2015 positivo per il vino “green”, il tasso di penetrazione è infatti in netta crescita con il 6,8% degli italiani (18-65 anni) che ha già consumato, in almeno una occasione, in casa o “away from home”, un vino a marchio bio. Balzo importante se si pensa che nel 2013 il consumo di vino bio coinvolgeva il 2% della popolazione e nel 2014 l’11,6%. A dirlo è l’analisi Wine Monitor - Nomisma (www.winemonitor.it) su dati Fibl - per Vinitaly (Verona, 22-25 marzo).
Secondo la ricerca, la presenza di un marchio bio è il primo criterio che guida le scelte di un vino per il 4% dei consumatori italiani, dato che identifica in modo chiaro l’esistenza di un segmento di consumatori con forte interesse per il bio, di dimensioni ancora piccole ma in grande aumento (solo nel 2014 tale gruppo non superava l’1%). Ma l’interesse per il bio non si ferma solo a chi cerca esclusivamente vini certificati, è davvero molto più ampio. Il vino infatti è sperimentazione di vitigni, territori, sapori e i criteri con cui si sceglie un vino sono molteplici.
Il successo e l’interesse nei confronti del vino bio sono legati all’ottimo posizionamento in termini di qualità, percepita superiore rispetto ai vini convenzionali dal 49% dei consumatori (un ulteriore 45% giudica la qualità dei 2 prodotti identica). Tale valutazione diventa ancor più forte tra chi consuma vino bio: il 68% degli user considera superiore la qualità dei vini a marchio bio.
Quali strade per incrementare ancor di più notorietà e successo dei vini bio? Per Wine Monitor-Nomisma occorre aumentare la consapevolezza nel consumatore rispetto all’esistenza di di vini a marchio bio nel portfolio di molti dei grandi brand italiani reperibili già oggi sugli scaffali di Gdo ed enoteche, oltre che nelle wine list di molti ristoranti italiani.
L’indagine “Wine Trend Italia 2015” di Wine Monitor indica che il 38% dei consumatori di vino dichiara di ”non aver mai fatto caso” all’esistenza di proposte di vini bio in negozi/ristoranti e, addirittura, un 14% non hai mai notato in assortimento/carte vini tali prodotti ma sarebbe interessato. Tale quota indica in modo chiaro che il potenziale di sviluppo del vino bio in Italia è molto alto e potrebbe essere raddoppiato il numero degli user con un adeguamento delle proposte di negozi/ristoranti, oltre che con una più incisiva comunicazione al consumatore e un labelling più incisivo.
Ulteriori opportunità di espansione arrivano anche dal target degli attuali non consumatori: chi non ha bevuto vino bio negli ultimi 12 mesi non lo ha fatto soprattutto perché tali vini non sono presenti nei negozi/ristoranti in cui si reca abitualmente (il 27% di chi non ha consumato vino biologico nell’ultimo anno).
“La “nuova” certificazione del vino bio ha sicuramente conferito maggiore appeal e chiarezza comunicativa - dichiara Silvia Zucconi, Survey Coordinator di Wine Monitor- Nomisma - parte del potenziale di mercato è stato già conquistato, ma molto può ancora essere fatto. 3 sono le leve di sviluppo: inserimento di vini bio in wine list e negli assortimenti di enoteche/Gdo; attrazione degli attuali non user attraverso comunicazione e labelling efficaci, oltre a sperimentazioni del prodotto tramite degustazioni; inserimento in portfolio di referenze bio per i grandi brand … Il 90% dei consumatori si dichiara interessato ad acquistare il brand del vino preferito se questo inserisse una linea a marchio biologico”.
È sempre più prioritario saper comunicare le virtù del vino bio in modo semplice e favorire una maggior presenza del prodotto in Gdo, enoteche e punti vendita specializzati, wine list di ristoranti così da favorire il primo acquisto e superare le barriere d’accesso, favorendo così l’ulteriore superamento dei possibili preconcetti del consumatore sul posizionamento della qualità del vino bio in chi oggi acquista. “Ma soprattutto è necessario un maggior presidio dei mercati esteri dove il vino italiano e il vino bio hanno un’ottima reputazione - rimarca Zucconi - non è un caso infatti come il vino biologico di importazione abbia ampi riconoscimenti rispetto ai vini convenzionali: negli Usa il prezzo medio all’import dei vini bio è superiore del 14% rispetto a quelli convenzionali”.
Focus - Il vino bio nel mondo
+235% Europa, +273% mondo: sono questi i dati relativi allo sviluppo (periodo 2002/2013) registrato dalla viticoltura biologica. E, sempre secondo i dati dell’analisi Wine Monitor - Nomisma, la viticoltura biologica dell’Unione Europea rappresenta il 78% della superficie bio (per l’Europa non sono disponibili i dati per Estonia, Finlandia e Regno Unito).
Nel mondo il 4,6% della superficie vitata è bio; nella Ue l’incidenza sale al 7,6%. La graduatoria per Paese rileva al primo posto il Messico (con uno share del 15,9%), seguito dall’Austria (10,1%). L’Italia è al terzo posto (con il 9,8%) precedendo Spagna (8,9%), Francia (8,5%), Nuova Zelanda (7,2%), Germania (7,1%), Repubblica Ceca (6,4%), Bulgaria (5,0%) e Grecia (4,8%) Nel 2009 l’Italia ha perso il primato delle superfici vitate bio (oggi sono poco meno di 68.000 gli ettari); guida la Spagna (poco meno di 84.000 ettari nel 2013). Considerando l’orizzonte temporale 2003-2013 il Paese iberico presenta una crescita del +410% mentre l’Italia del +114% e la Francia del +297%.
Spostando l’obiettivo sulla superficie a vite biologica per regione, in Italia guida la Sicilia (25.000 ettari nel 2013; +61,5% rispetto al 2011; 37% delle superfici bio in Italia), seguono la Puglia (10.604 ettari, +32,5%) e la Toscana (8.748 ettari, +73,7%).
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