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DA MILANO A PALERMO

“Stiamo voltando pagina, c’è voglia di tornare nei locali e bere ottimi vini”: parola delle enoteche

Così, a WineNews, dalle grandi città ai territori del vino. C’è ripresa, ma il ritorno degli stranieri è fondamentale. Le bollicine vini del momento

Quello che fa ben sperare, è che gli italiani nella pandemia hanno ricominciato a bere meglio, acquistando vini di fascia medio-alta (attorno ai 20-25 euro a bottiglia) per consumarli a casa concedendosi almeno il piacere di una buona bottiglia nei diversi lockdown, mentre il vino quotidiano non è esploso come si pensava. Un trend che potrebbe consolidarsi di pari passo con le riaperture, permettendo la riprese delle enoteche italiane come l’anno scorso, perché c’è tanta voglia di libertà e di tornare nei locali, dentro e fuori in sicurezza. Enoteche che fino a marzo hanno dovuto fare i conti con il divieto da asporto dopo le 18 - “un colpo basso e ingiusto” - e ora con l’incertezza generale che c’è ancora, che fa contingentare lo stoccaggio in cantina, ma essere più ottimista chi fa anche ristorazione, andando verso l’abolizione del coprifuoco serale. A dirlo, a WineNews, sono enoteche storiche e di riferimento in Italia, dalle grandi città dove c’è ripartenza, come si è visto in questi giorni, ai territori del vino dove, invece, c’è attesa per l’inizio della stagione turistica, nell’uno e nell’altro caso con il ritorno degli stranieri che sarà fondamentale. I vini del momento? Italiani e non solo, soprattutto francesi, non senza sorpresa a riempire i calici sono Champagne e Metodo Classico come Franciacorta e Trentodoc, ma anche grandi rossi come Brunello di Montalcino e Barolo, Barbaresco e Barbera, i vini di Bolgheri e della Sicilia come le etichette dell’Etna , puntando sui brand più famosi. E se con l’arrivo dell’estate ad essere prediletti saranno ancora una volta le bollicine, a partire anche dal Prosecco, i bianchi come quelli dell’Alto Adige, rossi “più leggeri” come Nebbioli, Pinot Nero e Lagrein, ed i rosè, che sono sempre più amati, come quelli dell’Abruzzo e della Puglia, ora più che mai gli enotecari italiani puntano a valorizzare anche etichette di territori che stanno vivendo una “seconda giovinezza”, come l’Alto Piemonte.
“Per il momento va meglio nelle grandi città, rispetto ai territori dove, aspettando l’arrivo dei turisti, non tutti hanno riaperto, ma il segnale positivo è che lo faranno - dice il presidente di Vinarius-Associazione Enoteche Italiane Andrea Terraneo, alla guida dell’Enoteca La Barrique a Cantù - sarà un recupero per step, da valutare a lungo termine e sperando in una grossa ripresa come l’anno passato, quando in certi casi si riuscirono addirittura a recuperare le perdite del lockdown, ma con l’augurio che vada anche meglio, per poter guardare al 2022 con più tranquillità. L’asporto va bene, la mescita sta ripartendo e lavoriamo bene soprattutto con i vini di fascia medio-alta e alta, dai Metodo Classico agli Champagne, passando per il Brunello, sopra 15-20 euro, che dalla regalistica e dal consumo al ristorante sono diventati di auto-consumo, rispetto ai vini cosiddetti “quotidiani”, sotto 15-20 euro, in un trend che si registra già dall’anno scorso”.
“C’è fermento, e siamo ripartiti perché c’è tanta voglia di uscire e di tornare a bere insieme nei locali, che ci ha fatto registrare un vero e proprio boom soprattutto da quando abbiamo riaperto anche all’interno - spiega Luca Pizzighella, brand manager Signorvino, che dopo lo store n. 22 a Roma ha già in calendario nuove aperture in Italia, a Milano e Torino, e poi all’estero - tutto questo ci fa essere ottimisti perché crediamo in una svolta. I paradigmi sono cambiati, i clienti hanno bisogno soprattutto di sicurezza e vanno molto gli spazi all’esterno, ma anche i consumi domestici, e su questo bisogna puntare anche in futuro. La bella stagione è partita, e la tendenza sono come sempre bianchi e bollicine come Trentodoc, Franciacorta e Prosecco, ma anche i rosè sono molto richiesti”.
