Mercato, tendenze, export, politica e tanto altro: Vinitaly 2014 va in archivio con un grande bagaglio di argomenti sviscerati, e si conferma fenomeno di successo, con un aumento degli operatori del 6% per un totale di 155.000 presenze in 4 giorni di manifestazione. Importante la crescita in termini numerici e qualitativi dei buyer esteri, saliti a 56.000 rispetto ai circa 53.000 del 2013, raggiungendo un’incidenza del 36% sul totale, che sono arrivati Usa, Germania, Gran Bretagna, Francia, Spagna, Svizzera, Romania, Bulgaria, Polonia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Ucraina, Russia, Paesi Baltici, Kurdistan, Paesi Scandinavi, Ungheria, Portogallo, Repubblica Ceca, India, Canada, Corea, Giappone, Cina, Sud Africa, Israele, Camerun, Paesi area Mediterranea, Centro e Sud America e Australia. E che è piaciuto ad espositori e buyer.
Per Francesco Zonin, vice presidente di Casa Vinicola Zonin è stato un Vinitaly decisamente positivo: “molto buona l’affluenza italiana, di livello, costante su tutti i giorni. Bene pure OperaWine, più interessante degli anni passati. È stato coinvolgente anche il clima, che ci ha fatto uscire da quattro giorni intensi con grande ottimismo. Positiva la presenza del Ministro per tutto il periodo della manifestazione così come la partecipazione del premier, che è stata un’iniezione di entusiasmo, perché significa che il Governo ha posto la propria attenzione sul settore”.
Per Jacopo Biondi Santi, alla guida della storica cantina-icona del Brunello di Montalcino, e vincitore del Premio Internazionale Vinitaly 2014, “è andata benissimo. Abbiamo visto tutti gli importatori, con una buona presenza dalla Cina al Brasile, dal Canada agli Stati Uniti. Anche sul piano dell’affluenza è stato un Vinitaly da record. Abbiamo avuto afflusso continuo allo stand, nonostante avessimo quadruplicato gli spazi. Si è trattato di visitatori qualificatissimi, anche sul piano italiano e speriamo che sia l’inizio della ripresa del mercato interno”.
“Tanta Italia di ottima qualità e molto estero, anche tedeschi” per Chiara Lungarotti, della celebre cantina Umbra, ma anche per Luisa Marinoni, responsabile ufficio marketing Italia di Cavit, uno dei gruppi più importanti del vino italiano, questa edizione di Vinitaly si è caratterizzata con “un numero di buyer esteri maggiore rispetto agli altri anni”.
Per Marta Gaspari, responsabile marketing della griffe siciliana Donnafugata, “le presenze estere sono buone e la manifestazione è andata bene. Vinitaly si conferma una rassegna molto importante, anche rispetto ad altre”.
Per Enrico Viglierchio, direttore generale di Castello Banfi, cantina leader del territorio del Brunello di Montalcino, “è stata un’ottima fiera, sia per il mercato nazionale, con una presenza di operatori sempre più qualificati, sia per l’estero, con buyer dagli Stati Uniti e da tutti quei mercati che guardano con interesse al vino italiano. Estremamente positivo l’entusiasmo che si è respirato a questo Vinitaly”.
“Crediamo molto in Vinitaly, per noi momento topico dell’anno, esattamente come la vendemmia e l’assemblea dei soci - ha detto Fabio Maccari, direttore generale del colosso trentino Gruppo Mezzacorona - e quest’anno abbiamo deciso di rinnovare totalmente lo stand ed è stato un successo di visitatori italiani ed esteri. Abbiamo presentato due nuovo prodotti e le proposte sono state recepite in maniera entusiastica. Un bilancio più che positivo, anche per effetto di un mercato che ho visto vivace”.
Per Michele Bernetti, titolare di Umani Ronchi, “Vinitaly si conferma una manifestazione di livello, con un numero interessante di contatti stranieri, dall’Australia alla Svizzera: fondamentale per noi, che esportiamo il 75% della produzione”. Ivo Basile, direttore della comunicazione di Tasca d’Almerita, esprime un “ringraziamento a Veronafiere per il supporto sul piano logistico, che conferma la grande attenzione verso gli operatori per il buon esito della manifestazione”.
“Sul 2013 allo scorso anno c’è stata una affluenza molto superiore e anche la qualità dei contatti è stata interessante, con operatori inglesi, olandesi, americani, giapponesi - dice Doriano Marchetti, presidente Terre dei Cortesi Moncaro - e si notano una maggiore positività e un interesse crescente da parte dei consumatori”.
