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“50 anni di Vinitaly? Per me sono di più. Da quando, studente, fui assunto a Veronafiere perché anche il vino italiano potesse avere la prima fiera di settore”. A WineNews per #Vinitaly50Story, “Mr Amarone” Sandro Boscaini, da Verona a Piazza Affari

Italia
Sandro Boscaini, mister Amarone

“In verità il 2016 rappresenta non 50, ma 53 anni di mia consuetudine con Vinitaly. Ero ancora studente alla Cattolica di Milano, stavo per laurearmi, e sono stato assunto a Veronafiere, dirette dipendenze di Angelo Betti, capo ufficio stampa e responsabile nuovi progetti, per preparare uno studio di marketing perché la fiera internazionale di agricoltura si occupasse anche di viticoltura ed enologia. Il mondo del vino italiano avrebbe potuto così avere la sua prima fiera di settore. Vi lavorai per più di due anni, un periodo molto interessante per la mia formazione. Delle tre proposte alla fine del mio piano fu presa in considerazione quella convegnistica, e i primi Vinitaly, in effetti, erano le “Giornate del Vino Italiano”. Poi, con i cambiamento in atto, la legge sulle Denominazioni d’Origine gradualmente attuata, le mutazioni sociali e l’incentivarsi degli scambi internazionali, Vinitaly è diventata quello che oggi: una grande rassegna prima nazionale e poi internazionale, un luogo di incontro imperdibile per chi opera ed ama il vino italiano”. Era la fine degli anni Sessanta, sono passati, dunque, oltre 50 anni, e oggi Sandro Boscaini, alla guida di Masi Agricola, tra le griffe più prestigiose del vino italiano (e presidente Federvini), protagonista di questo ricordo e di #Vinitaly50Story, la cronistoria di WineNews, uno dei siti più cliccati dagli amanti del buon bere, di mezzo secolo di Vinitaly e del vino italiano, attraverso le storie dei suoi personaggi, per i primi 50 anni della rassegna internazionale di riferimento del settore (Verona, 10-13 aprile; www.vinitaly.com), è uno dei punti di riferimento dell’Italia del vino. E quegli sono anche gli anni in cui “Mister Amarone” nella sua azienda con il “Supervenetian” Campofiorin, nel 1964, riscopre l’Amarone e la sua particolare tecnica produttiva, fino a quel momento di pochi produttori, gettando le basi per il rilancio del grande rosso, negli anni Ottanta, per mano di un gruppo di pionieri, oggi realtà con la conquista dei più importanti mercati esteri. Ma dietro quell’acronimo, c’è una storia italiana di impresa appassionante e avvincente, che, dalla Valpolicella, e da Verona, arriva fino a Piazza Affari, con l’ingresso di Masi Agricola nella Borsa Italiana, solo pochi mesi fa.
“Masi ha partecipato dalla prima edizione e io personalmente non ho mai perso un giorno di Vinitaly - ricorda Boscaini - l’ho vista crescere e trasformarsi, ho notato con piacere come brand e reputazione si sono affermati in tutto il mondo. Nei miei continui viaggi non manco mai di ricordare di essere stato in qualche modo un piccolo padre della rassegna, e vedo negli occhi degli addetti ai lavori, anche dei Paesi più lontani come Nuova Zelanda, Argentina e Malesia, il sogno di poterla visitare o di esserne protagonisti. Masi parteciperà all’edizione n. 50 nelle celebrazioni dei primi 50 anni del suo vino-mito, il Campofiorin, con la “solita” location, le “solite” persone, il pluridecennale Seminario, condotto dal Gruppo Tecnico Masi, i medesimi valori, la stessa riconosciuta personalità e qualità dei vini. Ma è una Masi diversa. È un’azienda che ha avuto il coraggio, per prima tra i brand dei vini premium, di quotarsi in Borsa, di acquisire autorevolezza attraverso la totale trasparenza, e di creare quel sano sinergismo tra vino e finanza che le permetterà e, auspicabilmente in futuro, ad altri imprenditori innovativi, di affrontare con sicurezza e mezzi necessari le sfide del mercato globale”.
La storia di Masi è la storia di una famiglia veneta - il nome deriva dal Vaio dei Masi, piccola valle acquisita nel Settecento tuttora di proprietà - che in sette generazioni ha contribuito a creare con il suo Amarone un’eccellenza italiana famosa in tutto il mondo. “Un vino straordinario di una tra le più grandi terre di vini”, la cui civiltà conserva “lo spirito di avventura che fu di Marco Polo”, trasferendo l’antica forza morale “nelle pietre del quotidiano lavoro” (secondo i pensieri di Philippine De Rothschild, Hugo Pratt ed Ermanno Olmi, vincitori del Premio Masi, con cui la Fondazione Masi promuove la Civiltà Veneta e del Vino).
Una famiglia alla guida di un’azienda che, con acquisizioni successive, si è allargata ai migliori terroir e vigneti delle Venezie (i Cru storici, di cui Masi è stata pioniera nell’individuazione), riscoprendo le più antiche varietà di uve autoctone come l’Oseleta: dal Campofiorin al Costasera, dal Vaio Armaron al Casal dei Ronchi, dal Mazzano al Montepiazzo, dall’Angelorum al Grandarella, dal Campolongo di Torbe all’Osar e al Fojaneghe in molti casi i vini portano il nome del vigneto, e nascono dalla Valpolicella Classica alle Tenute Strà del Milione in Friuli, dalle Possessioni Serego Alighieri (i discendenti di Dante, che Masi ha riportato anche all’antica patria con l’acquisizione dei Poderi del Bello Ovile in Toscana) alle Tenute Storiche dei Conti Bossi Fedrigotti, fino in Argentina con il progetto La Arboleda Masi Tupungato.

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