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NASCE FORUM ANNUALE BANCA MPS PER IL VINO. I PRESIDENTI FEDERVINI E UNIONE ITALIANA VINI: “VINO REALTA’ ECONOMICA NAZIONALE”. IL PRESIDENTE MPS MUSSARI: “AZIENDE VERSO PATRIMONIALIZZAZIONE PIÙ IMPORTANTE”. IL MINISTRO GALAN: “DAL 2015 L’OCM VINO …”

Il comparto vitivinicolo è centrale nell’economia nazionale, a patto che sappia far sue le sollecitazioni del mondo che cambia,guardando anche con coraggio ai propri limiti. Emerge dal Forum n. 1 della Banca Mps sul mondo del vino.
“Il settore vitivinicolo italiano - spiega Lamberto Vallarino Gancia, presidente di Federvini - ha nel suo dna gli elementi che rappresentano la sua grande forza ma anche il suo tallone d’Achille. È una realtà economica nazionale, ma non è mai stato considerato un settore economico nazionale”. Ma per il Ministro per le Politiche Agricole Giancarlo Galan “il settore vitivinicolo resta in cima all’agenda del ministero e - aggiunge il ministro - resta un comparto assolutamente prioritario perché, forse come pochi, ha nei suoi imprenditori ormai i migliori che ci sono al mondo”. Anche Lucio Mastroberardino, presidente dell’Unione Italiana Vini, ribadisce “il ruolo primario del comparto ma - avverte - ancora c’è molto da lavorare specie se si guarda alle sfide continue dei mercati globalizzati e alla polverizzazione delle imprese viticole italiana”.
Un problema quello delle dimensioni aziendali che “rappresenta - spiega Giuseppe Mussari, presidente della Banca Mps - un limite anche nei rapporti con gli istituti bancari. Le aziende agricole, però, hanno infrastrutture di valore anche se dimensionalmente piccole, ma questo è un vantaggio solo per le banche. Solo un rapporto più importante tra prodotto e capitale potrebbe soddisfare entrambi. Bisogna insomma - continua Mussari - portare le aziende verso una patrimonializzazione più importante. Ma le banche e specialmente la banca Monte dei Paschi, non deve essere vista soltanto come un erogatore di credito. Credo che molti imprenditori potrebbero sfruttare la banca anche per “andare in giro per il mondo”, costruendo così un rapporto nuovo e innovativo con la banca stessa”. Ed è anche per questo che la Banca Mps ha deciso, sempre per bocca del suo presidente Mussari, di tenere ogni anno un forum che metta a confronto i principali esperti della filiera del vino italiano.

Focus - La ricerca Mps in sintesi: 2/3 delle imprese prevede un aumento del fatturato nel 2011
I due terzi delle imprese vitivinicole “prospetta un aumento del fatturato per il 2011: per la maggior parte su livelli inferiori al 5%, ma per una parte significativa (il 15%) sopra al 10%”. Lo rivela l’Area Research di Banca Mps che ha realizzato un’indagine (su un campione di 100 aziende) dal titolo “Tendenze e prospettive della filiera vitivinicola”. “La crescita del fatturato ipotizzata - spiegano gli autori della ricerca - è dovuta principalmente ad un aumento dei volumi, in quanto l’andamento dei prezzi è prospettato stabile da più della metà del campione. Un terzo degli intervistati, però, si attende un lieve aumento”. Per le previsioni sull’export, il 95% si aspetta un aumento delle vendite all’estero nel 2011: la maggioranza (54%) prevede un incremento del 5%, ma ben il 22,5 si spinge ad ipotizzare una crescita sopra al 10%. Gli incrementi maggiori sono attesi in Cina, sui mercati del Nord Europa e in Svizzera.

