Un grande piano fatto di idee, inclusione e modernità per proiettare l’agricoltura in una posizione sempre più centrale. Forte di previsioni che strizzano l’occhio alla crescita, il mondo agricolo è pronto a ripartire con un piano di rilancio post Covid e disegnato per centrare gli obiettivi fissati dal Green Deal europeo. L’analisi, realizzata da Cia-Agricoltori Italiani, in collaborazione con la Cgia di Mestre, presentata oggi in Assemblea, ha messo in luce l’importanza strategica dell’agricoltura che in tempo di Covid è stata la garante dell’approvvigionamento alimentare del Paese e che ora cerca con fiducia al futuro con una stima di crescita del 5,5% del giro d'affari nel triennio 2021-2023, dopo aver perso il 2,9% nel 2020. La spinta verrà data dagli investimenti guidati dal Recovery Fund (95 miliardi nel 2021-23) e dall’export in rialzo nonostante la crisi globale.
La ricetta di Cia-Agricoltori Italiani per “riprogettare il futuro” con “Agricoltura-Territorio-Società” al centro, come recita lo slogan dell’Assemblea nazionale 2020, si fonda su un elenco di punti chiave: dalla modernizzazione e digitalizzazione dell’agricoltura italiana per aumentare produttività e sostenibilità del settore al rilancio delle aree rurali, in un’ottica abitativa e turistica, come argine contro lo spopolamento dei territori e il loro impoverimento ambientale e paesaggistico. E poi la costruzione di veri e propri “sistemi imprenditoriali territoriali” interconnessi, dove le attività economiche e le forze sociali possano fare rete per resistere meglio alle crisi. Sono solo alcune “portate” di un “menù” ampio e capillare che vuole ridefinire il settore.
“La straordinarietà della contingenza e l’impatto della pandemia a livello sanitario, economico, sociale non consentono un approccio ordinario alla situazione - ha detto il presidente Cia/Agricoltori Italiani, Dino Scanavino - il Covid ha rimesso in discussione i modelli di crescita e ora la ripartenza dipenderà dalla capacità di interpretare il cambiamento cogliendo tutte le opportunità delle strategie programmate, a partire dai fondi previsti dal Next Generation EU, pacchetto per la ripresa in un’ottica più verde, digitale e resiliente, che destina solo all’Italia oltre 200 miliardi in tre anni. Risorse ingenti che si collocano nel contesto delle politiche comunitarie definite dal Green Deal, in cui l’agricoltura, in sinergia con le altre forze economiche e sociali, deve essere motore di sviluppo”.
Proprio con l’obiettivo di fornire un contributo concreto alla costruzione di un nuovo progetto di sviluppo dell’Italia, con gli strumenti messi in campo dall’Ue e dall’esecutivo anche con la prossima manovra di bilancio, Cia/Agricoltori Italiani ha lanciato, in Assemblea, le sue cinque politiche direttrici del percorso di ripresa. Politiche che partono dai settori produttivi e quindi tutte quelle azioni che agevolano lo sviluppo estensivo dell’agricoltura digitale e la modernizzazione del settore, con l’obiettivo di rendere sempre più sostenibili i produttori nazionali. A ciò va aggiunto uno sforzo progettuale per rafforzare le grandi produzioni agricole, a partire dal potenziamento della ricerca varietale e delle biotecnologie, la pianificazione di investimenti innovativi in campo agro-zootecnico e il rinnovamento del parco macchine agricole. Allo stesso modo Cia/Agricoltori italiani considera strategica la creazione di sistemi produttivi a vocazione territoriale con un coinvolgimento attivo e condiviso tra agricoltori, artigiani, commercianti, logistica, turismo, enti locali e consumatori.
Un altro punto riguarda le politiche per la permanenza sul territorio. Questo perché, nelle aree interne (il 60% della superficie nazionale), l’agricoltura spesso rappresenta il principale asset economico, sociale ed ambientale, il solo freno all’abbandono di territori custodi da sempre di biodiversità e paesaggio. Per evitare e limitare lo spopolamento per Cia/Agricoltori Italiani servono strumenti ad hoc attraverso politiche di insediamento abitativo che incentivino il recupero di fabbricati rurali, piccoli centri e borghi. Una misura a cui va affiancata, oltre ad una spinta generazionale per favorire l’imprenditoria giovanile e femminile agricola ed i servizi nelle aree rurali, la messa in sicurezza e il ripristino della rete infrastrutturale viaria, ma anche scolastica, edilizia e della sanità locale, così come il superamento del digital-divide rispetto alle città. Attenzione anche sulle politiche per i servizi alle imprese ed alle persone favorendo “pacchetti” integrati in base ai bisogni ed alla domanda, coerenti con le sfide del contesto globale e ampliando ed innovando la gamma dei servizi. Le misure di gestione e di sviluppo, invece, hanno al centro il turismo rurale, considerato come “una potente chance di rilancio del Paese”.
