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“MARSALA WORLD TASTING”: IL 19 GIUGNO UNA GIURIA INTERNAZIONALE ASSEGNA LE STELLE DI QUALITA’ AL GRANDE VINO DA MEDITAZIONE. DE CASTRO: “BENE VALORIZZAZIONE QUALITA’”. FOCUS: STORIA, NUMERI, PRIMO CENSIMENTO SULLA DOC, ITALIANI & MARSALA ...

E’ uno dei vini da meditazione più famosi e conosciuti, ed esperti provenienti da ogni parte del mondo - dagli Stati Uniti al Regno Unito, dalla Germania alla Spagna fino all’Italia si ritroveranno a Marsala per assegnare le stelle alla sua qualità. L’appuntamento è il 19 giugno con il “Marsala World Tasting”, l’evento promosso dal Consorzio per la tutela del vino Marsala Doc con il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole (info: www.consorziovinomarsala.it). Per il presidente della commissione agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro è “un’occasione importante per fare il punto, insieme ad esperti provenienti da ogni parte del mondo, sull’importanza della qualità quale fondamentale leva competitiva e di sviluppo del nostro sistema agroalimentare”.
“Uno dei principali punti di forza della nostra agricoltura - prosegue De Castro - è rappresentato proprio da esperienze imprenditoriali come quella del Marsala Doc. Esperienze i cui punti di forza sono rappresentati dal legame con il territorio, dalla storia associata al prodotto e dal sistema di regole che ne garantiscono la salubrità, oltre che dalle capacità organizzative e imprenditoriali. Oggi, del resto, quella della qualità è una strada obbligata per tutti i produttori. E l’impegno da parte di tutti noi - conclude De Castro - dovrà essere intenso affinché la qualità agroalimentare sia difesa e tutelata in tutte le sedi”.
Nella giuria del “Marsala World Tasting”, Marco Sabellico, curatore nazionale Guida “Vini d’Italia” del Gambero Rosso, William Nesto del Sante Magazine e Beverage Business (Usa), Douglas Blyde di Harpers Wine & Spirit (Regno Unito), Veronica Crecelius di Weinwirtschaft (Germania) e il giornalista Dimitri Lysenkov (Russia). E per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia, cinque famosi barman italiani si sfideranno a suon di aperitivi, tutti rigorosamente a base di Marsala, per l’edizione n. 1 “Un Quarto di Marsala”.

Focus - I numeri del Marsala
Secondo i dati ufficiali della Camera di Commercio di Trapani, nel triennio 2007/2009, si riscontra un aumento delle vendite di Marsala dell’8%. Dati che, considerato anche il periodo di congiuntura economica negativo, sono da considerare ancora più rilevanti, atteso che i “Marsala base” consolidano i loro target ed i “Marsala” più prestigiosi (Vergine) incrementano le vendite. Il vergine ha avuto un incremento del 250%.
L’andamento positivo è da ricondursi al fatto che la vitivinicoltura mondiale, e del Marsala in particolare, ha da tempo fatto proprio un assioma: “più qualità e meno quantità”. Tendenza dovuta anche al fatto che il vino, un tempo considerato un alimento, è poi divenuto un bene “di lusso” e oggi considerato un prodotto di grande fascino.

Focus - Il primo censimento sulla Doc
La ricerca condotta dall’Università degli Studi di Palermo, a cura del professor Sebastiano Torcivia, fotografa la realtà produttiva e distributiva del prodotto siciliano. Sono 110 le etichette di vino Doc Marsala in commercio. In Italia, privilegiata la grande distribuzione, con il 73% in cui più forte è la presenza delle aziende con fatturato annuo maggiore, seguita dal canale horeca, con il 18% e dal canale diretto con il 9%, in cui a farla da padrone sono le aziende piccole di stampo familiare. La distribuzione in Italia (Sicilia esclusa) è del 57% con i principali mercati in Piemonte, Lombardia,Veneto, Emilia Romagna e Friuli; la sola Regione Sicilia copre il 12% del mercato, mentre il 31% viene esportato; i principali mercati esteri sono Usa, Inghilterra, Germania, Svizzera, Canada e Giappone (riferimento Anno 2007).

