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MADE IN ITALY

Tra record dell’export, “manovra” e Pnnr, l’agricoltura italiana guarda con fiducia al futuro

I messaggi dell’Assemblea Coldiretti. Focus sul Natale: cresce la spesa a tavola in Italia. Nel mondo volano spumanti e non solo
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I cesti gastronomici di Natale, un must per gli italiani (ph: Coldiretti)

Nonostante la nuova, grande incertezza gettata sul mondo dalla crescita dei contagi da Covid, l’agroalimentare made in Italy guarda ad una chiusura di 2021 decisamente positiva. Grazie alle esportazioni, che puntano al record storico di 52 miliardi di euro di export, anche grazie ai 4,4 miliardi che tra vini, spumanti, grappa, liquori, panettoni, formaggi, salumi e altre specialità, come il caviale, verranno incassati solo nel periodo natalizio. Che sarà positivo per il comparto anche in Italia, visto che la spesa per pranzi e cenoni, crescerà del +38% sul 2020, attestando intorno ai 113 euro a famiglia. Ma il comparto guarda con fiducia anche al prossimo futuro, grazie ad una Legge di Bilancio che contiene molte note positive per il comparto agricolo, a partire dalla dotazione finanziaria di 450 milioni di euro, il 58% in più di quella precedente, ed a novità normative come il decreto legge, in vigore da ieri, contro le pratiche sleali. Almeno, nella visione di Coldiretti, oggi riunita a Roma in assemblea di fine anno.
Come detto, la prima nota positiva, e la più evidente arriva dall’export del made in Italy agroalimentare, che va verso il suo record storico, anche grazie ad una crescita del +11% a dicembre 2021 sullo stesso mese 2020, secondo le proiezioni di Coldiretti su dati Istat. “Ad aumentare a doppia cifra - sottolinea la Coldiretti - è il valore delle esportazioni di tutti i prodotti più tipici del Natale, dallo spumante (+29%) ai panettoni (+25%), ma ad essere richiesti sono anche il caviale Made in Italy, che fa segnare una crescita boom sui mercati internazionali con un +146%, e sempre più gettonate sono anche le paste farcite tradizionali del periodo freddo, come i tortellini (+4%). In salita pure la domanda di formaggi italiani che fanno registrare un aumento in valore delle esportazioni del 12%, così come quella di prosciutti, cotechini e salumi (+12%)”.
A guidare la classifica di questo Natale all’estero è però lo spumante italiano, più forte anche delle difficoltà causate dalla pandemia sui mercati internazionali, tanto da trainare l’intero settore dei vini per i quali si segnala complessivamente un aumento del 15% in valore dell’export.
“Mai così tanti brindisi come quest’anno nel mondo saranno, infatti, Made in Italy con la domanda che - sottolinea la Coldiretti - è cresciuta in valore del 42% in Usa, del 16% in Germania e del 12% persino in Gran Bretagna nonostante i problemi legati alla Brexit. E le bollicine vanno forte anche in Francia, dove si registra un aumento degli acquisti del 19% che, abbinato all’aumento del 12% delle esportazioni di formaggi, testimonia come il cibo made in Italy abbia sfondato anche nella patria dello Champagne e del camembert”.
Ma le vittorie “in trasferta” dell’agroalimentare tricolore ormai non si contano più, dalla crescita della birra italiana (+10%) nella Germania dell’Oktorberfest a quella del caviale (+150%) nella Russia del beluga. Un trend che dimostra come l’agroalimentare italiano sia uscito dalla crisi generata dalla pandemia più forte di prima tanto da raggiungere a fine anno il record storico nelle esportazioni a quota 52 miliardi, il massimo di sempre, se il trend sarà mantenuto. Il successo dell’export spinge anche il valore complessivo della filiera agroalimentare che nel 2021 è diventata la prima ricchezza dell’Italia, per un valore di 575 miliardi di euro con un aumento del 7% rispetto all’anno precedente nonostante le difficoltà legate alla pandemia. Il risultato è che il Made in Italy a tavola vale oggi quasi un quarto del Pil nazionale e dal campo alla tavola vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740.000 aziende agricole, 70.000 industrie alimentari, oltre 330.000 realtà della ristorazione e 230.000 punti vendita al dettaglio.
