02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

STAG’S LEAP WINE CELLAR, SIMBOLO ENOLOGICO “MADE IN USA” DI ALTO PRESTIGIO, DA OGGI, HA UN’ANIMA ITALIANA: ANTINORI. L’OPERAZIONE CON CHATEAU STE. MICHELLE … LA STORIA DI STAG’S LEAP, CHE HA BATTUTO I GRANDI DI FRANCIA, E CHE PRESTO DIVENTERA’ FILM

Italia
Piero Antinori con le sue tre figlie: Albiera, Allegra, Alessia

Da oggi, una delle migliori griffe dell’enologia “a stelle e strisce”, uno dei simboli indiscussi della Napa Valley, ha un’“anima” italiana: la Stag’s Leap Wine Cellars è stata acquisita, stando ai rumors, in joint-venture, da un’accoppiata di grande prestigio internazionale, Antinori e Château Ste. Michelle, ovvero da uno dei “grandi marchi” che hanno rilanciato l’enologia italiana nel mondo, e da una delle più prestigiose aziende vinicole Usa (nonchè distributore americano degli Antinori), peraltro già insieme nell’importante esperienza enologica di Col Solare, sempre negli States.

La joint venture, che WineNews è in grado di anticipare, è quasi paritetica, non tanto nelle sue percentuali, quanto piuttosto nel ruolo determinante che avrà la Antinori sull’operatività della Stag’s Leap Wine Cellars.

La Stag’s Leap Wine Cellars (www.stagsleapwinecellar.com) è celebre nel mondo - come commenta Hugh Johnsonnel suo “Libro dei Vini”, che assegna alla cantina Usa le mitiche “quattro stelle” - per i suoi grandi “Cabernet Sauvignon e Merlot, morbidi e seducenti, ma anche per i suoi buoni Chardonnay”, spesso a torto trascurati. Il famoso master of wine inglese aggiunge anche “il proprietario Warren Winiarski cerca di resistere, con l’equilibrio e l’armonia dei suoi vini, all’assalto furioso dei Cabernet di Napa, eccessivi e super-concentrati”.

L’ormai ex proprietario Warren Winiarski - ha spiegato più volte nelle sue interviste rilasciate in tutto il mondo - che “la conduzione del vigneto è orticultura su vasta scala e vuole che i suoi vini esprimano un pugno di ferro in guanto di velluto”. Ed ancora “la ricerca dello stile deve mirare all’aurea mediocritas” e che “il punto essenziale non è ciò che si può ottenere dalle uve, ma ciò che si dovrebbe ottenere”.

Se tutto questo ha un sapore accademico, non è fuori luogo: Winiarski è arrivato al vino dopo un trascorso universitario. I suoi vini sono altrettanto seri quanto le descrizioni che ne fa e lo sono stati, fin dalla prima vendemmia, alla Stag’s Leap Wine Cellars nel 1972.

L’annata seguente lo portò alla ribalta quando si classificò, al primo posto, in una degustazione comparata - che ha avuto eco mondiale - di vini francesi e californiani organizzata in Francia, con opinion leaders che vantavano credenziali impeccabili.

Winarski è sempre stato assolutamente convinto che “lo Stags Leap District sia la zona della terra dove preferirebbe coltivare e produrre il Cabernet Sauvignon ed a questo fine dispone di due estesi vigneti contigui nel distretto da cui provengono i suoi vini più cari.

All’apice della Stag’s Leap Wine Cellars (che si estende per circa 30 ettari), il “Cask 23”, assemblaggio di selezioni delle varie partite e delle varie botti prodotto solo negli anni in cui gli aromi del nuovo vino hanno un’ampiezza particolare.


La storia - Il vino di Stag’s Leap Wine Cellar, che ha battuto tutti i grandi di Francia

La Stag’s Leap Wine Cellars è diventata famosa soprattutto per aver trionfato nel cosiddetto “Judgement of Paris”, come viene ricordato quello storico appuntamento, che ha di fatto sdoganato i vini del “Nuovo Mondo” nel “Vecchio Continente”: il 24 maggio 1976, in una degustazione alla cieca, nell’Hotel Intercontinental di Parigi, si confrontavano grandi vini francesi e vini californiani. L’esito di quella degustazione ha cambiato il mondo del vino.

