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TORGIANO: UNO DEI PRIMI TERRITORI VINICOLI DI QUALITA’ D’ITALIA

Storia: le anfore vinarie e dolii, resti di cisterne e vasche testimoniano la presenza di una fiorente viticoltura a Torgiano in epoca tardo-romana. Ma la coltura della vite è documentata, con certezza, dall’anno 1000 e, su vicino esempio benedettino, appaiono i primi contratti e Torgiano, già borgo murato nel XIII secolo (su volontà del Comune di Perugia), conosce una significativa ripresa. Il diffondersi della viticoltura è attestato in questi secoli da rogiti notarili, carte catastali, cabrei, editti e bandi, gabelle ed archivi pubblici e privati. Le testimonianze sono poi gli statuti comunali, dove il legislatore mette al primo posto l’agricoltura e l’enologia ed impone a tutti gli abitanti di coltivare alberi domestici, orti e vigne nei propri terreni. La preoccupazione del legislatore di Torgiano di tutelare l’enologia e l’agricoltura si manifesta poi nelle disposizioni concernenti i “danni dati” in agricoltura, con pene severe agli autori (i danneggiamenti alla vite ed al vino sono puniti con le sanzioni più dure). La rivoluzione enologica a Torgiano arriva, comunque, dopo la seconda guerra mondiale e vede il prevalere della vite su altri tipi di coltura e l’affermazione del vigneto specializzato (la vite era stata allevata per secoli in coltura promiscua, secondo sistemi d’allevamento e di potatura codificata dagli agronomi etruschi e romani). Oggi la vite è condotta a doppia Guyot, su terreno drenato, terrazzato, lavorato ad un metro di profondità. Il 20 marzo 1968, Torgiano, tra le prime in Italia, ha avuto il riconoscimento della Denominazione d’Origine Controllata (è del 1978, poi, l’aggiornamento del suo disciplinare). Il 20 ottobre 1990, uno dei suoi vini, il Torgiano Rosso Riserva, ottiene la Denominazione d’Origine Controllata e Garantita, primo vino dell'Umbria. Negli ultimi anni, Torgiano si è affermato, in Italia e nel mondo, oltre che per la bellezza dei luoghi e per il mirabile rapporto ambiente-arte, per l’eccellente qualità dei suoi vini.

Disciplinare di produzione: l’area di produzione del Torgiano Rosso Riserva Docg è delimitata dal territorio comunale ed in particolare, dal rilievo in arenaria di Torgiano fino a quelli di Brufa, l’antico Castel Grifone: questo territorio è ricco di limo, la terra è fresca per la presenza d’argilla, l’altitudine media è di 200/300 metri, l’esposizione è costantemente assolata. E’ prodotto con le uve dei vitigni Sangiovese (in una percentuale che varia dal 50 al 70%), Canaiolo (dal 15 al 30%), Trebbiano toscano (fino al 10%) e con quelle di altri vitigni a bacca rossa come il Ciliegiolo ed il Montepulciano (fino ad un massimo del 10%), provenienti da vigneti situati in terreni collinari di buona esposizione, con sesti d’impianto, forme d’allevamento e sistemi di potatura, derivati da usi tradizionali, da un'antica pratica vitivinicola. Il Torgiano Rosso Riserva per diventare tale deve essere sottoposto ad un invecchiamento di almeno 3 anni, a partire dal 1 novembre dell’annata di produzione delle uve.

Resa per ettaro: il disciplinare prevede 100 quintali d’uva per ettaro, anche se le produzioni sono tutte sotto questa resa "teorica".

Caratteristiche: le caratteristiche del Torgiano Rosso Riserva sono tali da porlo tra i grandi vini dell’area centrale italiana: vino brillante, di colore rosso rubino, vinoso e delicato all’odore, con un sapore asciutto, armonico e di giusto corpo e con una gradazione minima di 12,5°.

Produzione e il giro d'affari: la produzione media annua è di 1.500 ettolitri per un'area di 437 ettari. Le bottiglie sono 200.000.

Prezzo a bottiglia (al pubblico): il Torgiano Rosso Riserva si può trovare nelle enoteche dalle 40.000 alle 60.000 lire (bottiglia da 0,750 litri).

Quanti sono i produttori: i produttori, con vigneti iscritti all'Albo, sono 93, ma gli imbottigliatori sono soltanto 4. Sono riuniti anche in un Consorzio, che ha scopi di tutela e valorizzazione del vino e del territorio.

Le annate migliori: negli ultimi anni, 1998, 1997, 1995, 1994.

Abbinamento: questo vino eccelso si lega splendidamente alla gastronomia dell’Umbria, caratterizzata da sapori forti e da prodotti agroalimentari di notevole qualità (olio, salumi, carni). In particolare, una bottiglia di grande annata di Torgiano Rosso Riserva si lega bene ai colombacci, la cui carne viene cucinata in tante saporite varianti: all’amerina, alla todina, alla spoletina. Non va però dimenticato il tartufo nero, altro prestigioso prodotto della terra umbra, che consente la composizione di molti raffinati piatti e che esalta nella combinazione magica dei profumi l’abbinamento con il Torgiano Rosso Riserva.

