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ATTUALITÀ

Luigi Moio (Oiv): “non è possibile pensare ad un futuro senza il vino”

Le riflessioni del presidente dell’organizzazione mondiale, a “Wine Ministerial Meeting”, in Franciacorta: “la vite strumento per il cambiamento”
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, LUIGI MOIO, OIV, ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE DELLA VITE E DEL VINO, VINITALY, WINE MINISTERIAL MEETING, Italia
Il presidente dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (Oiv), Luigi Moio

“Il vino è un vettore di cultura, un ambasciatore di territori, un elemento fondamentale della politica culturale e intellettuale, bisogna trasmettere questo alle future generazioni. I giovani devono scoprire la bellezza del vino e distinguerlo dalle altre bevande alcoliche. Il vino è unico perché è un prodotto agricolo, ancorato ai territori e deve essere un’espressione reale dei luoghi di produzione. Spero che da questa Conferenza e da quella di Digione ad ottobre venga fuori un documento comune per sostenere la filiera”. Così Luigi Moio, presidente dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv), nel “Wine Ministerial Meeting”, oggi, in Franciacorta, a Ca’ del Bosco (e domani a Verona, per OperaWine e Vinitaly), iniziativa voluta dal Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, insieme al presidente Oiv, organizzazione che festeggia 100 anni di storia, in un momento di confronto internazionale per affrontare le sfide e disegnare il futuro del vino mondiale. Riflessioni che sono anche alla base del documento tecnico, presentato ai delegati dei vari Paesi (vedi focus) in avvio di meeting, articolato in sei capitoli e priorità (Strategie di sostenibilità vitivinicola; Diversità genetica del materiale vegetale e cambiamento climatico; Produzioni di qualità e tecnologie a basso impatto ambientale; Potenziamento del mercato dell’uva fresca e degli altri prodotti trasformati della vite; Nuovi equilibri tra domanda ed offerta nel mercato del vino; Informazione sul valore del vino e delle sue tradizioni, ndr) che ha costituito il perno dei lavori e della discussione, e che sarà poi affinato nella versione finale, che sarà pubblicata in ottobre 2024, nelle celebrazioni del centenario dell’Oiv, a Digione.
Un meeting, quello di oggi, che ha riunito le grandi potenze del vino come Francia e Spagna ma anche i rappresentanti di Albania, Algeria, Armenia, Austria, Azerbaijan, Bulgaria, Cile, Cipro, Georgia, Germania, Grecia, Macedonia del Nord, Moldavia, Montenegro, Nuova Zelanda, Perù, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Serbia, Slovacchia, Spagna, Sudafrica, Svezia, Svizzera, Ungheria e Uzbekistan e che ha iniziato a produrre i primi risultati. “C’è stata - sottolinea Luigi Moio - una convergenza totale da parte di tutti i Paesi. Intanto, l’interesse per il mondo del vino, la viticultura. Una convergenza su tutti i punti, a partire dalla grande sfida del cambiamento climatico, e, quindi, la sostenibilità, il riequilibrio della domanda. Però, la cosa interessante che emerge, da questa filiera, è che il primo aspetto che sta alla base delle strategie nel controllo del cambiamento climatico e per poter continuare a coltivare uve di qualità in questo nuovo scenario, lo strumento fondamentale è la vite. Noi disponiamo di quasi 10.000 varietà di viti in tutto il mondo e che possono effettivamente aiutare diversi Paesi, quindi potrebbe esserci uno scambio di varietà più adatto ai territori che può incidere, non sostituendole ma integrandole, perché non è possibile sostituire una varietà, diventando così dei vitigni miglioratori in questo scenario cambiato: come prima i vitigni miglioratori erano quelli che, probabilmente, producevano un potenziale alcolico maggiore, oggi sono quelli che mantengono più acidità, ph più bassi per riequilibrare i vitigni storici. Nell’Oiv ci sono 50 Paesi, è un’organizzazione che copre il 75% della superficie vitata, il 90% della produzione, l’89% del consumo mondiale e anche i Paesi piccoli che, giustamente, chiedono l’aiuto dei Paesi più grandi. Questo è un dato importante perché vuol dire che il vino affascina, è una bevanda unica e completamente diversa dalle altre che poggia il suo successo sulla diversità. Tutti siamo ottimisti, anche se c’è questa piccola contrazione di consumo, oppure un riequilibrio tra bianco, rosso e rosato ma io sono veramente ottimista. Non è possibile pensare ad un futuro senza il vino, questo è indubbio. L’Italia, la Francia e la Spagna vengono presi come dei punti di riferimento, apprezzati, stimati, sono la storia di questa bevanda. La Francia e l’Italia si contendono il primato sulla produzione, la Francia come valore produce un po’ di più ed è quello che bisognerà fare in futuro anche in Italia”.