La degustazione-evento, ideata e condotta dall’allora giovane Steven Spurrier, oggi uno degli “opinion leader” più importanti del mondo del vino, arrivato in quel di Parigi ad aprire un’enoteca ed a gestire una scuola di vino. I vini francesi selezionati comprendevano prodotti di grandissimo prestigio: Château Haut-Brion e Château Mouton Rothschild tra i rossi del Bordeaux, Bâtard-Montrachet Romonet-Prudhon e Beaune Clos des Mouches Joseph Drouhin tra i bianchi di Borgogna. I californiani erano quasi sconosciuti Ridge e Stag’s Leap Wine Cellars per i Cabernet Sauvignon e Chateau Montelena e Chalone per i Chardonnay. In tutto, quattro vini francesi si confrontarono con sei californiani, in ogni categoria. I nove giudici erano tutti francesi, tutte figure di spicco tra critici, sommelier, produttori di vino. La degustazione fu preparata con grande cura: i vini furono decantati e posti in bottiglie “neutre” e senza etichette. Tutto per impedire agli espertissimi degustatori di poter riconoscere i vini.

Il verdetto? Il vincitore tra i cabernet fu lo Stag’s Leap Wine Cellars 1973 della Napa Valley, seguito dal Mouton-Rothschild 1970, Haut-Brion 1970 e Montrose 1970. I quattro migliori bianchi? Nell’ordine, Chateau Montelena 1973 di Napa Valley, il francese Meursault-Charmes 1973 ed altri due californiani, Chalone 1974 di Monterey County e Napa’s Spring Mountain 1973.

Ma il bello della vicenda è che questa degustazione - che ha segnato un profondo cambiamento nella storia del vino non solo per i californiani ma a livello internazionale cambiando la percezione del mercato nei confronti dei vini del “Nuovo Mondo” - è stata anche “ri-celebrata” nel 2006 - con due giurie: una interamente americana negli Usa ed una franco-inglese a Londra (presieduta da Spurrier) - con gli stessi vini rossi originali della degustazione del 1976 (sei Cabernet Sauvignon californiani: Clos du Val 1972, Freemark Abbey 1969, Heitz Martha’s Vineyard 1970, Mayacamas 1971, Ridge Monte Bello 1971 e Stag’s Leap Wine Cellars 1973; quattro Bordeaux: Château Haut-Brion 1970, Château Léoville-Las-Cases 1971, Château Montrose 1970 e Château Mouton-Rothschild 1970).

Il risultato? Lo stesso: i cabernet a “stelle e strisce” hanno battuto ancora i Bordeaux trent’anni dopo. Addirittura in modo ancora più netto della prima volta. I tre vini migliori selezionati dalla giuria “alla cieca” sono stati, nell’ordine, 1971 Ridge Monte Bello, 1973 Stag’s Leap, 1971 Mayacamas.


La curiosità - Hollywood vuole fare un film sul “giudizio di Parigi”

La famosa degustazione alla cieca che, nel 1976, fece grande scalpore e consacrò per la prima volta vincitori i grandi vini della California sui più blasonati cru francesi, fornirà anche il soggetto per un film di Hollywood. Una società di produzione di Los Angeles ha appena acquistato i diritti da George Taber, autore del libro “Il giudizio di Parigi: California contro Francia” e si accinge a produrre un film con un cast di tutto rispetto. Tra gli attori si prevede la partecipazione di Hugh Grant o di Jude Law nel ruolo di Steven Spurrier, il giornalista che all’epoca aveva organizzato l’incontro. Steven Spurrier, che ha collaborato al progetto con la società di produzione, ha spiegato di aver insistito perché l’attore che dovrebbe fare la sua parte, fosse inglese ed ha suggerito Hugh Grant o Jude Law. “L’unico problema è che io avevo solo 34 anni quando ho organizzato la degustazione e loro sono troppo vecchi” ha commentato.


