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L’EVENTO

“Slow Wine Fair” n. 3: la salute del suolo per la salute del vino

Dal 25 al 27 febbraio, la kermesse targata BolognaFiere e Sana, con la regia Slow Wine, all’insegna del vino “buono, pulito e giusto”

“Il mondo del vino sta attraversando cambiamenti profondi, sia per il climate change, che per il cambiamento dei gusti, che, per esempio, vedono i vini rossi un po’ in crisi. C’è bisogno di ripensare il vino e di inquadrarlo come prodotto differente da altre bevande, e questo si fa raccontando quello che è la produzione virtuosa del vino, a 360 gradi, ed il “Manifesto” racconta questo. Da un lato, la sostenibilità ambientale secondo le regole del Manifesto, e, dall’altro, l’attenzione all’aspetto sociale ed economico, quindi il vino come traino delle economie locali, soprattutto nei borghi, e poi la parte dedicata al rispetto del paesaggio”. Così Giancarlo Gariglio, alla guida di Slow Wine, spiega a WineNews il senso del Manifesto della “Slow Wine Coalition” ed i suoi principi, attorno al quale ruotano gli argomenti della “Slow Wine Fair” n. 3, di scena dal 25 al 27 febbraio, a Bologna, organizzata da BolognaFiere e Sana (Salone Internazionale del Biologico e del Naturale), con la direzione artistica di Slow Food, per un format sempre più di successo (10.000 ingressi nel 2023 ed oltre 750 cantine in expo da 20 Paesi del mondo). Ed il cui focus sarà “il diritto ad un suolo sano per un vino sano”.
Già 400 le cantine accreditate (anche da Austria, Francia, Germania, Spagna, Argentina e Cile, Georgia e Turchia, oltre che Australia e Cina), con la prospettiva di superare le 800, e su www.slowinefair.it, è possibile prenotare le masterclass in programma e registrarsi alle conferenze online, oltre a candidare il proprio “locale del cuore” per il Premio Carta Vini Terroir e Spirito Slow.
Come detto, al centro della fiera, che è business, ma anche dibattito ed appofondimento, “un vino che non è soltanto buono da bere, ma che porta con sé valori come la tutela della biodiversità, la difesa del paesaggio agricolo e la salvaguardia delle risorse. Un vino che, al tempo stesso, afferma l’importanza che, attorno alle cantine, si diffonda la cultura, e non la moda, del vino. Un vino autentico, riflesso del territorio di riferimento, senza sofisticazioni e compromessi”.
Per una kermesse, sempre più importante per BolognaFiere, come spiegato da Domenico Lunghi, direttore manifestazioni dirette di BolognaFiere: “noi puntiamo a consolidare la Slow Wine Fair, che, in due sole edizioni, si è ritagliata un preciso spazio nel calendario delle fiere europee del vino. Numerosi buyer esteri hanno già confermato la loro partecipazione nel 2024 per arricchire le proprie carte dei vini. Con il supporto di diversi partner, da Ice alle Camere di Commercio, alla nostra rete di agenti esteri - ha detto Lunghi - stiamo raccogliendo molte candidature di operatori del Centro-Nord Europa, dove il vino sostenibile è sempre più richiesto, meglio ancora se biologico o biodinamico. In Slow Wine Fair si potranno fissare incontri one-to-one con possibili partner commerciali grazie alla nostra piattaforma digitale. In Italia, in sinergia con Confcommercio Ascom, Fipe e con FederBio, stiamo promuovendo la manifestazione fra quelle che BolognaFiere rivolge al mondo dell’horeca: da quest’anno, accanto a Marca (per la Gdo), BolognaFiere schiera Sana, la mostra mercato dei Vignaioli Indipendenti (Fivi) e, appunto, la Slow Wine Fair, riuscendo a proporre in soli sei mesi - caso unico in Italia - un palinsesto articolato in ben quattro appuntamenti innovativi, diversi tra loro e capaci di richiamare i maggiori player del food & beverage”.
Come detto, la Slow Wine Fair n. 3 vede al centro del dibattito a Bologna la fertilità del suolo e la sua importanza, dal punto di vista agricolo ma non solo: “grazie alla vita nel suolo, ogni vino rappresenta al meglio il significato della parola terroir. In quei primi 30 cm di terra si conserva il 30% di tutta la biodiversità terrestre, un universo di simbiosi e interrelazione tra microrganismi, funghi e radici che consente alle viti di esprimere aromi specifici esclusivi. Ma il suolo è in grande pericolo - denuncia Federico Varazi, vicepresidente Slow Food Italia - e l’emergenza ambientale che lo riguarda è fra le più sottovalutate. Il 70% di tutti i suoli europei è in uno stato di cattiva salute a causa delle attuali pratiche di gestione, dell’inquinamento, dell’urbanizzazione e degli effetti del cambiamento climatico. Anche l’agricoltura ha le sue responsabilità. Pratiche agricole senza criterio e monocolture intensive hanno accelerato il fenomeno del degrado e dell’erosione quando, invece, il ruolo naturale dell’agricoltura dovrebbe essere quello di restituire al terreno ricchezza e fertilità biologica. Il suolo, come il cibo, deve essere considerato un diritto da garantire a tutti invece che una merce di scambio che sempre più spesso trasforma terreni agricoli e naturali in aree artificiali. Un’edizione ricca di contenuti e un messaggio chiaro: il diritto per tutti ad un suolo “sano da bere”, “da coltivare”, “da abitare” e “sano da vivere”. Lo dobbiamo ai tanti produttori in ginocchio per l’ennesima alluvione frutto degli ennesimi errori. Oggi in Toscana, ieri in Emilia-Romagna lo scorso anno nelle Marche”.
