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285 MILIONI DI EURO IN MENO PER L’ITALIA DALLA POLITICA AGRICOLA COMUNE (PAC) POST 2013. ARRIVA IL TETTO MASSIMO DI 300.000 EURO AD AZIENDA. MA SALTA L’IPOTESI DI DISTRIBUZIONE AIUTI SOLO IN BASE ALLA SUPERFICIE AGRICOLA. FOCUS - COMMENTI E REAZIONI

Meno aiuti diretti per gli agricoltori italiani dalla Politica Agricola Comune (Pac) post-2013: dai 4,1 miliardi del 2013 ai 3,8 nel 2019 (-6%, 285 milioni di euro). Dotazione potenziale, però, da 6 miliardi, se si includono i premi per lo sviluppo rurale. Emerge dallo schema della nuova Pac, presentato dalla Commissione Europea a Bruxelles, da discutere nel Parlamento e nel Consiglio Europeo. Una Politica Comune meno ricca, dunque, più orientata alla sostenibilità ambientale, e che tiene conto di un’Europa più grande, con 27 Paesi membri. Ma vediamone i punti principali: gli aiuti diretti al reddito saranno disponibili solo per gli agricoltori in attività e saranno al massimo di 300.000 euro ad azienda. Saranno previsti “strumenti di gestione delle crisi”, soprattutto per la volatilità dei prezzi, con interventi pubblici e assicurazioni. Più attenzione all’ambiente: il 30% delle risorse per i pagamenti diretti sarà riservato a chi investirà in sostenibilità, con sanzioni, per chi sgarra, ben superiori all’aiuto concesso. Previsti anche cospicui finanziamenti per chi farà ricerca e innovazione, ma si investirà molto anche nella “filiera corta”, sostenendo le organizzazioni di produttori e interprofessionali impegnate in questo senso. Ancora, verranno “incoraggiate” iniziative nazionali, regionali e locali per la lotta ai cambiamenti climatici e per la salvaguardia degli ecosistemi, ma soprattutto si investirà sui giovani, con nuove agevolazioni per gli agricoltori al di sotto dei 40 anni. E per stimolare occupazione rurale e spirito d’impresa, verrà creato un “kit di avviamento” per i progetti di microimpresa con finanziamenti fino a 70.000 euro per 5 anni. Ancora più attenzione alle “zone fragili” per evitare la desertificazione e preservare la ricchezza dei territori, con la possibilità ai Paesi membri di fornire maggiore sostegno agli agricoltori che si trovano in zone soggette a vincoli naturali. E, infine, semplificazione burocratica. Uno schema che, nel merito, lascia insoddisfatto il Ministro delle Politiche Agricole Saverio Romano: “anche se è stata accantonata l’ipotesi di una distribuzione degli aiuti legata solo alla superfice agricola dei Paesi membri, che avrebbe penalizzato pesantemente la nostra agricoltura di qualità”.

Focus - Il commento del Commissario Europeo all’Agricoltura Dacian Ciolos
Con la riforma della politica agricola comune (Pac) post 2013 “vogliamo creare un nuovo partenariato tra l’Europa e gli agricoltori”. Così il commissario europeo all’agricoltura Dacian Ciolos ha illustrato la sua visione della riforma agli eurodeputati, oggi a Bruxelles, subito dopo il varo della proposta da parte della Commissione europea e prima del confronto che avrà con i cronisti. Nel ricercare un nuovo equilibrio nell’ambito di un vero partenariato, Ciolos ha sottolineato la volontà di porre un tetto ai pagamenti diretti agli agricoltori, riducendoli progressivamente, a partire da 150.000 euro per impresa fino ad un massimo di 300.000 euro, da cui potranno essere ridotti i costi della manodopera agricola. Insomma, dice Ciolos, vogliamo “creare un nuovo modello di sostegno, più mirato, legato alle superfici delle aziende agricole e prendendo il 2014 come anno di riferimento”.
Si punta in particolare ad aiutare gli agricoltori attivi e i giovani produttori. E proprio per i giovani, dice, “la proposta permette agli Stati membri di consacrare il 2% del pacchetto nazionale di pagamenti diretti agli agricoltori (nell’ambito dei mercati agricoli) al fine di concedere loro un pagamento addizionale del 25% in aggiunta a quello che avrebbero ricevuto durante cinque anni e per un massimo di 25 ettari”. Nell'ambito dei finanziamenti per lo sviluppo rurale invece, Ciolos ha indicato agli europarlamentari “che sarà possibile concedere 3.000 euro per azienda” per i costi legati al riconoscimento delle produzioni di qualità e la loro certificazione. La conversione e il mantenimento dell’agricoltura biologica, ha aggiunto, “saranno ugualmente sostenuti con nuove misure specialmente destinate a questo tipo di agricoltura”.

