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Un vino “global e local” l’Amarone della Valpolicella, che si vende per il 60% all’estero e per oltre il 10% in azienda. Con un annata 2012, di scena ad “Anteprima Amarone”, che diventa paradigma delle sfide future del vino top della denominazione

Italia
Un vino global e local: è l’Amarone della Valpolicella

Un vino “global e local” l’Amarone della Valpolicella, nettare ambasciatore di un territorio a cui porta oltre 315 milioni di euro sui 550 di fatturato vinicolo complessivo, con una bottiglia su 6 che finisce nelle tavole del mondo, ma più di una su 10 venduta, a livello complessivo, direttamente in azienda, a chi visita un territorio che mette insieme come pochi altri in Italia qualità, unicità, storia, bellezza dei paesaggi e imprenditorialità. È uno dei messaggi che emerge da “Anteprima Amarone 2012”, scena il 30 e 31 gennaio a Verona, con il Consorzio dei Vini della Valpolicella (www.consorziovalpolicella.it), nel convegno moderato dal giornalista de “Il Fatto Quotidiano” Andrea Scanzi (che è anche un profondo conoscitore ed appassionato di vino, ndr).
Un vino importante, l’Amarone, posizionato verso l’alto, tanto che i mercati stranieri in cui è più affermato sono quelli più maturi per i grandi vini rossi, come Stati Uniti, Canada e Nord Europa, ha spiegato Denis Pantini di Wine Monitor-Nomisma, e che in Italia è distribuito soprattutto in horeca, visto che “al dato del 25% specifico del canale - spiega Pantini - va di fatto aggiunto il 32% in mano ai grossisti, che in realtà riforniscono proprio ristoranti ed enoteche”.
Un vino ormai “icona”, lo definisce il presidente del Consorzio Christian Marchesini, che deve valorizzare ancora di più le sue unicità “come il metodo dell’appassimento, il legame con altre colture del territorio come il ciliegio, le “marogne” (i muretti a secco che in ottobre saranno “teatro” del convegno mondiale n. 3 dell’“International Terraced Landscapes”, ndr) ed i suoi vitigni, Corvina e Corvinone in primis”, ma che ha davanti tante sfide in futuro, a partire da un investimento in credibilità importante, spiega Marchesini, “come abbiamo fatto riducendo di molto le rese in una annata difficile come la 2014 a livello consortile, su cui poi molte aziende hanno ulteriormente stretto le maglie, ma anche con lo strumento che abbiamo messo in piedi con la Banca Popolare di Verona per consentire ai produttori di poter tenere l’Amarone della Valpolicella, che è un vino da grande invecchiamento, più tempo di quanto previsto dal disciplinare prima di farlo uscire sul mercato”.
Sfide che, per il territorio, oltre che stilistiche e commerciali, sono anche vitivinicole, come ha raccontato la stessa vendemmia 2012, “la prima che, di fatto, ha segnato con evidenza il processo di cambiamento climatico in atto - come ha spiegato Diego Tommasi del Cra di Conegliano - che ha, comunque, consentito ai produttori di ottenere grandi prodotti, come sarà in futuro, del resto, con scienza, ricerca scientifica, varietà di vite più resistenti alle malattie, recupero di tecniche colturali come la pergola e così via, saranno sempre più determinanti della gestione del vigneto e del territorio”.
Un territorio in cui il vigneto cresce, ed è passato dai 5.700 ettari del 2005 ai 7.600 del 2015, “ e punta a quota 8.100 nel 2017, senza “mangiare” il territorio, di cui rappresenta meno del 10% a livello di ettari totali, ma che è un patrimonio che vale oltre 4 miliardi di euro, che va valorizzato e tutelato ancora di più”.

Focus - I migliori assaggi di “WineNews” ad “Anteprima Amarone 2012”
Un vino che cresce di anno in anno, anche a livello qualitativo, l’Amarone della Valpolicella, con tante cantine che stanno riscoprendo uno stile più classico e storico per il grande vino rosso del territorio, con vini che puntano sempre più sull’eleganza e la tipicità, che sulla potenza e la dolcezza per assecondare il mercato.
