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Tra i filari della Danimarca, dove il vino è una sfida. Raccolta, dal 1993, da un centinaio di vigneron, che puntano forte sulle varietà interspecifiche, come Solaris e Rondo, per sconfiggere il freddo e un’estate troppo breve

La vite cresce ovunque, ma non è facile fare vino dove le condizioni climatiche sono estreme, e a dir poco inadatte alla viticoltura. Come in Danimarca, dove un manipolo di vigneron coraggiosi lotta ogni anno, dal 1993, quando è stata fondata l’Associazione Danese dei Viticultori, per produrre il proprio vino che, dal 2000, ha avuto anche il via ibera alla commercializzazione all’estero da parte dell’Europa. Non che ce ne fosse bisogno, visto che si tratta di un centinaio di produttori proprietari di piccole aziende, perlopiù sotto i due ettari vitati, dove il vino, prima di essere un settore economico, è una passione ed una sfida.
Un microcosmo raccontato da “Le Figaro” (www.lefigaro.fr), in un breve viaggio enoico che parte dallo Jutland, tra i 5,5 ettari di Skaersoegaard, azienda incastonata tra laghetti, cigni e barbeque domenicali, dove Sven Moesgaard, pioniere della viticoltura danese racconta come si tratti di “una vera e propria sfida: nessuno pensava che fosse possibile fare vino qui, ma io odio il concetto di impossibile, anche se il clima è troppo freddo e l’estate troppo breve”.
La strada tracciata, e seguita dai più, è quella delle varietà interspecifiche, come Solaris, Rondo, Orion, Régent, Ortega, Cabernet Cortis, che hanno il vantaggio di essere più resistenti alle malattie e di maturare precocemente, ed i risultati sono confortanti fortunatamente, anche con i limite imposto dal Governo di Copenaghen di soli tre trattamenti annui. Una regola che fa il paio con una rigidità a 360 gradi imposta al settore, tra standard igienici elevatissimi e pareti lavabili anche in cantina, e senza alcun tipo di sovvenzione pubblica.
Seconda tappa, l’isola di Samsø, 100 km quadrati per 3.700 abitanti, energicamente indipendente grazie alle rinnovabili, che forniscono il 100% del fabbisogno, trampolino per raggiungere la penisola di Rёsnes, dove sorge Dyrehøj Vingaard, la tenuta più grande di Danimarca, con i suoi 8 ettari vitati letteralmente immersi nel mare, fondata e gestita dai fratelli Betina e Tom Newberry, specializzati nell’allevamento dei maiali. Qui, grazie ad un microclima particolarmente benevolo, in cui l’acqua del mare riflette sulla vite la luce del sole, aiutando le maturazioni, nascono forse i vini migliori del Paese.
Ultima tappa, Kelleris Vingård, il più bordolese dei produttori danesi. Di fronte alla Svezia, l’azienda è stata creata da Susanne e Søren Hartvig Jensen, che, contro qualsiasi logica, hanno deciso di puntare forte sulle uve rosse del Rondo, raccogliendo la sfida di un vino affinato a lungo in botte piccola. In realtà, nel corso degli anni ha piantato anche Cabernet Sauvignon, Chardonnay e Pinot Nero, ma senza nessun risultato, almeno per ora. Chissà che con il riscaldamento globale, tra qualche decennio, non sia proprio la Danimarca la nuova frontiera del vino ...

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