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VENDEMMIA

Tra territori e griffe, la raccolta entra nel vivo: con WineNews tra i filari del Belpaese

Nelle cantine del Brunello ecco le prime cassette d’uva, in Alto Adige si è già nel clou, e se a Bellavista si festeggia Planeta è a metà dell’opera

C’è chi ha già finito, e adesso può allentare la tensione, o quantomeno trasferirla dalla vigna alla cantina, e chi ha appena iniziato, raccogliendo solo oggi i primi grappoli. La vendemmia nel Belpaese vive il suo momento clou, in alcuni dei principali territori bianchisti è terminata già da qualche giorno, mentre nelle maggiori denominazioni rossiste si scaldano le forbici o, in alcuni casi, si portano le prime cassette in cantina. Per fare il punto, WineNews ha fotografato il momento attraverso la voce (e le comunicazioni, ndr) dei Consorzi e delle cantine, lungo tutta la penisola. A partire da Montalcino, dove è iniziata ieri - e durerà un mese - la vendemmia del Brunello, con i grappoli di Sangiovese che si presentano sani e al giusto punto di maturazione, grazie anche alle regolari piogge delle ultime settimane. “Quella del 2020 è una raccolta meno abbondante del 2019, ma con una qualità - ha detto Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino - che, per adesso, salvo imprevisti, risulta eccellente. I volumi più contenuti sono sostanzialmente una scelta dei viticoltori, che come abitualmente avviene, in luglio hanno fatto la vendemmia verde alleggerendo il carico delle viti”.
In Alto Adige, la vendemmia è iniziata nei primi giorni di settembre, con la raccolta delle uve bianche nelle zone di fondovalle della Bassa Atesina e nei dintorni del Lago di Caldaro, per proseguire poi nel resto della Provincia Autonoma, interessando prima le quote inferiori quindi i vigneti in altitudini estreme arrivando anche oltre i 1.000 metri. Prime a finire in cassetta, le uve a bacca bianca di Chardonnay, Pinot Grigio e Pinot Bianco, seguite da Sauvignon e Gewürztraminer. Per le varietà a bacca rossa, sono Pinot Nero e Schiava a dare il via ai lavori, seguite da Merlot, Lagrein e Cabernet. “Un’annata con le carte in regola”, spiega Hans Terzer, enologo e presidente dell’Associazione dei “Kellermeister” dell’Alto Adige, “l’uva è sana e durante gli ultimi mesi, grazie all’andamento meteorologico favorevole, non abbiamo avuto problematiche legate a patologie della vite. Quelle dell’ultimo fine settimana sono state invece giornate di grande tensione a causa del maltempo che si è abbattuto sulla nostra regione, ma ora confidiamo che il meteo ci regali le splendide giornate di sole e le notti fresche tipiche della nostra regione vinicola”, conclude Terzer. Non solo una grande attenzione per la qualità delle uve, questa vendemmia 2020 mette sotto la lente d’ingrandimento anche e soprattutto la salute dei viticoltori e di tutte le persone coinvolte nella filiera. “Per garantire la sicurezza e il rispetto delle norme anti-Covid -racconta il direttore del Consorzio Vini Alto Adige, Eduard Bernhart - oltre a seguire tutte le direttive impartite dalla Coldiretti e dai decreti provinciali, abbiamo preso accordi con un’agenzia specializzata nel controllo e nella gestione della sicurezza e insieme abbiamo stilato una serie di protocolli e linee guida che sono state diffuse presso le cantine in modo da garantire a tutti i lavoratori di svolgere le loro mansioni in totale tranquillità. Non può esserci qualità del vino senza la tutela della salute dei nostri viticoltori”, conclude Bernhart.
Nelle Marche, terra di Rosso Conero e Verdicchio, “l’andamento stagionale è stato perfetto - come racconta a WineNews Alberto Mazzoni, direttore Istituto Marchigiano Tutela Vini - perché la carenza di precipitazioni dell’inverno è stata integrata nei mesi successivi, fino ad oggi. La vite così non ha sofferto, l’apparato fogliare ha avuto uno svilupp0 perfetto, e lo stato fitosanitario delle uve è ottimale, al netto di qualche caso, isolato, di mala gestione dell’oidio. A livello quantitativo, si va verso un aumento produttivo del 12-15%, ma l’aspetto più importante riguarda il rapporto uva/vino, riequilibrato proprio dalle piogge estive. Le ultime settimane, in questo senso, sono state ottime: temperature costantemente sotto i 30 gradi, escursioni termiche importanti. Manca forse qualcosa ancora in termini di gradazione alcolica, ma abbiamo delle bellissime acidità. La vendemmia, con le varietà internazionali, come Merlot e Chardonnay, è già iniziata, e nei prossimi giorni sarà la volta degli autoctoni, Sangiovese e Verdicchio su tutti”.
