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IN UMBRIA, GLI 'STATI GENERALI' DEL TURISMO DEL VINO

L'esempio è quello della Napa Valley: la strada del vino californiano è la più ricca e organizzata del mondo con 5 milioni di visitatori all'anno e un giro d'affari di 1.200 miliardi. Adesso questo business potrebbe decollare anche in Italia, che ha nel paesaggio rurale e nell'arte alcune delle sue maggiori attrattive turistiche. Non solo, con le caratteristiche del nostro Paese, l'enoturismo può andare ben al di là e trasformarsi ben presto da una forma di vacanza assolutamente spontanea in un settore economico nuovo, valorizzando e professionalizzando l’offerta. Come si realizza tutto questo? In Umbria, a Bevagna, nel distretto enologico del “Sagrantino di Montefalco”, in un convegno nazionale su "Il futuro dell'enoturismo italiano" (18 settembre 1999), organizzato dal Centro Agro Alimentare dell'Umbria, sono stati messi in evidenza tre aspetti fondamentali: la creazione di figure professionali altamente specializzate (fino ad arrivare a master post laurea); la creazione di distretti rurali, che accanto al vino possa far fruire al turista i prodotti tipici, beni ambientali e artistici diffusi nel territorio; il miglioramento della dotazione infrastrutturale delle aree ad alta vocazione viticola, attraverso strumenti legislativi (come la recente legge sulle “strade del vino”, varata recentemente dal Parlamento) ed investimenti pubblico-privati sia nella promozione sia nel miglioramento della ricettività turistica. Questo nuovo settore economico parte già da un potenziale forte: il Censis Servizi stima in 8 milioni - per un business di 3.000 miliardi - le presenze legate al turismo del vino ed in 3/5 anni prevede un raddoppio e la creazione di 10.000 occasioni di lavoro.

Il Ministro per le Politiche Agricole Paolo De Castro, al convegno nazionale di Bevagna (al quale hanno partecipato molti operatori del settore e i rappresentanti delle istituzioni), ha sottolineato che “la legge sulle strade del vino è lo strumento per legare insieme storia, cultura, tradizioni agroalimentari del territorio rurale promuovendo un'innovativa strategia di marketing in grado anche di definire la competitività del vino e dei prodotti tipici nazionali in piena coerenza con gli attuali orientamenti comunitari” e ha specificato che “il Governo ha finanziato, per 9 miliardi, la nuova legge sulle strade del vino, lo strumento giuridico che permette di attivare un potenziale turistico e di generare nuova occupazione” e che si “sta procedendo al censimento dei percorsi enogastronomici individuati dalle Regioni d'intesa con le istituzioni locali”. “La legge - ha poi commentato il deputato Flavio Tattarini, primo firmatario del provvedimento - è in grado di mettere in moto un processo che porterà, nella prima fase, alla nascita ufficiale di 50 itinerari enoturistici e dovrà comunque essere integrata dalla disciplina sugli standard minimi di qualità, dalla normativa regionale e dai regolamenti d’attuazione. Insomma, mettiamo in gioco uno dei gioielli del “made in Italy”: quindi, occorre, oltre alla qualità del vino, quella del territorio e dell’accoglienza. Nessuno spazio all’improvvisazione, ma arrivare presto alla definizione di una “carta d’accoglimento”, che deve essere redatta da un comitato di nomina ministeriale”.

“Nel nostro Paese è in atto - ha rilevato il professor Fabio Taiti, presidente di Censis Servizi - una rivoluzione nel mondo del vino, la mappa dei giacimenti enologici cambia, il vino non è più un alimento ma un piacere, ha fatto il suo ingresso nel mondo dei sogni, ci comunica messaggi. Il vino è insomma un’occasione di promozione nello stile e nella qualità della vita. Il vino è un pretesto per alimentare la fantasia alla scoperta di territori, esplorazioni di cantine, ricerca di prodotti, assaggio di cucine, convivialità inattese”. Il presidente del Censis Servizi Fabio Taiti ha inoltre affermato che “l’idea che ogni docg e doc debba andare per proprio conto alla realizzazione delle strade e dell’offerta enoturistica, non è un’idea vincente. Il concetto naturale e giusto è quello “di distretto”. “Quattro sono poi le cose importanti - ha concluso Taiti - per la costruzione di un programma di marketing in enoturismo: chi sono i miei clienti, chi sono i miei concorrenti, come allargo l’offerta, come metto in relazione il vino al territorio”.

