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Tra economia, salute, Ocm e ambiente. I cinque principali candidati alle presidenziali francesi, Fillon, Mélenchon, Le Pen, Macron e Hamon, spiegano i loro programmi enoici: iIn Francia il comparto è troppo importante perché la politica lo ignori

Dopo il primo confronto televisivo tra i cinque principali candidati alle elezioni presidenziali francesi di aprile, François Fillon, Benoît Hamon, Marine Le Pen, Emmanuel Macron e Jean-Luc Mélenchon (andato in onda il 20 marzo), il sito transalpino www.vitisphere.com ha messo insieme i loro pareri sul mondo del vino francese e come articoleranno i loro programmi su questo tema. Evidentemente, in Francia, dove il vino è considerato effettivamente un elemento fondamentale della cultura e dell’economia dello Stato, non sorprende più di tanto che i cinque principali candidati alle presidenziali traccino il loro programma politico includendolo tra le tematiche più sensibili: è troppo importante perché la politica lo ignori.
Per François Fillon (partito Repubblicano) “l’industria del vino è uno dei settori più dinamici in Francia, il secondo contribuente netto della bilancia commerciale francese. Voglio riconoscere i produttori di vino come imprenditori a tutti gli effetti. Il diritto delle imprese viticole sarà semplificato. Propongo la creazione di un fondo contro i rischi climatici ed economici. Anche gli enologi, come tutte le imprese, beneficeranno di minori tasse. Questa iniziativa verrà finanziata con l’aumento di due punti della Tva (l’Iva francese). I prodotti importati parteciperanno al finanziamento della protezione sociale, mentre oggi pesa solo sulle società nazionali. Infine, desidero porre fine all’“overdose normativa” francese sul settore. Mi muoverò - prosegue Fillon - nel solco degli sforzi di prevenzione e di sensibilizzazione contro l’alcolismo e il “binge drinking”. Tuttavia, sono favorevole ad una prevenzione misurata, che non sia punitiva per la nostra economia. Accolgo con favore la modifica alla legge Evin, che differenzia pubblicità e informazione. La Francia è il paese del vino: la nostra esperienza, l’eccellenza dei nostri viticoltori, le nostre cantine, sono rinomati in tutto il mondo e dobbiamo parlarne. Voglio conservare la specificità del vino nell’Ocm con due obiettivi fondamentali: il miglioramento della qualità (investimenti, ristrutturazioni) e la promozione. Ma bisogna semplificare l’accesso a questo strumento, perché in Francia l’utilizzo dei finanziamenti europei mette 280 milioni di euro a disposizione del comparto, e queste risorse non sono consumate totalmente. L’Europa deve difendere meglio i nostri vigneron e pesare di più negli accordi internazionali, per consentire un più facile accesso ai mercati e rendere veramente esclusivi termini come Châteaux e Crus, nonché le nostre indicazioni geografiche e denominazioni, che sono il Dna della nostra viticoltura. In 30 anni - spiega il candidato del Partito Repubblicano - il comparto vino ha dimezzato l’uso dei prodotti fitosanitari. Voglio aiutare i vignaioli a migliorare il loro lavoro con l’innovazione e un’agricoltura sempre più sostenibile. Quando ero primo ministro ho lanciato un processo di sviluppo aziendale con la certificazione “hve” (elevato valore ambientale), continuerò a lavorarci. Darò più importanza alla ricerca in agricoltura e soprattutto in viticoltura per ridurre ulteriormente l’utilizzo dei pesticidi. Infine, voglio promuovere un’innovazione responsabile del comparto, dando più libertà ai nostri ricercatori, specialmente sul genoma della vite”.
