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"I CAVALIERI DELLA TAVOLA. STORIE DI UOMINI E AZIENDE DEL BUONGUSTO ITALIANO" ... ECCO IL NUOVO LIBRO DEL GIORNALISTA NICOLA DANTE BASILE SUL "WINE & FOOD" D'ITALIA. IN ANTEPRIMA, IL RITRATTO DE LA GIOIOSA DELLA FAMIGLIA MORETTI POLEGATO

Italia

Nicola Dante Basile, uno dei giornalisti più autorevoli d'Italia, ha, da qualche giorno, pubblicato un nuovo libro "I cavalieri della tavola. Storie di uomini e aziende del buongusto italiano", che esamina il complesso ma interessante mondo dell'Italian wine & food. Qui di seguito, su gentile concessione dell'autore - che a Verona (8 aprile, ore 15, Sala Stampa, PalaExpo) presenterà questa sua nuova fatica editoriale (seguirà una tavola rotonda su "Food & beverage e Made in Italy" con Luigi Cremonini, Giancarlo Moretti Polegato, Vincenzo Spinosi, Carlo Veggetti e Giuseppe Vicenzi) - pubblichiamo il ritratto di una delle aziende che Basile racconta nel suo libro: Nelle Terre del Prosecco - La Gioiosa della famiglia Moretti Polegato.

Da "I cavalieri della tavola. Storie di uomini e aziende del buongusto italiano" di Nicola Dante Basile, Editore "Libri Scheiwiller", pagine 270, Euro 21,00, Milano.


La Gioiosa

Gli uomini, come le idee, vanno e vengono: solo i giusti lasciano il segno. Per esempio quello tracciato nelle terre del Prosecco, nel Trevigiano, dalla famiglia Moretti Polegato, imprenditori con interessi variegati ma con forti radici nel campo dell'enologia.

Ha cominciato il nonno Mario all'alba del secolo breve distribuendo damigiane porta-a-porta; poi è arrivato il papà Divo che un lampo venuto dal cielo se l'è portato via veloce in Paradiso, accelerando l'ingresso sulla scena del fratello Mario. Ma questi, invaghitosi della stella di Geox, sia pure a malincuore ha lasciato che del vino di famiglia se ne occupasse Giancarlo, il testimone di questo fare impresa.

Il tempo di farsi la prima barba, guardarsi intorno con l'aria ancora smarrita e subito comprendere che la realtà cessa di essere finzione nel momento stesso in cui i sogni dell'adolescenza sfumano di colore e perdono consistenza. "E' la vita, ragazzo, che comincia: su, affrontala con coraggio", deve avergli suggerito con la dolcezza e la determinazione di un angelo custode la madre Amalia. Giancarlo ne ha fatto un credo, allargando i campi d'azione dell'impresa ai mercati nazionali e internazionali con prodotti di facile presa e bevibilità firmati da La Gioiosa, ma anche vini decisi e con struttura più impegnativa come quelli di Villa Sandi.

Erano gli anni a cavallo tra l'Ottanta e il Novanta, Moretti Polegato aveva smesso da poco i calzoni corti, quando s'è accorto che il tempo delle mele era finito. E così, rimboccatosi le maniche, ha fatto dell'azienda vinicola di famiglia un gruppo da 18 milioni di bottiglie e 60 milioni di euro, con le etichette disegnate dalla leggiadra mano di Augusta, sua moglie, esportate in una cinquantina di Paesi: dalla vecchia Europa ("dove La Gioiosa è leader nell'export di Prosecco Doc") al Giappone passando per l'America, dove il gruppo dispone di una propria rete commerciale con sede a New York. E intanto decolla il mercato dell'Est, con la Russia che fa capire sempre più di avere un debole per le bollicine made in Italy.