Focus - Gli italiani ed il Marsala
Una ricerca condotta da Astra Ricerche, a cura del professor Enrico Finzi, svela il particolare rapporto tra gli italiani e il Marsala. Partendo da un sorprendente dato sulla sua awareness: il 77% dei consumatori di vino - pari a 22 milioni di italiani - conosce la Doc siciliana. Il Marsala è quindi uno dei vini più noti in Italia, e dato positivo sorprendente, il 42% dei suoi conoscitori, infatti, conosce e può apprezzarne le sue tipologie, sapendo distinguere un’etichetta dall’altra per invecchiamento, gusto, colore. Tra gli intervistati, sono molti di più coloro che ne sottolineano accezioni positive più generali: il suo profondo legame con la sua splendida terra, la sua eccellente qualità, le nuances e il profumo straordinari.
La ricerca delinea il profilo di chi consuma il vino Marsala: fa parte di un universo di 7 milioni di adulti, è più frequentemente di sesso maschile, ha tra i 45 e i 54 anni e risiede al Centro-Sud. Sono in molti ad indicare il Marsala come vino da meditazione, adeguato per essere centellinato in solitudine e, al contempo, come vino strettamente legato alla convivialità, adatto a favorire la compagnia. Meno diversificate le tipologie di abbinamento gastronomico. È estremamente privilegiato il consumo a fine pasto, al momento del dolce, molto meno sfruttate (e, perciò, davvero da scoprire) le capacità di avvicinarsi ai formaggi, alle carni, al pesce. Ma c’è grande desiderio di saperne di più. Ben 12 milioni tra i suoi conoscitori chiedono una maggiore informazione per un vero e proprio rilancio, dimostrando e confermando l’amore per uno dei prodotti vinicoli di più antica tradizione, per lungo tempo sinonimo di made in Italy.

Le curiosità - Fu la prima Denominazione di Origine Controllata ad essere concessa
Il Marsala è uno dei vini liquorosi più pregiati al mondo, che conserva da più di duecento anni tutto il suo fascino, in perfetto equilibrio fra il ripetersi di una tradizione millenaria e l’evolversi delle tecniche di coltivazione e di produzione. La gloriosa tradizione del vino Marsala trova il suo riconoscimento nelle norme che, già a partire dal 1931 (con Decreto Regio), disciplinano dettagliatamente tutti gli aspetti del processo produttivo, dalla vigna alla bottiglia. Tali norme, limitandosi a fissare per la prima volta i confini dell’area di provenienza delle uve, hanno subito una grande evoluzione nel tempo, dettate dalla primaria esigenza di tutelare l’identità vitivinicola ed enologica di questo vino. Nel 1969 il Marsala ottenne il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata. Attualmente, la denominazione territoriale della Doc, le uve ammesse e le regole di vinificazione ed invecchiamento sono disciplinate dalla legge 851 del 1984, dal titolo “Nuova disciplina del Vino Marsala” e relativo “Disciplinare di produzione”.
Questa legge segna “il ritorno alle origini” con il restringimento della zona tipica. Il Marsala Doc è solo quello prodotto, invecchiato e imbottigliato in provincia di Trapani (esclusi i territori dei comuni di Alcamo, Favignana e Pantelleria). La Doc esclude i prodotti “aromatizzati” derivati (le cosiddette creme) e rimane appannaggio dei soli tipi classici (fine-superiore-vergine) che devono essere invecchiati (obbligatoriamente in botti di legno pregiato: rovere o ciliegio) rispettivamente per uno, due e cinque anni (raddoppio per le “riserve”) e imbottigliato unicamente nel territorio di origine. Dolce, semi-secco e secco i suoi gusti. Oro, ambra e rubino i suoi colori.

