Gli italiani ed il vino … in un breve estratto l’indagine demoscopica (nel gennaio 2006) di Astra Ricerche, diretta dal professor Enrico Finzi, commissionata dal Consorzio dei Vini della Valpolicella.
Il consumo di vino
Un italiano su tre non beve mai vino o è totalmente astemio (specie i 18-24enni, le donne, gli studenti e ancor più le casalinghe, i residenti al sud). Il 67% che beve vino per quasi la metà è consumatore assai saltuario, per poco più di un decimo è consumatore frequente ma non giornaliero, per il restante 40% (pari a poco più di un quarto negli adulti) consuma vino ogni giorno e spesso più volte al giorno.
I forti bevitori sono soprammedia uomini, dai 45 anni in su, con titolo di studio e reddito inferiori alla media, pensionati e lavoratori autonomi ma anche imprendito-ri/dirigenti/professionisti, residenti nel Triveneto, non internauti. I consumatori più o meno saltuari risultano più della media 18-44enni, residenti nei comuni non piccoli e specialmente nelle aree urbano-metropolitane (in particolare del nord-ovest e a Roma), diplomati e laureati, con reddito e consumi superiori alla media, appartenenti alla classe media (specie impiegatizia) e ai ceti superiori con l’aggiunta dei salariati; in più, sono internauti e in grado di influenzare gli altri (cioè ‘opinion leaders diffusi’). Insomma, il mercato del vino negli ultimi quindici anni si è esteso in termini di quota della popolazione coinvolta, e grazie all’incremento del consumo saltuario, nelle fasce del Paese più moderne e abbienti o medie.
I tipi di vini preferiti
I vini rossi sono i più apprezzati dai consumatori italiani (76%), battendo i vini bianchi (53%). Gli estimatori dei vini leggeri (57%) risultano assai più di quelli dei vini robusti e corposi (37%). Inoltre i vini fermi sono più amati (53%) dei frizzanti (38%), così come i vini morbidi, rotondi, piacevoli da bere (50%) superano - ma stavolta di poco - i vini secchi (47%), con un identico 47% che privilegia i vini amabili, leggermente dolci.
Se questi dati, a partire dal predominio dei rossi, non costituiscono una novità, impressionante è invece la riconversione dei consumatori a favore dei vini tradizionali, anche non di moda (64%): è in atto all’incirca dal 2003 (quest’indagine lo conferma con forza) un allontanamento dalle ‘follie’ nel mercato del vino: basti dire che il 65% dei bevitori preferisce i prodotti con un prezzo onesto, non esagerato.
Nel contempo resta costante ed elevata la domanda di qualità del vino, del produttore, della regione (che si vuole esperta in questo settore): una domanda che coinvolge intensamente il 63% dei consumatori, i quali anche per questo motivo previlegiano i vini Doc o Igt non solo come garanzia di origine territoriale (quindi di un mix peculiare di vitigni, ‘know how’ produttivo, competenza specifica e passione) ma anche come certificazione di qualità (assai valutati sono i consorzi con i loro disciplinari e controlli). Solo un terzo (34%) afferma di fidarsi unicamente dei prodotti di marca, mentre infine è in ripresa la preferenza per i vini della propria zona (58%): raramente però esclusiva, se è vero che al 56% dei bevitori piace provare tanti tipi di vini diversi, provenienti da zone variegate.
Con un’aggiunta: gli amanti dei vini rossi dimostrano di avere una cultura del vino più ricca e articolata, più curiosa e aperta alle esperienze altrui, maggiormente orientata - per la prima volta da molto tempo - a favore dei rossi leggeri, non troppo corposi, fermi, di facile beva, dotati di una precisa personalità ma anche facilmente digeribili oltre che di prezzo sostenibile e perciò non esorbitante, tradizionali e non necessariamente ‘trendy’, ben distribuiti e quindi accessibili.
Le occasioni di consumo
Le feste, le ricorrenze, i compleanni, ecc. - insomma le occasioni speciali - sono in testa a questa classifica (col 72% dei consumatori di vino) dal momento che coinvolgono anche i bevitori saltuari. Ma il vino ai pasti è ancora nell’orizzonte d’esperienza della grande maggioranza dei consumatori (il 69% dei quali beve vino a tavola regolarmente o saltuariamente). D’altra parte, ben il 39% si orienta anche al consumo frequente di vino quando mangia fuori casa (un dato elevato, sol che si tenga conto che è del 53% la percentuale di coloro che per necessità o per piacere si dedicano all’alimentazione ‘out of home’). Molto più bassi, sempre in quest’elenco, troviamo l’utilizzo del vino come aperitivo (13%) e nella frequentazione di enoteche e wine bar (11%), per non parlare del consumo dopo cena (coinvolgente l’8% dei bevitori).
Consumo e prestigio dei vini rossi delle regioni italiane
I vini rossi bevuti dagli italiani provengono, ovviamente, da diverse regioni: la classifica vede in testa Toscana + Umbria (43%), col Piemonte al secondo posto (39%), il Veneto al terzo (32%), la Sicilia al quarto (30%). Seguono Emilia-Romagna (28%), Puglia (23%), Lombardia (20%), Trentino-Alto Adige (17%), Friuli-Venezia Giulia (16%) così come la Sardegna e la Campania, con Abruzzo + Molise un po’ più indietro (15%), precedendo il Lazio (13%) e le Marche (8%). Tutte le altre regioni ‘minori’ pesano poco sul totale.
Un po’ diversa è la classifica se parliamo delle regioni italiane che – a detta degli intervistati – hanno un crescente successo nel mondo dei vini rossi. Infatti, se ai primi due posti troviamo sempre Toscana + Umbria (45%) e Piemonte (41%), al terzo posto la Sicilia (28%) scavalca il Veneto (25%), con a seguire la Puglia (20%), l’Emilia-Romagna (18%), la Lombardia e il Trentino-Alto Adige (entrambi col 13%), la Sardegna e il Friuli (tutte e due col 12%), seguite da Abruzzo + Molise (10%), Campania (9%), Lazio (8%) e Marche (6%).
Il confronto tra queste due classifiche mostra che in sole quattro regioni (in ordine discendente Toscana, Umbria, Piemonte e Sicilia) la percezione di crescenti prestigio e successo supera il consumo, mentre in sei regioni è vero l’opposto (Emilia-Romagna, Lombardia, Campania, Abruzzo, Molise e Lazio).
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