Focus - Il commento del presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento Europeo, Paolo De Castro
Siamo di fronte ad una riforma di straordinaria importanza che accompagnerà i nostri agricoltori in un’era nuova, in cui la volatilità diventerà un fenomeno sistematico e gli agricoltori avranno bisogno di nuovi strumenti per gestire una situazione inedita quanto difficile”. Così il presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento Europeo, Paolo De Castro. “Le proposte di oggi - ha detto De Castro - si collocano in uno scenario agricolo particolare, radicalmente mutato. Siamo ben consapevoli di cosa significherebbe un arretramento del nostro potenziale produttivo: rinunciare a due tra le più importanti sfide che l’agricoltura ha di fronte, quella della food security e quella del ruolo ambientale e sociale dei milioni di agricoltori che oggi popolano l’Europa rurale. Sfide che richiedono una riforma ambiziosa e capace di coniugare due esigenze apparentemente inconciliabili: produrre di più e inquinare meno. Quello di oggi - ha concluso De Castro - è un banco di prova importante dal punto di vista istituzionale. Per la prima volta la riforma della Pac viene, infatti, sottoposta alla procedura di codecisione. Sono sicuro che riusciremo, come già dimostrato nelle precedenti occasioni, a produrre un lavoro importante, utile per i nostri agricoltori e per tutti i cittadini europei”.


Focus - La reazione del Ministro delle Politiche Agricole Saverio Romano

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Saverio Romano ha commentato l’adozione delle proposte della Commissione Europea sulla Pac con soddisfazione per alcuni risultati raggiunti, ma anche con la consapevolezza che si è aperto un negoziato estremamente impegnativo, durante il quale dovranno essere corretti alcuni orientamenti della Commissione Europea. “Anche per effetto dell’azione condotta dall’Italia - ha dichiarato il Ministro Romano - è stata accantonata l’ipotesi di una distribuzione degli aiuti comunitari correlata esclusivamente alla superficie agricola dei Paesi membri. Questa soluzione avrebbe penalizzato pesantemente i nostri agricoltori, togliendo ogni valore al lavoro ed alla qualità dei prodotti realizzati. Sono stati accolti anche alcuni suggerimenti avanzati dall’Italia, in particolare per quanto concerne la possibilità di erogare sostegni accoppiati fino al 10% del plafond nazionale”.
“Tuttavia devo rilevare - ha aggiunto Romano - che le proposte della Commissione appaiono complessivamente insoddisfacenti. Le nuove misure inserite nelle proposte, a partire dagli obblighi ecologici, comportano nuovi oneri per le imprese ed un grande carico burocratico, senza comportare reali benefici per l’ambiente. In generale tutto l’impianto è caratterizzato da una forte complessità burocratica e da una eccessiva rigidità, che mal si adatta alla grande diversità dei modelli produttivi presenti in Europa. Mancano inoltre - prosegue il Ministro - misure dirette ad accrescere la competitività delle imprese e strumenti idonei a fronteggiare l’instabilità dei mercati. Anche le disposizioni dirette a migliorare il funzionamento della filiera e la trasparenza delle informazioni destinate ai consumatori non soddisfano le aspettative”.
“Sarà necessario un forte impegno del Governo, delle Regioni e dei rappresentanti italiani nel Parlamento europeo per correggere l’impostazione delle proposte in modo da renderle più aderenti alle esigenze dei produttori e dei consumatori italiani. Abbiamo bisogno di una Pac più semplice e più efficace - ha concluso Romano - per sostenere lo sforzo delle nostre imprese nell’era del mercato globale”.