“La Slow Wine Fair sta prendendo corpo come l’evento del vino più identitario del panorama fieristico nazionale e non solo - sottolinea Giancarlo Gariglio, coordinatore Slow Wine Coalition - e questo grazie ad un preciso lavoro sui contenuti che sono al centro del nostro impegno per puntare su una viticoltura in grado di rivoluzionare il sistema agricolo e che presenti il vino al mondo come realmente è: un prodotto della pigiatura dell’uva che, se coltivata in modo virtuoso e seguendo pratiche agronomiche attente a preservare la salute del suolo e la sua vitalità, può contribuire a migliorare la salute del pianeta e a creare un sistema economico e sociale più giusto, rivitalizzando il tessuto dei borghi collinari che rischiano l’abbandono e lo spopolamento. In più la selezione delle cantine, che aderiscono al “Manifesto del vino buono, pulito e giusto”, e l’assaggio sistematico delle loro bottiglie per poter partecipare alla fiera consente di offrire ai buyer e al settore horeca, oltre che agli appassionati, un’offerta omogenea e di altissimo profilo che non ha pari. E gli assaggi nelle masterclass, e gli incontri in programma, offrono una possibilità di approfondire i temi più scottanti del mondo del vino che non ha pari”.
Un focus particolare, poi, sarà rivolto al vino bio. “Il vino biologico è un settore che continua a crescere, rappresenta un punto di forza per il mercato interno ed è particolarmente apprezzato a livello internazionale, dove vale il 19% delle esportazioni globali di agroalimentare bio italiano. In questo momento, in cui tutta l’agricoltura è messa a dura prova a causa di cambiamenti climatici sempre più estremi e improvvisi, la viticoltura biologica ha mostrato grande resilienza, grazie anche all’importante ruolo dell’innovazione in questo settore. Ritengo che i principi e i valori fondanti dell’agroecologia, che puntano sull’incremento della fertilità del suolo e della biodiversità, uniti a costanti investimenti in ricerca e innovazione, costituiscano i fattori chiave affinché la viticoltura bio e, più in generale, il modello agricolo biologico, rappresenti una strategia concreta di contrasto e adattamento ai cambiamenti climatici. La partnership con BolognaFiere e Slow Food, che si concretizza in “Slow Wine Fair”, valorizza il ruolo centrale della viticoltura biologica per un vino buono, pulito e giusto” ha sottolineato la presidente FederBio, Maria Grazia Mammuccini.
Ricco il programma della “Slow Wine Fair”, che si apre ben prima della fiera, con tre conferenze online, in programma il 6 dicembre 2023, il 17 gennaio e il 7 febbraio 2024: al centro, naturalmente, il tema del suolo, affrontato da diversi punti di vista. Insieme agli esperti Claude e Lydia Bourguignon ed a Francesco Sottile, agronomo e membro del board internazionale di Slow Food, si parla di rigenerazione e fertilità del terreno; Saverio Traini, agronomo e vice presidente del Biodistretto di San Gimignano, e il sustainability consultant Íñigo Álvarez de Toledo trattano il tema del suolo come bene comune e della necessità che la politica si occupi di tutelarlo; si discute anche di suolo come strumento di mitigazione degli effetti del cambiamento climatico, ascoltando gli interventi di Viviana Ferrario, professoressa associata all’Università IUAV di Venezia, Francesco Bordini, agronomo e consulente enologico, e Pedro Parra, esperto di terroir, Adriano Zago, agronomo e direttore Cambium formazione, primo master internazionale in biodinamica per il vino. Confermate le masterclass (nel focus), le degustazioni guidate rivolte agli appassionati e ai professionisti, e dedicate ad esplorare il panorama vinicolo italiano e internazionale e l’affascinante mondo degli amari. Anche nel 2024 torna il premio Carta Vini Terroir e Spirito Slow, nato dalla collaborazione tra Slow Food e la Milano Wine Week: il premio è assegnato da appassionati e professionisti a enoteche, ristoranti, osterie, bistrot, pizzerie che valorizzano i vini di una delle categorie territoriali o tematiche in concorso. 12 quelle protagoniste: 8 riguardano le migliori selezioni territoriali, dall’Amarone alla Champagne, passando per Etna, Carso, Romagna, Rodano, Jura e Portogallo; 8 sono, invece, tematiche: i vini provenienti da vitigni autoctoni, quelli certificati biologici o biodinamici, quelli che spiccano per il rapporto qualità-prezzo e la migliore selezione di vini italiani buoni, puliti e giusti all’estero. Ognuno può segnalare la propria carta dei vini preferita: c’è tempo da oggi al 15 gennaio 2024.

