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600 MILIONI DI EURO ALL’ANNO, FINO AL 2020, PER LE STIME DE “IL SOLE 24 ORE”: ECCO LA TORTA POTENZIALMENTE A DISPOSIZIONE DEL VINO ITALIANO, SE I VIGNETI SARANNO INSERITI NELLE SUPERFICI ELEGIBILI PER I PAGAMENTI DIRETTI NELL’APPLICAZIONE DELLA PAC

600 milioni di euro all’anno, secondo le stime del “Sole 24 Ore”: a tanto (davvero tanto) ammonterebbe la torta potenzialmente a disposizione del vino italiano, secondo l’articolo pubblicato dal quotidiano di Confindustria il 25 gennaio, firmato Giorgio dell’Orefice, se anche il settore vitivinicolo sarà inserito, come pare, nello schema della nuova Pac per i pagamenti diretti.
“Con la revisione della Pac, infatti, e il varo della nuova organizzazione comune dei mercati (Ocm unica) - si legge nell’articolo - vigneti e frutteti entreranno per la prima volta a far parte delle “superfici elegibili”, ovvero quelle alle quali è riconosciuto l’aiuto Ue alla produzione. In sostanza, anche i vigneti al pari degli altri terreni agricoli avranno a disposizione un aiuto a ettaro ed entreranno fra i beneficiari dei contributi diretti erogati da Bruxelles”.
Possibilità che varrà, in ogni caso, solo per gli “agricoltori attivi” (il budget complessivo per l’agricoltura italiana è di 24 miliardi di euro fino al 2020). La stima per quello che potrebbe essere il plafond a disposizione del settore vinicolo, deriva da una previsione introno ai 10 euro ad ettaro, molto al di sotto della media, per una superficie elegibile di 400.000 ettari di vigneto (quella che emerge dalle dichiarazioni di produzione e che sembra più in linea con il concetto di agricoltore attivo, si legge nell’articolo). E che è subordinato, in ogni caso, come si spiega ancora, anche alle molte scelte applicative della Riforma della Pac che l’Italia deve fare, e che deve presentare a Bruxelles entro agosto. Anche per questo, alla luce delle recenti dimissioni del Ministro delle Politiche Agricole, Nunzia de Girolamo, è necessario trovare quanto prima una nuova guida politica e istituzionale che sia autorevole e di lunga visione, per uno dei pilastri dell’economia italiana.
Info: www.banchedati.ilsole24ore.com/doc.get?uid=sole-SS20140125018AAA

Focus - Mario Guidi, presidente di Confagricoltura, scrive al premier Letta: “l’agricoltura non è una cenerentola dell’economia ed il suo ministero di riferimento va ripensato”.
“L’agricoltura non è una cenerentola dell’economia ed il suo ministero di riferimento va ripensato. Ancor più in questo momento in cui l’Europa guarda lontano per il settore primario, con una riforma della Pac fissata al 2020 e che già si interroga sul dopo”. Lo ha sottolineato il presidente di Confagricoltura Mario Guidi che ha deciso di scrivere al Presidente del Consiglio Enrico Letta, nel momento in cui ha assunto l’interim del dicastero di via XX Settembre. Guidi ha ricordato come il ministero dell’Agricoltura abbia visto, dal 2009 ad oggi, cinque diversi Ministri, addirittura con cicli di vita politica sempre più brevi; come sia sotto i riflettori delle indagini della magistratura da almeno tre anni; come i vertici apicali delle strutture abbiano subito un continuo turnover e si sia ancora lontani da un assetto coerente; come le società di servizio siano o commissariate o in scadenza o, comunque, da ripensare. “Sia chiaro - ha detto - che non intendo esprimere giudizi sulle persone ma contribuire anche con un diverso assetto al rilancio della politica economica; è indubbio che la situazione del ministero è sempre più problematica e le difficoltà non nascono ora e tantomeno ne è responsabile l’ultima guida politica. Non occorre fare riflessioni particolarmente sofisticate per cogliere che il modello non funziona più, non riesce ad essere interlocutore degli altri Ministeri, fa fatica a operare in Europa. E questo mentre si avvia un nuovo periodo di programmazione comunitaria che assicura al nostro Paese risorse importanti, cogestite con le Regioni”.
Guidi si richiama a quanto detto dal Premier, alle “novità di sistema” che ritiene indispensabili. “In questo senso - ha evidenziato - serve una scelta coraggiosa relativa a questo settore, ad una visione moderna e integrata fra tutti i soggetti che possono rafforzarne la capacità produttiva e di presenza sui mercati mondiali. Una opportunità che vorremmo fosse colta e portata avanti”.
Confagricoltura aveva già evidenziato alle forze politiche, nella fase pre-elettorale di un anno fa, un diverso modo di impostare il governo di uno dei settori che può fare da asse portante della ripresa italiana. Con il Ministero che faccia da hub, da “snodo”, permettendo di condividere le conoscenze, favorire la collaborazione tra imprese, coordinare i progetti territoriali, allocare correttamente le risorse sui fattori strategici, tagliare drasticamente la burocrazia. Ed anche le Regioni dovrebbero essere al servizio di questa strategia di maggiore efficienza. “Tutto ciò - ha concluso Guidi - dopo un anno è ancor più urgente, a patto che si colga l’importanza dell’ agricoltura e dell’agroalimentare italiano”.

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