“Come per il resto dell’agricoltura, il modello biologico e contadino deve guidare anche lo sviluppo della coltivazione dei vigneti - afferma Jean-Luc Mélenchon (candidato del partito di sinistra “France Insoumise”) - Questa è la condizione fondamentale per mantenere la diversità e la qualità delle nostre produzioni. Ed è una necessità per l’agricoltura come per l’assetto ecologico generale, per la salute degli agricoltori, per quella dei consumatori e per la sopravvivenza dell’ecosistema nel suo insieme. La diversità ecologica della Francia è un bene come le pratiche innovative e alternative lo sono per affrontare il cambiamento climatico. Questo accade per esempio con la reintroduzione degli alberi nei sistemi agricoli e, nel caso della coltivazione della vite, rilanciando una forma sostenibile di policoltura. Il bio potrebbe diventare un segno di qualità all’interno delle specifiche produttive di Bruxelles, anche se non è ovviamente sufficiente. Il vino francese non ha nulla da guadagnare dalla concorrenza senza regole dei trattati di libero commercio, mi opporrò a questa liberalizzazione selvaggia. E difenderò il vino come il resto delle produzioni, lavorando con i nostri partner, piuttosto che ricercando un allineamento con le regole commerciali Usa, a scapito delle nostre relazioni con il resto del mondo. Dobbiamo garantire che le scelte per la salute pubblica non siano guidate dalle lobby - sostiene il candidato del partito “France Insoumise” - di ispirazione proibizionista o comunque legate a soli interessi commerciali. Ricordo anche che il marketing aggressivo e il consumismo più sfacciato viene portato avanti soprattutto dalle grandi industrie. La definizione francese di vino, come bevanda ottenuta esclusivamente dalla fermentazione di uve fresche, è stata pesantemente danneggiata in sede Ue. Si stanno infatti facendo avanti “soluzioni alcoliche aromatizzate” e il vino rischia di perdere tutte le sue specificità, legate non solo alle caratteristiche fisiche di un luogo, ma anche alla sua storia e all’esperienza di chi la lavora da sempre. Sono assolutamente contrario alla liberalizzazione degli impianti che la Commissione europea continua a proporre. Il vino non è una merce come le altre, perché è un prodotto culturale. Mi oppongo anche al dumping sociale ed ecologico stimolato dai trattati europei, come illustrato dalle lotte dei viticoltori della Languedoc contro l’aumento delle importazioni di vino a buon mercato, provenienti da Spagna o Cile. Applicheremo dei “visti” sociali ed ecologici sulle importazioni, penalizzando i prodotti che non rispettano i diritti dei lavoratori e l’ecosistema. La mia profonda convinzione è che il biologico sia diventata la regola. Promuoverò, in questo senso, il divieto di tutti i pesticidi pericolosi. Per esempio, dobbiamo eliminare rapidamente il diserbo chimico, non solo per l’ambiente ma per la fertilità stessa del suolo. Il glifosato dovrebbe già essere vietato. Molti viticoltori convenzionali hanno già compreso cosa c’è in ballo, convertendo i loro vigneti senza necessariamente sopportare uno sforzo economico più costoso. Questo dimostra che è possibile pianificare una transizione completa verso un’agricoltura ecologica. Spesso il bio non è sufficiente - conclude Mélenchon - soprattutto quando è gestito da grandi gruppi con poca esperienza ambientale. Ma la libertà degli agricoltori, e quindi anche la creatività del loro lavoro, comporta anche ridurre la loro dipendenza dai prodotti di specifici fornitori, come, per esempio, quelli della mostruosa fusione tra Bayer e Monsanto”.
