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Vino & clima, il cambiamento va affrontato senza timori. Secondo i ricercatori italiani, fondamentale l’osservazione dei grandi indicatori climatici tra aprile e maggio, che promette previsioni più attendibili per pianificare gli interventi in vigna

Italia
Con previsioni meteo attendibili, più efficiente il contrasto al cambiamento climatico: così il mondo della ricerca d’Italia

Il cambiamento climatico sul Pianeta è una realtà con cui è necessario confrontarsi, qualsiasi sia la valutazione delle cause: che si pensi si tratti di variazioni proprie del mondo da sempre o che ci si preoccupi per l’accelerazione del fenomeno impressa dai gas serra al suo riscaldamento. Gli effetti sulla viticoltura si fanno sentire, dalla coltivazione che si sposta sempre più a nord ai fenomeni estremi di eccessi o carenze di acqua. Anche i valori dei terreni di in alta collina ne hanno risentito, con valori che schizzano in alto nelle denominazioni di prestigio, in cui l’espansione in altitudine permette di rimanere nei confini della denominazione. Il tema del cambiamento climatico e dei suoi riflessi sulla viticoltura è stato affrontato nel seminario dell’Alto Corso di Formazione in Viticoltura Enologia e Gestione dei Mercati Vitivinicoli, organizzato dall’Accademia Italiana della Vite e del Vino, Enapra e Crea-Vit, con la collaborazione dell’Associazione Italiana Sommelier (Ais) e il patrocinio di Foragri.
“Il passato è utile per interpretare il presente e progettare il futuro - ha esordito Luigi Mariani, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura (Mulsa). Gian Battista Vico si riferiva alla storia, ma l’affermazione è valida anche per il cambiamento climatico sulla Terra, in particolare per la Vitis Vinifera che ha 130-200 milioni di anni e la viticoltura che ne ha 6-8.000. E citando uno storico contemporaneo, Emmanuel Leroy Ladurie, la civiltà può essere letta come l’insieme degli strumenti messi a punto dall’uomo per combattere la dittatura del clima”. A guardare il diagramma proposto da Mariani, che abbraccia il tempo dalla comparsa della vite sul Pianeta a oggi attraverso il Secondario (Mesozoico), il Terziario (Cenozoico) il Quaternario (Pleistocene), fino all’Olocene (ultimi 10.000 anni) considerato la fase attuale, “è evidente - come ha sottolineato lui stesso - che sulla Terra i cambiamenti climatici sono sempre esistiti, solo che oggi ci confrontiamo con essi con strumenti molto più fini. Ad esempio nel Quaternario (tra 2,5 milioni e 10 mila anni fa) si sono susseguiti eventi di riscaldamento improvviso seguiti da bruschi raffreddamenti: i periodi caldi tra una glaciazione e l’altra lo sono stati nettamente di più di quello attuale”. A testimoniare visivamente uno degli elementi più vistosi della temperatura del globo è il livello del mare che 125.000 anni fa nel Golfo di Orosei era più alto di 8 metri rispetto ad oggi come si può vedere dal solco lasciato sulla costa a picco sull’acqua.
“E a quell’epoca - ha continuato Mariani - livello di anidride carbonica nell’atmosfera era di 290 parti per milione, ben lontano dalle 385 attuali a cui l’uomo contribuisce con le sue attività. Spesso si dimentica che l’anidride carbonica è il principale fattore di produzione delle piante. La “materia prima” da cui grazie alla fotosintesi le piante organicano il diossido di carbonio, sottraendolo all’atmosfera. La nostra responsabilità è quella di utilizzarlo bene”. È a seguito dei periodi di grande variabilità indotti dalle glaciazioni quaternarie che la vite è “migrata” in aree “rifugio” più calde nelle fasi glaciali e più fredde in quelle interglaciali, sviluppando la plasticità genetica che ancora oggi manifesta anche grazie ai successivi incroci con genotipi selvatici pre-esistenti.
Intorno all’anno 1000 dopo Cristo (nella Fase Calda Medioevale) la vite veniva coltivata in Valle d’Aosta fino a 1.350 metri di quota, mentre oggi raggiunge al massimo gli 850 metri. Alla Piccola Era Glaciale, in cui le temperature erano più basse e la piovosità più elevata, risalgono la presenza dei vigneti terrazzati sulle Alpi (Valtellina, Vallese, Val d’Aosta ...) e la vinificazione in bianco di varietà a bacca rossa per fare fronte a maturazioni incomplete (tecnica Champenoise).
Una forte variabilità tra le annate emerge dalla sequenza storica delle date di vendemmia del Pinot nero in Borgogna. La data media della vendemmia a Beaune calcolata negli ultimi 650 anni è il 23 settembre, la più precoce il 16 agosto (1556) e la più tardiva il 28 ottobre (1816).
“La fase calda attuale - ha illustrato Mariani - è iniziata 150 anni fa, ma è nel 1987 che in Europa si è verificato un punto di svolta, quando la media delle temperature giornaliere ha superato la media annuale degli ultimi 50 anni. Questo non esclude, tuttavia, che si possano a breve verificare abbassamenti di temperature”. Ma a che punto è il riscaldamento del Pianeta? In Nord Europa la temperatura media dal 1850 in poi è aumentata di 0,5 °C, la radiazione solare è in diminuzione e le precipitazioni sono in aumento. Nel Sud dell’Europa, nello stesso periodo, la temperatura media è cresciuta 1,5 °C, con radiazione solare in aumento, ondate di caldo notevoli in alcuni anni, mentre le precipitazioni sembrano essere stazionarie. “L’aumento di temperatura ha provocato un anticipo della vendemmia di circa 15 giorni - ha spiegato Mariani - a cui è sbagliato pensare di fare fronte con lo spostamento della viticoltura a quote superiori. Questa “traslazione”, infatti, comporta anche dei rischi. Per esempio in un’annata come la 2014 l’uva non sarebbe arrivata a maturazione”.
“L’accelerazione del cambiamento climatico - ha detto Marco Mancini dell’Università di Firenze - è dovuta al contributo dell’uomo in termini di gas a effetto serra e al conseguente il riscaldamento dell’atmosfera che comporta variazioni di tendenza, persistenza, intensità e frequenza dei fenomeni”. Dal 1901 al 2000 si è avuto un aumento di 0,6±0,2 C a livello mondiale, di 0,8±0,3 °C a livello europeo e di 0,8±0,1 C a livello italiano. Nel periodo 1865-2003 sono diminuiti le precipitazioni annuali (-5%), i giorni piovosi (-10%) e il numero di piogge intense (-5%). Gli effetti del cambiamento climatico sulla viticoltura sono diversi: la modificazione degli areali delle varietà e della fenologia, l’insorgenza di stress idrico, l’alterazione dei processi di maturazione e vinificazione e gli andamenti diversi delle malattie. Dal 1960 al 2010, per fare un esempio, a Montepulciano (Siena), patria del Vino Nobile, si è registrato un anticipo del ciclo di mezza giornata all’anno, pari a circa 25 giorni, nel germogliamento e nella fioritura.
Ma quali sono le prospettive delle previsioni meteorologiche. Ci si può aspettare una loro maggiore attendibilità? “L’osservazione precoce, tra aprile e maggio, dei grandi indicatori climatici - ha raccontato Mancini - rende possibile prevedere ciò che accadrà in maturazione. Il riscaldamento dell’Atlantico e i campi di pressione determinano la circolazione atmosferica sull’Europa del Nord e del Sud e il clima e sono, quindi, correlati alla qualità dell’uva”. La maggior attendibilità delle previsioni meteo su periodi più lunghi sarà senz’altro di aiuto per ricorrere con maggior tempestività ed efficienza alle strategie colturali che migliorano l’adattamento della vite alle condizioni meteorologiche. Da sempre il viticoltore modula gli interventi in base all’annata. “Certo - ha avvertito Mancini - è necessario seguire costantemente le previsioni per decidere in funzione di esse, per esempio, come gestire la chioma o il terreno. In aiuto vengono anche le caratterizzazioni climatiche aziendali o di comprensorio”.
Per i nuovi impianti è necessario identificare le aree più vocate alle mutate condizioni climatiche, ricorrere a cloni, varietà e portainnesti più adatti e valutare tutte le altre scelte in questa chiave, dall’orientamento dei filari alle lavorazioni e al drenaggio e così via. È possibile, inoltre, contribuire attivamente alla riduzione e alla mitigazione degli effetti negativi dei gas serra, riducendo l’impronta carbonica del vigneto, contenendo gli input dei fattori di produzione e utilizzando i residui di potatura.