Focus - Aziende antiche che si rinnovano: le nuove generazioni del Marsala
113 anni è l’età media delle aziende consorziate, 45 anni è l’età media della nuova generazione di imprenditori. Questo dato indica inequivocabilmente come la realtà produttiva sia proiettata verso il futuro. L’interesse delle giovani generazioni a continuare con successo nell’attività produttiva è indice di ottima salute del prodotto. Sono sei le cantine storiche fondate nell’Ottocento: in ordine di nascita Florio, Baglio Oneto, Martinez, Pellegrino, Pipitone Spanò, Lombardo. Cinque, invece, le cantine nate nel secolo scorso: Mirabella, Intorcia, Buffa, Casano, Vinci.

Focus - Perchè i tanti Marsala
Il Disciplinare di produzione classifica il Marsala in base a tre elementi: colore, grado zuccherino, durata dell’invecchiamento e conseguente grado alcoolico. Dalla combinazione di questi fattori nasce una gamma molto vasta, articolata in diverse tipologie. In primo luogo, però, è necessario illustrare un’ulteriore distinzione, che, pur non essendo esplicita nel Disciplinare, crea una prima, netta, linea di demarcazione all’interno di questa gamma: la differenza tra il Marsala Vergine e i Marsala cosiddetti "conciati", ovvero il Superiore ed il Fine.
Questa differenziazione è strettamente attinente al processo produttivo: mentre, infatti, i Marsala “conciati” vengono preparati, come già detto precedentemente, con l’aggiunta di alcool, mosto cotto e mistella, il Marsala Vergine può essere ottenuto esclusivamente dalle uve a bacca bianca, con la semplice aggiunta di alcool e/o di acquavite di vino, escludendo tassativamente, di contro, addizioni di mosto cotto e/o concentrato e di sifone. Ecco perché, evidentemente, questo prodotto viene denominato Vergine, ma questa denominazione può essere utilizzata soltanto in presenza di altri due requisiti necessari: l’invecchiamento deve essersi prolungato per almeno 5 anni in legno (o 10, per il Vergine Riserva o Stravecchio) ed il grado alcolico non deve mai essere inferiore al 18%.
Secondo la classificazione esplicitamente prevista dal Disciplinare, i Marsala “conciati” si diversificano come segue.In relazione al colore, la cui tonalità ed intensità è generalmente influenzata dalla quantità di mosto cotto utilizzato, oltre che dalle uve, si otterranno vini color:
Oro (non aggiunti di mosto cotto);
Ambra (con aggiunta di mosto cotto non inferiore all’1%);
Rubino (non aggiunti di mosto cotto, piuttosto ottenuti da uve nere ed, eventualmente, bianche con il limite massimo del 30%);
Il sapore, determinato dalla quantità di zuccheri presenti, è alla base della distinzione fra Marsala:
Secco, con zuccheri inferiori a 40 grammi/litro;
Semisecco, con zuccheri superiori a 40 grammi/litro, ma inferiori a 100 grammi/litro;
Dolce, con zuccheri superiori a 100 grammi/litro.
Ed infine, in relazione alla durata dell’invecchiamento, il Marsala si chiamerà:
Fine, con un affinamento non inferiore ad un anno, di cui i primi quattro mesi non necessariamente in legno, e alcool superiore al 17%;
Superiore, con un periodo di affinamento in legno non inferiore a 2 anni e grado alcolico superiore al 18%;
Superiore Riserva, con periodo di affinamento in legno non inferiore a 4 anni