“L’emergenza globale provocata dal Covid ha fatto emergere una consapevolezza diffusa sul valore strategico rappresentato dal cibo e sulle necessarie garanzie di qualità e sicurezza” afferma il presidente Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “l’Italia può contare su una risorsa da primato mondiale ma deve investire per superare le fragilità presenti, difendere la sovranità alimentare e ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali”. E di risorse, come detto, ne dovrebbero arrivare tante dalla “Finanziaria” e non solo. “Sono state accolte le nostre richieste per importanti misure fiscali per le imprese e gli allevamenti ma anche finanziamenti per i danni provocati dal clima, il bonus verde, sostegni alle filiere agroalimentari, al grano e alla pesca, ai giovani e all’imprenditoria femminile”, ha aggiunto Prandini, ringraziando il Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli e il premier Mario Draghi per una manovra espansiva anche per l’agricoltura per la quale vengono stanziati complessivamente 450 milioni, il 58% in più di quella precedente. “Il Pnrr è fondamentale per affrontare le sfide della transizione ecologica e digitale e noi siamo pronti per rendere l’agricoltura protagonista utilizzando al meglio gli oltre 6 miliardi di euro a disposizione. Per questo abbiamo elaborato e proposto progetti concreti nel Pnrr per favorire l’autosufficienza alimentare e una decisa svolta verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale. Puntiamo sui contratti di filiera per rafforzare i rapporti tra agricoltori e trasformatori per il vero made in Italy con un budget da 1,2 miliardi. E vogliamo sostenere lo sviluppo delle foreste urbane per mitigare l’inquinamento in città, gli invasi nelle aree interne per risparmiare l’acqua, la chimica verde e le energie rinnovabili utilizzando tutte le risorse a disposizione per i pannelli fotovoltaici da mettere sui tetti con consumo di suolo zero. Sulla logistica serve agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo. Una mancanza che ogni anno rappresenta per il nostro Paese un danno in termini di minor opportunità di export al quale si aggiunge il maggior costo della “bolletta logistica” legata ai trasporti e alla movimentazione delle merci”.
A livello nazionale, per Coldiretti, occorre lavorare per tradurre in misure semplici ed efficaci gli indirizzi approvati dall’Ue nella Riforma della Politica Agricola Comune (Pac), dall’innovazione alle politiche per favorire il ritorno alla terra delle nuove generazioni. “Abbiamo chiesto che il Piano Strategico Nazionale contenga azioni semplici da applicare che garantiscano - continua Prandini - la giusta sostenibilità economica all’attività agricola. Il difficile negoziato sulla riforma di questi ultimi anni ha comunque portato ad un risultato migliorativo rispetto alla proposta iniziale del 2018, in termini di risorse e di strumenti per affrontare le ambiziose sfide poste dal Green Deal europeo, per uno sviluppo del settore che sia sostenibile da un punto di vista economico, ambientale e sociale. Ci saranno alcune filiere da accompagnare e proteggere maggiormente, a partire da zootecnia, olivicoltura e altri settori più in crisi, con una attenzione forte ai giovani”.
In Europa occorre però coerenza nelle politiche Ue, dicendo “Sì” a tutte le misure che aumentano la trasparenza di processi e prodotti, attraverso l’obbligo dell’etichettatura d’origine, e che garantiscano competitività agli agricoltori europei sul piano mondiale promuovendo ed applicando il concetto della reciprocità negli standard produttivi in modo che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute. “Mentre va avversato - precisa il presidente Coldiretti - ogni tentativo di banalizzazione ed omologazione del modello agricolo italiano ed europeo, dicendo quindi “No” ai finanziamenti alla produzione di carne in laboratorio o all’introduzione di etichette a semaforo quali il Nutriscore”.
Ma tra le novità normative a tutela degli agricoltori, sottolinea la Coldiretti, c’è anche la nuova legge sulle pratiche sleali, in vigore da ieri, che consentirà una maggiore tutela per gli agricoltori, in un quadro molto complesso. Perchè “il balzo dei beni energetici e delle materie prime si trasferisce a valanga sui bilanci delle imprese agricole strozzate da aumenti dei costi non compensati da prezzi di vendita adeguati per il moltiplicarsi di offerte sottocosto e promozioni di Natale alle spalle di allevatori ed agricoltori. C’è la necessità di una distribuzione più equa del valore lungo la filiera”. Molte imprese agricole - denuncia Prandini - stanno vendendo sottocosto anche per effetto di pratiche sleali che scaricano sull’anello più debole della filiera gli oneri delle promozioni commerciali. La Coldiretti è pronta a presentare le prime denunce contro pratiche sleali per tutelare il lavoro e la dignità delle imprese agricole di fronte ad una nuova forma di caporalato nei confronti degli agricoltori”.
