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ATLANTE QUALIVITA 2011: CRESCE L’ITALIA DEI PRODOTTI DI QUALITA’ CHE RAGGIUNGE QUOTA 227 DOP, IGP E STG. LE CURIOSITA’ E LE ANNOTAZIONI PER I 150 ANNI DI UNITA’ D’ITALIA. C’E’ “QUALIGUIDA” CON I RISTORANTI DOVE TROVARLI. QUANTO VALGONO I DOP-IGP-STG

Cresce il paniere dell’eccellenza agroalimentare italiana: in soli 13 mesi sono stati registrati 22 nuovi prodotti a denominazione, di cui 14 Dop e 8 Igp nelle categorie ortufrutticola, di origine animale e dei formaggi (dall’Arancia di Ribera Dop, unica arancia italiana ad aver ottenuto la Denominazione di Origine Protetta, al Piacentinu Ennese Dop, n. 1.000 nel Registro europeo), arrivando ad un totale di 227, di cui 142 sono Dop, 83 Igp e 2 Stg. Ecco i numeri dell’edizione n. 5 dell’“Atlante Qualivita”, l’enciclopedia delle produzioni italiane a marchio protetto, realizzato dalla Fondazione Qualivita in collaborazione con Aicig-Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche (info: www.qualivita.it), presentato oggi al Ministero delle Politiche Agricole a Roma, che lo ha patrocinato. E per i 150 anni dell’Unità d’Italia, la nuova edizione è arricchita anche da curiose ed interessanti annotazioni storiche relative a 70 prodotti del Belpaese, dove il cibo ha avuto davvero un ruolo importante nel contribuire all’unificazione. Un esempio? Non tutti sanno che il Limone Interdonato Messina Igp che prende il nome del colonnello garibaldino Giovanni Interdotiato.
“Credo sia ormai un concetto condiviso, almeno tra gli addetti ai lavori, che la qualità, la riconoscibilità e la sicurezza alimentare siano le caratteristiche peculiari della produzione agroalimentare italiana - sottolinea il Ministro delle Politiche Agricole Saverio Romano - la qualità è la garanzia del successo della nostra produzione e per questo è estremamente importante investire anche sulla promozione. In Italia, nelle Regioni, nelle Province e nei Comuni, si fa molta promozione, ma non la si coordina e il rischio è quello di sprecare una grande occasione”.
“Oggi siamo davanti all’ulteriore conferma che tramite il lavoro e la professionalità si raggiungono grandi risultati. Il comparto delle produzioni Dop e Igp in Italia si sta sempre più muovendo in maniera compatta - dice Giuseppe Liberatore, presidente Aicig - non dobbiamo però abbassare la guardia, a Bruxelles si sta combattendo una battaglia fondamentale per la vita futura delle denominazioni. I rapporti con il Minestero delle Politiche Agricole e con il Parlamento Europeo sono ottimi e proficui, è necessario ora convincere i Ministri dell’agricoltlura per l’accoglirnento delle nostre istanze, prima fra tutte la possibilità per i Consorzi di tutela di regolare i volumi delle produzioni”.
“La Commissione Agricoltura del Parlamento europeo è favorevole ed ha già espresso il suo ampio consenso - sottolinea Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo e presidente Qualivita - con una proposta di emendarnento che ho sottoscritto insieme ai principali rappresentanti dei gruppi politici presenti in Commissione. Il 21 giugno ci aspettiamo un voto favorevole del Parlamento Europeo, ma il Consiglio dei Ministri deve fare la sua parte. L’“Atlante Qualivita” registra il successo ìtaliano della qualità agroalimentare, ma al di là della mera soddisfazione, questo primato deve trasformarsi in opportunità di reddito per gli agricoltori e per le imprese alimentari”.
