Robert Parker Wine Advocate Symposium, Roma (175x100)
Consorzio Collio 2024 (175x100)
CULTURA ENOICA

Tra vino e fiaba, tra Napoli ed il Montecucco, il progetto “Petrosinella. Una storia di famiglia”

Idea artistica di Basile Cantina Biologica, dedicata all’avo Giovan Battista Basile, scrittore napoletano del Seicento, “inventore” della fiaba

Il vino italiano è fatto, anche, dalla storia di tante famiglie. Storie che qualche volta sono, letteralmente, fiabe. Come quelle contenute nel “Pentamerone”, ovvero “Lo cunto de li cunte. Trattenemiento de peccerille”, raccolta di 50 fiabe divise in 5 giornate, di Giovan Battista Basile, edite tra il 1634 ed il 1636 a Napoli (e che Benedetto Croce definì “il più ricco e il più artistico fra tutti i libri di fiabe popolari”). A cui ora rendono omaggio i discendenti dello scrittore, guidati dal suo omonimo Giovan Battista Basile, alla guida di Basile Cantina Biologica), a Cinigiano, tra le perle del Montecucco (di cui Basile è anche presidente del Consorzio, ndr), con una limited edition di Ad Agio 2007 dedicata a Petrosinella per onorare l’opera del suo omonimo avo, cui si deve la codifica della fiaba come genere letterario. Il progetto si chiama proprio “Petrosinella. Una storia di famiglia”, e lega l’opera somma del suo omonimo avo, “inventore” della fiaba, al suo essere vigneron in quel del Montecucco. Partendo così dalla commessa di un dipinto ispirato a uno dei racconti del Basile scrittore, Giovan Battista lo traspone sull’etichetta che accompagnerà un suo vino a tiratura limitata.
“Il progetto - spiega Basile - ambisce a mantenere vivo il percorso culturale de “Lo cunto de li cunti”, raccolta di cinquanta fiabe scritte da Giovan Battista Basile nella Napoli del diciassettesimo secolo, cui si fa risalire la prima codifica scritta di questo genere letterario. E nel farlo sviluppa tra vino e arte quella contaminazione tipica dell’indole dei Basile, come testimonia il viaggio di Elena, sorella del vignaiolo, che, preceduto il fratello in terra toscana, vi ha aperto il suo agriturismo, Le Pianore, ecosistema olistico ai piedi del Monte Amiata”. Nate dalla tradizione orale popolare e arricchite delle competenze classiche e barocche di Basile, i racconti presenti ne “Lo cunto” sono organizzati secondo gli elementi tipici della novella boccaccesca, salvo essere declinati in situazioni e personaggi immaginifici. A questo testo ha guardato Giovan Battista “il vignaiolo”, per rinsaldare il suo legame con quella Napoli familiare lasciata oltre venti anni fa per produrre, a metà strada tra il Monte Amiata e la Maremma, vini sempre più apprezzati da consumatori e critica.
L’illustrazione che accompagnerà le 24 magnum di Ad Agio 2007 è realizzata con tecnica guache e matite colorate su carta e raffigura Petrosinella, una fanciulla riconoscibile dai ciuffi di prezzemolo che le sono cresciuti sul petto grazie al sortilegio dell’Orca, antagonista della storia. Alle sue spalle, affiancati ai motivi floreali, si scorgono altri personaggi emblematici della fiaba, un leone e un lupo, che la protagonista dovrà affrontare per vincere il proprio destino. Il volto, così come i capelli neri della giovane donna, è ispirato alla “Zingara” un disegno eseguito dall’artista napoletano Vincenzo Gemito nel 1885.
A realizzarla è stato Giovanni Anastasia, artista napoletano classe 1987 formatosi all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Interessato al disegno e alla pittura, si avvicina alla scultura formandosi presso alcune botteghe d’arte della città. Forte di collaborazioni con artisti visuali, performers, videomaker e musicisti, è parte integrante del Network Palomart fin dalle sue origini, con il quale partecipa a eventi e mostre collettive. Il 2018 è l’anno di Fauna, la sua prima personale ospitata dal teatro Bellini di Napoli, dove espone opere pittoriche e scultoree, ispirate ad un mondo animale e fiabesco.
Un progetto, quello di “Petrosinella. Una storia di famiglia”, che accende una luce ulteriore su un territorio in grande spolvero, quale è il Montecucco. I dati sugli imbottigliamenti dei primi 3 mesi del 2020 registrano un +20% sul 2021, anche grazie ad una critica che si accorge della qualità crescente di questa denominazione ancorata al Sangiovese (come confermato lo scorso gennaio da James Suckling, che ha premiato diverse referenze del Montecucco con punteggi superiori a 90”. Una denominazione, il Montecucco, il cui Consorzio conta 68 aziende associate e 500 ettari rivendicati (su 800 potenziali) vede l’85% della produzione certificata biologica, e una quota export del 60%. “Il Montecucco è un gioiello ancora incontaminato. Tra i suoi filari - dove troviamo le rese fra le più basse in assoluto, ovvero 70 q di uva per ettaro - si pratica da sempre una viticoltura sostenibile: il nostro è un territorio naturalmente vocato alla coltivazione della vite, di ulivi e di altre colture, grazie sia alla vicinanza del Mar Tirreno, con costanti venti asciutti, sia alla protezione del Monte Amiata”, spiega Basile. Un territorio, a suo modo, da fiaba. Come quelle da cui nasce il progetto culturale della Cantina Basile.