Via alla raccolta anche a Gavi, dove in realtà l’anticipo del ciclo vegetativo della vite durante il lockdown aveva fatto pensare ad una vendemmia particolarmente precoce. Nei mesi successivi - spiega il Consorzio Tutela del Gavi - le fasi fenologiche si sono riallineate man mano con le medie stagionali, complice un giugno con una piovosità sopra la media ventennale e temperature massime che hanno superato raramente i 30 gradi. Tra i filari, le condizioni sanitarie dei grappoli sono buone e ci si aspetta una buona annata, ed in accordo con le disposizioni della Regione, sentite le parti sociali e le associazioni di categoria, il Consorzio per agevolare i produttori nella fase post pandemia ha previsto un abbassamento delle rese e una quota di riserva vendemmiale, pari a 13 quintali ad ettaro. “La fase di stop dovuta al fermo delle attività commerciali ha influito molto sulla gestione di questa vendemmia, ma  finalmente i dati di luglio e agosto relativi alla richieste di fascette ministeriali da parte dei produttori sono in aumento rispetto all’anno scorso e segnano un’inversione positiva rispetto ai mesi precedenti”, commenta Roberto Ghio, presidente del Consorzio Tutela del Gavi.
Chi è già nel vivo della raccolta, invece, è il territorio di riferimento della produzione bianchista toscana, quello della Vernaccia di San Gimingano. Dove l’andamento stagionale difficilmente avrebbe potuto essere migliore: tutte le fasi vegetative sono iniziate nella norma, la cacciata dei germogli e la fioritura sono state ottime, molto buone allegagione e invaiatura, nessuno stress idrico, nessun evento meteorologico traumatico. Se consideriamo poi che in periodo di lockdown i produttori non hanno potuto dedicarsi ai soliti impegni commerciali, dalle fiere e agli eventi promozionali, ma solo alla cura della campagna, il risultato è quello di vigne bellissime e uve perfette. Lo stato sanitario è ottimo, buona la quantità solo leggermente inferiore a quella dello scorso anno, il clima caldo, asciutto e ventilato di luglio e agosto ha permesso una perfetta maturazione, aiutata anche dalle piogge di fine agosto, mentre le notti fresche hanno preservato l’acidità. Insomma, le premesse ci sono tutte perché quella del 2020 si prospetti come un’ottima annata, ma certo non bastano a spazzare via le preoccupazioni per la situazione economica globale.
C’è da aspettare ancora qualche giorno per vedere le prime cassette riempire le cantine della Valpolicella, terra di Corvina e quindi di Amarone, dove, al di là degli aspetti puramente tecnici e vitivinicoli, sarà una “vendemmia autoctona”. A impugnare le forbici, infatti, sarà una schiera tutta veronese di circa 6.000 lavoratori stagionali tra giovani, prevalentemente studenti e neolaureati, di un’età media di 24 anni, e pensionati impiegati complessivamente per un totale di 75.000 giornate/lavoro. Secondo una ricognizione interna al Consorzio di tutela vini Valpolicella, saranno loro la nuova manodopera dell’Amarone nell’anno segnato dalla mancanza della forza lavoro straniera, soprattutto quella dall’Europa dell’Est, a causa del Covid-19. “È una vigilia di vendemmia - spiega il neo presidente del Consorzio, Christian Marchesini - dai risvolti sociali quella che tra qualche giorno prenderà il via in Valpolicella, con un temporaneo ritorno all’agricoltura di giovani e pensionati veronesi che ci riporta alle raccolte degli anni Settanta. Si tratta di un risultato importante che ci ha permesso di rispondere all’emergenza di reperimento della manodopera necessaria per la cernita delle uve destinate a produrre un Amarone di qualità. Infatti, se le giornate di sole proseguiranno per tutto il mese di settembre, e in assenza di altri episodi meteo violenti, potremo parlare di una buona vendemmia”.