“Il nostro Paese è un grande Paese del vino, ma ora sta soffrendo nelle classifiche internazionali - afferma Marine Le Pen (Fronte Nazionale) - e le politiche dei governi di destra e di sinistra che si sono succeduti hanno una grande responsabilità. Ma soprattutto la politica europea, che ha penalizzato pesantemente i nostri viticoltori: l’Unione europea moltiplica norme incoerenti, che aggiungono complessità e vincoli, senza una migliore tutela dei consumatori e dell’ambiente e la Pac non aiuta sufficientemente i piccoli produttori di vino. È quindi necessario ritrovare la nostra sovranità per sviluppare politiche che servano al meglio gli interessi del nostro Paese. L’imposta sul vino è molto più bassa di quella su birra e superalcolici. Ma non aumenterò il carico fiscale sui prodotti vitivinicoli perché dobbiamo preservare i nostri viticoltori, che sono già in difficoltà. L’industria del vino rappresenta centinaia di migliaia di posti di lavoro, per lo più non ricollocabili. Penso che la Francia debba rimanere in prima linea sul fronte dell’innovazione nel settore del vino, anche per ridurre l’impatto del comparto sull’ambiente, mantenendo però la redditività dei produttori. La transizione verso un modello ecologico è la grande sfida che abbiamo di fronte. Sono molto legata al nostro patrimonio enologico riconosciuto in tutto il mondo, ed il consumo moderato di alcol, in particolare durante i pasti, è parte della tradizione francese. Tuttavia - prosegue il candidato del Fronte Nazionale - è necessario lottare contro l’aumento dei giovani che bevono troppo e degli anziani che fanno lo stesso, un vero e proprio problema, come l’alcolismo cronico. Credo che un vero sostegno ad una politica di prevenzione per le popolazioni più esposte siano più efficaci di misure finanziarie, per esempio aumenti delle tasse, che, inevitabilmente, indebolirebbero l’industria del vino francese. La politica europea nel settore del vino è un disastro e non è mai favorevole per i piccoli produttori. L’Ue ha inoltre indebolito in modo significativo le nostre denominazioni all’estero, e la politica agricola Ue ha portato all’espianto di migliaia di viti nel nostro paese. La Francia è una grande nazione ma il vino, impigliato nelle astruserie della Pac, è in declino. Se riconquisteremo la nostra sovranità, anche la Pac, sarà trasformata in politica agricola francese. Il problema dei pesticidi e l’impatto della viticoltura sull’ambiente sono temi centrali, in particolare nelle grandi regioni del vino. Sarà mio dovere proteggere la salute dei cittadini, tuttavia, dobbiamo anche sottolineare gli sforzi dei nostri viticoltori, che riducono l’uso dei pesticidi e si convertono sempre più spesso al biologico. Io sono a favore di questo sviluppo - conclude Le Pen - ma le leggi devono proteggere sia i nostri produttori sia la salute dei consumatori. Oggi, molti standard sono incoerenti. Ma voglio sottolineare che la responsabilità di questo è dell’Unione Europea: recuperando la nostra sovranità, metteremo ordine in questo caos legislativo”.
Per Emmanuel Macron (leader movimento politico In Marcia) “la sfida principale per il nostro vino è ambientale. Il nostro vigneto ha già perso più di un terzo della superficie nel corso degli ultimi 40 anni. I nostri terroir sono un “capitale naturale” da conservare. Numerosi produttori di vino che ho incontrato mi hanno espresso preoccupazione per i pesticidi: per la loro salute prima di tutto, ma anche rispetto alle aspettative dei francesi, ora dobbiamo raccogliere questa sfida ambientale tutti insieme. Per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo smettere di contrapporre i modelli di produzione biologico e convenzionale. Il ruolo dello Stato è un ruolo di supporto nel sostegno degli agricoltori e dei territori volontariamente impegnati in pratiche virtuose. Questo è l’obiettivo del Pes (Pagamento dei Servizi Ambientali) da 200 milioni di euro all’anno, che voglio realizzare: un dispositivo che remunererà i servizi ambientali forniti da produttori di vino. Il Piano per la trasformazione agricola (5 miliardi di euro in 5 anni) sosterrà i progetti di ammodernamento aziendale, con un impatto ambientale positivo. È attraverso l’innovazione agronomica che saremo in grado di coinvolgere l’intera industria del vino francese in modo sostenibile e in modo che rimanga un pilastro della nostra storia, della nostra cultura e della nostra economia. Le discussioni sulla modifica della legge Evin - continua il candidato del movimento In Marcia - hanno mostrato che non c’è contrapposizione tra economia e salute, ma hanno messo il dito sull’efficacia dell’azione pubblica. Le mie azioni in materia di salute, punteranno di più sulla prevenzione, anche nel caso della lotta contro il consumo eccessivo di alcool. La mia agenda politica ruota intorno a due assi principali: liberare e proteggere. I viticoltori sono in primo luogo degli imprenditori. Punterò quindi su una revisione di tutte le norme inutili dell’Ue passando da istituzioni che consigliano più che punire. Il mantenimento di una specifica Ocm vino per finanziare la ristrutturazione, la politica di investimento e di promozione nei Paesi terzi è un esempio virtuoso. Ma dovremo fare di più per coloro che hanno meno. Infine, il settore agricolo non vivrà di soli aiuti, ma il potenziamento della nostra agricoltura è una priorità. Così per la viticoltura, le denominazioni devono essere protette non solo a livello europeo ma anche a livello internazionale. Il vino è un settore strategico per la Francia - conclude Macron - ed è essenziale considerare come tale elemento sia tenuto nel debito conto nella negoziazione di accordi di libero scambio, per garantire la nostra competitività delle esportazioni, proteggendo le nostre denominazioni”.