La famiglia Lungarotti: la valorizzazione del Torgiano, la sua progressiva affermazione sui mercati di tutto il mondo hanno favorito la nascita di iniziative particolari e la costituzione di strutture di grande valore. Per merito della famiglia Lungarotti, oggi si può visitare ed ammirare, nella sede del seicentesco palazzo monumentale Graziani Baglioni, il Museo del Vino, aperto al pubblico nel 1974. Il museo ospita una raccolta preziosa di reperti archeologici, etnici, artistici che ne fa sicuramente uno dei musei agricoli più significativi al mondo. Da segnalare inoltre il “Banco d’Assaggio dei Vini d’Italia”, manifestazione ideata e realizzata sempre da Giorgio Lungarotti nel 1980 che ha assunto negli ultimi anni una dimensione internazionale, i corsi annuali di viticoltura, enologia, degustazione e l’attività della “Compagnia dei Vignaioli e Tavernieri di Torgiano” che veglia sulla qualità dei vini prodotti e ne diffonde, in lieto spirito, la conoscenza.

La civiltà della vite in un Museo: venti sale con oltre duemila pezzi in uno svolgersi di cinquemila anni di storia (dal III millennio avanti Cristo fino ai nostri giorni): è il Museo del Vino di Torgiano, di proprietà della famiglia Lungarotti (titolare dell’omonima cantina, 12 miliardi di fatturato). Ideato e realizzato da Maria Grazia Lungarotti, moglie di Giorgio Lungarotti, storica dell'arte e direttrice della fondazione, il museo, inaugurato e aperto al pubblico nel 1974 (e di recente ampliato con l'aggiunta di nuove collezioni), documenta la civiltà della vite e del vino con una serie di raccolte archeologiche, tecniche, storiche e artistiche che affascinano il visitatore durante il percorso, introducendolo al vino e al suo mito dalle origini a oggi. Vasi ittiti, kylikes attiche, bronzi etruschi, anfore e vetri romani, ceramiche medievali, rinascimentali e barocche fino all'età contemporanea, ferri da cialda, grafica ed editoria antiquaria sottolineano lo stretto legame con l'arte che il vino - introdotto da attrezzi per la coltivazione della vite e di cantina e monumentali torchi del XVII-XVIII secolo - ha avuto in millenni di storia. Il museo, che rappresenta uno dei fiori all'occhiello della famiglia Lungarotti, ha rilevanza mondiale ed oggi non ha eguali per vastità e completezza (oltre ventimila visitatori l'anno). Teresa Severini Lungarotti, figlia di Maria Grazia ed enologo della casa vinicola umbra, nel catalogo del museo, spiega che ”si tratta innanzi tutto di un notevole punto di riferimento per il vino che giova alla sua considerazione e alla sua immagine. La testimonianza che ne scaturisce è che la storia dell'uomo, passo dopo passo, è stata accompagnata dal vino, panacea dello spirito quanto del fisico: prove ne sono, a fianco delle raccolte artistiche e tecniche, le ricette medicamentose e i preparati galenici a base di vino descritti negli antichi testi esposti nella sala dedicata al vino nella farmacia. Il museo esercita inoltre una funzione educativa come insegnamento e come conservazione degli usi e delle tradizioni del nostro passato, dalla coltura promiscua della vite alla pigiatura dell'uva o ai mestieri collegati al vino e oggi quasi spariti o tanto trasformati, come il bigonciaro, il fabbro, il bottaio. L'investimento è stato enorme, così come l'impegno, che vengono ripagati però dalle soddisfazioni. Tra i tanti riconoscimenti, spicca il premio Tourmusée, ricevuto negli scorsi anni a Parigi, che ne conferma la validità e l’unicità”. Il museo (che non conosce giorni di chiusura: tel. 075/9880200; costo ingresso lire 5.000) lancia in Italia e nel mondo l'immagine di Torgiano e della famiglia Lungarotti, che ha dedicato e dedica tutta la sua energia alla vite e al vino ed al rispetto delle tradizioni e dell'ambiente. Dal 13 maggio 2000, la Fondazione Lungarotti ha anche costituito il Museo dell'Olivo e dell'Olio: dieci sale che ripercorrono la storia e la presenza dell'olio nel quotidiano attraverso i secoli.

Gli altri vini Doc di Torgiano: Bianco di Torgiano (Trebbiano Toscano 50/70%, Grechetto 15/40%), Rosso di Torgiano (Sangiovese 50/70%, Canaiolo 15/30%, Trebbiano Toscano, fino 10%), Rosato di Torgiano (Sangiovese 50%, Canaiolo 15/30%, Trebbiano Toscano, fino 10%), Chardonnay di Torgiano (almeno 85%), Pinot Grigio di Torgiano (almeno 85%), Riesling Italico di Torgiano (almeno 85%), Cabernet Sauvignon di Torgiano (almeno 85%), Pinot Nero di Torgiano (almeno 85%), Torgiano Spumante (Chardonnnay 40/50%, Pinot Nero 40/50%). Per la produzione di questi vini, è ammesso anche l’utilizzo di altri vitigni consentiti dalla Provincia di Perugia. Le uve destinate alla produzione di questi vini di Torgiano devono essere prodotte nel territorio comunale di Torgiano. Le rese per ettaro, per queste tipologie, vanno dai 90 ai 120 quintali. Nel comune di Torgiano, gli ettari a vigneto, per la produzione di questi vini, sono 626 per 13.604 ettolitri (di cui 6511 ettolitri di rosso e 7093 ettolitri di bianco) per 1.800.000 bottiglie.

Giro d'affari di tutti i vini di Torgiano: il fatturato annuo è sui 20 miliardi, di cui il 40% proviene da vendite all'estero.

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