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Vino & investimenti: i tassi di rendimento si ridimensionano, ma l’indice “Fine Wine Investibles”, dal 1988 ad oggi, è cresciuto del 1474%, apprezzandosi più del Dow Jones e dell’S&P 500. E le quotazioni degli italiani continuano a volare

Italia

Vino & investimenti, un binomio da maneggiare con cura, perché dopo anni in cui si è parlato dei grandi vini come “bene rifugio”, i tassi di rendimento si sono decisamente ridimensionati, per non parlare dei tanti scandali che hanno coinvolto diversi fondi focalizzati sul vino in tutto il mondo. Eppure, l’indice “Fine Wine Investibles” del benckmark Liv-Ex (www.liv-ex.com), che include le annate più quotate dei 24 nomi più importanti di Bordeaux (a partire, ovviamente, dai cinque Premiers crus: Château Lafite Rothschild, Château Latour, Château Margaux, Château Mouton Rothschild e Château Haut-Brion; in totale, sono 195 i vini presenti nell’indice, con annate che vanno dalla 1990 alla più recente 2012), rilasciato nel 1988, è quello che, in assoluto, si è apprezzato di più rispetto ai maggiori indicatori delle borse mondiali, secondo le analisi del fondo specializzato “Vin-X”. L’indice enoico, riporta “The Drink Business” (www.thedrinksbusiness.com), fino ad oggi sarebbe cresciuto del 1474%, quasi il doppio del Dow Jones, a +783%, e dell’S&P 500, che ha fatto +744%, e molto più dell’oro, cresciuto “solo” del 162%.

Certo, a guardare un arco temporale più breve, di 5 anni, come riporta il “Cellar Watch Market Report” di novembre 2015 del Liv-Ex, la musca cambia, visto che il “Fine Wine Investibles” è in negativo del -16,5%, mentre l’S&P 500, per esempio, è cresciuto del 75,7%. Ma, si sa, la redditività degli investimenti, in qualunque settore, è data anche dalle tempistiche: nell’analisi del britannico “Business Insider” (uk.businessinsider.com), infatti, la redditività dei premier crus di Bordeaux, dal 1900 ad oggi, è paragonabile a quella dei grandi pezzi d’arte, e decisamente superiore a Bot ed obbligazioni. In ogni caso, dal report, arrivano buone notizie per l’Italia, che cresce e rappresenta l’8,1% di tutti gli scambi del mercato secondario (ancora dominato da Bordeaux, con il 77,1%). Con il Tignanello 2011 di Antinori che è il vino che ha visto crescere di più la sua quotazione in percentuale (da 460 sterline in settembre a 520 in ottobre, +13%), anche se i vini italiani più scambiati sul Liv-Ex sono Masseto 2010 (con il 17,8% di share tra le etichette italiane ed una quotazione di 4.300 sterline a cassa), Sassicaia 2011 (11,2%, 840 sterline), Ornellaia 2012, (6,4%, 952 sterline), Tignanello 2009 (4,4%, 510 sterline) e Barolo Riserva Rocche del Falletto 2007 di Bruno Giacosa (4,2%, a 2.220 sterline a cassa).

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