Una via, per altro, già intraprese da cantine che sono sempre più riferimento per molti produttori, dalla storica Bertani (Bertani Domains, del gruppo farmaceutico Angelini, che sta anche lavorando per il recupero di oltre 200 ettari di vigna nella tenuta Novare, tra marogne e immobili storici letteralmente strappati al bosco che li aveva sopraffatti) a Zymè, guidata da Celestino Gaspari (che coniuga alla modernità l’eredita unica di cui è depositario, ovvero il know how che gli ha tramandato in oltre 15 anni di collaborazione Giuseppe Quintarelli, patriarca di una delle realtà più importanti in assoluto della Valpolicella, ndr).
Tra i tanti assaggiati, nel debutto dell’Amarone della Valpolicella 2012, vi segnaliamo quelli che ci sono piaciuti di più: da Albino Armani a Bertani, da Cà Rugate a Farina, da Fasoli Gino (Alteo) a Giovanni Ederle, da Le Marognole (CampoRocco) a Massimago, da Roccolo Grassi a Scriani, da Secondo Marco a Valentina Cubi (Morar) a Zymè.

Focus - Amarone della Valpolicella: brand ambassador del territorio nel mondo ma soprattutto volano per lo sviluppo dell’economia locale e la sua valorizzazione turistica
Se l’estero rappresenta una componente fondamentale del mercato dell’Amarone, la mappatura di quello interno, che pesa per il 40% del totale, rivela una presenza importante di questo vino nel canale horeca (25%), a cui va associata gran parte della quota detenuta dai grossisti (32%) che in molti casi rivendono l’Amarone proprio a ristoranti ed enoteche, ed un ruolo altrettanto importante della vendita diretta in cantina che, sebbene sia pari al 12% a livello medio di aziende, arriva a superare il 20% nel caso dei produttori più piccoli. Quei produttori che faticano ad arrivare agli scaffali della gdo, canale di vendita presidiato dalle aziende di maggiori dimensioni (con oltre 10 milioni di fatturato).
Un dato positivo, emerso dall’Osservatorio dei Vini della Valpolicella curato da Wine Monitor di Nomisma e presentato nel corso del convegno inaugurale di Anteprima Amarone 2012, che, come dice Christian Marchesini, presidente del Consorzio, “conferma il ruolo di brand Ambassador del territorio nel mondo del grande rosso veronese, ma soprattutto volano per lo sviluppo dell’economia locale e la sua valorizzazione turistica”.
“Secondo il 35% dei produttori, è la denominazione d’origine a rappresentare il principale fattore di successo dell’Amarone all’estero, prima ancora della notorietà del brand aziendale (lo pensa il 21%) e dell’origine italiana (15%)”, sottolinea Denis Pantini di Wine Monitor di Nomisma, “In effetti, quasi 1 produttore su 2 ritiene anche che la zona di produzione rappresenti il principale fattore strategico su cui puntare per valorizzare maggiormente l’Amarone all’estero”.
Per le aziende, i mercati di punta sui quali vale la pena investire nella promozione dell’Amarone (e quindi sui quali si intravvedono prospettive di crescita) figurano Stati Uniti, Cina, Russia e Canada. Aree queste, assieme al Nord Europa, dove si concentra il 60% dell’Amarone della Valpolicella che varca i confini del Bel Paese. D’altronde, il 45% dei produttori ritiene che sui mercati esteri si riesca a spuntare un prezzo mediamente più alto a quello del mercato nazionale (1 produttore su 5 dichiara di ottenere prezzi più alti di oltre il 10%).
La percezione dei produttori trova conferma anche nelle statistiche. Stati Uniti, Cina e Canada figurano tra i primi mercati al mondo per valore di consumo di vini rossi oltre ad essere quelli che negli ultimi cinque anni hanno registrato le crescite più alte di tali valori, assieme proprio alla Russia. Non solo. Guardando alle prospettive di sviluppo per il prossimo quinquennio, sono gli stessi mercati ad evidenziare le crescite più alte. Tra l’altro, il posizionamento dei vini “strutturati” (e cioè con gradazione alcoolica superiore ai 14° gradi come l’Amarone) italiani nel mercato Nord americano (in quei Paesi a più alta prospettiva di crescita) è già di leadership: considerando le importazioni in valore di questa categoria di vini, la quota dell’Italia è pari al 29% negli Usa e del 40% in Canada.
