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VINO E TERRITORIO

Vino Nobile di Montepulciano, dalla storia al futuro, con annata 2021 e Riserva 2020 nel calice

I migliori assaggi di WineNews da “Anteprima Vino Nobile 2024”, con una 2021 a 4,5 stelle su 5, ed un 2020 Riserva che conferma il suo grande spessore

Espressione di un territorio già celebre per il vino già nella metà del Cinquecento, come raccontano gli scritti di Sante Lancerio, il bottigliere di Papa Paolo III Farnese, che definisce quello di Montepulciano un vino “da signori”, o le righe ben più celebri del medico, naturalista e biologo più alto in grado alla corte dei Medici e grandissimo letterato Francesco Redi, che, nel 1685, nel “Bacco in Toscana”, già lo definiva “d’ogni vino il re”, e con il binomio “vino Nobile” che si trova per la prima volta, ad oggi, in un documento del 1766 che proviene dall’Archivio dei Gesuiti di Montepulciano, oggi all’Archivio di Stato di Firenze, e ritrovato dall’approfondimento storico dell’architetto Riccardo Pizzinelli della Società Storica Poliziana (come abbiamo raccontato qui), il Vino Nobile di Montepulciano è architrave paesaggistico ed economico di un territorio in cui la vite è presente fin da epoca etrusca. E che oggi, in quella che è stata la prima Docg d’Italia (tanto da conservare la prima fascetta del genere in assoluto), muove un giro d’affari intorno al miliardo di euro. E che guarda al futuro. Se nei mesi scorsi è arrivata la menzione “Toscana” in etichetta, infatti, nei prossimi mesi arriveranno anche le “Pievi”, Unità Geografiche Aggiuntive scelte dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano (Argiano, Ascianello, Badia, Caggiole, Cerliana, Cervognano, Gracciano, Le Grazie, San Biagio, Sant’Albino, Vallardenga, Valiano), per dare ancora più specificità e territorialità ai vini. Temi al centro, insieme agli assaggi delle nuove annate, di un’Anteprima Vino Nobile 2024 che, come sta facendo il territorio, ha cambiato pelle.
Era il 1994 quando, con un format completamente diverso da quello attuale, i produttori del Nobile di Montepulciano si riunirono, per la prima volta, per raccontare l’annata a media ed buyers, iniziando un percorso che oggi, a 30 anni da quei primordi, vene la denominazione poliziana tra le protagoniste della Toscana del vino. Tante cose, evidentemente, sono cambiate. Nel 1994 la produzione era di 3,4 milioni bottiglie di Vino Nobile e 156.400 di Rosso di Montepulciano. Oggi siamo a 6,9 milioni per il Vino Nobile (+98,8%) e 2,6 milioni per il Rosso di Montepulciano (+1562%). Anche il numero di produttori è variato: nel 1994 il Consorzio aveva 44 soci, oggi ne conta 81. Di certo è che, in trent’anni, le aziende sono cresciute tutte quante, qualcuna oggi conta 80 dipendenti, qualcuna oltre 60 e, comunque, la dimensione media a Montepulciano è di 15 dipendenti, contro poco meno di 6 dipendenti dell’inizio dell’attività. Una crescita dovuta anche agli investimenti fatti dalla loro fondazione: il 40,9% delle aziende del Vino Nobile di Montepulciano ha investito in trent’anni per più di 5 milioni di euro, il 50% meno di 5 milioni di euro. Investimenti che per l’86,4% sono andati per il miglioramento della sostenibilità dell’azienda, il 68,2% in innovazione, il 72,7% alla pari tra accoglienza e promozione. E quando si parla di promozione c’è stata una crescita negli ultimi 30 anni. Agli inizi il 18,2% partecipava ad una media di 4 eventi all’anno, sia Italia che estero, il 13,6% a tre eventi, il 9,1% a due, tutti gli altri ad un evento. Oggi, alcune aziende arrivano addirittura a partecipare a 30 eventi all’anno, con una media che arriva a 7 partecipazioni contro le 2 degli inizi. Tra i valori caratterizzanti il Vino Nobile di Montepulciano, indubbiamente “tradizione” è quello maggiormente iconico (il 72,7% delle aziende ha scelto questo termine per definire il proprio vino), ma ci sono anche “territorio” (63,6% delle aziende) e “sostenibilità” (18,2%). E se, in questi anni, il sistema Vino Nobile di Montepulciano è cresciuto, anche per il futuro il sentiment dei produttori è ottimistico: per il 95,5%, la denominazione continuerà a crescere. E la crescita sarà prevalentemente in riconoscibilità e valore entrambe le voci al 54,5%, seguite da una crescita del mercato (50%) e del brand (45,5%).