Tornando, in questo nostro zigzagare enoico per l’Italia, in Toscana, nel Montecucco, che si specchia sulle rive del fiume Orcia, confine naturale del versante sud di Montalcino, fino alle pendici dell’Amiata, manca ancora qualche giorno, ma tra i viticoltori si respira ottimismo: il Covid-19 e la peggiore emergenza sanitaria ed economica di questo secolo, non ha scalfito il ciclo della vite, che farà portare in cantina un frutto dallo stato fitosanitario ottimale. Sul fronte quantitativo però - a causa soprattutto delle scarse piogge estive - la stagione osserva una flessione del 10-15% sul 2019. “Abbiamo iniziato la campagna produttiva con una primavera regolare, senza siccità né piogge eccessive o gelate che abbiano potuto compromettere il germogliamento - commenta il presidente del Consorzio del Montecucco, Claudio Tipa - seguita poi da un’estate con poca pioggia, aspetto che nel Sangiovese ha certamente tirato fuori tannini e profumi importanti, garantendo anche perfetta sanità del frutto, ma che ha penalizzato il profilo quantitativo. Dopo le piogge di inizio settembre, però, anche i parametri di vendemmia si stanno riequilibrando, contribuendo ad allungare il ciclo vegetativo e ad aumentare leggermente il volume del grappolo. Il calo delle temperature conseguente a queste piogge ha permesso la completa maturazione delle bucce e quindi ci permetterà di dilatare un po’ i tempi di vendemmia”.
Ci sono poi i racconti delle singole aziende, ognuna con le proprie scelte ed ognuna con i propri bilanci, accomunate però, tutte, da una grande voglia di ripartire, con la fiducia dettata dalla consapevolezza di una raccolta comunque ottimale, segno “divino” di una natura capace, in un certo senso, di compensare così le difficoltà e la drammaticità degli scorsi mesi. E allora, a Bellavista, griffe della Franciacorta, si festeggia la fine di questa vendemmia 2020 con una pigiatura mediante le “vecchie” presse marmonier. “Abbiamo voluto celebrare la fine di questa vendemmia che segna un anno indimenticabile per tutti noi - racconta Mattia Vezzola, enologo della griffe di Franciacorta - con una pigiatura antica, utilizzando le vecchie presse marmonier. Questa vendemmia ci ha riportato, in termini di esplosione della natura in vigna, a 40 anni fa. I merli hanno ricominciato a fare i nidi nei filari, piccoli animali come volpi e conigli selvatici, hanno ripopolato la colline Bellavista e oggi, se dovessi paragonarla ad una delle vendemmie passate, la accosterei certamente alla 2004, un’annata di indiscussa qualità”. La riduzione in maniera drastica dell’inquinamento ha leggermente aumentato la resa della vite; gli acini hanno sviluppato una buccia molto consistente e la maturazione delle uve ha avuto un decorso lentissimo, inusuale rispetto agli ultimi anni, come se anche la natura si fosse presa i suoi tempi per essere in armonia con il tutto. Le marmonier permettono una spremitura soffice delle uve, senza frantumazione delle bucce e con una resa del 35%- 40% (mosto fiore). Un tributo al passato, quando nacque Bellavista e tutte le uve venivano caricate in queste presse.
A Monte Zovo, nei 140 ettari dell’azienda veronese della famiglia Cottini, la raccolta, partita a fine agosto, continuerà fino a inizio novembre, con la vendemmia tardiva delle ultime uve. Sarà quindi una vendemmia lunga e per singolo vigneto, per valorizzare al meglio l’identità di ogni terroir e vitigno. Nella lunga vendemmia di Monte Zovo rientra anche la raccolta intorno a metà settembre per il Lugana e in Valpolicella per l’Amarone, mentre a inizio ottobre toccherà all’uva durella per i vini Valpolicella e Valpolicella Ripasso della Tenuta di Tregnago. “La produzione prevista è nella media, nella tenuta di Caprino Veronese ci aspettiamo - commenta Diego Cottini - tra gli 80 e i 100 quintali per ettaro. Tutto promette bene, solo un cambiamento climatico può rovinare e mettere in pericolo la qualità delle uve. I nostri vigneti, trovandosi a nord di Verona tra i 300 e 900 metri, sono stati colpiti in modo lieve e senza riportare danni ingenti dal maltempo che ha interessato di recente alcune zone della Valpolicella e del Lugana. L’abbassamento delle temperature ha favorito piuttosto un aumento dell’escursione termica a vantaggio delle uve in fase di maturazione”.
