Il mondo del vino è sempre più concentrato sulla vendemmia 2013 in arrivo, ma non di meno l’attenzione ai mercati rimane sempre alta. E a giudicare da come vanno le cose per alcuni dei vini più importanti dell’Italia enoica, sembra che si possa guardare al futuro più o meno prossimo con una certa serenità. A confermarlo, almeno stando a quello che dicono i Consorzi, sentiti da WineNews, l’andamento delle vendite della prima metà dell’anno, e delle quotazioni, di “blue chip” del nettare di bacco tricolore, come Amarone, Barolo, Brunello di Montalcino, Chianti e Chianti Classico (in rigoroso ordine alfabetico). Situazione stabile (e in tempi di recessione economica è già un dato positivo) per l’Amarone, spiegano dal Consorzio dei Vini della Valpolicella (www.consorziovalpolicella.it), con il vino principe della denominazione che finisce per l’80% all’estero, e lo sfuso sugli 8-900 euro ad ettolitro.
Le cose vanno bene anche per il re dei vini piemontesi, spiega il direttore del Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero (www.langhevini.it), Andrea Ferrero: “siamo in linea con 2012 e 2011, a livello di vendite, e va bene così, perché da un lato vuol dire che abbiamo recuperato in maniera definitiva sul terribile 2010, e dall’altro che il livello produttivo, di 13-14 milioni di bottiglie di Barolo, è quello giusto, visto che imbottigliamo ogni anno tutta la produzione. Ed è stabile, su buoni livelli, anche la quotazione dello sfuso, sui 6-700 euro ad ettolitro. Fondamentale, come per tutti, l’export, dove finisce l’80% del Barolo”. Per il Brunello di Montalcino, invece, è un anno in calo per le vendite, ma era nel calcolo, “visto che l’annata 2008 che è in commercio è stata una vendemmia scarsa, che ha visto produrre quasi 1 milione di bottiglie in meno sulla media - spiega il direttore del Consorzio del Brunello di Montalcino (www.consorziobrunellodimontalcino.it), Stefano Campatelli - ma il Brunello sta bene, lo sfuso, che praticamente non c’è più, viaggia sui 750-800 euro ad ettolitro, siamo sereni”.
Ottimismo anche nel Chianti, la più grande denominazione della Toscana, dove le vendite “al 31 luglio sono in linea con il 2012 - spiega il direttore del Consorzio Vino Chianti (www.consorziovinochianti.it), Marco Alessandro Bani - almeno a giudicare dai dati sulla gdo in Italia, che distribuisce il 60% del nostro prodotto sul mercato interno (anche se il 70% della produzione complessiva ormai va all’estero), e dalla fascette. La cosa positiva è che le quotazioni dello sfuso sono risalite, dai 90-100 euro ad ettolitro del 2012, ai 140-150 di oggi, e che vendiamo più di quanto si produce, così la forbice tra venduto e giacenze si riduce”.
“Canta” con squillante anche il Chianti Classico (www.chianticlassico.com): “registriamo una crescita del 2-3% su un già positivo 2012 - spiega il direttore del Consorzio del Gallo Nero Giuseppe Liberatore - soprattutto grazie all’export, che rappresenta l’80% del nostro mercato, Usa in testa, anche se investiremo molto nel mercato italiano. E le quotazioni dello sfuso sono sui 180-200 euro ad ettolitro”.
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