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700 anni di storia nel vino, estimatori come Donatello, Michelangelo, Papi, teste coronate, vip e politici, accomunati da un “rito”: stappare una grande bottiglia. Tra pubblico e privato, lo rivela Lamberto Frescobaldi a WineNews per #Vinitaly50Story

Italia
Lamberto Frescobaldi

Chiunque ami il vino, a qualsiasi epoca appartenga, e quale che sia il ruolo che riveste, c’è un “rituale enoico” al quale non può resistere: il piacere di stappare e condividere una grande bottiglia. “Quest’anno compio 53 anni e quando tutto è iniziato, ero assai piccolo. Ma i miei primi Vinitaly li ricordo bene. E, in particolare, ricordo la sera, quando incontravo gli amici di allora, alcuni dei quali lavorano oggi in aziende vitivinicole di grande prestigio e con i quali ancora oggi ci piace incontrarci e assaggiare i diversi vini, per degustarli, ma soprattutto condividerli. È un rito che è nato proprio lì, una sera in cui in 20 comprammo una bottiglia di La Tache per il puro piacere di conoscere quello che, fino a quel momento, era stato solo un mito. Un sorso a testa, ma lo ricordo ancora oggi”. Uno di questi era Lamberto Frescobaldi, alla guida della Marchesi de’ Frescobaldi, che a WineNews, uno dei siti più cliccati dagli amanti del buon bere, per #Vinitaly50Story, la cronistoria di mezzo secolo di Vinitaly e del vino italiano, attraverso le storie dei suoi personaggi, per i primi 50 anni della rassegna internazionale di riferimento del settore (Verona, 10-13 aprile; www.vinitaly.com), rivela quel rito. Impossibile non immaginare che al centro oggi non vi siano un Montesodi o un Mormoreto, un Nipozzano, un Castelgiocondo Brunello o un Luce. O miti autentici come un Masseto o un Ornellaia, stapparli è un “sogno” per chiunque ami questo mondo. Certo è che se si parla di riti e cerimonie, i vini Frescobaldi hanno “annaffiato” senza dubbio quelli più celebri: dalle nozze reali di William & Kate a quelle super vip di Brad Pitt e Angelina Jolie, fino al Premier Matteo Renzi e alla cassa portata in dono al presidente Usa Barack Obama, solo per citare gli ultimi, in ordine di tempo, in 700 anni di storia di una famiglia, le cui vicende si incrociano con Brunelleschi e con Dante, ed i cui vini vantano estimatori come Donatello, Michelangelo, Enrico VIII e più di un Papa.
Esponente della trentesima generazione della storica famiglia del vino italiano, Lamberto Frescobaldi “di storie e aneddoti ne ha tanti da raccontare. Ma ricordo ancora l’emozione della mia “prima volta” al Vinitaly, dove insieme a mio padre, Vittorio Frescobaldi, incontravo i produttori più prestigiosi, di cui fino ad allora avevo solo sentito parlare, assaggiando i loro vini. Ero giovane, pieno di energie e di voglia di conoscere, e quello era il luogo ideale per tutto questo”.
Trenta generazioni dedite alla produzione di grandi vini toscani. La storia dei Frescobaldi inizia intorno al Mille con il fiorire dell’attività bancaria della Firenze medioevale. Protagonisti della vita politica ed economica, si guadagnano il titolo di tesorieri della Corona inglese, ed iscrivono il loro nome nella storia di Firenze, commissionando grandi opere come il ponte Santa Trinita dalla Piazza Frescobaldi, e la basilica di Santo Spirito, affidata a Filippo Brunelleschi (un mecenatismo che prosegue ancora oggi, in progetti che vanno da “Artisti per Frescobaldi” ad “Ornellaia Vendemmia d’Artista”). Dino Frescobaldi, contemporaneo di Dante Alighieri e suo grande amico, a detta di Giovanni Boccaccio, fu un “famosissimo dicitore per rima in Firenze”. Gerolamo Frescobaldi fu uno dei più importanti esponenti della musica Barocca. L’inizio della produzione vitivinicola è documentata agli inizi del 1300, nella storica Tenuta di Castiglioni in Val di Pesa. Una curiosità è un documento che registra uno scambio in natura (opere d’arte per vino) con Michelangelo. Nel 1855, per primi in Toscana, i Frescobaldi piantano Cabernet Sauvignon, Merlot, Pinot Nero e Chardonnay, nelle Tenute di Nipozzano, nel Chianti Rufina, e Pomino, vero e proprio “monopole” Frescobaldi, Doc dal 1983 e uno dei quattro territori più vocati per la produzione di vino già individuato nel 1716, dal bando del granduca Cosimo III de’ Medici. Accanto a queste, da Castelgiocondo e Luce della Vite (nata in collaborazione con Mondavi), a Montalcino, alla Tenuta dell’Ammiraglia progettata da Sartogo in Maremma, fino alla Conti Attems in Friuli Venezia Giulia, accanto alla maggioranza della “Tenute di Toscana”, proprietaria di due delle griffe più importanti del vino italiano, Ornellaia e Masseto, e la presenza nel Chianti Classico nel Castello di San Donato in Perano, le Tenute Frescobaldi abbracciano i territori più vocati della Toscana e non solo. Fino a far rinascere la vite a Gorgona, nell’ultima isola carceraria italiana, insieme ai detenuti. Senza dimenticare i ristoranti e wine bar “Dei Frescobaldi”, che da Firenze a Roma, passando per Londra, accolgono chiunque voglia sperimentare quel rito.

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