Per Anselmo Guerrieri Gonzaga, Tenuta San Leonardo: “la manifestazione è andata molto bene e grazie a Vinitaly in quattro giorni si riesce a fare il giro del mondo, un valore aggiunto per chi esporta il 50% della produzione come noi. Sono aumentati gli operatori professionali”.
Soddisfazione anche a Vivit, con Federico Pignati, presidente del Consorzio Terroir Marche e fra i soci di Aurora: “È stata la nostra prima volta a Vinitaly ed è stata una grande sorpresa per noi. È stato un vero boom per interesse, affluenza, contatti, visitatori italiani ed esteri, con una grande affluenza di buyer da Nordamerica, Germania, Danimarca, Olanda e Nord Europa”.
E se questo è il parere degli espositori, note positive arrivano anche “dall'altra metà del cielo” del business enoico, ovvero i buyer: per Brad Jensen, fondatore dell’americana Bon Vivant, con un giro di affari di 2 milioni di dollari e vendite in molti Stati degli Usa, intervistato in una delle degustazioni di “Taste & Buy”, l’iniziativa di Vinitaly nel nuovo International Buyers’ Lounge, “a New York ma anche in altre città i consumatori stanno scoprendo e iniziano a guardare oltre al Pinot Grigio e al Chianti. Io cerco cantine familiari, biologiche, sostenibili e di tutti i prezzi, fino al top”. Per la canadese Barbara Philip, unica Master of Wine donna del Paese e portfolio manager per la distribuzione e responsabile per le selezioni di vino europei del British Columbia Liquor Branch - Bcldb (con un volume di affari di un milione di dollari), Vinitaly “è un momento importante per conoscere piccoli produttori e per partecipare ai seminari organizzati da Vinitaly, perché è importante imparare e capire i prodotti. Ci tornerò”.
“C’è così tanto vino qui a Vinitaly - commenta Yvonne Cheung, sommelier di Upper House di Hong Kong - che mi piacerebbe poter rimanere un mese intero. Ho trovato molti vini di tutti i tipi e di tante regioni; esplorare è stato fantastico”. Da Hong Kong anche James Elliot Faber, sommelier al Yardbin/Ronin, che “cercherà di essere a Vinitaly ad ogni opportunità, perché ci sono ancora molti vini da conoscere e a cui dare visibilità”.
Il grande interesse del mercato di Hong Kong per i vini italiani è testimoniata anche da Christian Pillsbury, managing director di Applied Wines: “conosco abbastanza bene i vini più noti a livello internazionale, non vedevo invece l’ora di scoprire nuove regioni come Sardegna, Umbria, Calabria, Emilia-Romagna e di conoscere meglio questi vini. Non mi aspettavo però di scoprire cose nuove delle regioni più famose che già amo. I tasting che ho seguito hanno davvero aperto la mia mente al concetto di qualità. Venire a Vinitaly è stata per me una grande opportunità”.
La grande varietà di territori e vini italiani è stata una scoperta anche per Esther Lee, executive director di Amber Wines, aziende distributrice con base ad Hong Kong: “ho trovato molta più diversità di quanto mi immaginavo. Una volta eravamo orientati sulle regioni vinicole più importanti d’Italia, ma ora sappiamo molto di più delle regioni meridionali della penisola”.
Tra i nuovi mercati di consumo potrebbe essere anche annoverata la Spagna, dove la cultura del vino è radicata ma dove i vini italiani non sono ancora molto conosciuti nella loro grande varietà. Due importatori presenti nei giorni di manifestazione, Pyrénées (holding da un miliardo di euro con 15-20 milioni di vino, attivo nella grande distribuzione di alta gamma) e Good&Quality (specializzata in consumi gourmet con circa 1 milione di euro di fatturato in prodotti vinicoli), hanno definito Vinitaly “impressionante” per tutto quello che offre. E per Rafael Buerba Moreno di Food&Quality, a Vinitaly anche nel 2013, “quest’anno c’è stata ancora maggiore qualità e quantità dei contatti. La preferenza va verso i piccoli produttori che fanno qualità e per il rapporto più amicale che si può instaurare”. Piccoli produttori, ma anche grandi, invece, per Albert Sabì di Pyréenés, che auspica attività di promozione del vino italiano in Spagna, rivolte al consumatore finale, per migliorarne la conoscenza e creare una domanda.
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