Focus - La reazione di Confagricoltura
E’ negativo il primo commento di Confagricoltura sulle proposte per la nuova Pac 2014-2020, illustrate oggi dalla Commissione Europea a Bruxelles. L’organizzazione agricola, comunque, ricorda che prende il via oggi un lungo percorso negoziale che impegnerà i governi nazionali e il Parlamento europeo per tutto il 2012. Peraltro, anche nella fase di formulazione delle proposte, i governi e le organizzazioni agricole hanno discusso con la Commissione nel merito delle nuove regole. Ne è la prova lo stralcio, chiesto da Confagricoltura, della scadenza del 2028 per la convergenza dei pagamenti diretti su un importo unico per tutti gli ettari coltivati nell’UE. Per Confagricoltura le proposte delineano una Pac che non sostiene l’impresa agricola, sacrificandone l’efficienza economica, aggravandone gli oneri amministrativi e riducendone la possibilità di contribuire nei prossimi anni all’auspicata e necessaria crescita del PIL nazionale.
In questa direzione andrebbero in particolare le indicazioni della Commissione in materia di “greening”, che subordinano il pagamento di un terzo degli aiuti a maggiori impegni - e costi - di tipo ambientale, che appesantiscono gli obblighi già introdotti con le regole di condizionalità dei pagamenti diretti. Tra l’altro il prezzo che si vorrebbe far pagare all’agricoltura con queste nuove regole appare sproporzionato rispetto all’impatto dell’attività agricola sull’ambiente e all’uso che l’agricoltura fa delle risorse naturali. Confagricoltura ritiene che la proposta di riforma della PAC 2014-2020 sia in totale contraddizione con le esigenze di crescita produttiva e di mantenimento di scorte strategiche, indicate sia dalla FAO che dal G20 come strumenti indispensabili per gestire l’aumento tendenziale della domanda di cibo e la volatilità dei prezzi. Se l’obiettivo delle proposte della Commissione era quello - ampiamente pubblicizzato - di orientare la Politica Agricola Comune a sostegno di un’agricoltura produttrice di beni e servizi tangibili per la collettività, bisogna dire che tale obiettivo non sembra sia stato colto. Confagricoltura sollecita il governo a vigilare nel corso del difficile negoziato che lo attende, affinché siano tutelati gli interessi vitali dell’agricoltura italiana.

Focus - La reazione di Cia-Confederazione Italiana Agricoltori
“La futura politica agricola comune dovrà porre al centro l’agricoltura e le imprese agricole. Il sostegno dovrà essere destinato agli agricoltori professionali e alle aziende che operano nel mercato dei prodotti e del lavoro. Vogliamo sostenere gli imprenditori agricoli, non i percettori di rendite fondiarie e parassitarie”. Lo ha detto il presidente della Cia-Confederazione Italiana Agricoltori Giuseppe Politi, nel corso di un incontro, a Bruxelles, con il vicepresidente della Commissione Europea Antonio Tajani, svoltosi in occasione della presentazione delle proposte dell’esecutivo comunitario sulla riforma della Pac post 2013. All’incontro erano presenti anche i due vicepresidenti confederali, Dino Scanavino e Domenico Brugnoni. “La nuova Pac - ha aggiunto Politi - dovrà rispondere con efficacia ai bisogni degli agricoltori. Per questo motivo, davanti ai grandi cambiamenti che stanno caratterizzando il settore primario soprattutto a livello mondiale, è indispensabile che le risorse siano adeguate. Ogni taglio significa mettere in seria difficoltà i produttori che attualmente fanno i conti con una situazione complessa, con costi in continua crescita, prezzi non remunerativi e redditi in calo. Da qui la nostra netta contrarietà alla riduzione delle risorse per l’agricoltura, come risulta chiaro dalla proposta di bilancio della Commissione Ue”.

“Va superata l’anomalia della Pac che - ha affermato il presidente della Cia - concentra l’80% del sostegno sul 20% delle aziende e riserva il regime di aiuti ai beneficiari storici. Abbiamo, comunque, sostenuto che il sostegno della Pac finalizzato all’innovazione e allo sviluppo delle aziende deve essere separato da altre forme di sussidio a finalità sociale. Una politica di integrazione di reddito ed ammortizzatori sociali è necessaria in agricoltura per tutelare le aziende più deboli, garantire il mantenimento delle attività agricole nelle aree meno produttive e favorire il ricambio generazionale. Essa è cosa diversa rispetto a politiche a sostegno delle imprese. La Pac 2014-2020 - ha rimarcato Politi - dovrà assumere tra i suoi obiettivi l’efficienza del mercato; dovrà prevedere tra le azioni il rafforzamento delle organizzazioni di produttori; la diffusione dell’economia contrattuale; il sostegno degli strumenti (assicurazioni e fondi di mutualità) per contenere gli effetti della volatilità dei prezzi e delle crisi di mercato. E proprio per quanto riguarda quest’ultimo aspetto c’è da aggiungere che tutti i modelli di riferimento utilizzati si sono rivelati insufficienti”.