Focus - Corso di Formazione in Viticoltura, Enologia e Gestione dei Mercati Vitivinicoli: obiettivi e info 
L’Alto Corso di Formazione in Viticoltura Enologia e Gestione dei Mercati Vitivinicoli - organizzato dall’Accademia Italiana della Vite e del Vino, Enapra e Crea-Vit, con la collaborazione dell’Associazione Italiana Sommelier (Ais) e il patrocinio di Foragri - nasce dopo una gestazione di quasi due anni. Un percorso che ha radunato intorno al progetto attori del mondo vitivinicolo che normalmente non dialogano tra loro, in questo caso Accademia della Vite e del Vino e Crea-Vit da un lato e Ais dall’altro.
“Ritengo che il dialogo tra il mondo dell’accademia - ha sottolineato Davide Gaeta dell’Università di Verona e coordinatore del modulo di Economia, Politica e Mercati - e coloro che intermediano il vino come i sommelier dell’Ais sia un elemento del successo di questo corso. Oltre al connubio tra queste diverse anime, l’eterogeneità dei docenti, provenienti sia dal mondo accademico sia da quello professionale, e la trattazione di temi particolarmente attuali per chi lavora nell’universo dell’enologia rappresentino altri elementi di forza”.
“Il Corso di Alta specializzazione - ha messo in evidenza Roberto Bianchi, direttore Foragri - è un unicum all’interno delle tante offerte di formazione per il settore vitivinicolo. Infatti, prevede sessioni di Viticoltura-Enologia-Gestione dell’impresa per dare una visione complessiva dei diversi aspetti che si devono affrontare nell’amministrazione dell’impresa vitivinicola e offre la possibilità di incontrare alcuni tra i migliori specialisti dei diversi argomenti provenienti da tutta Italia raccolti per l’occasione”.
Il corso è rivolto al settore agricolo e agroalimentare e destinato alle figure apicali e tecniche delle imprese del settore per offrire loro un aggiornamento e un arricchimento professionale nei principali ambiti che riguardano da vicino il manager d’impresa, sotto il coordinamento dei professori Gaeta, Calò e Costacurta. È organizzato in tre moduli di 30 ore ciascuno, con la formula weekend non continuativi. Le lezioni per i trenta iscritti, dopo il seminario di apertura “La coltivazione della vite di fronte ai problemi relativi al cambiamento climatico” del 1 aprile, hanno preso il via il giorno successivo.
Il corso si svolgerà il venerdì (ore 15/19) ed il sabato (ore 9/13 - ore 14,30/18,30) nell’Aula Magna del Centro di Ricerca in Viticoltura (via Casoni 13/A, Susegana, Treviso) ed è possibile iscriversi anche a singole lezioni.
Info: segreteria@aivv.it

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