La “good news” Banca Mps: “raddoppiato l’export con la Cina”
Il vino italiano? Con 45 milioni di ettolitri rappresenta il 17% della produzione industriale e oltre il 28% della Ue. Un giro d’affari annuo di 13,5 miliardi, più 2 miliardi riconducibili all’indotto. 1 milione di addetti, +50% in 10 anni, in netta crescita gli immigrati. Nel solo distretto di Montalcino lavorano nel vino persone di 44 nazionalità diverse. Nonostante il Belpaese sia la patria di Bacco, i consumi in Italia sono in calo, 45 litri i consumi annui pro-capite nel 2007, 43 litri nel 2009 e la prospettiva di scendere sotto quota 40 litri. Negli anni ‘70 si sfioravano i 120 litri a persona. In calo anche i consumi mondiali, -2,8% nel 2009. Così nel Forum n. 1 della Banca Mps ul vino.
Ma il vino resta una voce importante dell’export tricolore, vale 3,5 miliardi, pari al 45% dell’intero fatturato del settore vinicolo. Il 2010 si è aperto con dati confortanti, nel periodo gennaio-luglio 2010, le esportazioni sono cresciute del 4% in volume e del 6,9% in valore. Il valore unitario dell’export è sceso a 1,78 euro al litro, fondamentale per la variabile prezzo è ovviamente il tasso di cambio, a cominciare dal dollaro, essendo gli Usa il maggiore mercato di sbocco del vino tricolore. L’export beneficia della forte domanda dei paesi extra-Ue, con la Cina che raddoppiato le importazioni di vino italiano. E l’Asia sembra proporsi come nuovo grande mercato, tra il 2009 e il 2013 il i consumi di vino potrebbero crescere del 25%. Il valore unitario dell’export è sceso a 1,78 euro al litro, fondamentale per la variabile prezzo è ovviamente il tasso di cambio, a cominciare dal dollaro, essendo gli Usa il maggiore mercato di sbocco del vino tricolore.

