Sono 525 le cantine emergenti e di qualità che hanno deciso di presentare la loro produzione in quella che sarà una finestra aperta sui principali mercati europei e mondiali, il Salone del Vino di Torino, dal 15 al 18 novembre: dalla “leggenda” del Barolo, Bartolo Mascarello alla chiantigiana Castello di Ama, dalla “Nazionale del Barolo” (Pio Cesare, Marchesi di Barolo, Ratti, Vietti, Fontanafredda, Poderi Colla, Cordero di Montezemolo, Marcarini, Prunotto) alla straordinaria toscana Tenuta del Castello del Terriccio alla siciliana Donnafugata, dal gigante della cooperazione trentina Cavit a quello di Sicilia Settesoli, dalla friulana Venica & Venica al barolista Giuseppe Mascarello, dal grande del "Barolo Chinato" Cappellano alla campana Feudi di San Gregorio, a dalla toscana Rocca delle Macie alla friulana Castello di Spessa, dall’azienda storica dei Marchesi Incisa della Rocchetta alla Carlo Pellegrino di Marsala, dalla Corvo di Salaparuta alla Biondi Santi Spa di Montalcino, dall'umbra Lungarotti alla piemontese Cappellano (quella del Barolo Chinato). Ed ancora le piemontesi Paolo Saracco, Brovia, Marchesi Alfieri, Bava … quindi dai Consorzi del Brunello a quello del Nobile di Montepulciano, dalla Vernaccia di San Gimignano al Cantina Terre di Barolo, dall’ottimo Moscato della Tenuta Caudrina alla piccola ma prestigiosa azienda di Silvano ed Elena Boroli. Per non parlare della grande platea delle cantine e dei territori “emergenti”. Tra questi, particolare attenzione al Lingotto sarà data all’Oltrepò Pavese che porta una delle cantine emergenti come la Malaspina, al Prosecco e alla zona di Valdobbiadene che sia con la Cantina Produttori di Valdobbiadene che con Bellenda si esprime ad alti livelli, alle nicchie del Piemonte come la Malvasia di Casorzo, i vini di Caluso e della Val di Susa e a una platea di barolisti di pregio. Ma, come è nello spirito del Salone, scorrendo l’elenco degli espositori si trovano alcune chicche: a cominciare dall’azienda San Fereolo di Nicoletta Bocca, forse la migliore interprete della Barbera. E poi ecco dal Sud alcune piccole ma interessanti realtà: come Torretta Zamarra in rappresentanza del Bianco di San Severo, come Benanti la cantina che ha rilanciato il terroir dell’Etna, la Calatrasi che ancora per la Sicilia interpreta una importante realtà vinicola o la Mothia etichetta storica, o ancora la sarda Dettori che ha un buon Vermentino. Vermentino che è l’emblema della cantina Cima, un’azienda apuana che dà un volto diverso alla Toscana così come la lucchese Terre del Sillabo o la pisana Fattoria di Poggio Gagliardo . Di particolare rilievo è anche la presenza di cantine venete e friulane. Tra queste non va certo dimenticata Villa Frattina che sostanzia l’alleanza Nord-Sud, un altro tema del Salone. Villa Frattina è infatti la tenuta di proprietà della famiglia Averna e si trova nelle campagne di Pordenone: è una cantina in fortissima crescita con importanti investimenti. Sempre dal Nord-Est arrivano altre significative presenze come Guerrieri Rizzardi e Vinea dal Veneto; come la Boatina e Feresin dal Friuli Venezia Giulia.
Il Salone ( www.lingottofiere.it/salonedelvino ), rappresenterà dunque un panorama completo dell'Italia del vino, ma sarà anche la vetrina attraverso la quale i talent scout dell’enologia andranno a scoprire le bottiglie-mito dell'immediato futuro. Fondamentali gli accordi voluti da Lingotto Fiere: quello con l'Istituto per il Commercio con l’Estero per la promozione del vino “made in Italy”, con un road show (dal 10 al 20 ottobre) nelle città europee più importanti (Stoccolma, Parigi, Londra, Francoforte), quello con importanti e qualificati partner del mondo del vino (Enoteca Italiana, Enoteca del Piemonte, Movimento del Turismo del Vino …) e quello con Confagricoltura, una collaborazione fortemente voluta dal presidente Augusto Bocchini, che prevede agevolazioni a vantaggio delle aziende che hanno deciso d’essere presenti al Salone. E poi importanti convegni come quello sul “Il tappo di sughero può rovinare il sapore ? E quello di silicone può distruggere l'immagine?” (17 novembre), su “Il vino è un bene liquido?” (16 novembre), con l’obiettivo di verificare “il vino in futuro potrà essere considerato un bene da investimento”, e su “Tutela e controlli”, rivolto ai differenti livelli delle professionalità del mondo del vino, in previsione della prossima attuazione delle normative comunitarie sul settore vitivinicolo.
