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DAL 27 AL 30 APRILE, A BORDO DEL TRANSATLANTICO “COSTA VICTORIA”, IN NAVIGAZIONE TRA SAVONA E CIVITAVECCHIA, CON TAPPE A BARCELLONA E AJACCIO, GLI ENOLOGI ITALIANI, A CONGRESSO, PARLANO DI “NUOVA OCM VINO” ED EXPORT, CON RIFERIMENTO ALL’EST EUROPEO

Italia
Giuseppe Martelli, direttore di Assoenologi

A bordo di uno dei più grandi e moderni transatlantici che oggi compongono la flotta delle Costa Crociere, il Costa Victoria, in navigazione da Savona verso Civitavecchia, con tappe a Barcellona ed Ajaccio, dal 27 al 30 aprile, gli enologi italiani, l’organizzazione di categoria dei tecnici vitivinicoli, celebreranno il loro meeting congressuale n. 62.
Il fil rouge sarà l’analisi delle produzioni e delle vendite nella logica dell’evoluzione della tradizione e della scoperta di nuovi mercati; due sessioni saranno dedicate, in particolare, alla “Nuova Ocm vino” e alla situazione delle nostre esportazioni, con particolare riferimento ai mercati dell’Est europeo.

Congresso Assoenologi n. 62 - I temi portanti
Il congresso di Assoenologi avrà come filo conduttore il tema generale: “Produrre per vendere nella logica dell’evoluzione, della tradizione e della scoperta di nuovi mercati”, che sarà sviluppato in due sessioni (con quattro relazioni per ogni sessione) volte a fare il punto su “La nuova Ocm vino” e su “I mercati dell’Est Europa: poco conosciuti ma molto promettenti”.
Si inizierà con l’Ocm, ossia con la spiegazione dei punti essenziali della riforma che, a fine aprile 2007, sarà sicuramente cambiata, viste le continue modifiche e le diverse tendenze manifestate in questi mesi dai Governi. Il primo intervento introduttivo è stato affidato alla competenza di Russel Mildon, direttore della Economia dei mercati agricoli Ocm della Direzione Generale Agricoltura della Commissione Europea, che non mancherà anche di informare sulla nuova tempistica della riforma, visto che quella a suo tempo enunciata dal ministro Paolo De Castro è ormai saltata. Dopo la presentazione del documento fatto dalla Commissaria Eu, Mariann Fischer Boel, sono stati diversi i cori che si sono sollevati a favore e contro la proposta, da alcuni ritenuta inopportuna ed azzardata, da altri positiva ed innovativa. Quali saranno le posizioni assunte dai diversi Paesi? Saranno ancora valide le linee programmatiche rispetto alla stesura oggi in nostro possesso? Verranno penalizzati i Paesi tradizionali produttori? A questi e ad altri interrogativi darà una risposta Ersilia Moliterno dell’Unità Vino e Alcool della Direzione generale dell’agricoltura e sviluppo rurale della Commissione Europea, illustrando “Aspetti e controversie nei diversi Paesi dell’Unione Europea”. Sarà poi la volta del Ministero delle Politiche Agricole per il quale Mario Catania, direttore generale del Dipartimento delle Politiche Agricole, illustrerà la posizione, approfondendo gli aspetti che stanno a cuore alla nostra vitienologia e certamente spezzando una lancia a favore di una politica che salvaguardi i Paesi tradizionali produttori che poggiano la loro ricchezza sui vigneti e quindi sulla naturalità del vino. Quindi Mario Consorte, in rappresentanza dell’Assoenologi che esprimerà le considerazioni della organizzazione nazionale di categoria. Sarà quindi il dibattito a sviluppare in modo pratico e concreto i diversi aspetti che interessano la categoria, a partire da quelli strutturali per arrivare a quelli di mercato, passando necessariamente per le pratiche enologiche ed arrivare agli aspetti riguardanti la designazione e presentazione dei vini.
La seconda sessione è sul tema “I mercati dell’Est Europa: poco conosciuti ma molto promettenti”. Il primo intervento, di carattere introduttivo, è stato affidato alla competenza del direttore generale dell’Istituto per il Commercio Estero (Ice), Massimo Mamberti che, dopo aver fatto un quadro aggiornato delle nostre esportazioni di vino nel mondo, entrerà nel vivo del tema con “I mercati dell’Est dell’Unione Europea: un’opportunità per il vino italiano”. Alessio Ponz de Leon Pisani, direttore dell’Ufficio Ice di Budapest, entrerà nel dettaglio facendo il punto sulle nostre performance in Ungheria, un Paese dove il vino italiano in bottiglia è il più venduto con un incremento annuo che rasenta il 40%. Ma i Paesi dell’Est Europa sono anche degli ottimi clienti di vino italiano sfuso ed il nostro miglior acquirente per questa tipologia è la Polonia, con un incremento del 60% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno ed in particolar modo di rosso. Da qui il titolo della relazione che sarà sviluppata da Francesco Alfonsi, direttore dell’Ufficio Ice di Varsavia, “Polonia: costante crescita del vino italiano con interessanti punte per i vini rossi”. Ma quali i “Gusti, tendenze e scenari futuri dei consumi nei Paesi dell’Est dell’Unione Europea” e, da un punto di vista tecnologico, come gli enologi e gli enotecnici italiani possono soddisfare, sulla base della qualità in rapporto con il prezzo, le richieste di questo mercato? A queste e ad altre domande darà risposta Miklos Kallay, docente di Enologia all’Università degli studi di Budapest.