“Il turista - ha detto Marco Caprai, presidente del Centro Agro Alimentare dell’Umbria - in un futuro prossimo, scoprirà città e territori, attirato soprattutto dall’eccellenza di un vino o di una cantina, di un ristorante, di un produttore di formaggio, di salumi, di miele, di carne o d’olio d’oliva extra vergine. Questo scenario, prospettato da ricerche sociali, conferma che l’enoturismo è il volano più efficiente - in presenza però di strategie di territorio e con standard di qualità elevati - per muovere flussi, grazie al mix dei suoi principali elementi: cultura, paesaggio, vino, cucina, arte, prodotti agroalimentari, artigianato artistico. La recente legge sulle strade del vino assume quindi un’importanza fondamentale per la crescita del turismo rurale e delle città d'arte, della ricezione alberghiera e della ristorazione dei territori a più alta vocazione vinicola d’Italia”. E la testimonianza concreta, al convegno di Bevagna, su come si può trasformare l’enoturismo, da una semplice somma del fatturato di vino e turismo in un nuovo settore economico, facendo quindi nascere la vera offerta turistica, è stata illustrata da Daniel Howard, direttore esecutivo Napa Valley Conference Visitors Bureau: “in Napa Valley, la prima idea è stata, circa trent’anni fa, di Robert Mondavi e poi di altri produttori. Prima degustazioni e vendita diretta di vino, con un flusso di gente che arrivava, consumava dentro le cantine e non permaneva sul territorio. Quindi, l’idea di mettere in circuito i turisti ed arricchire l’offerta delle cantine: sono così stati realizzati altri momenti di intrattenimento (parco giochi con al centro i misteri della vite e del vino, campi da golf, treni, mongolfiere, cene in cantina a lume di candela, bagni nel mosto, centri di alta gastronomia, merchandising) per allungare la permanenza in Napa Valley (che è passata da una media di 2 a 5 giorni) e per allargare la stagione, facendo in modo che la bellezza dei vigneti e l’attrattiva paesaggistica fosse costante. Tutto questo sistema è gestito dai privati, anche se il pubblico ha avuto un importante ruolo di supporto. Come? Con dotazioni infrastrutturali, facilitando l’accesso e imponendo una tassazione di 2 dollari a visitatore, che è poi totalmente reinvestita nel miglioramento e nella valorizzazione del territorio (strutture ricettive, centri di accoglienza, uffici turistici …). La Napa Valley ha poi una comunicazione complessiva, con una valorizzazione però anche delle singole destinazioni”.

“La testimonianza americana deve essere volta in positivo - ha detto la presidente del Movimento Turismo del Vino, Donatella Cinelli Colombini - e pensare cosa potremo fare in Italia quando metteremo a regime il nostro gigantesco patrimonio d’arte, cultura, tradizioni, legato ai distretti del vino d’eccellenza. Per far questo, dobbiamo però investire in infrastrutture e in formazione. Una formazione specifica: “dopo il primo esperimento finanziato dall’Unione Europea sul Fondo Sociale Europea (FSE), ci siamo resi conto - ha continuato Donatella Cinelli Colombini - che il turismo del vino ha bisogno di tre nuove figure professionali: la guida enoturistica (in grado, cioè, di saper mettere in relazione il bene culturale con il vino), l’addetto alla gestione e all’accoglienza del turista in cantina, il manager specializzato nella gestione dell’enoturismo e delle strade del vino (per il quale si sta già prendendo accordi con l’Università di Pisa, che dedicherà un master biennale post-laurea a questa figura professionale).

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