Focus - “Slow Wine Fair” (Bologna, 25-27 febbraio 2024) : ecco le masterclass/argomenti by Slow Wine
Grappolo intero: confronto tra vecchio e nuovo mondo - 26 febbraio
Che cosa significa vinificare con grappolo intero? Nel bicchiere si ritrovano risultati tangibili di questo metodo produttivo? A Slow Wine Fair raccontano la loro esperienza due aziende che fuori dalla Borgogna - dove questa pratica è affermata, soprattutto per le uve pinot nero e syrah - propongono vini ottenuti da vinificazione a grappolo intero: in Italia la nuovissima avventura di Alessandro Salvano, con vigne sparse tra Montelupo Albese e le Langhe, che grazie al progetto Drink Wines Not Labels punta fin dal 2019 su questo tipo di vinificazione; e in Australia Poppelvej, progetto del danese Uffe Deichmann, che opera nei territori delle Adelaide Hills e McLaren Vale, producendo vini da vigneti sostenibili a fermentazione naturale, senza utilizzo di additivi e uso minimo o nullo di zolfo.

La biodinamica tra Europa e Sudafrica - 25 febbraio
L’agricoltura, e quindi anche la viticoltura biodinamica, è un modo differente di pensare l’atto del coltivare. Ecologia, etica, sostenibilità sociale ed economica concorrono a formare il pensiero biodinamico: un’azienda vinicola deve perciò essere in grado di funzionare in modo autonomo basandosi solo sulle risorse che le offre il proprio territorio e il lavoro dell’uomo. Un vino biodinamico è dunque un prodotto in stretta connessione con il proprio ambiente, e nasce da sistemi che vanno oltre il biologico puro per abbracciare concetti più ampi: energia, sintonia con la natura, fasi lunari e valore del tempo. In questa masterclass sulla biodinamica Tannico propone un travolgente viaggio in Europa, con il coinvolgimento di terroir celebri come Bordeaux e Rodano per la Francia e Palatinato per la Germania, e un’incursione in Sudafrica, attraverso otto diverse etichette.

