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LO SCENARIO

Vino, dopo un 2023 complesso, lievi segnali di ripresa nel 2024, e imbottigliamenti in crescita

Ma ancora tante le incognite che pesano sul mercato. Il “Report Annuale 2024” by Valoritalia, che certifica oltre la metà del vino italiano Dop e Igp
CONTROLLI, VALORITALIA, vino, Italia
Valoritalia: su oltre 51.000 di vino campioni controllati nel 2023 (solo 399 non idonei)

Che il 2023 del vino italiano sia stato un anno difficile è ormai scritto nella storia recente del settore. Così come, però, che l’economia del vino abbia tenuto, seppur vivendo dei cambiamenti più o meno profondi. A confermarlo il “Report Annuale 2024” by Valoritalia, il più grande ente di certificazione del vino italiano, guidato da Francesco Liantonio e Giuseppe Liberatore, presidente e dg di una realtà che certifica i vini di 49 Docg su 77, 133 Doc su 330 e 37 Igt su 118, pari al 56% del vino Dop e Igp italiano certificato, per oltre 2,3 miliardi di bottiglie (di cui 1,3 di vini Doc, 389 milioni di vini Docg e 662 di vini Igt), per un valore economico superiore ai 9,2 miliardi di euro (con le prime 20 denominazioni che, da sole, valgono 7,5 miliardi di euro di vino certificato sulla media ponderata del prezzo medio franco cantina delle singole denominazioni, pari all’82% del totale).
“Per il vino italiano il 2023 si colloca nel pieno di una congiuntura internazionale avversa, condizionata da conflitti manifesti e aspettative sfavorevoli che certamente non hanno sostenuto quella ripresa dei consumi che auspicavamo. Peraltro, considerati nel loro insieme, i dati sembrerebbero restituire un’immagine positiva delle performance 2023, visto che, sul 2022, i volumi dell’imbottigliato sono addirittura cresciuti di un non trascurabile 0,54%, addirittura del 2,8% rispetto alla media dei tre anni precedenti. È pur vero che l’uscita dalla pandemia aveva stimolato una consistente ripresa dei consumi che prima o poi si sarebbe esaurita, ma come talvolta accade la media generale finisce per nascondere differenze ancor più significative”, scrive nella sua prefazione Liantonio. Dai dati, una delle evidenze che emergono è stata la crescita dei vini Igt, nel 2023, cresciuti in volume del 16,5%, parti a 97,6 milioni di bottiglie in più sul 2022. Un dato in netta controtendenza sul -9,2% della tipologia nei due anni precedenti. Una crescita andata discapito dei vino Doc (-2,8% sul 2022) e dei vini Docg (-5,7% sul 2022, e -8,1% sul 2021).
“È un risultato che si presta a molte letture: alcune positive, altre meno, altre ancora decisamente negative. Negativo - sottolinea Valoritalia - è il fatto che a soffrire maggiormente la congiuntura siano state le Doc e le Docg, ossia le denominazioni che rappresentano il vertice della nostra piramide qualitativa. Basti pensare che, nel 2023, solo sette delle prime 30 Doc e Docg (che, comunque, rappresentano il 91% dei volumi imbottigliati da queste tipologie) abbiano ottenuto un risultato positivo. Nel loro insieme, queste hanno difatti perso 420.000 ettolitri di prodotto imbottigliato, pari a 56 milioni di bottiglie. In termini economici, l’aumento dei ricavi legati alla crescita dell’Igt non ha, però, compensato le riduzioni delle altre tipologie di prodotto, e infatti il bilancio economico finale si è contratto, secondo i nostri calcoli, dell’1,3%. Viceversa, positivo è il fatto incontestabile che la struttura produttiva italiana abbia mostrato una grande adattabilità anche nelle condizioni più difficili. Ad un calo della domanda in alcuni segmenti di mercato ha corrisposto un aumento dell’offerta di prodotti compensativi, anche se a minor valore aggiunto. Un meccanismo che, se da un lato, ha consentito di minimizzare gli effetti recessivi, dall’altro, ha mostrato, ancora una volta, la grande flessibilità del nostro sistema di imprese. Anche in questo caso però, il dato generale copre differenze sostanziali”.
Nel 2023, spiega ancora il Report, sono state le denominazioni del Nord-Est a mostrare le performance migliori: a fronte di una fisiologica contrazione del Prosecco Doc, vera locomotiva dell’enologia italiana, che, in un anno, ha perduto il -3,5% dei volumi, altre denominazioni hanno visto crescere le quote di mercato; come l’Asolo Prosecco, che ha fatto registrare un notevole +14,5%, pari a quasi 3,5 milioni di bottiglie in più sull’anno precedente; o ancora il Veneto Igt, che ha più che raddoppiato gli imbottigliamenti, portandosi vicinissimo al milione di ettolitri. Nel complesso, il risultato quantitativo aggregato di tutta la viticultura del Nord-Est è positivo per il 3,7%, mentre le altre aree produttive del Paese sono rimaste in territorio negativo. Particolarmente rilevante è stata la contrazione nelle regioni del Nord -Ovest (Lombardia e Piemonte), che, nel 2023, hanno perso l’8,3% dei volumi sul 2022 e il 6,8% sulla media del triennio precedente, e del Centro (Marche, Umbria, Toscana e Lazio), che hanno perso il 5,3% sul 2022 e il 3,2% sulla media del precedente triennio. In entrambe le aree, con l’eccezione dell’Oltrepò Pavese, tutte le maggiori denominazioni hanno sofferto la congiuntura, perdendo quote di mercato.