Un settore in costante evoluzione, quello delle Indicazioni Geografiche italiane, che esige di essere fotografato di anno in anno per rendere conto dei numerosi cambiamenti che lo riguardano, dalle nuove registrazioni alle modifiche ai disciplinari, fmo all’aggiornamento dei contatti delle associazioni di settore coinvolte nei processi di certificazione. Solo nei primi 5 mesi del 2011 l’Italia ha avuto 8 nuove registrazioni a fronte della Francia e della Spagna, che hanno aumentato il loro registro di qualità rispettivamente solo di una e due unità. E l’“Atlante Qualivita” racconta proprio i 227 prodotti italiani Dop, Igp e Stg, attraverso schede prodotto contenenti foto e informazioni storiche, caratteristiche del prodotto, metodo di produzione, dati legislativi aggiornati, curiosità. Mentre 21 sono le modifiche ai disciplinari riportate nell’edizione 2011, richieste dai Consorzi per correggere e allineare i disciplinari alla realtà delle produzioni, numerose sono le curiosità legate ai 22 nuovi prodotti registrati. Per citarne alcune, l’Arancia di Ribera Dop è la sola arancia italiana ad aver ottenuto la Denominazione di Origine Protetta, mentre il Piacentinu Ennese Dop, un formaggio aromatizzato con pepe in grani e zafferano, è stato registrato con il numero 1.000 nel Registro europeo. Non tutti sanno, inoltre, che la Vastedda della Valle del Belìce Dop è uno dei pochissimi formaggi ovini a pasta filata nel mondo. Filare il latte dì pecora infatti è molto difficile e richiede una particolare manualità, cura e delicatezza. Molto particolare anche la Pesca di Leonforte Igp, frutto settembrino e tardivo, ha un metodo di coltivazione del tutto particolare; la pesca ancora sull’albero viene avvolta in sacchetti di carta pergamena per evitare l’attacco di insetti.
“In questa edizione dell’Atlante - spiega l’autore e segretario generale della Fondazione Qualivita Mauro Rosati -‘ per ricordare i 150 anni dall’Unità d’Italia, abbiamo inserito anche alcune curiosità ed aneddoti storici relativi a 70 prodotti italiani.una sorta di fil rouge della trasformazione del nostro Paese dove il cibo ha avuto davvero un suo ruolo nel contribuire all’unificazione. Un esempio evidente di questa osmosi, è il Provolone Valpadana, una tradizione tipica del sud che si è estesa anche al nord proprio negli anni dell’unificazione”. Intorno al 1870 infatti, la produzione del Provolone passò dal sud ai nord Italia grazie all’intraprendenza di operatori come i fratelli Margiotta, che da Muro Lucano (Potenza) aprirono un caseificio a Borgo San Giacomo (Brescia) per l’abbondanza di latte bovino e delle nuove tecnologie. Un altro esempio riguarda il Limone Interdonato Messina che prende il nome del colonnello garibaldino Giovanni Interdotiato, che dopo aver combattuto nei moti siciliani con i patrioti di Garibaldi e aver governato nel nome dei Savoia su buona parte del messinese, si ritirò a vita privata nella sua villa di Fiumedinisi sviluppando la passione per la coltivazione degli agrumi che lo portò ad incrocjare un cedro e l’ariddaru, un limone locale, ottenendo quello che oggi è il Limone Interdonato Messina Igp. Non solo: Giuseppe Verdi, nel 1848 andò a vivere a Villanova sull’Arda (Piacenza), si innamorò del territorio ed era solito inviare ai suoi amici sparsi nel mondo i pregiatissimi culatelli della zona. Un testimonial d’eccezione, che ha contribuito sicuramente alla diffusione e alla fama di questo pregiatissimo e unico salume.

Focus - Arriva “Qualiguida”: i ristotanti italiani dove assaggiare le eccellenze Dop, Igp e Stg. L’80% dei 21 milioni di italiani che mangiano abitualmente fuori casa vorrebbe informazioni chiare sull’origine dei prodotti
Se finora le guide ai ristoranti italiani hanno rappresentato un vademecum ai migliori chef, o alle location più suggestive o alla qualità del servizio, con “Qualiguida”, la nuova guida della Fondazione Qualivita, presentata oggi a Roma, sia nel classico formato cartaceo che nella versione digitale, sono i prodotti italiani Dop, Igp e Stg a rubare la scena. “Una prospettiva diversa - spiega Mauro Rosati, segretario generale della Fondazione e curatore di “Qualiguida” - che premia i ristoranti che propongono le eccellenze del Belpaese, incontrando una necessità palesata dall’80% dei 21 milioni di italiani che mangiano abitualmente fuori casa, e che vorrebbero informazioni chiare sull’origine dei prodotti”.
Un approccio diverso che Qualivita compie verso il mondo della ristorazione, anello di congiunzione fondamentale tra chi produce e il pubblico dei consumatori. “A nostro giudizi - continua Rosati - i ristoratori possono diventare in un certo senso i veri portabandiera delle eccellenze agroalimentari italiane. Perché sono proprio loro, attraverso i piatti che presentano a poter raccontare le eccellenze dei territori, proponendosi come ambasciatori del made in Italy di qualità nel settore agroalimentare. Dovrebbe quindi esistere un rapporto profondo e sinergico tra ristorazione e prodotti locali certificati. Rapporto che invece, purtroppo, spesso latita o manca del tutto. Qualivita vuole appunto rappresentare uno stimolo in tal senso”.
