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800.000 SONO I “BINGE DRINKERS” IN ITALIA. SAN PATRIGNANO FA SUO IL MESSAGGIO E LO PORTA A VINITALY 2011. COME CONTRASTARE IL FENOMENO? ANDREA MUCCIOLI: “L’EDUCAZIONE È L’UNICO STRUMENTO IN GRADO DI PREVENIRE STILI DI VITA SBAGLIATI ED A RISCHIO”

E’ uno dei comportamenti giovanili di maggiore diffusione e di maggiore pericolo. Si chiama “binge drinking”: bere almeno 5 alcolici in meno di 2 ore e senza mangiare nulla. Questo fenomeno, proveniente dal nord Europa, negli ultimi 10 anni, si è diffuso in Italia, coinvolgendo in modo massiccio il nostro mondo giovanile. Secondo il rapporto Espad (2009), condotto dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Pisa, lo praticano 800.000 studenti tra i 15 e i 19 anni d’età.
In Italia diminuisce il consumo di alcolici e vino. Ma sempre più giovani bevono solo per “sballare”. Lo fanno in 800.000, secondo il rapporto Espad, nella fascia dai 15 ai 19 anni d’età. Ma cultura e conoscenza del vino sembrano utili per prevenire binge drinking e comportamenti a rischio. Nel 2010, purtroppo, il numero degli under 14 ricoverati per intossicazione d’alcol è aumentato del 28%, e si è abbassata l’età d’incontro con l’alcol: accade per il 3,5% dei ragazzi tra gli 11 e 15 anni, al 15,8% tra i 16 e i 17 anni e al 29, 4% tra i 18 e i 24 anni. Tra i minorenni, il 42% dei ragazzi e il 21% delle ragazze bevono solo per ubriacarsi. Mentre gli incidenti d’auto mortali alcol correlati arrivano al numero di 1200 (Istituto Superiore Sanità).
Ecco il messaggio d’allarme che San Patrignano porterà a Vinitaly 2011, uno dei più importanti eventi mondiali dedicate al vino. Quale è l’allarme? A San Patrignano, che da anni produttrice di apprezzate e conosciute etichette, ha trovato collocazione il relitto di un’auto reduce da un incidente stradale dovuto a guida in stato di ebbrezza e pannelli che illustrano, con la fredda chiarezza dei numeri, quanto sia problematico il rapporto tra giovani e alcol.
“La fuga di massa da se stessi e dalla realtà è la “cifra” esistenziale dei nostri giorni. Per scappare dalle nostre paure - spiega Andrea Muccioli, responsabile di San Patrignano - utilizziamo qualsiasi cosa: gioco, sesso, cibo, droghe, alcolici, il vino. Con questa realtà, San Patrignano si confronta quotidianamente. Il 60% dei 500 ragazzi accolti ogni anno in comunità, non ha mai assunto droghe per via endovenosa (eroina) e nella maggior parte dei casi prendeva, invece, un “cocktail” di sostanze legali e illegali di cui anche l’alcol faceva parte. Per moltissimi, infatti, alcolici e vino sono la strada più semplice ed economica per stordirsi e alterare la percezione di sé”.
Dal rapporto Espad, così come dai dati offerti dagli altri osservatori Istituzionali, affiora anche un dato sorprendente. Nelle regioni, dove i giovani bevono prevalentemente vino (Toscana, Piemonte, Campania, Veneto) si registrano minori percentuali di “binge drinkers”. Dato che indica, secondo i ricercatori, una maggiore consapevolezza legata alla peculiarità e tradizione del territorio da parte di chi beve vino in regioni dove questa bevanda fa parte la cultura del luogo.
“L’educazione è l’unico strumento in grado di prevenire stili di vita sbagliati e a rischio. Nel caso del vino è offrire conoscenza della materia del bere, vale a dire della storia di un territorio, della storia dell’agricoltura e del terreno, dell’amare la terra, la campagna, del conoscere i procedimenti secondo cui si arriva alla produzione di vino, del degustare e soprattutto del condividere. Nelle terre in cui c’è più cultura di vino, è normale - conclude Muccioli - che ci sia una minor tendenza al binge drinking, una maggior consapevolezza che è figlia dell’educazione. A Vinitaly, il momento d’incontro dell’intera filiera del vino e degli operatori economici del vino, San Patrignano desidera richiamare l’attenzione e la collaborazione di tutti riguardo questo problema”.

Fous - Binge drinking, un problema di 800.000 ragazzi
La foto del rapporto tra i giovani del nostro Paese e l’alcol la scatta il rapporto Espad (2009), condotto dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Pisa. L’85% della popolazione (15-64 anni) ha consumato alcol nell’ultimo anno, e il 22% di loro dichiara di essersi ubriacato almeno una volta nello stesso periodo e il 6% degli italiani (2 milioni d’individui) presenta un profilo di “bevitore a rischio” (dati Ipsad). Intanto, tra i giovani si diffonde un nuovo modello di consumo proveniente dai Paesi nord europei: il binge drinking. Fare 5 o più bevute di seguito in una sola occasione, senza accompagnarle da nessun tipo di alimentazione. Bevendo cioè in modo slegato dai pasti e dai cibi.
I numeri presentati da Espad, confermati e in alcuni casi ampliati anche dalle ricerche operate dall’Osservatorio Permanente sui Giovani e Alcol, Doxa e Istituto Superiore della Sanità, ci descrivono un’estesa zona a rischio, che coinvolge il 33% degli studenti: 800.000 ragazzi tra i 15 e i 19 anni d’età. Insomma, una parte imponente dei 2 milioni di studenti che consumano alcol manifesta e esprime comportamenti a rischio e un approccio alle bevande alcoliche utilizzate solo come strumento per alterare la percezione di se e della realtà.
Conferme e un ulteriore allarme arrivano anche dai dati raccolti dalle Istituzioni. Per l’Istituto Superiore della Sanità nel 2010 il numero degli under 14 ricoverati per intossicazione d’alcol è aumentato del 28%, mentre il rapporto al parlamento sulle tossicodipendenze del 2010 (dati Sps-Ita), rileva come, negli ultimi 3 anni, sia aumentato di 4 volte (400%) il numero dei giovani che si sono ubriacati almeno un volta negli ultimi 3 mesi.
Ulteriore dato preoccupante è l’abbassarsi dell’età d’incontro con l’alcol: accade per il’3,5% dei ragazzi tra gli 11 e 15 anni, al 15,8% tra i 16 e i 17 anni e al 29, 4% tra i 18 e i 24 anni. Tra i minorenni, il 42% dei ragazzi e il 21% delle ragazze beve solo per ubriacarsi. (Istituto superiore sanità). Mentre, riguardo gli incidenti d’auto mortali alcol correlati seguendo le stime dell’Istituto Superiore di Sanità il loro numero arriva ai 1200.