Passando “in medias res”, ad “Anteprima Vino Nobile 2024”, sotto la lente, nel calice, c’erano i Nobile 2021 e le Riserva 2020 (già valutata a cinque stelle secondo il rating del Consorzio). Alla annata 2021 è stato assegnato, invece, un rating di 4,5 stelle, che introduce per la prima volta la specifica del “mezzo punto” in tale tipo di valutazione, almeno per i vini toscani sottoposti a questo giudizio (e con l’idea di andare, in futuro, verso una valutazione in centesimi dell’annata, con cui ormai tutto il mondo del vino e non solo ha più familiarità, e consente ovviamente più sfumature, ndr). Un millesimo, il 2021, caratterizzato da un andamento climatico segnato da episodi decisamente straordinari, riconducibili al cambiamento climatico, che, anche a queste latitudini, porta, purtroppo, le sue criticità. La piovosità totale annua è stata pari a 510 mm, valore basso, il 25% meno della piovosità media annua della zona. Relativamente alle temperature, i mesi che si sono discostati fortemente dalle medie del periodo sono stati marzo e soprattutto aprile, che hanno fatto registrare valori delle minime particolarmente bassi. In aprile, nella notte tra il 7 e l’8, le temperature notturne sono scese sotto lo zero per molte ore, raggiungendo nei fondivalle anche i -7°C, e arrecando criticità in fase di schiusura dei nuovi germogli. Il germogliamento è avvenuto tra il 28 marzo e il 27 aprile; la fioritura tra il 2 e il 15 giugno e l’invaiatura tra il 27 luglio e il 26 agosto, con la vendemmia effettuata tra la metà di settembre i primi di ottobre.
Alla sfida del bicchiere, pur mantenendo la sua impronta di annata calda, la 2021, ha saputo regalare anche qualche lampo di fragranza e articolazione, grazie soprattutto al terroir del Nobile, notoriamente, capace di esprimersi a buon livello anche quando le temperature nel vigneto salgono. Più compiuta, ma non è una sorpresa, l’annata 2020, che torna a confermarsi come una delle più intriganti nell’intera terra enoica della Toscana. Ben profilato il Nobile di Montepulciano 2021 di Caterina Dei, dai profumi puliti e ariosi e dal gusto sapido e invitante. Inappuntabile, come sempre, il Nobile di Montepulciano 2021 di Poliziano, in questa particolare versione capace di offrire una finezza aromatica da manuale, accompagnata da uno sviluppo gustativo snello e scorrevole. Terra, frutti rossi e sottobosco nei profumi del Nobile Vigna Le Caggiole 2021 di Tiberini, dal sorso vivace e reattivo. Ben realizzato il Vino Nobile di Montepulciano 2021 a marchio Redi della Vecchia Cantina, preciso nella definizione aromatica e piacevolmente contrastato in bocca. Fine e caratteriale il Nobile di Montepulciano 2021 de Le Berne, a cui fa come da “contrappunto” il Nobile di Montepulciano I Quadri 2021 di Bindella, altrettanto ricco di personalità. Profumi grintosi e intensi per il Nobile di Montepulciano Riserva 2020 di Canneto, dal gusto solido e articolato. Richiami alle erbe aromatiche e ai piccoli frutti rossi su fondo speziato per il Nobile di Montepulciano Riserva 2020 de Le Bertille, dal sorso incalzante e fresco. tra i Nobile” che escono a tre anni dalla vendemmia colpisce per espressività fruttata e gusto raffinato il Nobile di Montepulciano 2020 di De’ Ricci. Fine e quasi sussurrato il Nobile di Montepulciano 2020 di Godiolo, snello, vivace e pimpante.
Le migliori espressioni di questa tornata, secondo WineNews, di un territorio che, dal punto di vista dei numeri il Nobile di Montepulciano vale 1 miliardo di euro in termini di valori patrimoniali, fatturato e produzione. 65 milioni di euro è il valore medio annuo della produzione vitivinicola, senza contare che il 70% dell’economia locale è indotto diretto del vino. Una cifra importante per un territorio nel quale su 16.500 ettari di superficie comunale, 2.000 ettari sono vitati, ovvero il 16% circa del paesaggio comunale è caratterizzato dalla vite. Di questi 1.102 sono gli ettari iscritti a Vino Nobile di Montepulciano Docg, mentre 214 gli ettari iscritti a Rosso di Montepulciano Doc. A coltivare questi vigneti oltre 250 viticoltori (sono circa 90 gli imbottigliatori in tutto dei quali 81 associati al Consorzio dei produttori). 1.000 i dipendenti fissi impiegati dal settore vino a Montepulciano, ai quali se ne aggiungono altrettanti stagionali. Nel 2023, in linea con i numeri degli ultimi anni, sono state immesse nel mercato 6,9 milioni di bottiglie di Vino Nobile e 2,6 milioni di Rosso di Montepulciano.