Poco lontano, nella Cantina Valpolicella Negrar, invece, si prospetta una produzione in calo, a fronte di maggiori costi. “Tra la riduzione di resa produttiva del 20% voluta dal Consorzio e la perdita del 5% occorsa nelle zone pianeggianti con le grandinate - spiega Daniele Accordini, dg ed enologo della cooperativa - quest’anno la produzione sarà in forte calo e questo dovrebbe, il condizionale è d’obbligo di questi tempi, far salire il valore delle uve. Ma sarà più alto anche il costo della vendemmia, perché dovremo fare diverse raccolte scalari, a cui siamo abituati, ma a cui dovremmo ricorrere ancor più quest’anno per raccogliere le uve in perfetto grado di maturazione, difforme nelle varie zone e per vitigno. La qualità delle uve si presenta buona e, ancora una volta, la parte collinare della Valpolicella rimasta illesa dalla grandine potrà darci in questa vendemmia ottimi vini da lungo invecchiamento”. L’annata. Sarà, quindi, una raccolta all’insegna della resilienza quella che si prepara ad affrontare la cantina cooperativa negrarese.
Si respira entusiasmo puro in Friuli, tra le vigne di Lis Neris, dove la vendemmia è nel vivo da qualche giorno. “Da lunedì 7 settembre abbiamo iniziato a raccogliere - racconta Alvaro Pecorari, proprietario dell’azienda - di primo mattino, nelle ore più fresche, prima il Sauvignon Blanc, poi, nel corso della giornata, il Pinot Grigio. Nelle prove della settimana scorsa mancava qualcosa, ma sono bastati pochi giorni per riportare il sereno, e l’artefice è stato il Pinot Grigio. Se poteste sentire anche voi il profumo delle sue bucce in uscita dalla pressa ... frutta dolcissima ... una macedonia sciroppata”.
Nell’Otrepò Pavese, tra i filari di alcuni soci di tra i vigneti di alcuni soci di Terre d’Oltrepò e La Versa, si sperimentano i benefici della vendemmia notturna. “Le temperature quotidiane sicuramente più alte rispetto a qualche decennio fa - spiega il presidente di Terre d’Oltrepò e La Versa, Andrea Giorgi - surriscaldano il prodotto vendemmiato e l’intervento in notturna permette, invece, di avere il controllo delle uve che arrivano più fresche in cantina. Si tratta di un’iniziativa che sposa in pieno la nostra filosofia aziendale: da una parte garantire un profilo qualitativo più alto ai nostri prodotti, partendo dal vigneto; dall’altra attenzionare maggiormente le questioni ambientali a partire dal cambiamento climatico che sta incidendo sulle scelte in agricoltura”.
A pochi chilometri di distanza, il Castello di Cigognola, la griffe della famiglia Moratti, ha invece deciso di approcciare la vendemmia all’insegna della sperimentazione e della ricerca, ponendo la massima attenzione nella scelta delle date e delle modalità di vendemmia, cominciando la raccolta a inizio agosto in Oltrepò, territorio in cui la vendemmia anticipata è stata decisione diffusa qualche giorno più tardi. L’avvio è avvenuto in seguito a una valutazione della maturità tecnologica, sensoriale e della qualità delle uve pinot nero attraverso un’analisi degustativa direttamente in vigna. Il metodo è stato messo a punto grazie anche alla collaborazione con Giovanni Bigot, titolare della società Per le uve e consulente agronomo di Castello di Cigognola. In particolare è stato applicato l’Indice Bigot, metodo scientifico elaborato dallo stesso professionista per conoscere il potenziale qualitativo di ogni singolo vigneto, monitorando 9 parametri attraverso l’applicazione 4Grapes. A seguito degli idonei parametri di maturazione sensoriale e della previsione di un’annata calda, si è quindi scelto di procedere con una vendemmia anticipata e scalare su singoli appezzamenti, in base alle caratteristiche tecnologiche delle bacche. L’obiettivo è preservare la complessità acidica e il pH delle uve destinate alle basi spumante, a cui è concorso anche l’utilizzo di grappoli recuperati dal diradamento dei vitigni pinot nero destinati alla vinificazione in rosso.