Focus - Più conoscenza e cultura del vino, meno binge drinking
Di grande interesse è anche un lettura e un’analisi dei dati riguardanti specificamente il rapporto tra giovani e vino. Lo bevono un terzo delle ragazze e la metà dei ragazzi e lo consuma regolarmente una percentuale che oscilla tra il 12% e il 14% dell’interno universo giovanile. E, sempre secondo Espad, la distribuzione sul territorio dei consumatori indica come l’utilizzo del vino sia più frequente nelle regioni dove la cultura e la tradizione di questa bevanda è più forte: Umbria, 69,9%, Toscana 67%, Piemonte, Veneto, e Campania (61%). Ma quello che appare il dato più interessante e ricco d’implicazioni è che nelle regioni, dove si beve prevalentemente vino, si registrano minori percentuali di “binge drinkers”. Dato che indica, secondo i ricercatori, una maggiore consapevolezza legata alla peculiarità e alla tradizione del territorio da parte di chi beve vino in regioni dove questa bevanda fa parte la cultura del luogo.
Una realtà evidenziata anche dal rapporto Doxa per l’Osservatorio Permanente su Giovani e Alcol (2011), dove è indicato quale fattore educativo e di prevenzione, l’approccio all’alcol sotto la supervisione degli adulti e inserito, quindi, in un processo di formazione del gusto e di proposta di corretti stili alimentari. Infatti, il 54% dei giovani fa le prime esperienze con i genitori e il 14% con i familiari, mentre l’incontro con le altre bevande alcoliche avviene di norma all’interno del gruppo dei pari. Educazione e conoscenza del vino trasmessi dall’agenzia educativa primaria, sembrano quindi fattori in grado di prevenire stili di consumo problematici e binge drinking.
Sempre nel Rapporto Doxa si trova però un altro dato: nel 49% dei casi i binge drinkers bevono vino. Un fatto che deve fare riflettere tutti i produttori di vino. Perché, se è vero che chi beve fino allo stordimento non è sicuramente in cerca di un vino di qualità e con ogni probabilità utilizza ciò che riesce a reperire con maggiore facilità, il compito che ha di fronte il mondo del vino è quello di comunicare e raccontare in modo profondamente diverso dal passato ciò che produce.

Focus - San Patrignano e il Binge drinking
La fuga di massa da se stessi e dalla realtà è la “cifra” esistenziale dei nostri giorni. Per scappare dalle nostre paure e dal terrore degli altri, siamo pronti a utilizzare qualsiasi strumento: gioco, sesso, cibo, droghe, alcolici, il vino. Con la realtà descritta da Espad, San Patrignano si confronta quotidianamente. Il 60% dei 500 ragazzi accolti ogni anno in comunità, non ha mai assunto droghe per via endovenosa (eroina) e nella maggior parte dei casi utilizzava invece un “cocktail” di sostanze legali e illegali di cui anche l’alcol faceva parte. Per moltissimi, infatti, alcolici e vino sono la strada più semplice ed economica per stordirsi e alterare la percezione di se. E in qualità anche di produttori di vini, non crediamo possibile continuare a fare “finta di nulla”, rimuovere o nascondere il problema: sottrarci a questa responsabilità. Da anni San Patrignano porta avanti, nel disinteresse generale, la sua battaglia per un bere responsabile. Siamo stati i primi a farlo, in tempi in cui etilometro, divieti, emergenza incidenti stradali, erano ancora temi considerati “politicamente scorretti”, apponendo dal 2007 su ogni nostra bottiglia l’etichetta “il vino è piacere e salute, bevi con sobrietà”. Un esempio seguito solo da pochissimi altri coraggiosi produttori di vino e crediamo che oggi sia arrivato il momento per tutti i protagonisti della filiera vitivinicola, farsi carico di questo problema e pensare concretamente a come educare i giovani al bere e avvicinarli a stili di consumo del vino equilibrati e responsabili.
Per questo, dalla prossima estate, San Patrignano darà il via ad incontri e degustazioni, riservate ad un pubblico under 25, dove presenterà e racconterà significato e valore della cultura e della tradizione del vino. Come suggerito dai dati offertici da indagini quali Espad, appare, infatti, evidente come la forma migliore di prevenzione del rischio alcol e dei comportamenti pericolosi legati al suo consumo, si trovi nell’offerta di un corretto percorso educativo e formativo ai giovani. Un percorso di educazione alimentare all’interno del quale anche il vino deve trovare collocazione.

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