Se n’è andato senza tanti clamori, in silenzio, con lo stile e la sobria eleganza che lo ha sempre contraddistinto. Edoardo Valentini, di professione vignaiolo, è stato, fuor di retorica, uno dei personaggi più straordinari che il mondo del vino italiano abbia mai avuto. Vero e proprio “artigiano” del settore, come amava definirsi, ha dato vita ad un modo nuovo e allo stesso tempo ancestrale di concepire il vino, la terra e il suo rapporto con l’uomo. Un rapporto quasi simbiotico, realizzato attraverso un lavoro quotidiano, rigoroso al limite del maniacale, tanto rivoluzionario da fare scuola. Tutto da Loreto Aprutino, in provincia di Pescara.
Abruzzo, dunque, una regione che deve a lui, e oggi a un affidabile gruppo di seguaci sul fronte della qualità, buona parte della sua fama enologica. Erano gli anni ’50 quando il giovane Valentini decide di occuparsi dell’azienda agraria, realtà che si estende oggi per 200 ettari, 64 dei quali vitati e altri 50 impiantati ad oliveto. Vigne impiantate a Trebbiano, varietà poco blasonata che il Nostro ha provveduto a trascinare nel gotha dell’enologia mondiale, oltre che a Montepulciano e Cerasuolo. E proprio del suo straordinario Trebbiano si era avuta prova di longevità assoluta con la verticale organizzata nell’ultimo Vinitaly.
Vini magnifici e personalissimi che hanno spinto, negli anni, diversi addetti ai lavori, giornalisti e produttori in testa, a cercare di capire quale diavolo fosse il loro segreto. Storie entrate nella leggenda del personaggio, come quando Valentini suggerì ad un certo produttore, che insistente chiedeva lumi sulle sue tecniche di vinificazione, di andare a leggere i Presocratici per capire appieno la sua filosofia produttiva.
Ma ora basta, non vorremmo offendere il personaggio che, notoriamente, non amava lodi e celebrazioni. Solo un abbraccio sincero alla famiglia e al figlio Francesco Paolo, cui spetta d’ora in poi il difficile compito (cosa che peraltro già aveva cominciato a fare, seppure con la supervisione del padre di occuparsi dell’azienda).
Addio Valentini, che ti sia lieve la terra che tanto hai amato.
Antonio Boco
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