Weingut Odinstal e l’illuminata direzione Schumann: la biodinamica in Pfalz - 26 febbraio
Il Palatinato, o Pfalz, è la regione viticola più estesa della Germania e la più grande zona di produzione di Riesling: qui nascono infatti alcuni dei bianchi più iconici del mondo. Il catalogo di Tannico annovera una tra le aziende più celebri e ricercate dello Pfalz, che coltiva utilizzando tecniche biodinamiche e in questa masterclass, oltre ad assaggiare alcune etichette cult, i partecipanti hanno l’occasione di conoscere i protagonisti e ascoltare le motivazioni dietro questa scelta. Tra gli altri, la Cantina Weingut Odinstal che, sotto la direzione dell’enologo Andreas Schumann, ha ottenuto la certificazione Demeter e oggi continua a sottolineare sempre più l’importanza del legame imprescindibile tra vitigno, luogo, suolo, clima, annata e scelte aziendali, interazione fondamentale per creare un vino che sappia essere autentica e genuina espressione del territorio.

Outsider, piccoli grandi vini contro ogni pronostico - 25 febbraio
La straordinaria ricchezza ampelografica è un elemento distintivo della viticoltura italiana. Sono 635 le varietà di uva da vino registrate: tra queste, ve ne sono alcune dimenticate, poi riscoperte, salvaguardate e infine valorizzate. Veri e propri vitigni outsider come spergola, timorasso, granatza, schiava, magliocco e perricone, che si sono affermati in situazioni marginali, magari anche in contesti geografici noti per uve e vini ben più celebri. Sono loro i protagonisti di questa degustazione: le etichette italiane che da Nord a Sud, grazie alla tenacia di quanti hanno creduto fermamente in loro, hanno vinto la loro partita contro ogni pronostico.

Le vigne storiche ed eroiche dell’Emilia-Romagna - 25 febbraio
La Regione Emilia-Romagna ha istituito l’albo delle vigne storiche ed eroiche, uno strumento tangibile che consente di tutelare territori difficili e riconoscere il ruolo paesaggistico e produttivo dell’agricoltura. In questa masterclass si compie un viaggio tra le vigne storiche ed eroiche di tutta la regione: dal Piacentino e dalle terre del Lambrusco, per poi passare sulle colline bolognesi e arrivare infine alla Romagna. Attraverso l’assaggio di otto etichette, i produttori raccontano il loro ruolo di custodi del territorio e il loro impegno volto alla conservazione della biodiversità e dei metodi tradizionali di coltivazione della vite.

Il Modigliana bianco: la nuova stella dell’Appennino - 26 febbraio
Modigliana è un piccolo borgo preappenninico sempre più noto nel mondo del vino per la valorizzazione di un territorio montano caratterizzato da boschi, vigne in grande pendenza e suoli sciolti, figli della marnosa arenacea. In questo terroir una piccola comunità di vignaioli sta lavorando su suoli difficili ma affascinanti. Oggi sono diventati una testimonianza straordinaria, oltre che una sottozona della Doc Romagna, non solo per il Sangiovese, ma anche per vini bianchi a base trebbiano che dimostrano di possedere caratteristiche originali uniche e per il momento poco conosciute.

Rifermentazione: quando l’acidità rock crea vini star - 27 febbraio
L’acidità è uno dei pilastri della rifermentazione, oltre che uno dei caratteri sempre più amati e ricercati da molti consumatori. Purtroppo il cambiamento climatico rende ancora più complesso conservare l’acidità dei mosti. La raccolta sempre più anticipata di uve che rischiano di essere acerbe si ripercuote negativamente sulla complessità dei vini e rende necessaria una profonda riflessione sulla vocazione dei terroir e sul ruolo del trinomio suolo-clima-vitigno. Grazie all’assaggio di alcuni dei rifermentati più celebri e celebrati dell’Emilia Romagna, vengono analizzate le soluzioni adottate per realizzare vini di grandissima qualità che stanno conquistando mercati sempre più attenti e interessati.

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