Focus - Forum Mps sul vino: cosa ha detto il Ministro Galan: “dal 2015 l’Ocm vino prevede la liberalizzazione degli impianti viticoli e questo apre una nuova minaccia. Si discuterà e lavorerà nei prossimi anni per valutare la possibilità di proroga di tale termine ai sensi del Regolamento Ue …”
“Lo studio condotto dall’Area Research di Banca Monte dei Paschi di Siena analizza le prospettive sempre più legate all’export del comparto vitivinicolo, nonché il sostegno del sistema bancario allo sviluppo di un settore che ha assunto il ruolo di ambasciatore dell’eccellenza dell’agroalimentare italiano nel mondo. Oltre a produrre il primo indice dei vini italiani (uno strumento nuovo in assoluto) per analizzare l’andamento dei prezzi, la ricerca Mps mette in evidenza come oggi sia necessario investire nel marketing, area fino ad oggi un po’ trascurata dalle aziende vitivinicole, e non più nei soli impianti e nei beni immobiliari se si vuole “esistere” sui mercati internazionali. Le aziende vitivinicole italiane scontano il problema di essere piccole (se non micro) imprese e non hanno spesso le risorse economiche per azioni di marketing importanti.
L’appuntamento più importante è rappresentato di sicuro dalla nuova Pac che, nell’avere conseguenze dirette sull’intero sistema agricolo, non potrà non averne anche sulla filiera vitivinicola. In questi pochi mesi alla guida del Ministero, ho capito che l’agricoltura vive continui cambiamenti, perché è il mercato a richiederlo, oppure perché lo richiedono i consumatori, ma poi perché a richiederlo ancor di più sarà la nuova Pac.
La nuova Pac sarà infatti il contesto di riferimento, sapendo che sempre di meno ci saranno risorse nazionali destinate all’agricoltura. Attualmente dalla Pac alla filiera vitivinicola giungono ogni anno non meno di 500 milioni di euro. Si tratta di risorse vitali per noi, si tratta di ossigeno che dobbiamo difendere in ogni modo.
Intanto però ciò che sappiamo già è che le regole della nuova Pac saranno diverse, saranno nuove regole appunto, un cambiamento che avrà conseguenze anche al di là di chi ha responsabilità istituzionali o concreti interessi economici in agricoltura.
Parlo di un cambiamento cui dovrebbe essere preparato fin d’ora il nostro sistema bancario, che non sempre si dimostra pronto ad accogliere, per approfittarne, i cambiamenti che avvengono in seno alla società, ai diversi comparti economici e produttivi.
Se posso essere più esplicito, non mi risulta che tutte le banche si siano attrezzate per intercettare l’ingente mole di finanziamenti comunitari che arriveranno entro la fine dell’anno, a seguito della semplice applicazione della regola del disimpegno automatico. Una regola secondo la quale i soldi non spesi devono tornare a Bruxelles, ma noi tutti sappiamo che, piuttosto che accada un simile guaio, di certo quei finanziamenti resteranno in Italia.
In breve, c’è bisogno per davvero di un sistema bancario che sia qualificato al proprio interno e questo nei termini migliori, così da intercettare i bisogni e le attese del mondo dell’agricoltura, a partire dalle novità procedurali e finanziarie provenienti da Bruxelles.
Faccio un esempio in negativo: quest’anno il sistema bancario nel settore delle assicurazioni agevolate sta facendo credito con enorme rigidità nei riguardi delle organizzazioni dei produttori agricoli, e questo perché nella Legge Finanziaria non c’è un capitolo di bilancio apposito e sufficientemente dotato. Ma chi ha subìto danni pesantissimi per colpa di grandinate o di trombe d’aria, che è quanto accade troppo spesso ai nostri vigneti, sa che gli incentivi pubblici sono stati erogati per la prima volta in più di un caso mentre i produttori stavano ancora vendemmiando e mentre giungevano fondi comunitari, fondi ovviamente non visibili sul bilancio dello Stato italiano. Come dire che la mano destra non sa quello che fa la mano sinistra.
Un’ultima riflessione: il sistema dei future, come altri strumenti di ingegneria finanziaria, avrà sicuramente maggior spazio nella futura Politica Agricola Comunitaria, visto che dovremo pensare a strumenti di stabilizzazione del reddito degli agricoltori e quindi degli indicatori in grado di valutare simili cambiamenti e i future potrebbero essere tra gli indicatori utilizzabili.
La filiera vitivinicola nazionale sta affrontando la sfida dell’evoluzione dei mercati ed in questo momento diventa cruciale l’applicazione della Legge 161/2010 – la nuova legge sui vini a denominazione di origine, e proprio in queste settimane si sta completando l’emanazione dei decreti applicativi.
Da questi interventi deriverà una semplificazione per le imprese con il nuovo schedario vitivinicolo e la possibilità di dar vita allo “sportello unico vitivinicolo”, ma al tempo stesso si avranno più qualità e certezze per i consumatori grazie ad un sistema di controlli e sanzioni completo ed efficace. Ma non possiamo guardare solo al livello nazionale, perché il futuro passa dall’Europa. Dal 2015 l’Ocm vino prevede la liberalizzazione degli impianti viticoli e questo apre una nuova minaccia. Si discuterà e lavorerà nei prossimi anni per valutare la possibilità di proroga di tale termine ai sensi del Regolamento Ue, ma occorre comprendere che il sistema nazionale dovrà essere in grado di crescere e svilupparsi anche in un quadro di impianti liberalizzati.
Per raggiungere questo obiettivo la strada obbligata è quella della qualità. I nostri vini a denominazione di origine sono già oggi il traino della filiera nazionale anche nei mercati internazionali. A questo fine risorse importanti ci vengono assicurate dall’Ocm, vino per la promozione nei Paesi terzi. Solo sviluppando ulteriormente i mercati esteri per i nostri prodotti Docg, Doc e Igt, avremo la certezza di non subire contraccolpi e traumi dalla liberalizzazione degli impianti e dalla globalizzazione dei mercati. E sono certo che la nostra filiera vitivinicola abbia tutte le carte in regola per vincere questa sfida”.

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