“Roma sconta ancora la mancanza delle persone a lavoro, ma si inizia finalmente a sentir parlare straniero, grazie ai turisti europei aspettando il ritorno di americani ed orientali - dice Francesco Trimani, alla guida nella Capitale di una delle enoteche più famose ed antiche d’Italia - nell’attesa, con la campagna vaccinale che va spedita e il coprifuoco a mezzanotte, si inizia a rivedere gente in giro la sera e si torna a riassortire la carta dei vini. Dove i grandi vini per il momento stanno andando lentamente, mentre vanno bene i vini nella fascia fino ai 25 euro. C’è tanta voglia di aperitivo e l’estate nel calice è già iniziata con bianchi, bollicine e rosati”. “Da noi il business si sta assestando, con la riduzione dei consumi domestici e il ridimensionamento dell’online - spiega Paola Longo, che cura l’Enoteca del gruppo di famiglia, a Legnano, tra i leader della regalistica aziendale in Italia - le vendite stanno andando bene, anche dopo la fine del divieto alle 18 che ci ha fatto sentire ingiustamente colpiti. Stiamo puntando a valorizzare etichette di territori che stanno vivendo una “seconda giovinezza”, come l’Alto Piemonte, ma dopo 40 anni ci siamo anche messi in discussione perché stiamo assistendo all’ascesa degli spirits da miscelato, dai Gin ai Vermouth, ai Bitter, a fronte di una frenata di grandi classici come Cognac, i Bas Armagnac ed i Rum”.
“In questo momento sono soprattutto il ristorante e le degustazioni in enoteca ad andare bene, rispetto all’acquisto di bottiglie che risente ancora delle vendite online - dice Maria Grazia Politi dalla Casa del Barolo, enoteca di riferimento a Torino, che ha anche il ristorante - dai vini piemontesi, come Barolo e Barbaresco, Barbera e Dolcetto, ai bianchi, sono i vini del momento, accanto alla predilezione per gli Spritz come aperitivo da parte soprattutto dei più giovani”. “Da noi la vendita al dettaglio è legata ad un turismo soprattutto autunnale, anche se registriamo i primi timidi arrivi di stranieri da Paesi limitrofi come Svizzera e Germania - spiega Enrico Maccario, proprietario dell’Enoteca Grandi Vini di Alba, nelle Langhe, di cui è un punto di riferimento - le previsioni sono però rosee, anche da parte di ristoratori ed albergatori, convinti che con l’aumento dei vaccini e il diminuire della paura, i flussi turistici ripartiranno. Se online ad andare per la maggiore sono vini importanti di grandi brand, come i Barolo di Mascarello, Giacomo Conterno o Giuseppe Rinaldi, accanto ai Barbaresco, al dettaglio si acquistano vini più semplici come Barbera e Nebbioli”.
“Con la pandemia il vino si è dimostrato un “bene rifugio” e noi abbiamo sempre lavorato, vendendo di più con i locali chiusi, e ora stanno tornando anche clienti che non vedevamo da un po’ - dice Fabio Leali della rinomata Enoteca Grado 12 a Trento - vendiamo di tutto, non c’è una predilezione per certi vini in particolare, dalla Francia alla Germania, dall’Austria alla Sicilia, passando per il Piemonte, e la fascia di prezzo è aumentata, con un’ottima media di 25 euro a bottiglia, perché non potendo andare al ristorante si è speso di più per i vini da stappare a casa, e questo trend sta continuando anche con le riaperture”. “Venezia è invece una città particolare, siamo ancora lontani dalla normalità, perché con 1.600 abitanti dal lunedì al giovedì è dura, lavoriamo soprattutto nel weekend ma come se fossero giorni normali - spiega Giovanni d’Este dell’Osteria I Rusteghi-Enoteca Gastronomica a due passi dal Canal Grande e dal Ponte di Rialto a Venezia - e questo vale per la ristorazione quanto per la vendita di bottiglie, ed è un pensiero comune con tanti nostri colleghi”.
Va decisamente meglio a Verona, invece, come racconta Luca Nicolis, alla guida di un tempio del buon bere come la storia Bottega del Vino (di proprietà di produttori delle Famiglie Storiche, ndr):“io stesso sono stupito in positivo, la ripartenza c’è, le bottiglie girano bene, il prezzo medio è anche leggermente superiore al pre-lockdown, c’è grande entusiasmo. Chiaramente ci aiuta la città, che è ripartita bene, poi il 19 giugno c’è Opera Wine insieme alla Prima dell’Arena, e anche il Motor Bike Expo che è una fiera piccola ma qualificata, quindi ci sono già tante prenotazioni. Inoltre giugno per noi è sempre stato un mese un pò scarso, perchè la gente iniziava a partire per il mare. Invece con tutte le incertezze che ci sono i veronesi ancora sono rimasti qui, ed è una clientela che ama bere bene e può spendere. Insomma, i segnali sono decisamente posiviti, e se a settembre e ottobre non ci saranno intoppi legati alla pandemia, penso che in poco tempo torneremo ai livelli che abbiamo visto nel 2019”.