Andando nel dettaglio del posizionamento e delle quote di mercato dell’Amarone all’estero, la Germania (18%), la Svizzera (14%) e il Canada (13%) si configurano come i principali paesi di destinazione. A ruota seguono gli Stati Uniti (10%), la Scandinavia (principalmente con Danimarca e Svezia) e il Regno Unito .
Proprio alla luce della rilevanza che questi mercati detengono, l’Osservatorio sui Vini della Valpolicella ha dedicato quest’anno un approfondimento sul consumatore canadese e sulle abitudini di comportamento che esprime nei confronti dell’Amarone. Dalla survey condotta da Wine Monitor di Nomisma su un campione di 1.200 responsabili di acquisto delle famiglie, è emerso un tasso di penetrazione dei vini rossi italiani pari al 44%, con i rossi della Valpolicella a quota 25% e, tra questi, l’Amarone con il 19%.
L’identikit del consumatore canadese interessato all’Amarone della Valpolicella lo descrive con un buon reddito familiare (oltre 75.000 dollari canadesi annui), con alto titolo di studio e che soprattutto e, per motivi diversi, ha viaggiato in Italia. Un elemento questo che conferma la strategicità della valorizzazione del territorio della Valpolicella - come anche segnalato dagli stessi produttori - nella comunicazione dei suoi vini attraverso alcuni tratti distintivi chiave quali: l’italianità, la capacità di abbinarsi con i cibi e il peculiare processo di produzione.
Una caratteristica del profilo del consumatore canadese di Amarone che, accanto a quella di chi proviene da una famiglia di origini italiane, evidenzia una volta di più come lo sviluppo della domanda estera di vini si possa generare a partire dal territorio di produzione e dalla sua valorizzazione in chiave turistica. D’altronde, non può essere un caso se i produttori di Amarone più “piccoli” (e cioè con giro d’affari annuo inferiore ai 5 milioni di euro) hanno dichiarato di ottenere mediamente il 20% del proprio fatturato interno (da mercato nazionale) proprio attraverso la vendita diretta in azienda. La valorizzazione della Valpolicella attraverso una comunicazione mirata figura anche tra gli elementi.

Focus - La vendemmia 2012 dell’Amarone della Valpolicella: il territorio supera l’annata e regala un vino potente, complesso ed elegante con una spiccata riconoscibilità fra le vallate
Annata da molto buona ad ottima, la 2012 dell’Amarone della Valpolicella da “4 stelle” Con punte di eccellenza, forza e profondità, pur non presentando mediamente la ricchezza aromatica del 2011. Così la relazione tecnica del Consorzio della Valpolicella ad Anteprima Amarone, curata da Diego Tommasi, direttore del Cra di Conegliano.
Elemento distintivo è stato l’andamento climatico che è riuscito a mettere in maggiore evidenza le diverse caratteristiche delle zone di produzione. Un’annata molto calda con note di grande concentrazione ed espressione aromatica che conferiranno all’Amarone della Valpolicella un sempre maggior appeal internazionale pur mantenendo la sua forte tipicità.
“L’influenza del territorio ha superato l’effetto dell’annata - dice Tommasi - il 2012 ha registrato un andamento climatico che si è stabilizzato solo alla fine d’agosto. Il caldo estivo ha determinato una netta differenziazione fra le zone e la gestione idrica del vigneto. Quindi annata molto buona con una spiccata riconoscibilità fra le vallate, legata ai valori ambientali e alle diverse forme di allevamento.”
L’Amarone della Valpolicella 2012 avrà un alto grado di morbidezza con tannini non aggressivi, sentori di frutta nera matura con leggere note di confettura e floreale, risultando un vino potente ma allo stesso tempo complesso ed elegante.