SALONE DEL VINO: IDEE, OBIETTIVI, CONVEGNI
I convegni più importanti - “Il processo ai tappi” (17 novembre): la tenuta dei tappi, ma anche la qualità dei sugheri ed inoltre, la discussione se si possa utilizzare per la tappatura dei vini di qualità materiali diversi dal sughero, saranno al centro di questa assise dove alcuni tecnici e produttori sosterranno l'accusa, altri la difesa e dove al termine dell'istruttoria i professionisti del vino emetteranno la sentenza. Che, in realtà, sarà un documento tecnico capace di illustrare le prospettive di investimento e di innovazione tecnologica in questo delicatissimo comparto. “Gli strumenti finanziari per il sostegno del mercato del vino e delle aziende vitivinicole” (16 novembre) punta l’attenzione su uno dei temi dell’attualità: il rapporto vino e finanza. I futures, i fondi chiusi e le aste che mettono all’incanto bottiglie preziose sono delle modalità diverse che indicano il vino come nuova forma d’investimento. Se ne parlerà per valutare quali prospettive può avere il vino inteso come bene rifugio, ma anche quali strumenti finanziari sono a disposizione delle cantine. Interverranno Paul de Sury, professore ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari dell’Università di Torino, Barbara Alemanni dell’Università Bocconi di Milano, Claudio Ciastellardi, presidente di Emprimer, la Borsa Valori di Milano, la Casa d’Aste Christie’s e come testimonial di cantine, che hanno sperimentato forme di vendita en primeur, Ezio Rivella, oggi presidente dell’Unione Italiana Vini - per l’esperienza dei futures alla Castello Banfi di Montalcino - e Giovanni Geddes de Filicaja, amministratore delegato della Marchesi de’ Frescobaldi - per l’emissione di obbligazioni convertibili guidata da Mediobanca, operata dall’azienda toscana.
Il Centro Studi - Dopo l’auto e la moto, il Centro Studi Promotor mette “sotto osservazione” il vino. Seguendo una strategia aziendale ormai consolidata da anni di successi, la Promotor International intende affiancare al Salone del Vino di Torino, un’azione di studio e di monitoraggio globale del mercato e del comparto economico vitivinicolo: utilizzando i modelli econometrici messi a punto in anni di attività, il Centro Studi Promotor allargherà la sua funzione di monitoraggio e di studio al settore vitivinicolo avvalendosi anche della consulenza diretta di tecnici, accademici ed esperti indipendenti in grado di osservare e “certificare” i vari momenti del comparto: da quello viticolo a quello vinicolo, dal marketing all’export, dall’andamento dei vari prezzi alle “curve” del consumo e dei comparti affini. Il 15 novembre il Salone si apre con il battesimo ufficiale dell’”Osservatorio no-profit sul vino” a cura del Centro Studi Promotor: sarà presentata la prima ricerca sulle tendenze del settore, condotta attraverso l’elaborazione e l’analisi dei dati raccolti presso gli operatori del mondo del vino. Si tratta di uno screening originale, nessuno prima d’ora lo aveva eseguito, che dà il “la” alle attività di monitoraggio e studio dell’Osservatorio.
Master di formazione: vino & turismo - Per rispondere alla richiesta di formazione professionale formulata dal mondo dei produttori e dalle cantine, al Salone ci sarà anche un master sul “turismo del vino”, realizzato in collaborazione con il Movimento Turismo del Vino. L’esperienza delle 900 cantine associate per promuovere la cultura enologica attraverso il turismo del vino, nuovo trend del mercato in forte crescita, guida l’orientamento del corso per fornire anche un supporto di conoscenze pratiche. L’accoglienza in cantina, la comunicazione, il marketing, il direct marketing e il merchandising sono le materie dell’educational.
Le ragioni del Salone - Il Lingotto di Torino - sicuramente uno dei complessi espositivi più moderni, efficienti ed eleganti d’Europa, firmato dalla prestigiosa matita di Renzo Piano - si aprono ad accogliere il vino, il grande vino di qualità italiano. Così come l’auto, la moto, il libro, il gusto e i componenti, trovano a Torino la loro massima vetrina, il vino viene accolto al Lingotto Fiere come un protagonista assoluto dello stile e dell’economia dei nostri giorni. E’ per questo che Lingotto Fiere, società controllata dalla Promotor International, presieduta da Alfredo Cazzola, un imprenditore fieristico di grande esperienza a livello europeo, organizza il Salone del Vino (dal 15 al 18 novembre), un evento che vuol offrire ai produttori ed agli operatori un luogo d’incontro qualificato, capace di esaltare al massimo il valore del vino. Il Salone del Vino si articola in degustazioni guidate (ci saranno speciali sale dove le singole aziende potranno presentare i loro prodotti a importatori, rete vendita e operatori), una serie di seminari tecnici specializzati, un calendario d’incontri tra il mondo del vino e gli altri status symbol che creano il “made in Italy” ed il confronto quotidiano, ed in presa diretta, tra le cantine e il loro mercato. Questo sarà possibile perché i quattro giorni del “Salone del Vino”saranno scanditi dal “tema della giornata” e perché il Salone sarà aperto solo ad operatori professionali (un’attenzione particolare sarà data anche agli studenti delle scuole alberghiere, agrarie, turistiche ed enologiche che saranno gli attori di domani del mercato del vino).
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