Focus - Il documento tecnico per la discussioni nei cento anni Oiv
L’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, in origine Ufficio Internazionale del Vino, istituita a Parigi il 29 novembre 1924 con la sottoscrizione di un accordo fra Italia, Francia, Spagna, Lussemburgo, Tunisia, Ungheria, Grecia e Portogallo, per far fronte alle devastanti conseguenze prodotte, nel territorio europeo, dall’arrivo della fillossera e al dramma del primo conflitto mondiale, che sconvolse non solo milioni di vite umane ma produsse immense conseguenze anche sotto il profilo economico e sociale. Quest’anno si celebra il primo centenario dalla fondazione dell’Organizzazione. L’Oiv racchiude in sé una lunga storia scientifica e diplomatica. Sin dalla sua nascita, la missione principale di questa importante organizzazione intergovernativa, il cui carattere è assolutamente scientifico, è sempre stata quella di difendere l’integrità del vino ed il suo forte legame ai territori di produzione, preservandone la diversità e comunicandone il suo altissimo valore storico e culturale. Nel corso del tempo l’Oiv ha esteso il suo interesse a tutti i prodotti dell’uva - includendo nel suo campo di applicazione l’uva da tavola, l’uva passa e i prodotti dell’uva non fermentata - e nel 1958 è stata rinominata Ufficio Internazionale della Vigna e del Vino. La missione si esplica attraverso una serie di azioni, quali: la formulazione di raccomandazioni da applicare negli Stati membri in materia di produzioni e pratiche enologiche, viticoltura, lavorazione dell’uva per l’industria alimentare, l’assistenza ad altre organizzazioni internazionali intergovernative, l’armonizzazione di norme internazionali e l’elaborazione di nuove. Da quel lontano 1924, l’Oiv, come organismo scientifico internazionale di confronto, di studio, di relazione, ha svolto la sua azione al fine di fornire al settore della vite e del vino gli strumenti e le conoscenze scientifiche, per affrontare e risolvere le diverse sfide e criticità che nel tempo si sono presentate. Il suo sguardo ha cercato sempre di essere un passo avanti agli eventi che man mano hanno modificato i diversi aspetti della filiera vitivinicola. Oggi è necessario infondere nuova linfa a questo impegno, perché nuove ed ardue sfide dovranno essere affrontate. I temi che furono la base della sottoscrizione dell’accordo del 1924 sono ancora oggi attualissimi. Attualmente all’Organizzazione aderiscono 50 Paesi.
(1) Strategie di sostenibilità vitivinicolaIl futuro del settore della vite e del vino necessita di un’approfondita e condivisa analisi alla luce dell’attuale scenario mondiale, fortemente condizionato dall’individuazione ed attuazione di indifferibili strategie di sviluppo sostenibile, dalle considerevoli apprensioni di rispetto e custodia dell’ambiente, dal cambiamento del mercato che si osserva negli ultimi anni anche come frutto di un cambiamento dei consumi e dalla pressante richiesta di trasparenza, sicurezza e salubrità da parte dei consumatori. Dovrà essere dato maggior peso alla sostenibilità dei processi produttivi e distributivi intesa nel suo senso più ampio, con attenzione agli aspetti strettamente legati alla fase agricola, alla trasformazione dell’uva nel vino e in altri prodotti, ai processi distributivi di tutti i prodotti intermedi e finali. In questo ambito già numerosi sono gli studi effettuati e l’Oiv negli scorsi anni ha adottato alcune importanti risoluzioni. Il primo importante passo è avvenuto nel 2011, quando venne posto il primo tassello per la sostenibilità vitivinicola con la risoluzione Oiv - Cst 431-2011 “Principi generali di protocollo Oiv del calcolo dei gas serra (Ghgap) per il settore vitivinicolo”. L’Oiv, con l’adozione di questa risoluzione riconobbe e sottolineò che i cambiamenti climatici rappresentavano la maggiore sfida che governi, imprese, cittadini si sarebbero trovati ad affrontare nei decenni a venire. Questa risoluzione ha fornito un primo strumento per la definizione dei principi per il calcolo delle emissioni nel settore vitivinicolo dando la giusta attenzione anche i fenomeni di sequestro dei gas serra che avvengono nella fase agricola. Nel corso degli anni successivi si sono aggiunti nuovi studi e sono state adottate nuove risoluzioni al fine di promuovere una viticoltura rispettosa dell’ambiente e fornire orientamenti che permettessero di affrontare i cambiamenti climatici attraverso attività di mitigazione ed adattamento, nonché tutelare le risorse naturali e la ricchezza del genoma viticolo. Traguardi importanti dell’Oiv sono quindi stati le risoluzioni Oiv-Cst 518-2016 (Oiv General Principles of Sustainable Vitiviniculture - Environmental - Social - Economic and Cultural Aspects) e Oiv-Viti 641-2020 (Oiv Guide for the Implementation of Principles of Sustainable Vitiviniculture). Queste risoluzioni, oltre che rappresentare strumenti importanti per orientare il lavoro di imprese e istituzioni del settore, indicano anche le linee sulle quali si dovrà sviluppare l’impegno dell’Oiv, come organo scientifico internazionale, nel prossimo futuro perché, se molto è stato fatto, numerosi sono ancora i temi da esplorare e da approfondire.