“La ripartenza è evidente sia al ristorante che in enoteca, tanto che sono giorni importanti con ritmi che sembrano quasi quelli di Ferragosto - dice Francesco Tognoni dell’Enoteca Tognoni, tappa obbligata a Bolgheri - dobbiamo ora vedere se proseguiremo così, e capire se arriveranno i turisti stranieri. Ma i segnali sono davvero incoraggianti. Non ce l’aspettavamo che le cose potessero andare così bene, anche in termini di vendita delle bottiglie”. “Oltre ai privati, con i quali negli ultimi tempi abbiamo lavorato anche di più, serviamo anche ristoranti ed hotel che ora stanno ripartendo, per il momento soprattutto al di fuori del centro storico - spiega Alessandra Vignoli, della storica Enoteca di famiglia nel cuore di Firenze - gli Champagne e le bollicine non hanno mai smesso di andare per la maggiore, accanto alle etichette di Bolgheri, rispetto al Brunello e al Chianti, almeno qui da noi, dove si passa direttamente dai consumi di fascia alta a quelli di fascia bassa”. “Con il turismo in ripresa, abbiamo riaperto a tempo pieno l’Enoteca la Fortezza, ma la sua trecentesca cornice è in restauro e questo penalizza un po’, mentre va meglio negli altri nostri locali - dice Fabio Tassi, proprietario nel cuore di Montalcino anche della Drogheria Franci e La Sosta - al momento i clienti sono soprattutto di prossimità e si percepisce aria di ripresa, ma di vera ripartenza si parlerà non prima del 2022, in mancanza dei tanti stranieri che vengono nel nostro territorio, e che torneranno forse più in autunno, quando la situazione sarà più stabilizzata e a giudicare dall’entusiasmo con cui si tengono informati. Continuiamo comunque a lavorare con la clientela internazionale, spedendo i nostri vini. Brunello, ovviamente, ma anche Barolo, Etna e c’è interesse per i vini naturali, e per le bollicine andando verso l’estate”.
“Siamo ripartiti con entusiasmo, ma le somme si tireranno più avanti perché è difficile capire come sarà la stagione - spiega Guido Galli, Enoteca Galli, sinonimo di ottimi vini a Senigallia - l’anno scorso è andata molto bene, almeno fino a settembre, quando il cassetto si è “polverizzato”. La scelta cade soprattutto su “piccole grandi” bottiglie, tante bollicine, ma vanno bene anche i rossi”. “La ristorazione è ripartita bene, meglio della vendita da asporto - dice Pietro Perpetuini dell’Enoteca Centrale di Teramo, punto di riferimento anche con la sua cucina - siamo fiduciosi perché la gente ha voglia di venire, di bere bene e mangiare anche un solo piatto ma buono. Siamo in pieno cambio di stagione, per cui le tipologie che vanno di più sono le bollicine ed i rosati, come i Cerasuoli abruzzesi ma anche di tutta Italia, accanto ai rossi non pesanti, come Pinot Nero, Lagrein ed i francesi”.
“Da noi per il momento c’è una lenta ripartenza, ma le cose stanno migliorando - spiega Emanuele Annunziata, alla guida della storica Enoteca Dante di Napoli - le certezze sono ancora troppo poche, viviamo giorno per giorno senza fare troppi programmi, ma le persone hanno voglia di uscire e di tornare a godere di quello a cui finora hanno dovuto rinunciare, e chi ha la possibilità spende più di prima. Ma se non arriva il turismo a portare ossigeno nel centro storico delle grandi città sarà un problema”. “Siamo sempre stati aperti e abbiamo sempre lavorato - dice Simone Botega dall’Enoteca Vinarius De Pasquale, la più antica di Bari - serviamo anche la ristorazione e con le riaperture sono ripartiti gli ordini, mentre il consumo di vino a casa sta diminuendo rispetto agli ultimi mesi nei quali i nostri clienti sono stati soprattutto i privati. C’è un boom per i rosati, di Puglia in primis, ma anche di bollicine di spessore, come Franciacorta e Champagne. Si prospetta un anno migliore rispetto ai passati, perché ora più che mai c’è voglia di socialità, e a crescere molto sono anche gli aperitivi e gli spirits da miscelazione, amari e bitter di qualità”. “C’è ripresa, perché eravamo fermi ma appena riaperte le danze si è ricominciato subito a consumare - spiega, infine, Giuseppe Lisciandrello di Vino Veritas, tempio del vino a Palermo, con le sue enoteche e ristoranti - nella scelta di etichette registriamo una certa sensibilità sugli Champagne ed i grandi vini, forse perché negli ultimi tempi si è risparmiato e si è diffusa la buona abitudine di bere bene e questo ci fa essere fiduciosi. Per noi al top ci sono Francia e Sicilia, seguite da Toscana, Piemonte e Alto Adige”.

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