Gli agricoltori, secondo l’analisi Coldiretti, sono stati costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50% per il gasolio necessario per le attività che comprendono l’estirpatura, la rullatura, la semina e la concimazione. Inoltre l’impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi, con l’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%), il fosfato biammonico Dap raddoppiato (+100%) da 350 a 700 euro a tonnellata, mentre prodotti di estrazione come il perfosfato minerale registrano +65%. Non si sottraggono ai rincari anche i fertilizzanti a base di azoto, fosforo e potassio che subiscono anch’essi una forte impennata (+60%). L’aumento dei costi energetici riguarda anche il riscaldamento delle serre per fiori e ortaggi ma ad aumentare sono pure i costi per l’essiccazione dei foraggi, delle macchine agricole e dei pezzi di ricambio per i quali si stanno verificando addirittura preoccupanti ritardi nelle consegne. Il rincaro dell’energia - conclude la Coldiretti - si abbatte poi sui costi di produzione come quello per gli imballaggi, dalla plastica per i vasetti dei fiori all’acciaio per i barattoli, dal vetro fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi.

Focus - Il Natale in tavola degli italiani ... secondo Coldiretti
Gli italiani tornano a spendere per il Natale a tavola con una media di 113 euro a famiglia, il 38% in più sulle feste 2020 segnate dal lockdown, con zone rosse, limitazioni alle riunioni di famiglia e la chiusura di ristoranti e agriturismi. Emerge dall’indagine Coldiretti/Ixe’ su “Torna il Natale sulle tavole degli italiani” presentata dalla più grande organizzazione agricola d’Italia e d’Europa.
La crisi causata dalla pandemia ha differenziato fortemente le possibilità di spesa delle famiglie tanto che un 9% di italiani destinerà al pranzo natalizio non più di 30 euro, mentre un altro 18% si fermerà tra 30 e 50 euro, secondo Coldiretti/Ixe’. Il 20% dei cittadini spenderà tra 50 e 100 euro, il 32% tra 100 e 200 euro, il 6% tra 200 e 300 euro. Ma c’è anche un 3% che andrà oltre i 300 euro mentre un 4% preferisce non rispondere. A livello territoriale i più “spendaccioni” sono gli italiani del Sud - continuano Coldiretti/Ixe’ - con una media di 129 euro a famiglia, davanti a residenti nel Nord Ovest (116 euro) e del Centro (115 euro). Nelle Isole ci si ferma a 109 euro, ma i più “parchi” sono i residenti del Nord Est, con appena 92 euro a famiglia.
Se le differenze territoriali ed economiche dividono gli italiani al tempo della pandemia, le scelte a tavola contribuiscono però a riunirli, secondo Coldiretti/Ixe’. Il 95% dei cittadini acquisterà per le feste soprattutto prodotti italiani, tra un 59% che lo farà perché sono più buoni e il 36% che vede come priorità sostenere l’economia e il lavoro del proprio Paese. Appena un 3% di “esterofili” sceglierà prodotti stranieri perché occasionalmente gli piace mangiare qualcosa di diverso, mentre un 2% vi sarà costretto perché deve rinunciare alla qualità per risparmiare.
Quasi 8 italiani su 10 (78%), ancora, non inviteranno a casa o faranno visita a persone non vaccinate durante le feste di Natale. C’è invece un 21% di cittadini che - rilevano Coldiretti/Ixe’ - non si farà condizionare dalla paura dei contagi ed è disponibile a passare le feste con no vax, specie se si tratta di persone con cui sono legati da rapporti di parentela, mentre un 1% preferisce non rispondere, magari per decidere all’ultimo sulla base della situazione pandemica. Con la paura dei contagi che condiziona ancora la voglia di un ritorno alla socialità delle feste, testimoniata dal fatto che la media di persone a tavola risale quest’anno a sette, rispetto a meno di quattro del Natale 2020 quando il lockdown e le misure restrittive avevano imposto precisi limiti anche nell’ospitalità e nelle presenze.