“Occorre sfatare il luogo comune secondo il quale il valore del vino dipende solo dal numero di stelle.” Sottolinea Christian Marchesini, Presidente del Consorzio Tutela Vini Valpolicella, “Il vino è un elemento vivo che dipende da molti fattori. Non tutte le annate possono e devono essere 5 stelle. Quello che deve rimanere immutato e riconoscibile è la tipicità e l’identità.
Il clima
La partenza primaverile (aprile-maggio) è stata caratterizzata da frequenti piogge (+25% rispetto alla media) che hanno stimolato sin da subito un buon sviluppo vegetativo. Al contrario giugno, luglio e agosto, hanno visto una netta riduzione dell’acqua disponibile per la pianta (-35% rispetto ai valori media) e un progressivo incremento delle temperature che si sono portate a inizio luglio e nella seconda metà di agosto su livelli addirittura superiori all’indimenticabile estate 2003 (molte giornate con temperature massime superiori ai 32°C). Fine agosto e mese di settembre con valori meteo rientrati nella norma sia per pioggia che per temperature. Una annata quindi distinta nettamente in tre fasi: I) primavera umida, II) estate eccezionalmente calda e asciutta, III) fine estate nella norma.
La vite
Con il mese di giugno, l’accrescimento vegetativo ha subito una brusca frenata, tanto che la lunghezza dei tralci a fine stagione è risultata significativamente inferiore rispetto ai valori medi. Questo ha portato ad avere un perfetto equilibrio tra foglie e uva, riducendo anche le necessità idriche della vite. La forma di allevamento a pergola ha mostrato la sua maggior efficacia nel proteggere i grappoli dalla forte radiazione solare, dove invece nel filare (vedi allevamento a Guyot), è stata più problematica (acini all’ombra con temperatura di 8/9°C inferiore a quelli al sole).
L’uva
L’impennata termica del mese di giugno è coincisa con la fase di fioritura portando ad una ridotta allegagione (minori acini per effetto negativo delle alte temperature sulla fecondazione) e ad una frequente acinellatura (acini di piccole dimensioni in maggior percentuale rispetto al consueto). I grappoli sono così risultati più spargoli, meno compatti e meno pesanti (produzione inferiore del 10/15% rispetto alla media decennale). Causa il forte calore estivo, la buccia è risultata più sottile e con meno cere, a condizionare poi la fase di appassimento. Le gradazioni zuccherine sono risultate maggiori rispetto al triennio precedente, mentre la dotazione in sostanze coloranti erano in alcuni casi inferiori. La maturazione fenolica (estraibilità degli antociani e maturità tannica) era su perfetti valori auspicati. L’appassimento Le dimensioni degli acini, il grappolo meno compatto, il basso spessore della buccia e le minori cere, hanno accelerato il processo di appassimento senza però renderlo così rapido come nel 2011. Le uve a maggior velocità di appassimento sono state quelle provenienti dai suoli fortemente calcarei e sottili, al contrario di quelle prodotte sui depositi di versante più spessi.
L’effetto annata
La vendemmia è avvenuta verso la metà del mese di settembre in un periodo asciutto e temporalmente nella media. Il grande calore estivo è stato il vero elemento che ha caratterizzato il 2012 agendo su perfetta maturità fenolica e ricchezza in zuccheri, tannini non aggressivi e quindi vini più morbidi ed eleganti, evidenti note di frutta matura, una ben definita riconoscibilità organolettica dell’annata, netta differenziazione tra zone di produzione in funzione della diversa influenza dell’effetto termico estivo (alle maggiori quote minor incidenza termica estiva), netta differenziazione delle unità pedologiche in relazione alla loro capacità di trattenere l’acqua.