L’angolo delle denunce di Assoenologi - Le diverse prese di posizione negli anni
Diverse sono state le prese di posizione e le denunce che l’Assoenologi ha fatto, in questi anni, su argomenti di primaria importanza per il settore vitivinicolo, contribuendo in modo determinante alla sua evoluzione.
Questi i principali argomenti - nei Congressi - che hanno fatto scalpore negli ultimi 15 anni:
1992 - A Baveno (Novara), l’Assoenologi denunciò l’assurdità che il primo Paese vitivinicolo del mondo non conoscesse la consistenza del suo vigneto e della sua cantina, ribadendo che, senza questi fondamentali dati, non è possibile fare programmi, stabilire strategie ed operare efficaci controlli.
1993 - In Sardegna, con un documento che fece scalpore, la categoria denunciò i mali che affliggono il settore, segnalando i relativi rimedi e proponendo una chiara e razionale strategia per riequilibrare il comparto.
1994 - A Bologna,l’Associazione Enologi Enotecnici Italiani presentò una mediata proposta per la regolamentazione dei vini frizzanti, che successivamente scaturì in un provvedimento di regolamentazione di questa tipologia di vini.
1995 - A Venezia, il congresso sviluppò un ampio quanto ben articolato confronto sulla riforma dell’Organizzazione Comune di Mercato (Ocm) e sull’opportunità di arricchire, in tutti i Paesi dell’Unione Europea, con prodotti derivati dal vigneto o con tecnologie adeguate.
1996 - A Roma, Congresso n. 51, l’Assoenologi ribadì il più fermo “no” ai contributi a pioggia, rilanciando l’opportunità di ritornare ad un libero mercato che premi chi lavora bene e scoraggi chi produce per distruggere.
1997 - A bordo della “Costa Allegra”, gli enologi ed enotecnici italiani dimostrarono che la sfida dei prossimi anni si sarebbe giocata nel vigneto, denunciando che la superficie media vitata italiana era di 0,7 ettari contro i 7 della Francia e i 300 di Cile ed Australia.
1998 - A Napoli, l’Associazione Enologi Enotecnici Italiani sferrò un forte attacco contro chi voleva indicare in etichetta frasi tipo “Il vino nuoce gravemente alla salute”, contribuendo in modo determinante all’accantonamento della proposta di legge.
1999 - A Lecce, l’Assoenologi denunciò che l’Italia avrebbe perso diverse centinaia di miliardi poiché carente dell’inventario viticolo ed illustrò la nuova configurazione delle professioni, secondo le direttive comunitarie.
2000 - A bordo della “Costa Classica”, l’Assoenologi propose, e successivamente ottenne, che alcune pratiche enologiche fossero effettuate a livello comunitario sotto la responsabilità o la supervisione di un enologo.
2001 - A Milano l’Assoenologi fece chiarezza su due importanti aspetti riguardanti “il vino biologico” e quello del “vino nel legno o del legno nel vino”, adottando delle risoluzioni che sono state poi adottate a livello nazionale e comunitario.
2002 - A Montesilvano, si tornò a parlare di mercato e di tecnologia, presentando la realtà vitivinicola cinese e la sua evoluzione e prendendo posizione sui sistemi di chiusura, ovvero sulla diatriba “Tappi in sughero o in termoplastica”.
2003 - L’Assoenologi denunciò la necessità di più razionali e coordinati controlli, nel contempo mise in guardia il mondo italiano del vino sulle strategie che Australia e Cile stavano con successo attuando attraverso programmi pluriennali di sviluppo che arrivano fino al 2025.
2004 - A Reggio Calabria l’Assoenologi aprì con le categorie del settore un costruttivo confronto sulla riforma della 164 avanzando concrete proposte. Il sottosegretario di Stato con delega alla vitienologia presentò la stesura della proposta di modifica della legge sui Vqprd.
2005 - A Taormina, l’Assoenologi ha messo a fuoco la “vitienologia che cambia”, partendo dalla meccanizzazione del vigneto per arrivare alla genomica e alla proteonica, asserendo che il progresso non si può fermare.
2006 - Ad Ischia, l’Assoenologi ha concentrato la sua attenzione sui mercati potenziali denunciando che esportiamo il 90% dei nostri vini in soli 11 Paesi e che pertanto occorre conquistare anche gli altri, che sono molti, più di settanta.

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