Cia/Agricoltori Italiani sollecita “una pianificazione che valorizzi maggiormente le dimensioni sostenibili dell’agriturismo e che metta a sistema il circuito enogastronomico con tutte le sue potenzialità”. Altri interventi ritenuti “irrinunciabili” sono quelli per favorire una gestione sostenibile del suolo, così da contenere il rischio idrogeologico e prevenire i disastri ambientali; l’agevolazione dei percorsi di efficienza e risparmio idrico e la spinta da attuare sui processi d’internazionalizzazione (e-commerce; co-branding). Tra le direttive di gestione e sviluppo figurano anche quelle per promuovere una revisione del sistema di gestione dei rischi in campo agricolo e tramite la modernizzazione del sistema assicurativo oltre che la promozione di nuovi e più incisivi modelli di gestione della fauna selvatica.
Infine, la nuova Pac che per Cia/Agricoltori Italiani dovrà continuare a porsi come obiettivo principale lo sviluppo dell’agricoltura sostenibile e il sostegno al reddito degli agricoltori, mantenendo la produttività agricola e garantendo un approvvigionamento stabile di prodotti a prezzi accessibili.
“I pagamenti di base sono da riequilibrare: no al dato storico e sì al capping ragionevole. Bene anche alla nuova architettura (Piani strategici nazionali) se - commenta l’associazione - favorisce una visione strategica, migliora la governance e riduce la burocrazia. La vera ambizione per il futuro resta la capacità di unire sostenibilità e competitività. In tal senso, sì alla condizionalità rafforzata, superando le attuali misure del greening; misure agro-ambientali più ambiziose, se legate al territorio; uso più efficiente delle risorse dello Sviluppo rurale; estensione degli interventi settoriali (Ocm) anche a nuovi settori.Dunque, come ha sottolineato il presidente Scanavino, “l’agricoltura è pronta a esercitare un ruolo da protagonista all’interno di un progetto di rilancio del Paese”. Un ruolo che ha ricoperto anche nei primi 9 mesi di crisi pandemica in cui l’agricoltura ha beneficiato della tenuta del commercio alimentare all’ingrosso delle materie prime (-3%) e dei prodotti alimentari (+0,1%) e di quello al dettaglio (+3,1%) registrando, nello specifico, un +3,9% nella Gdo (soprattutto nei discount, +6,6%) e un +3,5% nei piccoli negozi. Questo sforzo ha trainato anche l’industria alimentare, unico comparto fra i manifatturieri ad aver avuto una limitata contrazione del valore produttivo (-2,3% a ottobre 2020). Nonostante le enormi difficoltà del commercio internazionale, l’agroalimentare ha mostrato gran dinamismo nella risposta all’emergenza, soprattutto sui mercati esteri, sulla scia del saldo commerciale record dell’Italia (+42,5 miliardi nei 9 mesi 2020). Le esportazioni di cibo e bevande sono, infatti, aumentate nei primi tre trimestri 2020 del 3% (oltre 1 miliardo di euro) mentre, al lato opposto, l’import ha subito un calo tale da collocare l’Italia, per la prima volta, nella posizione di esportatore netto nella bilancia commerciale e fa ben sperare per lo sviluppo della vocazione internazionale delle nostre aziende agricole.
L’e-commerce agroalimentare ha registrato una crescita pari a 1,5 milioni di transazioni da gennaio a ottobre 2020, ma rappresenta ancora una nicchia e non compensa la chiusura dell’Horeca. I consumi fuori casa che rappresentano un terzo del totale dei consumi alimentari nazionali, continuano a subire un duro contraccolpo dalla crisi pandemica, con perdite stimate per 40 miliardi che riguardano, soprattutto, prodotti di alta gamma e impattano anche sugli imprenditori agricoli che sono fornitori diretti di hotel, ristoranti, bar, mense. Anche negli agriturismi tricolori, la crisi da Covid ha falciato di 650 milioni il fatturato, con una perdita complessiva di 300.000 clienti. Questo il quadro del settore nella cornice di un Pil italiano che, secondo la Cgia, perderà quasi 15 punti percentuali rispetto al picco del 2007 e porterà l’economia nazionale indietro di 22 anni, ai livelli del 1998. Nel quadro d’insieme del 2020, tuttavia, si intravedono alcuni recenti segnali positivi. Nel terzo trimestre 2020, rispetto a quello precedente, il Pil italiano ha segnato un rimbalzo del 16,1%, superiore rispetto all’Area Euro (+12,6%).
In termini previsionali si sconta un’incertezza senza precedenti, ma è verosimile ritenere che solo nel 2023 si potrà recuperare il Pil perso nel 2020, con la componente dei consumi delle famiglie leggermente più in difficoltà. Per il futuro, si prevede una spinta per gli investimenti, guidata da quelli legati al Recovery Plan e al Next Generation EU, che schiudono grandi opportunità per il nostro Paese, in particolare in relazione allo sviluppo sostenibile, dove l’agroalimentare si inserisce pienamente. E questo non solo per il suo profondo legame con il territorio, ma soprattutto per quei rapporti di filiera che lo vedono coinvolto nell’intera struttura economica italiana: dal settore primario (agricoltura), al secondario (industria agroalimentare), al commercio ed ai servizi, turismo in primis.
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