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Vino a “Denominazione Comunale”: nel solco dell’idea di Veronelli, ecco il “Vino di Cupramontana”, territorio d’eccellenza del Verdicchio, nettare simbolo delle Marche. La presentazione di scena il 1 ottobre

Italia
I vigneti di Verdicchio, a Cupramontana

Le De.Co. (Denominazioni Comunali), sono state uno dei grandi progetti di Gino Veronelli. Un progetto che, anche per via della sua scomparsa, non ha mai preso corpo concretamente, soverchiato, nel bene e nel male, dalle Denominazioni d’Origine per come le conosciamo oggi. Eppure, c’è chi, in un mix di nostalgia, (forse) lungimiranza e radicamento con il proprio territorio, ci punta ancora. L’ultimo caso, in ordine di tempo, è quello del Comune di Cupramontana (www.comune.cupramontana.an.it), nella Vallesina (Ancona), zona di eccellenza del Verdicchio, vino simbolo delle Marche, che ha deciso di tutelare ancora di più quello prodotto nei suoi confini, al termine di un lavoro di mappatura territoriale, inserendolo nel registro dei prodotti che compongono la De.Co. del comune collinare marchigiano nata nel 2012. La presentazione ufficiale del “Vino di Cupramontana” sarà di scena il 1 ottobre nella Sagra dell’Uva di Cupramontana n. 78 (1-4 ottobre 2015).
La Denominazione Comunale Cupramontana è un progetto di filiera corta e agricoltura locale avviato nel 2012 dal Comune di Cupramontana con l’obiettivo di creare un marchio per i prodotti originari e le ricette tradizionali di questo territorio. In linea con la visione del suo inventore Luigi Veronelli, lo strumento della De.Co. è una vera e propria carta d’identità di prodotto, che lega quest’ultimo al luogo storico d’origine. Nel registro della De.Co. Cupramontana sono stati iscritti fino a oggi il Coniglio in porchetta, il Vino di visciole, l’Olio extravergine d’oliva, il Sugo (ragù) alla papera e il formaggio Pecorino: a queste produzioni tipiche della zona si aggiungono ora il Miele e il vino, principalmente Verdicchio, vera punta d’eccellenza a livello italiano e internazionale.
Una sorta di ritorno al futuro, spiega il comune in una nota. “Prima dell’avvento del disciplinare del “Verdicchio dei Castelli di Jesi”, infatti, era comune sentir parlare di “Verdicchio di Cupramontana”, a riprova dell’importanza del territorio cuprense e dell’eccellenza enologica delle colline dell’antico Massaccio. Da qui è nata l’esigenza di salvaguardare il legame originario tra questo vino e il Comune dell’alta Vallesina, promuovendo un lavoro di mappatura delle principali zone vinicole che ha richiesto un lungo lavoro di analisi scientifica del territorio, attraverso il quale è stato possibile ricostruirne le peculiarità geologiche, idriche e agronomiche, ma anche storiche e culturali, che si ritrovano dentro al bicchiere. Grazie allo studio è stato possibile identificare sei diverse zone di produzione all’interno del territorio comunale, unite da una chiara identità territoriale e distinte da peculiarità ambientali e climatiche che caratterizzano il profilo organolettico dei vini prodotti”.
“Il percorso di mappatura, molto accurato e impegnativo - afferma il Sindaco di Cupramontana Luigi Cerioni - ha permesso di individuare in modo rigoroso differenze in parte sconosciute e in parte solo percepite ma ancora prive di una base scientifica, consentendo al tempo stesso di far emergere un’identità chiara e riconoscibile del Vino di Cupramontana. La De.Co. non nasce per sostituirsi o porsi in contrapposizione alla Denominazione di origine “Verdicchio dei Castelli di Jesi”, ma vuole essere una garanzia per chi cerca il nostro vino più rappresentativo, conoscendo il valore aggiunto di questo territorio e della sua produzione. Ogni bottiglia prodotta a Cupramontana vestirà quindi un collarino identificativo con il marchio del nostro Comune”.
Un percorso, quello di Cupramontana, che non è la prima esperienza del genere nel vino, già intrapreso, per esempio, dal “Vino Spergola di Scandiano” del Comune in provincia di Reggio Emilia.

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