La sede nel bel mezzo di vigneti di Prosecco Doc con annessa villa di rappresentanza stile palladiano del '600 e le segrete zeppe di milioni di bottiglie di spumante metodo classico Opere Trevigiane; strutture produttive a Noventa di Piave e Valdobbiadene nonché partnership in Toscana e Abruzzo e marchi noti come Villa Sandi, Casa Gheller e appunto Opere Trevigiane, tra i primi spumanti italiani ad affacciarsi in Cina sul finire degli anni Ottanta; e, particolare non marginale, una coesione di intenti operativi nel consiglio di famiglia che rivelano un gruppo ben attento a interpretare cosa chiede il consumatore.

Tanto basta a spiegare l'attenzione con cui in azienda si guarda al mercato e lo si segue con proposte dirette al consumatore finale quali possano essere le "botteghe del vino", ovvero luoghi di presentazione, degustazione e vendita di prodotti della casa che il sistema del franchising vorrebbe riprodurre ovunque si presentino le opportunità. Ma soprattutto c'è l'interesse dell'imprenditore a relazionarsi continuamente con il mondo scientifico, facendosi sostenitore di progetti finalizzati alla ricerca e innovazione di prodotto come pure al miglioramento delle logiche gestionali d'impresa.

"Il vino è un prodotto vivo e la ricerca è basilare per fare qualità", dice Giancarlo Moretti Polegato. "Consapevoli di questo - continua - da tempo abbiamo instaurato un rapporto di collaborazione con l'Istituto sperimentale di Viticoltura ed Enologia di Conegliano in virtù del quale si eseguono in continuazione sperimentazioni sul campo e i cui risultati vengono poi applicati nei vigneti dei nostri conferitori di uva. E non di meno è l'impegno che dedichiamo alle ricerche a valle del sistema produttivo, finalizzate a monitorare le fasi evolutive del gusto nonché interpretare i nuovi modelli comportamentali dei consumatori".

Ed è in questo ambito che si inserisce il recente impegno di Villa Sandi nel finanziare uno studio pluriennale del Cirve (Università di Padova) imperniato sulla ricerca vinicola. "E' la prima volta che un'azienda privata assuma il ruolo di "science promoter" in tema di ricerca universitaria - dichiara il presidente de La Gioiosa e Villa Sandi -. Si tratta di un impegno che ci inorgoglisce non poco e, soprattutto, ci permette di assecondare la sete di novità in materia di sviluppo e accrescimento della competitività delle imprese".

Un tema, quello della competitività, che Moretti Polegato collega alla questione irrisolta dei vini provenienti dai nuovi Paesi produttori. La posizione dell'imprenditore veneto è a tale proposito semplice e determinata. Semplice, perché "la risposta che noi italiani dobbiamo dare ce l'abbiamo già e va ricercata nei vitigni tipici locali che altri Paesi non hanno. Fare il contrario vuol dire perdere la partita in partenza". Quanto alla determinazione, beh, qui Moretti Polegato osserva che "la ricetta esiste solo se c'è la volontà dell'impresa di volerla adoperare".

"Si tratta in sostanza di andare sul mercato con vini di qualità che siano espressione del territorio - spiega - proposti con un giusto ed equilibrato rapporto qualità-prezzo". Già, il prezzo. Un tema che può sembrare banale ma che scontato non lo è affatto, "per la semplice ragione che il prezzo spesso è la chiave di volta dei tanti problemi che penalizzano il vino made in Italy. Personalmente - spiega - sono impegnato con altri a portare avanti una politica di acquisti collettivi in tutto ciò che riguarda i prodotti diversi dall'uva, vale a dire le bottiglie, i tappi, le etichette. Questo ci consente di fare massa critica e quindi spuntare dai nostri fornitori condizioni vantaggiose che si riflettono a valle, nella definizione dei nostri listini.

"Un altro aspetto che ritengo meritevole di attenzione - continua l'imprenditore - è il rapporto con la distribuzione impostato alla massima collaborazione, con alcune catene che forniscono il sell out settimanale consentendoci di monitorare periodicamente l'uscita ed il consumo del prodotto. Con tutto quel che ne consegue sui tagli di costi e spese che male non fanno, ma anzi possono dare un contributo non marginale al rilancio di un mercato strategico per l'economia del Paese Italia".

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