“Dobbiamo incoraggiare il piano nazionale Cniv e FranceAgriMer contro il declino della coltivazione dei vigneti e per garantire la loro sostenibilità nel lungo periodo - afferma Benoît Hamon (Partito Socialista) - in continuità con le azioni di Stéphane Le Foll, su scala europea, ma dobbiamo anche difendere le specificità del settore vitivinicolo e garantire che la semplificazione delle norme della Commissione europea non metta in discussione gli strumenti di gestione dell’industria. La prossima Pac deve comprendere un programma nazionale sul vino, che permetta di finanziare misure strutturali. Nel contesto dei negoziati commerciali internazionali, in particolare con gli Stati Uniti, la difesa delle denominazioni deve essere un punto su cui non permettere compromessi. È importante che l’intero settore sia coinvolto nella gestione di questi strumenti di regolazione economica, in modo che le decisioni possano valersi di tutte le opportunità di crescita. La lotta contro l’alcolismo dovrebbe essere una preoccupazione permanente del Potere Pubblico: le campagne di prevenzione dovrebbero essere addirittura aumentate. La chiave è quella di responsabilizzare il consumatore, il cittadino, perché non sono convinto dagli approcci proibizionisti, e in effetti credo che l’informazione sugli eccessi da consumo di alcol sia assolutamente da preferire. Credo anche che i prodotti vitivinicoli non debbano assolutamente essere ridotti alla sola dimensione “alcool”: appartengono al nostro patrimonio culturale, e tutti sappiamo che l’apprendimento della degustazione, la scoperta della nostra terra e dei loro prodotti sono i migliori modi per incoraggiare la moderazione ed evitare gli eccessi. Dobbiamo garantire che la futura politica agricola Ue - prosegue il candidato del Partito Socialista - venga fatta per i consumatori europei, che devono accedere ad una sana alimentazione. Deve restituire valore al cibo e garantire all’agricoltura una creazione di valore. Ma il mercato da solo non potrà mai mantenere tale agricoltura: se vogliamo agricoltori che soddisfino i nostri bisogni alimentari e rendere i territori rurali vitali, deve terminare il liberismo che ha preso il sopravvento nelle nostre politiche europee. Le nostre denominazioni e le nostre politiche di qualità hanno dimostrato il loro ruolo eccezionale nella resistenza alle crisi agricole e nella conservazione delle nostre aree rurali, fanno parte del nostro patrimonio. Qualsiasi loro usurpazione distrugge le radici vitali dei nostri prodotti. La promozione agro-ecologia è senza dubbio la migliore risposta - conclude Hamon - dobbiamo smettere di considerare che l’inclusione delle tematiche ambientali sia un vincolo. Integrare l’ambiente tra i fattori positivi di produzione significa rendere i consumatori e i cittadini testimoni di un circolo virtuoso”.

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