Ammonta a 3,9 miliardi di euro il giro d’affari all’origine del vino complessivamente prodotto in Italia nel 2013, di cui 2,7 miliardi rappresentati dai vini Dop e Igp. Più nel dettaglio, il valore all’origine dei vini Dop (ossia franco azienda, sfuso e iva esclusa) è di 1,9 miliardi di euro in crescita del 6,3% sul 2012 grazie sia ad un incremento produttivo, sia ad un aumento dei listini alla produzione. Per i vini Igp, il valore all’origine stimato per la prima volta nel 2013, ammonta invece a 812 milioni di euro. È quanto emerge dalle elaborazioni Ismea dei dati strutturali e produttivi raccolti dall’Icqrf - Direzione generale per il riconoscimento degli organismi di controllo e certificazione e tutela del consumatore, e dei dati della rete di rilevazione prezzi Ismea, presentate al Vinitaly nel seminario “I numeri la qualità e il valore dei vini d’eccellenza certificati nell’ultimo anno”. Per le Dop, in testa alla classifica regionale per fatturato all’origine c’è il Veneto con 619 milioni di euro, seguito a distanza dal Piemonte (318), Toscana (274) e Trentino Alto Adige (170). Relativamente alle Igp, escludendo le produzioni interregionali, il Veneto domina sempre la classifica con 184 milioni di euro, davanti a Emilia Romagna (99), Sicilia (66) e Puglia (51).
Oltre ai dati sulla valorizzazione all’origine del vino, sono stati anche illustrati da Ismea e dall’Icqrf le principali variabili strutturali del settore del 2013 quali: superfici, uva prodotta, resa media e prodotto finale certificato. A completamento dell’indagine, l’Ismea ha evidenziato anche le dinamiche degli acquisti domestici presso la distribuzione moderna, sottolineando una flessione dei quantitativi acquistati nel 2013 del 5% - interamente imputabile ai vini fermi, a fronte di un buon andamento degli spumanti - parzialmente compensata da un incremento della spesa corrispettiva del 4%, per effetto dei già citati aumenti dei valori all’origine che si stanno gradualmente scaricando sui prezzi al consumo. Quanto all’export, l’ultima variabile presa in esame dallo studio, il 2013 ha sancito un nuovo record per le cantine italiane con un fatturato di oltre 5 miliardi di euro (+7% sul 2012).
Focus - Ismea-Icqrf: il caso Prosecco nel 2013
Si chiude un 2013 costellato di trionfi per il Prosecco Dop, che nel 2013 ha visto numeri in crescita su tutti i fronti, dall’export ai consumi interni, con riscontri molto positivi anche a livello produttivo, ambito in cui ha registrato incrementi molto al di sopra della media del comparto delle Dop italiane. Emerge, nel dettaglio, dallo studio “I numeri la qualità e il valore dei vini d’eccellenza certificati nell’ultimo anno” di Ismea e l’Icqrf. Secondo cui, dal punto di vista strutturale, il Prosecco si è distinto per una marcata dinamicità. Con una produzione certificata di oltre 1,8 milioni di ettolitri, in crescita del 27% su base annua, e una analoga produzione imbottigliata, aumentata di quasi il 25%, il Prosecco Dop consolida ulteriormente la sua leadership nel segmento delle denominazioni di origine. Nel complesso il sistema delle Dop italiane, anche a causa della scarsa vendemmia 2012, ha registrato una limitata progressione sia in termini di produzione certificata (+3%) che di prodotto imbottigliato (+0,8%). Primo tra le Dop anche sul circuito dello sfuso, il Prosecco ha generato nel 2013, secondo le stime Ismea, un giro d’affari all’origine di quasi 220 milioni di euro, con un’incidenza dell’12% sul totale dei vini Dop.
Quanto ai consumi interni, le elaborazioni Ismea su dati Symphony Iri indicano un andamento in controtendenza per le bollicine italiane sui vini fermi. Mentre questi ultimi frenano del 5% seppure in presenza di una crescita del 3% della spesa, gli spumanti, e tra questi segnatamente i secchi ottenuti con metodo Charmat (tra cui appunto il Prosecco), realizzano performance migliori sia in quantità che in valore, mettendo a segno rispettivamente un + 8% e un +9%. Oltre che in patria spumanti & co. tirano anche all’estero. Le elaborazioni Ismea su dati Istat indicano al riguardo, oltre a un incremento dell’export in valore (+18%), un’eccellente performance in termini quantitativi (+13%), in controtendenza rispetto all’andamento intero settore vinicolo. In questo segmento a trainare la domanda estera è stata la voce “altri spumanti Dop” (che comprende il Prosecco), con incrementi in volume e in valore di circa il 27%. Tra i principali mercati di destinazione spicca il Regno Unito che, con un balzo in avanti del 40% degli ordinativi, è primo per quantitativi acquistati. Gli Usa mantengono invece il primato tra i big spender con un incremento del 13% (+18% la spesa). La Germania, terzo cliente per le bollicine italiane, ha invece ridotto del 16% gli acquisti. Avanti tutta l’export in Russia (+29% in quantità, +53% in valore), con buoni sviluppi anche nei mercati scandinavi e nei paesi baltici.
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