagna e Portogallo. Purtroppo non è così e mi dispiace che oggi il Ministero non sia presente. Le nostre aziende sono molto preoccupate per l’iter del decreto che già quest’anno ha preso il via con 8 mesi di ritardo. In questo momento - ha concluso il presidente - le imprese non sono in grado di dire cosa avranno a disposizione e pianificare l’investimento. Tutto questo rende incredibilmente difficile fare proposte e soprattutto rende sgomenti gli importatori che trattano allo stesso tempo con i nostri colleghi europei, che conoscono i programmi con mesi di anticipo rispetto a noi”.
Nondimeno, il settore funziona, cresce, ed è la punta di diamante di un’agricoltura che, “come dimostrano anche gli ultimi dati Istat - ha aggiunto il presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, Luca Sani - è ormai uno degli asset più trainanti dell’economia italiana, e per il quale sono in arrivo oltre 1 miliardo di euro, attraverso la Legge di Stabilità, tra risorse dirette e defiscalizzazione, e anche 120 milioni in più sulla promozione dal piano per il made in Italy del vice ministro allo Sviluppo Economico, Carlo Calenda. Anche se tutto questo non basta: per raggiungere i 50 miliardi di export dell’agroalimentare nel 2020, serve di più, a partire da un piano organico per la lotta all’Italian Sounding”.
Di certo, però, l’attenzione al settore non manca, ed in particolare sul vino. Sia in Italia, dove, tra le altre, cose, dice Sani a WineNews, “il 16 dicembre ci sarà un convegno alla Camera proprio sul tema della promozione, ma anche sui lavori del Testo Unico del Vino e sulla legge per renderlo, anche formalmente, patrimonio nazionale italiano, tre aspetti che ritengo fondamentali per il settore. La prossima settimana - aggiunge Sani - il Testo Unico del vino passerà all’esame della Commissione Agricoltura e c’è la volontà di procedere all’approvazione attraverso la formula semplificata della legislativa. Abbiamo raggiunto un testo base, e dal prossimo anno il registro unico sarà una realtà”.
Ma anche in Ue, da dove, ha detto in collegamento il coordinatore S&D Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo, Paolo De Castro, si ridimensiona la preoccupazione sulla liberalizzazione dell’uso dei nomi di vini italiani legati a vitigni.
“È chiaro che i nostri amici spagnoli e portoghesi vedono con interesse la possibilità di prendersi le nostre quote di mercato - ha detto De Castro - ma stiamo lavorando perché ciò non avvenga, e sembra che l’impegno preso dal commissario Hogan abbia ridotto questo rischio, anche se manteniamo la massima allerta. È assolutamente necessario - ha proseguito De Castro - mantenere il livello di protezione delle denominazioni fino ad oggi garantito. Il sistema Italia si deve muovere compatto, attivarsi per evitare che questa deriva liberista possa mettere in discussione gli sforzi di investimento fatti dai nostri Consorzi”.
Un De Castro che, dall’Europa, plaude sia al “lavoro straordinario svolto con il piano straordinario Made in Italy” di Calenda, che al progetto di legge Sani per il riconoscimento del vino quale patrimonio culturale, “anche perché a Bruxelles stiamo cercando di controbattere a una vera e propria deriva tra uso e abuso di alcool secondo un approccio nordeuropeo”.
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