Un’opera importante sia per gli addetti ai lavori che per quegli appassionati, che sono sempre di più, ormai in grado di comprendere la differenza che esiste tra un prodotto Dop-Igp e un prodotto generico. “E che certamente apprezzeranno una guida che finalmente restituisce il prodotto al suo naturale ruolo di protagonista - conclude Mauro Rosati -. Perché credo sia intuitivo il fatto che non può esistere una ristorazione di qualità che non utilizzi prodotti di qualità. E non sottovaluterei la parte relativa alle manifestazioni dedicate ai prodotti certificati (circa 150 manifestazioni, tra sagre, fiere ed eventi dedicati alle eccellenze del paniere agroalimentare italiano), che disegna la mappa di un’Italia attenta al gusto, alla tradizione e alla cultura. Ed è questa l’Italia che ci piace e che vogliamo raccontare”.

In evidenza - Coldiretti: il fatturato 2010 dei prodotti Dop/Igp italiani supera i 9 miliardi di euro. Italia leader in Europa
I prodotti italiani di qualità protetti dal riconoscimento comunitario hanno sviluppato nel 2010 un fatturato al consumo superiore ai 9 miliardi di euro, dei quali circa 1,5 miliardi realizzati sui mercati esteri attraverso l’esportazione. Lo stima la Coldiretti per la presentazione dell’“Atlante Qualivita”, nel sottolineare che l’Italia con 227 riconoscimenti consolida nel 2010 la propria posizione di leader in Europa davanti alla Francia e alla Spagna per numero di prodotti a Denominazione di origine (Dop), Indicazione geografica protetta (Igp) e Specialità tradizionali garantite (Stg).
Ad aumentare, sottolinea Coldiretti, è anche il fatturato realizzato grazie soprattutto alle buone performance ottenute da prodotti più rilevanti economicamente. Tra i singoli prodotti positive sono soprattutto le performance di quelli a denominazione di origine come il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano che mettono a segno un aumento record del 26% sui mercati mondiali, ma anche il prosciutto di Parma che ha ottenuto nel 2010 il miglior risultato di sempre con un rilevante effetto traino per l’intero settore. In Cina il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano sono aumentati del 162%, nonostante la tradizionale opposizione al consumo di prodotti lattiero-caseari da parte dei cittadini asiatici. Formaggi e salumi sono i settori dove i prodotti a denominazione di origine italiani realizzano il fatturato più rilevante mentre in numero a prevalere nei riconoscimenti ci sono nell’ordine gli ortofrutticoli, i formaggi, i salumi, gli oli di oliva e i prodotti della panetteria.
A frenare la diffusione del made in Italy a denominazione è la proliferazione dei prodotti alimentari taroccati all’estero che, precisa la Coldiretti, sono causa di danni economici, ma anche di immagine. Il rischio reale è che si radichi nelle tavole internazionali un falso made in Italy che toglie spazio di mercato a quello autentico e banalizza le specialità nostrane frutto di tecniche, tradizioni e territori unici e inimitabili.
Si stima che il falso made in Italy alimentare all’estero valga 50 miliardi di euro e riguarda i prodotti più rappresentativi. E’ il caso, spiega la Coldiretti, dei formaggi tipici dove il Parmesan è la punta dell’iceberg diffuso in tutto il mondo, dagli Usa all’Australia, ma ci sono anche il Romano, l’Asiago e il Gorgonzola prodotti negli Stati Uniti dove si trovano anche il Chianti californiano e inquietanti imitazioni di soppressata calabrese, asiago e pomodori San Marzano “spacciati” come italiane. E in alcuni casi sono i marchi storici ad essere “taroccati” come nel caso della mortadella San Daniele e del prosciutto San Daniele prodotti in Canada. I Paesi dove sono più diffuse le imitazioni sono Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti dove, denuncia la Coldiretti, appena il 2% dei consumi di formaggio di tipo italiano sono soddisfatti con le importazioni di formaggi made in Italy, mentre per il resto si tratta di imitazioni e falsificazioni ottenute sul suolo americano con latte statunitense in Wisconsin, New York o California. Ma a preoccupare sono anche, conclude la Coldiretti, le tendenze di Paesi emergenti come la Cina dove il falso Made in Italy è arrivato prima di quello originale e rischia di comprometterne la crescita.

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