Ancora indietro il Piemonte, dove però Poderi Colla, in Langa, ha visto un anticipo importante delle maturazioni, tanto che la vendemmia di alcune varietà di uva è già iniziata, ed il Pinot Nero e il Dolcetto destinato alla selezione Bricco del Drago, sono già stati raccolti. “Le uve - dice l’azienda dell’albese - erano perfette, questo ci lascia pensare che la 2020 sarà una grande vendemmia. I vigneti stanno portando a maturazione una perfetta quantità di uva e anche il livello qualitativo sembra molto elevato. I rovesci temporaleschi che nel mese di agosto e luglio si sono verificati in Langa non ci hanno interessato e quindi non hanno creato alcun problema alle nostre uve”.
In Toscana, a cavallo tra Bolgheri e la Maremma, a Castello del Terriccio “le premesse per questa annata sono molto soddisfacenti ma, come ogni anno, sono determinanti le condizioni climatiche di questo mese di settembre”, spiega Vittorio Piozzo di Rosignano, proprietario dell’azienda. “Abbiamo iniziato la vendemmia il 20 agosto, quindi con circa una settimana di anticipo, con le uve bianche Viogner e Sauvignon Blanc. Nella seconda settimana di settembre è iniziata anche la raccolta delle varietà a bacca rossa Merlot e Sirah. Mentre le selezioni del Cabernet e Petit Verdot, varietà principali che compongono il nostro Lupicaia, seguiranno dopo la metà di settembre. Come ogni anno ci siamo avvalsi dei nostri storici lavoranti locali, tutto personale prevalentemente interno, molto esperto e professionale, e non abbiamo dunque avuto i disagi che hanno affrontato altre aziende per la mancanza di manodopera dovuta a questa situazione così particolare. Registriamo ancora che in questa stagione diventa sempre più necessario il contenimento della fauna selvatica a salvaguardia dei grappoli, che ci costringe a recinzioni dei vigneti e ronde notturne di controllo. Relativamente al clima - continua Vittorio Piozzo di Rosignano - il 2020 ha regalato ai vigneti di Castello del Terriccio un andamento regolare e bilanciato delle stagioni”.
A proposito di Maremma, il 4 settembre la vendemmia è andata i scena anche tra i filari di Nittardi, griffe del Chianti Classico con vigneti anche nella Toscana meridionale. I primi a cadere, nel vigneto di “Mongibello delle Mandorlaie”, sono stati i grappoli di Merlot, quindi quelli di Alicante Bouchet, cui sono seguiti quelli di Vermentino. Anche qui, c’è grande fiducia per le potenzialità di una vendemmia baciata dall’ottimo andamento stagionale, che ha portato in cantina uve sane e di grandissima qualità. Il biglietto da visita migliore per ripartire dopo mesi tanto difficili.
Tra Toscana e Sicilia, “la vendemmia 2020 sarà senza dubbio da ricordare, non solo perché è avvenuta al tempo del coronavirus ma soprattutto perché il ciclo vegetativo è stato eccellente come quasi mai si riesce a vedere”. Così Alessandro Cellai, capo enologo e Ceo delle aziende Castellare di Castellina, nel Chianti Classico, Rocca di Frassinello in Maremma Toscana, Feudi del Pisciotto e Gurra di Mare, in Sicilia, commenta le ottime premesse della vendemmia tutt’ora in corso nelle 4 tenute. “Sono sicuro che entrerà nel palmares delle annate memorabili per le nostre aziende - aggiunge Cellai - come è stato nel 1985, 1990, 2001 e 2016. Il clima, infatti, è stato ottimale, sia in primavera che all’inizio dell’estate, favorendo in maniera perfetta l’avvicendarsi delle fasi fenologiche che hanno permesso alle uve di raggiungere una maturità fenolica pressoché ideale. E questo è avvenuto sia in Toscana che in Sicilia”.