Sul fronte delle vendite, il 2023 è stato un anno di ulteriore crescita in valore per il mercato del Vino Nobile di Montepulciano. Dall’anno della pandemia è in continuo sviluppo il mercato interno che cresce nei numeri. Per l’export lo scorso anno ha rappresentato il 66% (negli anni passati si era arrivati al 78%), mentre il restante 34% viene commercializzato in Italia. Continua la tendenza di crescita degli ultimi anni la vendita diretta in azienda che, nel 2023, ha ormai superato il 30%. Per il mercato nazionale, inoltre, le principali vendite sono registrate in centro Italia (61%) e in particolare in Toscana per il 42%. Al nord viene venduto il 33% e al Sud il 6,30%. Per l’estero si assiste ad una torta divisa a metà tra Europa e paesi extra Ue. In America (tra Nord e Sud) va il 35% dell’export, in Europa (esclusa Italia) il 29,2%. La Germania continua ad essere il primo mercato del Nobile con il 38% della quota esportazioni. In crescita continua, anche rispetto al 2022, è quello degli Stati Uniti arrivando a rappresentare il 27,5% dell’export del Vino Nobile di Montepulciano. Successo anche per i mercati asiatici, balcanici ed extra Ue con oltre il 3% delle esportazioni. Continua il trend di crescita del Canada che da solo vale circa il 5% delle esportazioni. Un dato davvero significativo è la fetta di mercato del Vino Nobile di Montepulciano a marchio bio che nel panorama italiano vale il 44,7% delle vendite, mentre a livello internazionale rappresenta oltre il 70%.
Intanto, procede a passi spediti il percorso per la realizzazione del progetto consortile “Pieve”: il Comitato Nazionale Vini, il 3 agosto 2023, ha dato l’ok definitivo al testo di Disciplinare del Vino Nobile di Montepulciano “Pieve”, la nuova tipologia ia che sarà in commercio così dal 1 gennaio 2025, con l’annata 2021. Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, e quindi l’iscrizione al Registro delle Denominazioni Europee, il progetto di questa nuova tipologia sarà a tutti gli effetti operativo. La previsione produttiva delle Pievi (12: Argiano, Ascianello, Badia, Caggiole, Cerliana, Cervognano, Gracciano, Le Grazie, San Biagio, Sant’Albino, Vallardenga, Valiano), secondo una prima stima del Consorzio, riguarderà il 10% del totale di produzione del Vino Nobile di Montepulciano.
L’idea di far nascere il Vino Nobile di Montepulciano menzione “Pieve” nasce da un percorso metodologico che ha visto il consenso e la partecipazione di tutte le aziende produttrici. Un percorso di studio all’interno della denominazione stessa, che, grazie a momenti di incontro, confronto e di analisi collettiva, ha portato alla nascita di una “visione” univoca del Vino Nobile di Montepulciano. Una visione supportata anche dalla ricerca. Da una parte, quella geologica e pedologica, tema che il Consorzio ha a cuore dagli anni ’90 del secolo scorso, (Il Consorzio del Nobile è stato tra i primi in Italia a “zonare” il proprio territorio di produzione); dall’altra, quella dell’approfondimento storico, passando per biblioteche e archivi, ad arrivare al Catasto Leopoldino del 1800. Il Nobile di Montepulciano Pieve sarà un vino con al centro il territorio (con le sottozone), l’uvaggio che sarà legato al Sangiovese e ai soli vitigni di antica coltivazione locali e le uve esclusivamente prodotte dall’azienda imbottigliatrice. Lo studio storico della geologia e della geografia del territorio ha condotto alla individuazione di 12 zone, definite nel disciplinare di produzione Uga (Unità geografiche aggiuntive), che saranno anteposte con la menzione “Pieve” in etichetta, rimandando esclusivamente a toponimi territoriali riferibili a quelli delle antiche Pievi in cui era suddiviso il territorio già dall’epoca longobarda.

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