(2) Diversità genetica del materiale vegetale e cambiamento climatico
Il miglioramento genetico attuato a partire dal secondo dopoguerra ha determinato la semplificazione della piattaforma varietale che, se da un lato ha consentito il raggiungimento di risultati interessanti nelle condizioni climatiche esistenti alcuni decenni fa, dall’altro oggi presenta le sue criticità. Nonostante ciò, come le analisi dell’Oiv dimostrano, il patrimonio varietale globale è ancora molto vasto (circa 10.000 varietà note); sfruttare meglio la ricchezza genomica garantirà lo sviluppo di un sistema più resiliente. Pertanto, sarà necessario intensificare gli studi sulla biodiversità viticola, individuando e favorendo la diffusione di quelle varietà che possano meglio rispondere ai cambiamenti climatici in atto nel pianeta ed al contempo garantire produzioni qualitativamente rispondenti alle esigenze del mercato.
(3) Produzioni di qualità e tecnologie a basso impatto ambientale
Nella produzione del vino appare importante puntare verso forme di “enologia leggera”, in modo da garantire l’ottenimento di produzioni di qualità con adozione di tecnologie a basso impatto ambientale con uno sguardo sempre più attento alla riduzione dei consumi energetici, avvalendosi degli studi e dei risultati in campo microbiologico, chimico e viticolo. Quindi, nel futuro che abbiamo davanti dovremo sfruttare al meglio il potenziale sinergico delle diverse competenze stimolando la collaborazione trasversale. E il medesimo impegno per la ricerca di processi che minimizzino l’impatto ambientale dovrà essere assunto nei confronti dei processi di trasformazione dell’uva diversi dalla vinificazione e nella conservazione e distribuzione dell’uva da tavola.
(4) Potenziamento del mercato dell’uva fresca e degli altri prodotti trasformati della vite
L’adozione del prossimo piano strategico certamente traccerà in modo ancora più netto il cammino sul quale sviluppare ulteriori studi e riflessioni utili a accrescere la sostenibilità della produzione dell’uva e dei suoi derivati. Compito primario dell’Oiv sarà anche quello di contribuire a che i produttori e le istituzioni interessate abbiano un’adeguata conoscenza dei mercati di sbocco dei tanti prodotti della vite. L’uva, fresca e trasformata in uva passa, a livello globale, potrà contribuire a migliorare l’alimentazione di vaste popolazioni, entrando nella dieta o ampliandone la presenza come elemento apportatore di vitamine, minerali e antiossidanti. Da un lato i produttori dovranno diventare più consapevoli delle opportunità di sviluppo della domanda, che nei diversi continenti e subcontinenti si potranno presentare, dall’altro i consumatori dovranno essere più informati sui valori nutrizionali di questo prodotto. Anche per i prodotti non alcolici e non fermentati ottenuti dalla trasformazione dell’uva, si potranno aprire nuovi sbocchi di mercato visto l’interesse crescente dei consumatori per prodotti innovativi che rispondano ad esigenze dietetiche, salutistiche e con specifici requisiti nutrizionali. L’Oiv dovrà farsi carico di mettere in luce le caratteristiche specifiche e l’entità di tali nuovi prodotti.
(5) Nuovi equilibri tra domanda ed offerta nel mercato del vino
Per quanto riguarda il vino, dopo alcuni anni di sostanziale equilibrio del bilancio globale domanda/offerta, stanno emergendo nei maggiori paesi produttori preoccupanti aumenti delle giacenze. Certamente si stanno scontando gli effetti della pandemia e di una congiuntura economica globale sfavorevole, che hanno avuto rilevanti ripercussioni anche sul mercato del vino. I dati del mercato internazionale del vino, che l’Oiv raccoglie e mette a disposizione con regolarità e tempestività, evidenziano, la sostanziale stagnazione della dinamica in volume delle esportazioni globali, che si protrae dal 2017, accompagnata parallelamente da una diminuzione globale dei consumi. E‘ opportuno interrogarsi sulle prospettive di evoluzione della domanda del vino, quindi guardare avanti al fine di ipotizzare nuove opportunità di sviluppo. Compito dell’Oiv sarà quello di proporre norme tecniche che garantiscano una qualità dei prodotti coerente con il concetto di vino che l’Oiv ha affermato e difeso nel mondo.
(6) Informazione sul valore del vino e delle sue tradizioni
Il processo di globalizzazione, che ha caratterizzato anche il settore vitivinicolo, ha aperto a sempre più persone l’opportunità di conoscere i prodotti dell’uva. Inoltre, le trasformazioni sociali nei paesi in cui la produzione e il consumo di uva e vino sono radicati da tempo stanno modificando la trasmissione della cultura alimentare tradizionale. Pertanto, è attuale e meritevole di particolare attenzione l’impegno dell’Oiv nella promozione o nel riconoscimento del patrimonio vitivinicolo mondiale e dei suoi aspetti storici, culturali, umani, sociali e ambientali. Inoltre, l’Oiv dovrà rafforzare l’attenzione sugli aspetti sanitari e nutrizionali dei prodotti vitivinicoli, che sono già oggetto di una maggiore ricerca e attenzione normativa, considerando tali questioni da una prospettiva scientifica e basata sull’evidenza.

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