I vini
I vini sono risultati maturi e già con un alto grado di morbidezza, poco aggressivi, rotondi, poco erbacei, di struttura. Il profilo sensoriale ha avuto valori e giudizi molto alti nell’intensità delle note di frutta matura, di confettura, sapidità e persistenza aromatica. La caratterizzazione dell’annata sta in bassi valori di floreale, frutta fresca, vegetale e speziato, a evidenziare quanto la ricchezza aromatica sia soprattutto da ascrivere a varie sfumature odorose legate alla famiglia della frutta matura e alla confettura e a quelle della dinamica gustativa e tattile. Vi è una netta differenziazione tra vallate legata ai valori ambientali di tipologia di suolo, altitudine ed esposizione; anche la forma di allevamento ha avuto un ruolo superiore rispetto ad annate con andamento climatico più nella norma. Annata da molto buona a ottima, con punte di eccellenza per forza e profondità in funzione delle zone di produzione.
Da ricordare
L’annata 2012 permetterà di ancor meglio comprendere l’importanza dell’andamento climatico stagionale e del luogo di produzione nell’influenzare le sfumature del vino Amarone. Nel contempo si è sviluppato un forte interesse per un ulteriore analisi nella gestione del vigneto per fronteggiare il cambio climatico. Confronto profilo sensoriale fra vallate Le differenze nei profili medi fra le vallate risultano evidenti, a cui si aggiunge una certa variabilità anche all’interno delle singole vallate. Ciò può essere ascritto all’andamento stagionale molto caldo nella fase estiva, dove l’altitudine, l’esposizione e la tipologia dei suoli hanno agito nel condizionare i valori termici ambientali caratterizzando la composizione delle le uve. L’annata ha quindi impresso un forte timbro di territorialità/provenienza ai vini, facendo anche accrescere il quadro organolettico complessivo.
Marano
Evidenti note floreali, di frutta fresca e di frutta matura. Al gusto esprime forza, eleganza, ricchezza e persistenza.
Negrar
Vino che si conferma di grande espressione gustativa con elevata struttura, potenza e maturità. Le forti note gustative sovrastano la finezza e la freschezza olfattiva. Fumane Il vino è risultato fine, delicato non potente. Data la variabilità morfologica della vallata si sono riscontrate differenti espressioni organolettiche.
S. Pietro/S. Ambrogio
La miglior espressione del vino Amarone con vini eleganti e potenti, complessi e completi, omogenei, aromatici e ricchi.
Valpantena
Come di consueto all’olfatto grandi note floreali, di frutta fresca e spezie. Agile, fine, armonico ed elegante in bocca.
Cazzano/Illasi/Mezzane
Ambiente ampio con evidenti diversità legate all’origine. I vini hanno avuto come filo conduttore evidenti note speziate ed eleganza gustativa.

Focus - Il Consorzio dei Vini della Valpolicella
Attivo da oltre 80 anni, il Consorzio per la Tutela dei Vini Valpolicella riunisce 275 aziende di imbottigliatori e trasformatori della rinomata DOP del veronese, per una filiera che conta 7 cantine cooperative, 2.347 aziende agricole produttrici di uva (1.698 delle quali producono uva per Amarone). La Valpolicella è la prima Dop di vino rosso in Veneto e tra le più importanti in Italia. A livello regionale è seconda solo al Prosecco, con produzione lorda vendibile ad ettaro tra le più alte in Italia, che si è attestata oltre ai 20.000 euro per ettaro nella vendemmia 2015. Cresce il vigneto e con esso il potenziale produttivo. Negli ultimi 20 anni è raddoppiato il terreno vitato Valpolicella, che ha superato i 7.596 ettari di estensione nel 2015 (25% del veronese e il 10% del veneto). Nello stesso periodo, la produzione di Amarone e Recioto ha registrato un incremento dai 40 agli oltre 300.000 quintali. Sono poco più di 60 milioni le bottiglie delle denominazioni (Valpolicella, Amarone, Recioto, Ripasso) prodotte nel 2015, per un giro d’affari complessivo che si aggira sui 550 milioni di euro annui. di cui 315 stimati solo per l’Amarone. Altissima inoltre la percentuale di prodotto imbottigliato/certificato (90%, dati Wine Monitor). Nella vendemmia 2015 sono stati prodotti 830.000 quintali di uve, di cui 360.000 messi a riposo per Amarone e Recioto.

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