La disputa tra Italia e Croazia sul tema del riconoscimento della menzione tradizionale “Prošek” va ben oltre la questione puntuale e tra i due Paesi. È una vicenda che preoccupa tutta l’industria vinicola europea, come testimonia la lettera, inviata ieri, tra gli altri, al Commissario Ue all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, dal Ceev - Comité Européen des Entreprises Vins, che rappresenta 24 associazioni nazionali di categoria di 15 Paesi europei (comprese le italiane Federvini ed Uiv - Unione Italiana Vini, che hanno sollecitato l’intervento del Ceev, ma anche la croata Wine Association of the Croatian Chamber of Economy).
Lettera firmata dal presidente Ceev, Jean-Marie Barillère, che si dice “estremamente preoccupata per la suddetta domanda croata, in primo luogo perché mette a rischio il successo della politica europea di qualità e il suo sistema di protezione, che è uno strumento fondamentale della Politica Agricola Comune per creare, promuovere e salvaguardare il valore nelle zone rurali e, in secondo luogo, perché rappresenta una minaccia reale e concreta per le note Dop Prosecco Doc, Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg ed Asolo Prosecco Docg (che, riunite nell’associazione “Sistema Prosecco”, hanno sottolineato l’importanza di una cabina di regia nazionale per gestire la questione, ndr). Come organismo rappresentativo delle aziende vinicole europee, la Ceev ritiene che la domanda di registrazione della termine tradizionale “Prošek”, se accettata dalla Commissione, metterà in pericolo la dimensione interna ed esterna del regime Dop e Igp dell’Ue”. Una posizione, dunque, quelle delle imprese europee, allineata perfettamente a quelle delle imprese, delle rappresentanze e delle istituzioni italiane, che si sono da subito opposte al riconoscimento.
“Il regolamento UE 1308/2013 stabilisce che Dop e Igp sono protette contro qualsiasi usurpazione, imitazione o evocazione, anche se la vera origine del prodotto o servizio è una traduzione - sottoliena la Ceev - trascrizione o traslitterazione del prodotto prodotto. Inoltre, la stessa legislazione dell’Unione Europea sottolinea la necessità, nel caso di nomi omonimi, di evitare di indurre in errore e confondere il consumatore. Questo principio generale della legislazione sulla corretta e leale informazione ai consumatori è ribadito dall’articolo 7 del Regolamento 1169/2011. Ricordiamo, infatti, che, nel 2013, quando il “sistema Prosecco” ha venduto 320 milioni di bottiglie in Europa e nel mondo, la Commissione Europea sottolineava come l’utilizzo del termine tradizionale “Prošek” potesse già comportare un elevato rischio di confusione per consumatori. Questo ragionamento è ancora più valido oggi che il “sistema Prosecco” commercializza 610 milioni di bottiglie all’anno, secondo i dati del 2020. Inoltre, per il concetto di “evocazione”, la giurisprudenza consolidata della Corte di giustizia ha chiarito che questo si verifica se, nel caso di prodotti di aspetto simile, c’è un’affinità fonetica e visiva, e ha sottolineato che il criterio decisivo è quello di accertare che il consumatore, in presenza di una denominazione contestata, sia indotto ad avere direttamente in mente, come immagine di riferimento, il prodotto protetto dalla Dop. Come prima conseguenza, di un eventuale riconoscimento - scrive ancora Barillère - si indebolirà la capacità dell’Ue di promuovere e difendere i suoi segni di qualità nei confronti i suoi principali partner commerciali. Mi riferisco soprattutto all’accordo di libero scambio con il Mercosur, ma anche al negoziati in corso con Australia, Nuova Zelanda e Cile”. Inoltre, secondo la Ceev, “la domanda di registrazione della menzione tradizionale “Prošek”, in caso di successo, aprirebbe la strada la strada a domande inviate da paesi terzi che mettono a rischio il patrimonio europeo costituito dai nostri vini di qualità. Come gestirà la Commissione una domanda di registrazione di una menzione tradizionale, proveniente da un Paese terzo, che costituisce una traduzione o un’evocazione di una nota Dop o Igp europea, cercando di aggirare il sistema europeo di protezione dei suoi segni di qualità?”. Una delle tante questioni aperte da questo caso, che aspettano risposta.
Focus: “Sistema Prosecco”: “per l’affaire Prošek una cabina di regia unica in difesa di uno dei simboli del made in Italy”
“Qualcuno sostiene che dietro la nostra battaglia ci siano solo degli interessi economici. Niente di più sbagliato, la verità è che noi combattiamo per salvaguardare i principi che sono alla base del sistema delle Indicazioni Geografiche che sarebbero fortemente minati da un problema evocativo come questo. E non è una questione che riguarda soltanto noi del Prosecco perché, se dovesse passare un certo tipo di messaggio, a essere sotto attacco non sarebbe solo il nostro prodotto ma l’intero mondo delle Denominazioni di Origine”.
