Settembre, Pantelleria e Donnafugata. Un trinomio che non è soltanto sinonimo di vendemmia di uve Zibibbo su una splendida isola battuta dal sole e dal vento. Vuol dire anche un momento per ripensare la vitivinicoltura pantesca, per riscoprire il rapporto tra uomo e natura, che li, in quel posto da vita a vini come il Ben Ryé Passito di Pantelleria o il Kabir Moscato. “A Pantelleria, l’Uomo al servizio della Natura”, sarà il tema dell’“incontro formativo”, dal 16 al 18 settembre, riservato ad un ristretto gruppo di giornalisti italiani e stranieri, per la prima volta organizzato da Donnafugata (info: www.donnafugata.it), nella nuova cantina isolana.
Nell’atmosfera tipica di questa perla del mediterraneo, fatta di muri a secco, terrazzamenti, spiagge e mare, in cui spiccano a Khamma, il vigneto con piante centenarie e la nuova cantina immersa nel paesaggio ad opera dall’architetto Gabriella Giuntoli, autrice dei più bei dammusi di Pantelleria, è di scena il 16 settembre uno degli incontri Anteo, organizzati da Symbola, la fondazione per le qualità italiane, di cui Donnafugata (con l’abruzzese Masciarelli e l’umbra Caprai, ndr) è socio promotore.
Con il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci, si discuterà di modelli di sviluppo sani e lungimiranti, e si affronteranno temi come la valorizzazione dei vitigni autoctoni, la difesa delle biodiversità e la tutela del paesaggio e dell’ambiente come elementi di valore aggiunto e di competizione.
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