Focus - “Lo cunto de li cunti”
“Lo cunto de li cunti, overo lo trattenemiento de peccerille” (La fiaba delle fiabe, o l’intrattenimento per i più piccoli), è una raccolta di 50 fiabe in lingua napoletana scritta da Giovan Battista Basile, autore attivo nella Napoli di inizio XVII secolo, cui si fa risalire la codifica della fiaba come genere letterario. Pescando a piene mani da quella tradizione popolare in cui sempre più si riconosce e che nella forma orale prende forma, Basile vi innesta le sue solide conoscenze della forma barocca e dei grandi classici, per riscrivere in termini magici la novella boccaccesca. Nelle cinquanta novelle de Lo cunto elementi consueti quali il conflitto, la fuga iniziatica, il viaggio, il cambiamento risolutivo, assumono forme extra-reali e non, come nella novella, reali. Il risultato è la prima raccolta scritta e organizzata di fiabe, che rende Giovan Battista Basile “l’inventore” di un nuovo ed emozionante genere letterario. Basile organizza i cinquanta racconti su modello del Decamerone, da qui il nome alternativo Pentamerone de Lo cunto, proponendone dieci a sera lungo cinque giornate. Nella cornice narrativa, genesi e conclusione degli altri quarantanove, si narra la vicenda di Zoza, una principessa le cui disavventure iniziano quando una vecchia, sentitasi derisa, la maledice, imponendole come unico sposo Tadeo, un principe sopito che si sveglierà solo quando una fanciulla sarà capace di riempire in tre giorni un’anfora con le sue lacrime. Dopo un lungo girovagare la principessa trova Tadeo, iniziando così un pianto così sofferto da svenire, un attimo prima che l’anfora sia piena. È allora che una schiava moresca colma l’anfora con poche lacrime, sposando così il principe. Zoza non si dà per vinta e grazie all’aiuto di alcune fate infonde nella schiava-principessa il desiderio di ascoltare fiabe, dando a dieci ripugnanti vecchie il compito di narrare una novella ciascuna al giorno, per cinque giorni. Giunti all’ultima fiaba la principessa si sostituisce alla novellatrice e racconta la propria storia. Saputo dell’inganno, il principe condanna a morte la schiava e sposa Zoza. Di portata circoscritta nei salotti culturali italiani, l’eco del Pentamerone è invece forte nel resto d’Europa. I suoi testi, schietti e veraci, sono d’ispirazione per celebri versioni de “La bella addormentata” e “Il Gatto con gli stivali” di Charles Perrault. E poi “Cenerentola”, rivisitazione de “La gatta Cenerentola” da cui è anche tratta l’opera omonima di Roberto De Simone, il più importante interprete vivente della poetica di Basile. E ancora “Raperonzolo”, rilettura di Petrosinella firmata dai Fratelli Grimm. A lungo dimenticata dalla critica italiana, l’opera di Basile è riscoperta da Benedetto Croce, che nel 1924 pubblica una traduzione in italiano del Pentamerone, definendolo “il più antico, il più ricco e il più artistico fra tutti i libri di fiabe popolari”. Una versione che, seppur ripulita delle espressioni più autentiche presenti nel testo originario, ha il merito di riaccendere la curiosità del pubblico moderno attorno a Lo cunto, aprendo di fatto il suo cammino attraverso il diciannovesimo secolo. Oltre all’ambiente letterario, Lo cunto è stato ispirazione anche per la settima arte, grazie al lavoro svolto da registi come Francesco Rosi (1967 -C’era una volta), Alessandro Rak (2017 - Gatta Cenerentola) e Matteo Garrone, che per il suo primo film in lingua inglese “Tale of tales” (2015), ha scelto tre delle fiabe scritte da Basile: La cerva fatata, La pulce, La vecchia scorticata. Più recentemente, su stimolo di Pasquale Basile, fratello di Giovan Battista ed Elena, Treccani ha pubblicato una volume da collezione, che ne raccoglie cinque fiabe de Lo Cunto, ciascuna delle quali impreziosita da inedite illustrazioni realizzate da altrettanti protagonisti della scena artistica mondiale. Si tratta degli AES+F, cui è toccato il compito di reinterpretare visivamente “La mortella”, di Markus Lüpertz (Petrosinella), Mimmo Paladino (Rosella), Kiki Smith (I tre re animali) e Miquel Barceló (Ninnillo e Nennella). "L’idea di un’antologia illustrata da artisti contemporanei di diversi paesi è nata molti anni fa", racconta Pasquale Basile nella premessa al volume, stampato in sole 149 copie. Le illustrazioni si accompagnano a una trascrizione critica del testo napoletano delle cinque fiabe, curata da Francesco Ursini e una nuova versione italiana di Roberto De Simone. Chiude l’opera la traduzione nelle lingue dei Paesi di provenienza degli artisti. Alcuni saggi tesi a contestualizzare l’opera e delinearne le vicende, completano “un’opera che non ha uguali né precedenti nella storia dell’editoria italiana” commenta il direttore generale dell’istituto della Enciclopedia Italiana, Massimo Bray.

