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“Supercomputer per modelli previsionali decennali sul clima, sensori e satelliti per monitorare e gestire il vigneto, vitigni resistenti e tecniche di cantina sempre più evolute: la ricerca e il futuro della viticoltura per il Wine Research Team”

“Supercomputer” capaci di mettere appunto modelli previsionali decennali sull’andamento climatico per prendere le dovuto contromisure per tempo; sensori e satelliti che collaborano per mappare il vigneto in ogni sua parcella fornendo indicazioni puntuali su stato dei terreni, delle uve, delle piante e così via; strumenti e pratiche di cantina sempre più specifiche per esprimere tutta la qualità nei vini, vitigni resistenti a malattie e stress climatici non solo per prodotti più sani, ma anche per vigneti più sostenibili e meno costosi: ecco mezzi e fini dell’agricoltura di precisione, presente e futuro della viticoltura moderna. Che sono il pane quotidiano del Wine Research Team guidato da Riccarco Cotarella, che mette insieme 33 cantine di tutta Italia. Che si è incontrato, nei giorni scorsi nell’azienda Vallepicciola, nel Chianti Classico, per lo stato dell’arte dei campi di ricerca che il Wrt, coordinato dall’enologo Nicola Biasi, sta investigando (http://wineresearchteam.it).

Che sono “non solo una prateria inesplorata, ma direi pianeti da scoprire - ha detto Cotarella - per migliorare la nostra viticoltura, dove coniugare in primis sostenibilità e costi aziendali. Obiettivo principe di tutti noi è il risultato di grande qualità a costi contenuti, e dunque competitivi”.

Allo studio ci sono questioni vitali da affrontare, come quella della diminuzione progressiva della produzione e la morte prematura delle piante che si registra da più parti, per molti motivi, e che mette a rischio il patrimonio vitato delle cantine. Un problema che, come ha spiegato il professor Attilio Scienza, tra i massimi esperti di viticoltura a livello mondiale e docente all’Università Statale di Milano, si affronta prima di tutto con una approfondita zonazione, capace di dare in anticipo gli elementi per prevedere e dunque prevenire il deperimento anticipato dei vigneti: “in Italia, in questi anni, molto si è investito in marketing ma poco nei vigneti. I vigneti italiani stanno invecchiando rapidamente e si sta riducendo la produzione per ettaro. Prevenire è meglio che curare. La miglior prevenzione - spiega Scienza - consiste nel creare piante equilibrate e la viticoltura di previsione è lo strumento più efficace. I migliori risultati si ottengono quando si conoscono le caratteristiche dei terroir attraverso la zonazione vinicola”.Non meno importante, in questo senso, è l’evoluzione delle tecniche di potatura, come hanno spiegato Luca Toninato e Giovambattista Simone di Lorenzo di Ager, ma soprattutto la ricerca sul tema dei vitigni resistenti, varietà capaci di garantire un livello di qualità e tipicità almeno uguale a quelli “tradizionali”, come ha ricordato Eugenio Sartori, alla guida della Vivai Cooperativi Rauscedo, leader europea e mondiale della vivaistica vitivinicola, e che ha oltre 100 ettari di vigneto dedicato alla sperimentazione: “da diversi anni vengono fatti studi sui vitigni resistenti alla peronospera e allo iodio, e stiamo affrontando la loro diffusione e come si valutano per le loro caratteristiche al fine di iscriverli nel Catalogo Nazionale”.
Ma in ogni caso, ad incidere sul futuro dei vigneti, la variabile più importante è quella del clima. Impossibile da governare, ma meno difficile da gestire con modelli previsionali sempre più precisi. Come quelli messi a punto dal Centro Euro Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, come ha spiegato il professor Riccardo Valentini “abbiamo fatto diversi studi che si basano su “Big data analisystic” che permettono proiezioni climatiche regionali e nazionali utili per prevedere precipitazioni o bollettini per poi intervenire in cantina e sui vigneti”. Anche grazie al cosiddetto “internet delle cose”, sempre più presente non solo nella nostra vita quotidiana, ma anche tra vigneti e cantine, con sensori, applicazioni e computer che “si parlano” scambiando una vera miniera di risorse informative utilissime ai produttori di vino.
Ma tra tante ricerche applicate al vigneto, non mancano quelle sulle pratiche di cantina. Per esempio, quelle sulle tecniche innovative di appassimento delle uve dell’Amarone del Valpolicella, uno dei vini iconici e più caratteristici dell’Italia del vino, per esaltarne ancora di più qualità e tipicità, come ha spiegato il professor Fabio Mencarelli dell’Università della Tuscia: “in collaborazione con l’azienda Montezovo abbiamo proceduto alla defogliazione al fine di produrre grappoli spargoli adatti all’appassimento, mentre in cantina sperimentale con la collaborazione della Falesco abbiamo fatto la macerazione delle uve in cella frigorifera con l’obiettivo di migliorare l’estrazione degli aromi in uve bianche, e anche sperimentazioni attraverso DNAchip per la gestione e il controllo della qualità nella filiera vitivinicola per il monitoraggio dei microrganismi”.
E ancora, sempre a Falesco, si sta sperimentando la micro ossigenazione e la macro ossigenazione che, grazie all’utilizzo di ben 8 differenti tipologie di legni (tra tostature e provenienze), permettono un migliore mantenimento, nei vini rossi, del colore in primis, senza perdere struttura, rotondità, pienezza.
Insomma, tante frontiere aperte, quelle della ricerca vitivinicola, il cui superamento segnerà il futuro di un settore che ha già fatto la storia del made in Italy.

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