Sicilia dove è già tempo di bilanci, almeno per Planeta, che mette in archivio - nei 400 ettari vitati su cui poggiano le sei cantine dell’azienda, divise nei cinque territori di Menfi, Vittoria, Noto, Etna e Capo Milazzo - il primo mese di vendemmia. differenza delle altre realtà italiane, agosto rappresenta un mese importante per le cantine siciliane e in particolar modo per Planeta che in questo mese porta a termine il 30% della vendemmia. Si inizia quindi a fare un bilancio provvisorio sull’andamento dell’annata, aspettando la fine di ottobre per tirare le somme con la raccolta delle uve sull’Etna. “L’uva che fino ad oggi è giunta in cantina è assolutamente al suo meglio. Un’estate asciutta e senza picchi di caldo ha dato come risultato una resa naturalmente bassa, profili aromatici e densità ottimali, e grappoli in perfetto stato sanitario. Chardonnay, Grillo, Sauvignon Blanc, Moscato, Fiano e Syrah sono per buona parte già “in casa”, e sono di una qualità eccezionale, per la gioia di tutto il team” - dice Alessio Planeta, alla guida dell’azienda. A proposito di team, quest’anno è compito del team Planeta raccontare la vendemmia 2020: un anno caratterizzato da forti paure e incertezze causate dalla pandemia da Covid-19 che ha scosso il mondo intero. E lo farà attraverso i canali social e una diretta Zoom riservata a tutti coloro che ne faranno richiesta, in cui sarà possibile “interrogare” gli attori della cantina, in primis gli enologi. “Negli ultimi mesi le aziende viticole si sono divise in due: chi ha ritenuto di dover seguire i ritmi dell’uomo ha dovuto segnare il passo, ma chi ha seguito i ritmi della Natura non si è fermato un solo istante”, aggiunge Alessio Planeta. “Il nostro team di vigna e cantina è stato veramente straordinario: si può dire che ha tenuto in piedi l’intera azienda. Per questo racconteremo la vendemmia 2020 attraverso i loro occhi e i loro pensieri. Sarà la vendemmia degli uomini e delle donne Planeta”.
Sull’isola, come racconta Stefano Girelli, il vigneron di origini trentine che ha scelto la Sicilia come sua seconda patria, dove guida Santa Tresa, a Vittoria, “l’annata è iniziata con un inverno mite, le precipitazioni sono state pressoché assenti e le temperature lievemente superiori alla media. Questo ha contribuito ad un germogliamento anticipato, nell’ordine di 3-5 giorni, avvenuto tra l’ultima settimana di marzo e la prima settimana di aprile. Marzo è stato un mese mediamente più fresco, con piogge frequenti, che hanno segnato un recupero sulle precipitazioni mancate nei primi mesi dell’anno, per riportarsi nella media stagionale nel mese di aprile. A partire dall’inizio di maggio il clima è tornato mite ma accompagnato da piccole piogge frequenti. Un periodo che ha impegnato molto gli agronomi di Santa Tresa e che si è poi concluso con due settimane di scirocco durante la fioritura. L’estate è quindi trascorsa con temperature calde ma non eccessive, consentendo un perfetto decorso stagionale e un anticipo della maturazione di circa 10-15 giorni rispetto all’anno precedente”. Qui, Viognier, Grillo e Frappato sono già in cantina, e le cassette sono pronte per il Nero d’Avola.
Infine, da una grande isola all’altra, ultima tappa in Sardegna, tra i filari di Siddùra, dove “il tempo ha svolto la sua funzione sempre nel modo giusto. Nei giorni scorsi c’è stato un abbassamento delle temperature, è salita l’escursione termica tra il giorno e la notte, tutto sembra funzionare in maniera perfetta - spiega Massimo Ruggero, amministratore delegato di Siddùra -. Alcune parcelle sono già state vendemmiate. Il Vermentino ha i suoi tempi e segue i propri ritmi e viene vendemmiato in questi giorni. Un vitigno che mantiene inalterate la sua qualità e la sua identità. La Gallura risponde nel modo consueto. I tempi sono confermati. Sarà una stagione buona. Il miracolo si vedrà durante la fermentazione, nella trasformazione dall’uva in vino. Ma c’è ancora da aspettare”. A livello fitosanitario, “questa  vendemmia si presenta come leggermente anticipata, a causa delle alte temperature avute nei mesi di maggio, giugno e luglio. Inizialmente appariva come anticipata di 10-15 giorni rispetto alle tempistiche dell’anno scorso, ora invece, con l’abbassamento delle temperature di questi giorni e la pioggia, pensiamo che un leggero rallentamento ci possa stare - sottolinea Luca Vitaletti, agronomo di Siddùra -. Stiamo iniziando con la raccolta delle uve di Vermentino e poi passeremo alla fase finale, dove rimarrà il Cannonau. La vendemmia quindi dovrebbe terminare intorno alla metà di settembre. Si presenta come una vendemmia buona, anche sotto il profilo aromatico, le uve sono molto sane e le piante stanno bene. Quindi ci aspettiamo un importante riscontro in bottiglia, che sia conseguente alla qualità in campo”.

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