“La leva della futura Pac - ha concluso il presidente Politi - deve, insomma, poggiare su precisi presupposti: correggere il malfunzionamento del mercato, sostenere le imprese ed il loro adattamento alle condizioni di mercato, soprattutto nei momenti di crisi, ed alla domanda sociale, promuovere lo sviluppo delle aree rurali ed i progetti di filiera. La Pac del futuro, dunque, dovrà essere più mirata nei destinatari e negli obiettivi. Deve finanziare i progetti di ammodernamento delle aziende, di innovazione e tutela ambientale, per il ricambio generazionale, l’organizzazione dell’offerta, la gestione dei rischi”. Antonio Tajani ha fatto proprie le preoccupazioni espresse dalla Cia-Confederazione Italiana Agricoltori, e ha sottolineato il suo impegno a difesa degli interessi italiani nel quadro della riforma della Pac. Il vicepresidente della Commissione Ue ha evidenziato, in particolare, l’esigenza di sostenere le attività imprenditoriali di un settore dove operano tante piccole e medie aziende. Insomma, un’azione realmente incisiva per salvaguardare gli agricoltori che non possono continuare a operare in un contesto privo delle indispensabili certezze.

Focus - La reazione di Copagri-Confederazione Produttori Agricoli
Il presidente della Commissione agricoltura del Parlamento Europeo, Paolo De Castro, ha ricevuto stamane una delegazione di Copagri-Confederazione Produttori Agricoli guidata dal presidente, Franco Verrascina. Oggetto dell’incontro la riforma della Pac, la cui proposta legislativa sarà presentata oggi stesso. Il presidente della Copagri ha rimarcato il lavoro di squadra fatto con le altre confederazioni agricole, con il quale si è consegnato alle istituzioni competenti una base unitaria sui cui lavorare per vedere il nostro Paese uscire dal negoziato sulla riforma con intatte possibilità di nuovo sviluppo del settore.
Verrascina ha anche sottolineato la necessità che, nonostante il momento politico particolarmente delicato che si vive nel nostro Paese, si dia seguito ad uno slancio bipartisan sulla partita Pac nell’interesse nazionale. In tal senso il presidente della Copagri ha auspicato un’azione da condurre in una logica di sistema-Paese tra il Governo italiano e gli europarlamentari nazionali. Verrascina e De Castro sono convenuti sul fatto che, quale che sia il disegno che verrà presentato tra poco, occorre aver presente che si è solo ad un punto di partenza e che con il nuovo, importante ruolo decisionale del Parlamento Europeo si potrà lavorare per migliorare quanto più possibile la proposta di riforma della PAC.

Focus - La reazione del Presidente nazionale Confeuro-Confederazione delle Associazioni e Sindacati Liberi dei Lavoratori Europei Rocco Tiso
“La crisi agricola non accenna ad allentare la morsa, e i dati Eurostat lo confermano, con la certificazione della scomparsa della professione agricola da 20 dei 27 Stati membri dell’Ue”. Lo dichiara il Presidente nazionale Confeuro-Confederazione delle Associazioni e Sindacati Liberi dei Lavoratori Europei, Rocco Tiso. “I dati Eurostat tracciano un quadro preoccupante. L’80% delle aziende agricole è collocato in soli sette Stati, con l’Italia che occupa, dietro la Romania, il secondo posto con 1,6 milioni di imprese. Noi della Confeuro - continua Tiso - abbiamo sottolineato più volte come la crisi agricola stesse divenendo anche una crisi culturale. Negli ultimi anni il ruolo e la professionalità degli agricoltori sono stati quotidianamente declassati da politiche inefficaci e svilenti, frutto dell’immobilismo e della mancata comprensione di quel che effettivamente rappresenta il sistema agricolo”.
“A conferma di quanto poco le istituzioni nazionali ed europee si siano dedicate alle difficoltà del comparto agroalimentare - continua Tiso -, dal 2003 al 2010 il numero delle aziende agricole europee si è ridotto del 20%, a dimostrazione della rassegnazione dilagante che ha colpito molti degli operatori che quotidianamente si impegnano per garantire un futuro all’agricoltura. La stessa Pac - prosegue Tiso -, nonostante alcuni buoni propositi tra i quali il tetto ai pagamenti diretti agli agricoltori e la maggiore attenzione verso la genuinità delle produzioni, non sembra puntare con decisione sulla qualità dell'indotto agro-alimentare, e soprattutto non tiene conto delle peculiarità delle agricolture nazionali come quella italiana, sacrificata dalla ripartizione in base alle superfici agricole. Nella situazione attuale, di una gravità senza precedenti, serve un intervento deciso e coraggioso, capace di coniugare innovazione e crescita. E’ triste dover constatare - conclude Tiso - come l’agricoltura, nonostante l’enorme contributo dato ai Paesi europei, sia considerato ancora terreno di propaganda politica invece che settore strategico per la ripresa economica”.

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