Focus - Il ritratto: Basile Cantina Biologica
Spinto dalla voglia di garantire a sé stesso, alla moglie Ilaria e ai figli Antonio e Federico uno stile di vita diverso da quello tipico della sua amata Napoli, nel 1999 Giovan Battista Basile acquista una proprietà abbandonata nelle colline attorno a Cinigiano, piccolo borgo toscano tra il Monte Amiata e la Maremma. Qui, dismessi i panni dell’aspirante avvocato, inizia quel lungo percorso che lo porterà, nel giro di venti anni, a produrre alcune tra le etichette più significative del Montecucco Sangiovese Docg, prestigiosa nicchia sangiovesista a sud-ovest di Montalcino. Dando poi sfogo alla sua indole “associazionistica” Giovan Battista si impegnerà per la crescita delle denominazioni e relativo consorzio di tutela, di cui, dopo due vicepresidenze, assume la guida nel 2020. Oggi Basile Cantina Biologica conta circa 42 ettari, di cui 20 a seminativi e 14 a bosco. I restanti otto ettari sono dedicati a un vigneto composto da sangiovese (75%), merlot (20%) e per la parte residuale da vermentino, viognier e petit manseng, e ricompreso tra i 320 e i 400 mt slm, con esposizione prevalente a Sud-Ovest. I terreni sono di matrice argillo-calcarea pleocenica di origine marina, ricchi in scheletro e fortemente drenanti. Caratteristico di questi suoli è il galestro, pietra friabile consueta nei terreni toscani più vocati alla viticoltura. Tutte le vigne sono impiantate con una densità di 4.600 viti per ettaro. Posizionata sui fianchi dell’ex vulcano Amiata, l’azienda gode delle consuete caratteristiche della viticoltura regionale, segnata da clima mediterraneo, inverni miti, primavere piovose ed estati asciutte. La posizione di media collina le garantisce inoltre una continua circolazione d’aria tra i filari e una significativa escursione termica giornaliera. La vendemmia qui è manuale, per il tramite di cassette da 18 kg con le quali l’uva, entro un’ora dalla raccolta, è portata in cantina per essere lavorata. La fermentazione avviene in contenitori di acciaio, con rimontaggi e delestage modulati sulle caratteristiche dell’annata. I migliori grappoli di sangiovese, selezionati “a bocca” durante la vendemmia, fermentano invece in grandi tini troncoconici di legno di rovere francese. Tutti i mosti sono gestiti a temperatura controllata, che non sale mai oltre i 28°. L’affinamento in legno, ricompreso tra i 12 e i 24 mesi, prende forma in botti di rovere francese del massiccio centrale. Per l’imbottigliamento si usano tappi di qualità extra, selezionati a mano dall’azienda produttrice. Quattro le referenze dell’azienda: Artèteca, Toscana Igt Vermentino (5.000 bottiglie/anno), Cartacanta, Montecucco Sangiovese Docg (circa 20.000), Comandante, Maremma Toscana Doc, (circa 7.000) e Ad Agio, il Montecucco Sangiovese Docg Riserva (circa 3.000), pluripremiata etichetta dell’azienda. La Basile Cantina Biologica offre inoltre la possibilità di effettuare visite aziendali condotte da Ilaria, dove è possibile accompagnare la degustazione dei vini a piatti genuini figli della tradizione culinaria partenopea o maremmana.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024