Si esprimono così, con una dichiarazione unica, i iresidenti dei tre Consorzi che costituiscono Sistema Prosecco (Stefano Zanette, presidente di Sistema Prosecco e del Consorzio di Tutela Prosecco Doc, Elvira Bortolomiol, Presidente del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg ed Ugo Zamperoni, Presidente del Consorzio di Tutela Asolo Prosecco Docg), fornendo in questo modo una chiara risposta a quanti indicano nel vecchio concetto del “follow the money” il reale motivo di quello che molti hanno ribattezzato “affaire Prošek”.
“È di fatto entrata in una fase caldissima la questione legata alla richiesta croata sul riconoscimento del termine tradizionale “Prošek” a livello comunitario. I fatti sono noti ma giova ricordarne i passaggi”, scrive Sistema Prosecco.
A dicembre 2013 il Ministero dell’agricoltura croato ha depositato la domanda di protezione del termine tradizionale “Prošek” rimasta pendente fino al 2021 quando, il 22 settembre, è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale dell’Ue. Un fatto che ha determinato un enorme scalpore, in quanto la protezione di questo termine rappresenterebbe un serio pericolo per la tutela del Prosecco e di tutto il sistema delle Ig europee. Un’opinione condivisa da molti, come attestano le numerosissime espressioni di sostegno pervenute tanto a Sistema Prosecco, quanto ai tre Consorzi che ne fanno parte: Asolo Prosecco Docg, Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg e Prosecco Doc. Un’autentica levata di scudi che ha visto in prima linea anche le principali istituzioni italiane, in primis il Ministero delle Politiche Agricole. E che ha avuto una vasta eco in tutto il mondo, con decise prese di posizione, a favore del Prosecco, da parte di importanti associazioni, Consorzi e gruppi da tutti i continenti. Nel frattempo i tre Consorzi, con Sistema Prosecco a fare da cabina di regia, hanno provveduto ad avviare tutte le misure necessarie previste dalla legge. Dalla pubblicazione è infatti possibile, entro due mesi, depositare opposizione da parte di soggetti aventi un legittimo interesse. Cosa puntualmente avvenuta nei giorni scorsi, con la presentazione di tre documenti distinti ma perfettamente coordinati e allineati tanto nella forma che nella sostanza. Ora la palla passa alla Commissione Ue anche se va sottolineato un fatto importante: il seguito dell’iter procedurale non è normato e quindi non è dato sapere quali saranno le prossime fasi del procedimento. Nell’attesa, come è ovvio che sia, i massimi esponenti dei Consorzi danno voce alle istanze dei produttori e sottolineano l’importanza che va attribuita al concetto di protezione delle Ig europee.
“Penso che mai, come in questo momento, la Commissione Europea abbia l’opportunità di dimostrare in modo tangibile il valore che attribuisce alle Ig europee e ai presupposti costitutivi su cui si basano” - sottolinea Stefano Zanette, Presidente di Sistema Prosecco e del Consorzio di Tutela Prosecco Doc.
Non si può ritenere infatti che l’importanza delle Indicazioni Geografiche possa quantificarsi sul numero di riconoscimenti che vengono concessi invece che sulla loro sostanziale capacità di tutelare le legittime aspettative dei produttori e dei consumatori, che non possono essere sacrificate sulla base di pretese fondate sulla “storicizzazione” di fenomeni evocativi ante litteram”. La documentazione presentata evidenzia anche l’imprescindibile connessione tra un prodotto e il suo territorio.
“Siamo soddisfatti perché ancora una volta attraverso il “fare squadra” assieme agli altri Consorzi di Sistema Prosecco, sono state messe in atto le misure di contrasto necessarie al fine di proteggere il nostro nome e non creare pericolosi precedenti - dichiara Elvira Bortolomiol, Presidente del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg - l’impegno e la fatica dei viticoltori del Conegliano Valdobbiadene non possono essere minacciati, e nemmeno un prodotto simbolo del made in Italy. È stato un lavoro importante che non si arresterà qui, ma che ci ha permesso ancora una volta di evidenziare le unicità di questo prodotto e delle sue colline, oggi riconosciute patrimonio Unesco, e che saranno le tracce per disegnare il nostro futuro.” Ne è stato tralasciato un aspetto fondamentale come quello che concerne i rischi per i consumatori che una decisione favorevole alla richiesta croata comporterebbe. “Credo che al di là di tutte le considerazioni giuridiche emerse nelle scorse settimane - ribadisce Ugo Zamperoni, Presidente del Consorzio di Tutela Asolo Prosecco Docg - valga il dato concreto emerso da una ricerca di mercato, commissionata proprio da Sistema Prosecco, che ha avuto come focus ben sei Paesi. E che dimostra come per la maggioranza dei consumatori, sia Croati che degli altri cinque Paesi europei scelti all’interno dell’Unione, un vino etichettato con il termine “Prošek” non sia diverso da un Prosecco! In estrema sintesi, il simbolo di come certe operazioni possano generare una totale confusione e avviare un pericolosissimo effetto domino”.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024