Ma, guardando al futuro, sottolinea Valoritalia, alle difficoltà legate al calo dei consumi, si sommeranno quelle, che, con ogni probabilità, saranno portate dall’entra sul mercato (in parte già iniziata) dei vini della vendemmia 2023, una delle più scarse degli ultimi decenni. Al 31 dicembre 2023, il volume di giacenze registrato da Valoritalia era pari a 31,76 milioni di ettolitri, inferiore di 2,65 milioni (-7,7%) a quello registrato lo stesso giorno dell’anno precedente. Le perdite maggiori le hanno subite le regioni del Nord-Est (-9,21%) e del Centro Italia (-8,3%), mentre quelle del Nord-Ovest hanno sopportato solo un leggerissimo calo, in pratica attestandosi sugli stessi valori dell’anno precedente (-0,26%). Eppure, qualche piccolo segnale di ripresa sembra arrivare, almeno dal primo quadrimestre 2024, con una crescita complessiva nei volumi di imbottigliato dell’1,1%; crescita sostenuta, questa volta, da una ripresa di Doc e Docg (+1,9%), mentre le Igt perdono un secco 1,5%. Anche se è ancora decisamente presto per parlare di ripresa vera, perchè le tensioni internazionali che minano l’economia e la fiducia dei consumatori sono ancora ben presenti, l’attenzione al salutismo, spinta anche da campagne che mettono sotto accusa non l’abuso ma il semplice consumo, cresce in maniera sempre più rapida, e le bizzarrie del clima che cambia sono ormai una costante che complica il lavoro (e aumenta i costi) per i produttori.
Uno scenario complicato, per un vino italiano del quale, però, ci si può “fidare”: anche se le “non conformità” sono in aumento, dei 51.768 campioni sottoposti a verifica, 50.495 sono risultati idonei, 857 rivedibili, e solo 399, alla fine, non idonei. Un aspetto importante, perchè le certificazioni sono sempre più importanti. Anche sul fronte della sostenibilità, a cui il consumatore guarda sempre di più. “Le imprese vitivinicole italiane hanno capito benissimo che nel futuro prossimo la sostenibilità giocherà un ruolo fondamentale nel posizionamento sui mercati” ha ribadito il presidente Valoritalia, Francesco Liantonio. “Lo dimostra il grande successo di Equalitas, lo standard di sostenibilità elaborato in Italia per le imprese vitivinicole e recentemente citato da un articolo dell’autorevole “New York Times” come uno degli esempi virtuosi a livello mondiale. Le imprese vitivinicole italiane certificate con Equalitas sono già 228, rappresentano una superficie vitata di oltre 76.000 ettari e una produzione di 7,4 milioni di ettolitri, ma come dimostrano le nostre indagini, molte altre imprese hanno deciso di intraprendere questa strada. È un segnale del grande dinamismo del nostro settore”.
Sul tema della sostenibilità è intervenuto anche Emanuele Fontana, Head of Agribusiness Crédit Agricole, che ha messo in evidenza i mutamenti in atto anche nel sistema bancario. Spiegando come “gli indicatori Esg, in un orizzonte di medio/lungo termine, assumeranno sempre più importanza, sia per l’impatto a livello di settori economici sia per la correlazione positiva tra performance economica dell’impresa e indicatori elevati di natura Esg. La correlazione tra rischio di credito e Sostenibilità Esg è una relazione attesa che si consoliderà nel medio-lungo periodo, fondamentale per lo sviluppo futuro delle produzioni vitivinicole e dell’agricoltura in generale”. Ma di sostenibilità, però, si può parlare solo se supportata da certificazioni: “in quest’ottica assume un valore sempre più tangibile il lavoro svolto dalla nostra struttura - ha sottolineato Giuseppe Liberatore, direttore generale Valoritalia - il nostro compito è fornire garanzie a operatori e consumatori sul rispetto delle procedure e degli standard previsti dalle norme. Ogni anno noi certifichiamo oltre 2 miliardi di bottiglie riferibili a 92.000 operatori e destinate ai mercati di tutto il mondo; garantiamo la loro completa tracciabilità verificando oltre 800.000 movimenti; gestiamo direttamente più di 8.000 visite ispettive, in vigna e in cantina, e 13.000 commissioni di assaggio. È questa capillarità nelle verifiche a garantire il mercato; un impegno che assicuriamo anche per gli altri standard di certificazione sui quali siamo impegnati, a partire da quelli di sostenibilità come Equalitas e EquiPlanet”.

Focus - I numeri di Valoritalia nel 2023
Nel settore vitivinicolo
17.682.000 milioni ettolitri certificati
oltre 2 miliardi di bottiglie certificate
1,27 miliardi di Contrassegni di Stato gestiti
oltre 9 miliardi di euro di valore
219 denominazioni certificate
5000 tipologie di vino gestite
4.166 visite ispettive in campo
3.940 visite ispettive in cantina
51.768 campioni analizzati
oltre 361.000 determinazioni analitiche
13.039 commissioni di degustazione
92.265 operatori inseriti nel sistema di controllo

Negli altri comparti dell’agrifood
2392 aziende certificate con lo standard Bio
9606 aziende certificate nella produzione integrata Sqnpi
103 aziende sostenibili certificate con lo standard Equalitas
Due denominazioni di origine certificate con lo standard Equalitas
19 aziende certificate con lo standard Viva

Altre Denominazioni di Origine
Olio Dop Chianti Classico - 190 operatori, 101 verifiche ispettive, 73 prelievi di campioni
Casciotta d’Urbino - 101 operatori, 65 verifiche ispettive, 10 prelievi di campioni
BovinMarche - 134 operatori, 31 verifiche ispettive, 12 prelievi di campioni

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