Ma una delle certezze è il regalo enogastronomico: sono oltre 10,7 milioni i cesti che entrano nelle case degli italiani per il Natale 2021 e per le feste di fine anno con una varietà di scelta per tutti i gusti e per tutte le tasche con un balzo del +24% rispetto allo scorso anno. Un successo spinto dalla tendenza al regalo utile, magari da usare subito per imbandire le tavole delle feste proprie o di per parenti e amici. I cesti più gettonati sono comunque quelli tradizionali dove accanto agli immancabili spumante e panettone non possono mancare le lenticchie di Castelluccio, l’olio extravergine di oliva, il cotechino. La tendenza quest’anno è però verso la personalizzazione con cesti fai da te a tema con i prezzi che variano notevolmente, ma normalmente oscillano da un minimo di 20 euro sino a superare i 200 euro per quello con specialità più ricercate ed esclusive. Si va dal patriottico al green, dal beauty al solidale sulla base della spesa sospesa spinta delle nuove sensibilità maturate con la pandemia Covid.
“I cesti di Natale patriottici made in Italy possono essere innovativi o tradizionali con i tesori della tavola salvati dall’estinzione grazie al lavoro degli agricoltori, economici o di lusso, ricchi di carni e salumi o vegetariani sempre garantiti 100% italiani anche per il riso, l’extravergine o il grano utilizzato nella pasta e addirittura nel pandoro o nel panettone. I più attenti agli altri invece possono optare per un cesto sociale della solidarietà con i prodotti della spesa sospesa nei mercati di Campagna Amica dove l’affermarsi di una nuova sensibilità green ha fatto aumentare l’offerta a chilometri zero con i prodotti locali e biologici. Per chi sfida la crisi c’è il cesto di lusso che può mettere in bella mostra una bottiglia di spumante con gli Swarovsky da collezione oppure una di pregiato aceto balsamico di Modena, o ancora salse al tartufo o una confezione di zafferano Made in Italy mentre per chi punta sulla sobrietà c’è il cesto risparmio con prodotti semplici della campagna, dalla farina di polenta al miele, dalla pasta al riso. Ma ci sono anche cesti per vegetariani e carnivori con il meglio delle produzioni made in Italy selezionate per ogni stile alimentare. Non solo cibo però: per i più vanitosi quello più adatto - conclude la Coldiretti - è il cesto dell’agricosmesi, sia per lui che per lei, che spazia dalle creme all’olio d’oliva a quelle a base di vino, fino allo shampoo e al docciaschiuma all’extravergine”.
Ma c’è anche chi è in grande difficoltà, tanto che “sono oltre 4,8 milioni i poveri in Italia che per le feste di Natale sono costretti a chiedere aiuto per il cibo da mangiare nelle mense o con la distribuzione di pacchi alimentari a causa della crisi economica legata al Covid”.
Se la maggioranza degli italiani si è salvata dal disagio sociale in pandemia tra sussidi statali e trasferimenti intra-familiari almeno 4,8 milioni di italiani - sottolinea Prandini - sono a rischio povertà alimentare nei prossimi mesi, avendo budget risicati per cui la fiammata inflazionista è sufficiente per metterli in difficoltà nel garantirsi i pasti sempre e comunque, secondo il rapporto Coldiretti/Censis. E, guardando al futuro prossimo, oltre alle persone a rischio povertà alimentare, vi è un 17,4% degli italiani che per paura di non farcela dovrà limitarsi alle sole spese basic, tra casa e alimentazione. “Di fronte a questa situazione riteniamo che non bastino i sussidi dello Stato, gli aiuti delle famiglie e l’impegno senza sosta delle associazioni impegnate tradizionalmente nelle attività di volontariato ma occorre - afferma Prandini - anche l’impegno di tutte le forze sociali. Una disponibilità che emerge anche dal fatto che oltre 4 italiani su 10 (43%) parteciperanno a Natale ad iniziative di solidarietà, facendo beneficenza e donazioni per aiutare le famiglie più bisognose piegate dal peso della crisi causata dall’emergenza sanitaria”.

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