L’altra proprietà - Negli Usa, nel Washington State, c’è già una joint-venture Antinori-Chateau Ste. Michelle

Da aprile, a Red Mountain, nello stato di Washington, è realtà anche la Col Solare Winery, l’azienda vinicola frutto della collaborazione tra la famiglia Antinori, produttori di vini in Toscana dal 1385, e la Chateau Ste. Michelle, la più antica e acclamata azienda vinicola della Columbia Valley (Stato di Washington) e con la maggiore estensione di terreni vitati, attrezzature di avanguardia ed enologi qualificati per un ampia gamma di varietà di alta classifica. E’ il coronamento di un sogno condiviso dai due produttori: unire la concezione estetica delle loro due diverse realtà, il vecchio e il nuovo mondo, con le prospettive del produrre vino in un’azienda “allo stato dell’arte”.

L’idea di costruire un’azienda totalmente modellata e concentrata sul Col Solare, il rosso prodotto dalle due case vinicole dall’annata 1995, fu affrontata per la prima volta da Baseler e Antinori nel 2000, per sfruttare al massimo le potenzialità del vino e renderlo davvero prestigioso. Numerosi siti furono presi in considerazione prima che Baseler proponesse ad Antinori la Red Mountain, una delle più celebrate sub denominazioni della Columbia Valley, nota per i suoi Cabernet Sauvignon.

La nuova azienda rispecchia le caratteristiche delle due case madri: i vigneti sono stati piantati secondo i criteri usati dal Marchese Antinori in Toscana e seguono i naturali profili del territorio per formare una sorta di ventaglio di fronte all’azienda. Col Solare è un blend composto da diverse varietà di rossi in cui prevalgono Cabernet Sauvignon e Merlot affiancati da Cabernet Franc, Petit Verdot, Malbec e Syrah. Queste diverse varietà di vitigni sono state piantate assecondando le peculiari necessità di luce solare differenti l’una dall’altra.

L’enologo è Marcus Notaro, che lavora sotto la direzione di Renzo Cotarella, direttore generale e capo enologo della Antinori, e di Doug Gore, senior vice presidente per Winemaking alla Ste. Michelle Estate. Ogni annata di Col Solare viene da questa equipe di enologi, attraverso degustazioni trimestrali.

L’azienda, visitabile su appuntamento (www.colsolare.com), regala agli ospiti perfino un panorama mozzafiato: situata in alto sulla Red Mountain, domina il Monte Adams, il Monte Rainier e le Horse Heaven Hill.

Il marchese Piero Antinori e Ted Baseler, presidente e Ceo della Ste. Michelle Estate, proprietario di Chateau Ste. Michelle, hanno così commentato: “siamo lieti di consacrare – ha dichiarato Piero Antinori - questa nuova azienda al nostro obiettivo principale: rendere i rossi della zona di Washington dei vini caratteristici e di alto pregio.
La nostra famiglia è stata affascinata per lungo tempo dall’“unique terroir” e dalle crescenti condizioni della Red Mountain. Oggi è un giorno importante per noi”.
“Questo - concorda Ted Baseler - è un gran giorno per noi e per i nostri partners. Le nostre aziende condividono una passione per la qualità e per i vini che regalano emozioni. La neonata azienda Col Solare incarna questa passione”.


Il vino - Col Solare Red Table Wine Columbia Valley 1998

Col Solare nasce dalla joint venture tra l’americana Chateau Ste. Michelle e Marchesi Antinori, a cui si deve gran parte della filosofia del progetto a partire dal nome del vino. L’intento congiunto è quello di sperimentare fino in fondo il potenziale della Columbia Valley, posta sulle colline dello Stato di Washington, nel nord-ovest degli Stati Uniti.

Un progetto ambizioso quello di Col Solare, con un potenziale produttivo di 180.000 bottiglie all’anno. Anche dal punto di vista tecnico il Col Solare è figlio di “due padri”: Doug Gore, enologo di Chateau Ste. Michelle, e Renzo Cotarella, direttore generale di Antinori. La versione 1998 (uscita nel 2002) presenta un profilo olfattivo tendenzialmente dolce, in cui il frutto maturo, marasca e mora in particolare, è accompagnato da piacevoli sentori di pan di spagna. L’impatto in bocca è anch’esso dolce, con tannini ben risolti, contrastati da una spiccata acidità, che rende energico un finale lungo ed intenso. Il vino è distribuito in Italia dalla Marchesi Antinori.

Proprietà: Château Ste. Michelle - Marchesi Antinori

Uvaggio: Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah

Bottiglie: 50.000

Prezzo: 90/95 euro

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024