Focus - la storia del Marsala
Il Marsala “Britannico”
La nascita del Marsala é databile 1773. Fu proprio in quell’anno che John Woodhouse - commerciante di Liverpool - mentre veleggiava al largo della costa occidentale siciliana con il suo brigantino Elizabeth, fu indotto da una tempesta di scirocco a cercar rifugio nel porto di Marsala. Lui ed il suo equipaggio ebbero così modo di degustare il vino locale, forte e robusto, maturo e solare: il perpetuum. Il vino, prodotto in Sicilia da queste parti, veniva abitualmente invecchiato in grandi botti di buon legno. Woodhouse, volle prima verificarne il gradimento e ne spedì 50 pipes (412 litri ognuna) in patria, dove gli inglesi decretarono a quel prodotto un’accoglienza trionfale. Sopravvive integro un manoscritto che reca la data del 19 marzo 1800 nonchè le firme autografe dell’eroe di Trafalgar, ammiraglio Horatio Nelson, duca di Bronte, e dello stesso John Woodhouse: forse si tratta del primo vero contratto di acquisto di questo vino. Contemplava l’impegno a fornire sollecitamente five hundred Pipes of the best Marsala al prezzo di One shilling and five pence Sterling per Gallon alla flotta di Sua Maestà Britannica nella rada di Malta. Grazie alle capacità imprenditoriali di altri Inglesi (Ingham e Whitaker su tutti) e via via di abili produttori locali, nella seconda metà dell’800 il vino Marsala assunse una propria peculiare identità, divenendo il fulcro di una fiorente industria.
L’epoca Florio
La svolta “italiana” fu impressa nel 1832 da Vincenzo Florio, originario di Bagnara Calabra. Business man poliforme anche lui, insediò il suo baglio sul fronte del porto, fra quelli dei due colossi britannici. Insieme a suo figlio Ignazio determinò il cambiamento radicale della Sicilia di allora, dando impronta ad una borghesia illuminata ed operativa che soppiantò una stanca aristocrazia ed impose quest’isola come faro culturale europeo. Le 99 navi della Compagnia Florio trasportarono il Marsala in tutto il mondo, reggendo la concorrenza della flottiglia commerciale inglese. Sbandieravano proprio l’Union Jack i bastimenti ormeggiati nel porto di Marsala che dissuasero i Borboni dal cannoneggiare le camicie rosse di Giuseppe Garibaldi e dei suoi Mille che sbarcarono dal Piemonte e dal Lombardo l’11 maggio 1860. Il Generale “eroe dei due mondi” - si diceva fosse astemio - tornò poi due anni dopo. E dal 1862 il Marsala che gli piacque si chiama appunto G.D. cioè Garibaldi Dolce.
Lo sviluppo dell’Ottocento
L’esempio di Vincenzo e di Ignazio Florio fu la molla scatenante della “corsa al Marsala”. Come sempre accade nella storia, tanti furono gli uomini che si lanciarono in questa avventura, che appariva portatrice di grandi profitti. Alcuni di essi erano già o divennero buoni imprenditori, capaci di contribuire attivamente all’espansione del mercato del Marsala e di distinguersi per rilevanza e qualità di produzione. Altri lasciarono comunque un segno duraturo nei tempi.
Il Novecento
Grazie proprio a queste industrie, la notorietà del Marsala e la sua diffusione ebbero dimensioni presto planetarie, la sua ascesa fu costante nell’incremento della produzione, nella conquista di nuovi mercati e nell’unanime apprezzamento dei consumatori.
Primo tra i vini d’Italia - in ordine di tempo - a vedersi riconosciuta, con una normativa da antesignani (Decreto Ministeriale del 15 ottobre 1931, sottoscritto dai ministri Acerbo e Bottai, che regolamentò la “Delimitazione del territorio di produzione del vino tipico di Marsala”), quella che poi (ed oggi) sarebbe stata chiamata Doc, cioè denominazione d’origine controllata. Ma nel dopoguerra, a motivo di una legislazione dissennata ed altalenante, la sua immagine è stata distorta e confusa con altri liquorini deboli, aromatizzati a fantasia, prodotti e manipolati comunque ed ovunque. E da chiunque. La demarcazione dei confini fu seguita da altri interventi legislativi. Nel 1950 furono stabilite per legge le qualità di uve ammesse e le caratteristiche necessarie del vino Marsala, unitamente alle regole di vinificazione e produzione, e, in ultimo, nel 1969, fu emanato il Decreto Presidenziale che sancì il “Riconoscimento della denominazione di origine controllata del Vino Marsala”.

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